Un ciclo di lezioni da settembre 2023 nell’aula consiliare Luigi Meddi
Storia dell’arte con Horus
Da settembre, presso l’Aula consiliare “Luigi Meddi” del Comune di Aprilia, si sta tenendo un ciclo di lezioni di storia dell’arte organizzato dall’associazione “L’occhio di Horus APS”. Le conferenze hanno come tema “le linee di pensiero nell’arte del Novecento” e sono tenute dal professore Mario Lupini, grande appassionato ed esperto d’arte. L’ultima lezione, tenutasi sabato 16 dicembre, aveva come tematica “la linea della formatività” (già affrontata, in parte, nella lezione precedente). In particolare, sono state menzionate correnti artistiche quali: l’astrattismo, il concretismo e l’arte ottica. Questa “linea” trattata è una “linea della conoscenza”, non ha rapporti stretti con filosofie coeve, non tiene conto né dei sentimenti, non ha messaggi.
Quelle raffigurate sono soltanto forme che si legano all’astrattismo geometrico, a maggior ragione dopo due guerre mondiali che portarono agli artisti una profonda e cicatrizzante sfiducia nell’essere umano. Nonostante la complessità e la vastità dell’argomento trattato e i numerosi nomi da memorizzare, l’appassionato e colloquiale tono del prof. Mario Lupini ha fin da subito messo a proprio agio la platea e l’ha coinvolta grazie ai suoi appassionati discorsi.
Quello affrontato è stato un lungo viaggio in un determinato periodo del Novecento e, per capirlo meglio, il professore ci ha elencato una serie di artisti fondamentali per l’arte moderna, ma che magari oggi – purtroppo - sono andati a scomparire.
Il primo di questi artisti è stato Robert Delaunay, pittore francese che pretendeva di eliminare la linea dalle opere per conservare soltanto la luce e il colore. Le sue opere più famose sono “Finestre simultanee”, dove egli andava a sostenere che l’arte non è altro che una finestra che si affaccia su un panorama, e “Disco simultaneo”, il suo capolavoro del 1913, dove l’artista crea il senso del movimento all’interno dell’opera. La platea ha avuto modo di osservare ogni opera degli artisti trattati descritta dal prof. Lupini, grazie alla proiezione delle immagini su uno schermo. Dunque, quello che consiglio ai lettori di questo articolo è osservare le immagini qui citate per comprendere appieno ciò di cui si sta parlando.
Il secondo artista trattato è stato Kazimir S. Malevic, importante pittore russo (poi sovietico). Tra le sue opere è stata analizzato “Quadro nero su sfondo bianco” che per il prof. Lupini è da «top ten della storia dell’arte». Infatti, un critico del periodo disse: «Abbiamo perduto tutto ciò che abbiamo amato; è il deserto. È solo un quadro nero su sfondo bianco».
Per il pittore l’arte era morta e, il suo, era un invito alla meditazione, che si rifaceva alla teoria teosofica. Bachtin, un importante critico del tempo, paragona il quadrato di Malevich al “Cristo Pantocratore”, una icona russa del 1200, per il rapporto tra figura e sfondo. Anche se queste opere possono essere di difficile recezione da parte dello spettatore, il professore sostiene che «l’arte non deve coincidere con il bello, con il piacevole: l’arte deve essere creazione creativa». Poi, si è passati a Piet Mondrian. Egli sosteneva che per mezzo dell’arte e degli artisti la società poteva avvicinarsi alla spiritualità. Nelle sue opere non ci furono mai linee oblique, ma soltanto linee rette che spesso andavano a formare degli angoli retti a rappresentare l’unione tra l’uomo e la donna. Importanti, nella sua opera, furono tre colori: il giallo, a rappresentare la luce divina; il blu, a rappresentare l’infinito; il rosso, a rappresentare il punto d’incontro tra i primi due. Nei suoi dipinti non erano permessi altri colori perché «deviavano dalla purezza della forma».
L’opera analizzata dal professore è stata “Evoluzione”, un trittico raffigurante un essere umano che affrontava tre fasi, fino ad arrivare alla spiritualità, passando per la meditazione. Poi è stato il turno di Vladimir E. Tatlin, architetto sovietico, che con la sua opera “Monumento alla III Internazionale” intendeva parlare, con anticipo, della comunicazione. Pensate: l’opera doveva essere, secondo i progetti iniziali, venti metri più alta della Torre Eiffel! Tuttavia, ne venne realizzata soltanto una versione di otto metri a causa della crisi. Tatlin legò l’arte all’ingegneria, all’utile. Alexander Calder, un ingegnere, giocò altresì con le lamiere di alluminio che colorò con tonalità vivaci. Bastava un soffio di vento affinché la sua opera si muovesse, andando così a rappresentare l’instabilità della contemporaneità. Henry Moore, un celebre scultore influenzato dall’arte etrusca, azteca e greca, creò opere di notevole importanza come “Donna distesa” (influenzata dalla scultura etrusca), “Madonna con bambino” (un richiamo alla “Madonna di Bruges” di Michelangelo). Ma è soltanto con le sue opere successive come “Madre e figlio” che lo scultore può rientrare a far parte della “linea della formalità”. La particolarità delle sue sculture erano i buchi presenti all’interno, creati per dare un senso di immediatezza della presenza della terza dimensione: lo spettatore non doveva più girare intorno a un’opera. Di questa linea fa parte anche Victor Vasarely, l’ultimo grande artista trattato durante la lezione, esponente dell’arte ottica: l’artista giocò con le leggi delle percezioni. Creò immagini che vanno “avanti e indietro”.
Lo spettatore, prima passivo, ora era parte integrante dell’opera. Si introdusse anche il concetto della quarta dimensione: lo spettatore soltanto camminando, muovendosi, poteva fruire dell’opera. Si creò, così, il tempo di durata dell’opera. Il prossimo appuntamento si terrà il giorno sabato 13 gennaio 2024 e si parlerà di surrealismo, simbolismo e metafisica. Un appuntamento da non perdere.
Riccardo Galasso
Addio Ettore
Ardea, Cecchina e tutti coloro che lo conoscevano, uniti nel profondo cordoglio per la perdita di Ettore Ronconi, instancabile presidente del comitato UST. Il suo ardente impegno nella difesa del patrimonio archeologico, culturale e ambientale ha segnato decenni di battaglie contro l’inquinamento nella zona di via Ardeatina, Montagnano, al confine tra Ardea, Albano, Pomezia, Cecchina e Pavona, ha combattuto contro la realizzazione del Termovalorizzatore di Santa Palomba.
Il rito funebre, si è svolto il 5 gennaio alle 15:30, nell’area di comunità Monte Giano di via Montagnano, cuore della sua dedizione, dove viveva con la moglie Stefania, entrambi attivi sindacalisti della Cgil. Ronconi, uomo di giustizia e altruista, lascia un vuoto profondo, ricordato sui social e nei gruppi locali come difensore instancabile del territorio. Le sue ultime lotte, affrontate con i volontari del Comitato UST, rimangono impresse contro la riapertura della discarica di via Roncigliano e l’inceneritore a Santa Palomba. La sua memoria persiste come faro di resistenza e integrità nella comunità di Montagnano, via Ardeatina e Santa Palomba.