Interrogazione parlamentare di Patuanelli sulla realizzazione del termovalorizzatore
Equilibrio idrico in pericolo
La realizzazione del termovalorizzatore di Roma rischia di compromettere l’equilibrio idrico anche sull’asse Lanuvio-Aprilia- Pomezia. Un dubbio che il parlamentare del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli ha rivolto al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica attraverso l’interrogazione a risposta scritta del 17 settembre scorso.
“Con decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 2022 - sottolinea Patuanelli - il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è stato nominato commissario straordinario per il giubileo della chiesa cattolica del 2025 e con il decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 (denominato decreto aiuti), Gualtieri è diventato anche commissario ai rifiuti per la capitale, con poteri speciali per accelerare la realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo rifiuti, a partire dall’inceneritore da 600.000 tonnellate all’anno di indifferenziato di Santa Palomba a Roma. Considerato che con determinazione dirigenziale rep. NA/152/2022 del 1° dicembre 2022, è stato pubblicato l’avviso pubblico esplorativo per la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di project financing per l’affidamento della concessione del polo impiantistico relativo alla: progettazione, autorizzazione all’esercizio, costruzione e gestione di un impianto di termovalorizzazione autorizzato con operazione “R1”, e capacità di trattamento pari a 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti.
Il processo di termovalorizzazione è complessivamente un sistema idro-esigente, cioè necessita di notevoli quantità di acqua di raffreddamento al condensatore. Nell’avviso pubblico è riportata la previsione di fabbisogno in circa 100.000 metri cubi all’anno di acqua, dato molto sottodimensionato, in quanto, analizzando impianti di altri inceneritori già in funzione in Italia e confrontando i dati di funzionamento, la cifra necessaria per l’approvvigionamento dell’impianto risulta molto più alta e dovrebbe essere intorno a 500.000 metri cubi all’anno, facendo riferimento agli schemi di processo dei termovalorizzatori localizzati nelle città di Brescia e Torino Considerato che nel 2022 la disponibilità di risorsa idrica nazionale ha raggiunto il suo minimo storico, quasi il 50 per cento in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Alla diminuita disponibilità di acqua si è associata negli ultimi anni la frequenza e l’intensità degli eventi estremi, anche recenti, come alluvioni e crisi idriche.
Tutto questo rende sempre più incerto e imprevedibile disporre della risorsa idrica. In base alla delibera di Giunta regionale n. 445/2009 (Provvedimenti per la tutela del lago Albano e di Nemi e degli acquiferi dei colli Albani) in area critica, dove è prevista la localizzazione del termovalorizzatore, sono vietati il rilascio delle autorizzazioni alla ricerca di acque sotterranee e le nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee; il dipartimento di Scienze geologiche dell’università di Roma 3, in due studi pubblicati nel 2005 e nel 2010, conclude che il contesto idrogeologico dei colli Albani è in profonda crisi, con un bilancio idrico compromesso da numerosi prelievi in falda e un abbassamento dei livelli dei laghi di Albano e Nemi. I due studi concludono che per riequilibrare il bilancio idrico nell’ambito 3 dei colli Albani (Lanuvio-Aprilia-Pomezia) è necessaria una riduzione dei prelievi del 31 per cento. Si chiede di sapere come verrà progettato il sistema di raffreddamento della linea fumi e quali portate d’aria e acqua siano previste; se sarà necessario ricorrere alle acque sotterranee, effettuando prelievi d’acqua dalla falda, prevedendo la perforazione di nuovi pozzi di emungimento espressamente vietati dalla delibera di Giunta regionale n. 445/2009; per quale motivo non sia stato previsto, per il termovalorizzatore di Roma, il riutilizzo delle acque pubbliche in uscita dal depuratore di Santa Maria in Fornarola, posto nel comune di Albano Laziale (Roma), che tratta acque prelevate nei bacini dei laghi di Albano e Nemi, le quali potrebbero anche essere riutilizzate nei comuni dai quali provengono per la tutela dei laghi”.
Edoardo Capri
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