Si apre uno spiraglio nel risarcimento ai concessionari uscenti
Balneari ed art. 49
La saga Bolkenstein applicata alle concessioni balneari prosegue sotto la pesante spada di Damocle dell’infrazione europea per mancata attuazione. Si procede a colpi di compromessi e dopo la definitiva decisione confermata dal Consiglio di Stato lo spazio di manovra è ora ristretto alle modalità di risarcimento dei concessionari uscenti. Se questa può apparire materia poco significativa per tanti stabilimenti del nostro litorale essa costituisce rimborsi molto importanti nei casi di molti stabilimenti in località come la Costa Smeralda, la Versilia, il Tigullio, Forte dei Marmi o più banalmente negli stabilimenti balneari di Milano Marittima dove lo stabilimento preferito dal Ministro Salvini, il Papete, ha strutture inamovibili di pregio e quindi di alto valore residuo.
E’ certamente un escamotage che gli uffici europei sembrano disposti ad ingoiare pur di chiudere questo decennale contenzioso con l’Italia. Riguarda l’applicazione dell’art 49 del Codice della navigazione che recita: “Salvo che sia diversamente stabilito nell’atto di concessione, quando questa cessa, le opere non amovibili costruite sulla zona demaniale (come i manufatti in muratura, fondazioni stabili, ecc.) restano acquisite allo Stato senza alcun compenso o rimborso. In alternativa, l’autorità concedente ha la facoltà di ordinarne la demolizione con la restituzione del bene demaniale nello stato originario”. In sintesi al termine della concessione, ovvero al passaggio ad altro concessionario, la legge attualmente in vigore prevede che lo Stato acquisisca il bene concesso dopo che le opere precarie siano state rimosse e, per quanto attiene a quelle inamovibili, possa ordinarne la demolizione ovvero acquisirle al patrimonio demaniale senza alcun risarcimento, salvo eccezioni formali o salvo, naturalmente, la modifica dell’art 49.
Attualmente se il reintegro economico non sia stato espressamente previsto all’atto di concessione, fatto che avviene molto raramente, nessun risarcimento per le opere inamovibili è previsto per il concessionario uscente; tranne quello, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, relativo agli investimenti non ancora ammortizzati la cui ammontare non appare, peraltro, di facile definizione.
Dopo la proposta di modifica, da parte delle associazioni dei Balneari che hanno suggerito al Governo questa scappatoia, molti sono i dibattiti e diverse le iniziative politiche per modificare l’Articolo 49 con l’intento di prevedere indennizzi obbligatori per il concessionario uscente, anche in relazione al valore d’azienda o all’avviamento, in vista delle future gare di appalto il cui limite temporale ultimo resta il 30 giugno 2027. Ma allora che cosa si aspetta a varare una legge che modifichi l’art 49? Ma l’appetito vien mangiando e se questo, che potrebbe essere un ottimo compromesso, soddisfa coloro che hanno costruito ristoranti, piscine, sale giochi e solide strutture balneari in muratura non è accettabile per coloro che smontano lo stabilimento a settembre e lo rimontano ad aprile. Di contra, questi ultimi che sono la maggioranza dei concessionari, vorrebbero che la modifica legislativa includesse anche il risarcimento per il cosiddetto avviamento commerciale che, come più volte ribadito, non è accettabile sul piano europeo.
Intanto si perde tempo ed ognuno va per se, senza un severo piano realizzativo e senza una uniforme tabella di valutazione. Nessuna legislazione particolare è stata prevista per il controllo centralizzato delle gare d’appalto, Alcuni comuni hanno indetto le gare, casi di ingerenza criminale si sono già evidenziati, appalti già avvenuti testimoniano che il settore interessa apparati economici che non danno ai concessionari uscenti nessuna possibilità di rientrare. E’ urgente un’azione governativa risoluta e conclusiva per evitare di prolungare lo stato di incertezza dei tanti imprenditori di un settore così importante per il turismo italiano.
Sergio Franchi
Dopo la solidarietà generale ricevuta dal giornalista per l’attentato
Ranucci e la caccia alle streghe
Quanto è accaduto al giornalista Sigfrido Ranucci è un fatto certamente preoccupante e ferisce ogni cittadino che crede nella democrazia come strumento privilegiato del vivere civile, perché non c’è democrazia se non c’è libertà di informazione. Le bombe che hanno fatto saltare l’auto del giornalista e della figlia sono certamente un segnale di chi vuole intimidire un operatore dell’informazione che si trova in prima linea con la sua trasmissione Report. Questi sono i fatti; poi c’è la domanda: chi ha interesse ad intimidire a suon di bombe un giornalista d’ inchiesta? E qui nasce il guazzabuglio tipicamente italiano; quello di strumentalizzare un fatto grave per il quale tutte le parti politiche hanno espresso i segni della solidarietà alla vittima. Così un fatto grave, che deve unire tutti coloro che credono nella libertà democratica, si tinge dei toni della banalità di parte e trasforma un fatto drammatico in uno strumento di becera propaganda politica. Un mezzuccio ridicolo che, se si addice allo stile di Giuseppe Conte nel suo continuo farneticamento tra i fatti della politica, non è accettabile se viene usato dalla Segretaria del Partito Democraticoche ha inteso descrivere, in un contesto internazionale, l’attentato alle auto di Ranucci, come un prodromo di una incipiente dittatura; perché questo significa “libertà a rischio quando governano le destre”, se affermato con diretto riferimento all’attentato al Giornalista RAI. Affermazioni del genere non sono degne della responsabile di un grande partito di opposizione. Come non è una dichiarazione congrua con la realtà del mondo dell’informazione quella con cui la stessa Segretaria ha invitato a ritirare le querele temerarie contro il giornalista come segno tangibile di rispetto democratico e di libertà di informazione come se libertà di informazione perorata dalla Signora Schlein, si debba identificare con il diritto di chi informa a diffamare.
Cosa che spesso avviene nelle spesso farneticanti ed arzigogolate ricostruzioni di Ranucci nella sua trasmissione. Oppure la libertà di informazione di Ranucci non si dovrebbe arrestare di fronte alle interlocuzioni private di un Ministro, un po’ libertino, con la sua signora? e se poi il Garante per la privacy interviene con una sonora ammenda, allora si va a pedinare il Garante per pubblicare lo scoop che lo stesso è andato nella sede di Fratelli d’Italia a trovare il suo amico Italo Bocchino perché ambedue hanno scritto un libro che vogliono reclamizzare. Seguo da anni Report e, nell’era Ranucci, nutro seri dubbi sulla qualità di molte inchieste anche su alcune di quelle riferite alla criminalità organizzata alla quale, peraltro, il giornalista ha attribuito l’attentato quando afferma che “non credo a mandanti politici”.
Ritengo che l’inchiesta debba essere un sentiero semplice e chiaro di cui non si conosca, già in partenza, il punto di approdo. Legami, parentele, amicizie, scatole entro altre scatole giungono quasi sempre a riferimenti ed allusioni che appaiono troppo spesso a senso unico quando non giungono a conclusioni che vadano a suscitare la “temerarietà” delle persone estranee. Ben sapendo che il Giudice distingue e punisce i temerari che denunciano diffamazioni inesistenti. E’ troppo facile fare trasmissioni costruite guardando dal buco della serratura della vita privata o che gettino fango a chi colpe non ha. Le trasmissionidi Report del 26 ottobre e del 2 novembre poi sono state quasi a senso unico.
Si è parlato di movimenti e fondazioni, di direttori d’orchestra, di garanti, di terra dei fuochi e finanche della sagra del fungo porcino di Lariano e, ogni argomento o quasi, aveva come scopoultimo la denigrazione del Governo o di suoi componenti. Uno spettacolo ignobile che di informazione sa veramente poco perché, pur se spesso le argomentazioni sono congrue, esse perdono di credibilità nell’evidenza tendenziosa che spesso provoca la reazione e la querela degli interessati; una modalità sfacciatamente ridicola per fare propaganda politica in modo subdolo.
A Ranucci tutto il mondo politico e non politico ha dedicato attenzione e solidarietà fino a dimostrazioni di piazza, cosa che nessuno si sognò di fare quando il Direttore Sallusti fu arrestato in diretta per fatti che riguardavano il suo lavoro di giornalista e non perché aveva commesso una rapina. Ranucci ha inteso spendere il credito di solidarietà in modo strumentale e questo non giova né a lui né alla parte politica di cui è solidale, come dimostrano i sondaggi periodicamente effettuati. La gente è stanca di chi annuncia fantasmi.
La gente vuole proposte e battaglie sui i tanti problemi concreti della nostra realtà quotidiana, una realtà ricercata in modo obiettivo e non ideologico. I problemi personali del signor Ranucci, con la sua voglia di rivalsa e l’Ufficio del Garante che, ricordiamolo è stato eletto nel 29 luglio 2020 dal governo di sinistra, non interessano i cittadini che sono stufi di strumentalizzazioni politiche,
Sergio Franchi
Asilo nido in ospedale
Il direttore generale della Asl, Giovanni Profico, ha confermato la disponibilità a recepire la realizzazione di un asilo nido presso l’ospedale di Anzio. La notizia è arrivata durante un sopralluogo con i sindaci Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini nei cantieri dell’ostetricia e ginecologia e della rianimazione che saranno ultimati a breve. Il sopralluogosi è svolto dopo la messa giubilare dedicata ai malati, celebrata dal vescovo di Albano, monsignor Vincenzo Viva.
“Sono soddisfatto del recepimento della mia proposta, avanzata a Profico nel primo incontro che abbiamo avuto, per le esigenze della struttura ospedaliera e di chi lavora nella sanità del territorio – dice Lo Fazio – il nido valorizzerà l’ospedale che con tale servizio potrà attrarrenuove professionalità mediche e paramediche”. A tale scopo, sarà ristrutturata una palazzina all’interno dell’area ospedaliera.
“Nel frattempo – aggiunge il Sindaco – è in fase di completamento anche la struttura che sarà ceduta al Comune, nell’ambito di una convenzione edilizia, e che verrà messa a disposizione della cittadinanza. Si tratta di servizi per l’infanzia indispensabili e che intendiamo potenziare per andare incontro alle esigenze delle famiglie”.
Segreteria del Sindaco di Anzio