Dopo un anno la guerra lampo ancora divampa
Ucraina senza tregua
A margine del dramma che la popolazione
ucraina sta vivendo e di
cui i servizi giornalistici riescono
a raccontare solo una piccola parte,
è in atto nel nostro Paese un
meccanismo ipocrita che serve
spesso da paravento al compromesso
politico ed agli interessi di
parte. Come avviene, dai tempi di
Coppi e Bartali, gli italiani si trovano
sempre ad alimentare una
visione dei fatti, ma anche il suo
opposto. Nel caso della guerra in
Ucraina questo vezzo è diventato
un grande e pericoloso imbroglio
che si identifica in un concetto
decisamente ipocrita: “siamo convinti
che l’Ucraina sia stata aggredita
contro tutte le norme che
regolano i rapporti fra gli stati,
siamo d’accordo che l’aggressore
sia la Federazione Russa ma siamo
contro il protrarsi della guerra,
vogliamo la pace e l’Italia deve
smettere di aiutare l’Ucraina,
perché ogni aiuto militare serve
sono a prolungare la guerra”. A
parte il fatto che la classifica dei
fornitori di armi all’Ucraina vede
l’Italia negli ultimi posti dopo Canada,
Norvegia, Polonia ma anche
Estonia e Lituania che insieme
hanno meno abitanti di Roma,
c’è una parte dell’opinione pubblica
che non vuole comprendere
che la guerra è l’unico strumento
di pace a disposizione dell’Ucraina.
Non ne ha altri, perché è la Russia
che dispone di un’alternativa,
perché nonostante il delirio dialettico
ribadito da Putin anche nel
discorso all’Unione del 21 febbraio,
non è l’Ucraina ad avere
invaso la Russia, non è la Nato
che vuole annientare la Russia e,
per averne la controprova, basterebbe
venisse dato l’ordine alle
truppe Russe di tornare nel paese
da cui provengono e la pace sarebbe
ristabilita. Se si ferma la
Russia finirà la guerra, se si ferma
l’Ucraina finirà l’Ucraina e si rimane
attoniti nell’ascoltare le
paradossali affermazioni dello zar
ed ancor più paradossale appare
una platea che applaude; o forse è
questa la vera realtà del regime:
applaudire la falsità fatta propaganda.
Ho avuto occasione di affermare
sin dal marzo del 2022
che Putin aveva già perso quella
che ipocritamente si ostinava a
chiamare operazione speciale perché
aveva sottovalutato l’amore
degli ucraini per il loro Paese; è la
stessa sottovalutazione che fanno
i pacifisti di casa nostra; quelli
che insistono nell’affermare che
non bisogna aiutare il popolo
ucraino perché continuando ad
aiutarlo si prolunga la guerra.
C’è una violenza indicibile in
questo concetto perché equivale
ad affermare che non si deve curare
un ferito perché cosi facendo
se ne prolunga la sofferenza, dimenticando
che è anche l’unico
modo per ottener ne la sua guarigione.
Altrettanto violenta è la
pretesa che l’Ucraina deve cedere
parte del proprio territorio per
soddisfare la belva assetata di
sangue che, siccome non può perdere
questa guerra, deve poterne
uscire da parziale vincitore. E’ ormai
musica stonata quella con cui
si vanno a ricercare sgarbi del
passato per tentare di giustificare
l’ingiustificabile, perché non esiste
niente che può giustificare
l’invasione russa, niente che possa
giustificare le centinaia di migliaia
di vite sacrificate alla pazzia.
Il Donbass è territorio ucraino ,
questo è un punto fermo ed il
multilinguismo usato come motivo
d’ invasione ricorda quello che
utilizzò Hitler nell’invasione della
Cecoslovacchia col pretesto di difendere
gli abitanti di lingua tedesca
dei Sudeti. Pretendere che un
popolo ceda una parte del proprio
territorio ad uno stato confinante
nel nome dell’arroganza del più
forte, può essere accettato solo da
chi non concepisce l’idea di patria,
di popolo, di identità nazionale
, o da chi sia pronto a sacrificarli
nel nome del più becero anti-
atlantismo. Non può essere accettato
da chi non riesce a vedere
nella Nato il rifugio che ha protetto
il nostro Paese per oltre 70 anni
e ne concepisce l’essenza solo come
lo strumento egemonico degli
Stati Uniti: quello strumento che
però il compagno Berlinguer preferì
rispetto a quello costituito del
Patto di Varsavia. Il vagheggiare
una pace ipotetica che dovrebbe
avvenire con la capitolazione dell’aggredito
non tiene conto proprio
di quello spirito di patria e di
identità nazionale la cui sottovalutazione
ha fatto perdere la guerra
a Putin, comunque vada a finire.
Interrompere gli aiuti militari
ed economici all’Ucraina potrebbe
significare solo la sua distruzione,
ma non la sua resa, perché
anche dopo la distruzione la resistenza
non darebbe pace a nessun
governo fantoccio. Non c’è bisogno
di grandi conoscenze di strategia
militare ; basta saper leggere
negli occhi l’orgoglio di quei poveri
vecchi infagottati per il freddo,
che si vedono uscire come
fantasmi da tuguri diroccati per
capire che non ce n’è per nessuno:
gente cosi si può battere ma
non vincere e nessun macellaio
potrà mai dominarla.
Sergio Franchi
Avviate le procedure di cessione gratuita del Commissariato di viale Antium
L’immobile della Polizia al Demanio
Il Comune di Anzio è pronto a cedere
l’immobile che ospita il locale
Commissariato di Polizia alla
Prefettura di Roma. Nei giorni
scorsi, la Commissione prefettizia
guidata dal prefetto Scolamiero,
ha approvato lo schema di delibera
che dà l’avvio all’iter per la
cessione della struttura di viale
Antium all’Agenzia del Demanio.
La decisione arriva a fronte della
mancanza di fondi comunali, per
problemi di bilancio, da destinare
ai necessari interventi di messa in
sicurezza della struttura. Col tempo
infatti, l’edificio ha manifestato
tutti i segni di usura, a partire
dal malfunzionamento dell’impianto
di riscaldamento alle infiltrazioni
di acqua al suo interno.
Il Comune anziate non ha mai
provveduto nel corso degli anni
ad effettuare gli interventi straordinari
necessari per problemi di
bilancio, tanto che la questione è
stata più volte sollevata anche dai
sindacati di polizia.
La struttura è di proprietà comunale
ma è stata ceduta in affitto al
ministero dell’Interno dal 2000,
dopo la sua ristrutturazione per
conto dello stesso Comune.
In seguito, a fronte degli effetti
relativi alla spending review del
comparto sicurezza, che prevedeva
tra l’altro la chiusura del presidio
di polizia per insostenibilità
dei costi di gestione legati al canone
di locazione, al fine di scongiurare
il trasferimento della sede
del commissariato, nel 2015 l’immobile
è stato concesso ad uso
gratuito al Ministero dell’Interno
per ulteriori sei anni.
Alla scadenza del contratto, nel
2021, l’amministrazione comunale
aveva sottoposto al Ministero
dell’Interno una proposta di bozza
contrattuale riguardo la concessione
in uso gratuito dell’immobile
con l’accollo a completo carico
della controparte di tutte le spese
di gestione ordinarie e straordinarie,
nonché di ristrutturazione,
senza però vedersi riconoscere il
rimborso delle eventuali spese relative
al periodo di gestione e di
utilizzo del bene di proprietà comunale.
Tale proposta di accordo venne
declinata dal Ministero, che aveva
evidenziato la mancanza di risorse
per finanziare interventi edilizi
di ristrutturazione o di manutenzione
straordinaria su beni in locazione
o in comodato d’uso. Il
Ministero dell’Interno avrebbe
concesso l’utilizzo di fondi statali
per interventi di ristrutturazione o
di manutenzione straordinaria sull’immobile
comunale solo in caso
di trasferimento dello stesso alla
piena gestione del patrimonio statale.
Per non perdere il presidio di sicurezza
“estremamente importante
per il territorio afflitto da un
sempre più crescente fenomeno di
criminalità - si legge nella delibera
commissariale - soprattutto alla
luce dei recentissimi fatti di
cronaca, che pongono nella necessità
di garantire il presidio costante
della città”, i Commissari
prefettizi hanno dunque deciso di
cedere l’immobile alla Prefettura
di Roma, permettendo da una parte
lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione
necessari per conto
dello Stato e dall’altra continuando
a garantire la presenza del presidio
sul territorio.
Nelle prossime settimane verrà
sottoscritta un’apposita convenzione
tra il Comune di Anzio e
l’Agenzia del Demanio per l’avvio
del procedimento di cessione
dell’immobile.
Laura Petrarca
Lite tra vicini ad Anzio
Una lite tra vicini di casa è stata
segnalata al 112 nella zona di Anzio
Colonia. Intervenuti sul posto,
i Carabinieri della Stazione di
Anzio hanno trovato una situazione
all’apparenza molto calma ma
una volta entrati nell’abitazione,
si sono imbattuti in un uomo in
stato di agitazione che inveiva nei
confronti del vicino, “accusandolo”
di aver chiamato il numero di
emergenza. Invano, i militari hanno
provato a calmarlo ma l’uomo,
senza alcun motivo, ha cominciato
ad offenderli ed a minacciarli
di morte. Dopo averlo identificato,
con l’ausilio di una pattuglia
dell’Aliquota Radiomobile, il
trentottenne di origini sudamericane
è stato accompagnato in caserma.
Qui ha continuato a mantenere un
atteggiamento ostile, impedendo
in tutti i modi possibili le operazioni
di fotosegnalamento. È stato
quindi arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e trattenuto
presso le camere di sicurezza. Ad
esito del giudizio direttissimo, il
suo arresto è stato convalidato e,
poiché gravato da precedenti specifici,
è stato sottoposto alla misura
cautelare dell’obbligo quotidiano
di presentazione in caserma.
Laura Petrarca