Il 28 maggio doppia cerimonia presso il monumento della Stazione di Campoleone e al monumento ai caduti di Lanuvio
La Battaglia di Aprilia del 28 maggio 1944
Una doppia cerimonia per ricordare la Battaglia di Aprilia, che mise fine sul territorio ai combattimenti della Seconda Guerra Mondiale. Il 28 maggio scorso presso il monumento di piazza della Stazione di Campoleone, si è svolta la cerimonia istituzionale volta a ricordare “La Battaglia di Aprilia, nell’ambito del circuito commemorativo legato all’80° Anniversario dello sbarco di Anzio e Nettuno.
Dopo il raduno delle associazioni combattentistiche e d’arma, delle autorità civili e militari, la deposizione dell’omaggio floreale ai caduti da parte della Città di Aprilia e la benedizione di don Marco, parroco della Chiesta San Giovanni Battista di Campoleone, Leonardo della scuola primaria di Campoleone ha spiegato il significato storico dello Sbarco di Anzio e Nettuno e della Battaglia di Aprilia.
A seguire, alla presenza dei rappresentanti delle forze armate, delle associazioni, degli alunni della scuola di Campoleone, del sindaco di Lanuvio Andrea Volpi, del consigliere di Lanuvio Maurizio Santoro, dell’assessore alla pubblica istruzione e cultura Elvis Martino, delle consigliere Sonia Bianchi e Nicoletta De Rossi, il Sindaco di Aprilia Lanfranco Principi ha tenuto il discorso istituzionale per ricordare l’evento e commemorare i caduti.
Il corteo ha poi raggiunto il monumento ai caduti di via Berlinguer a Lanuvio, dove dopo le letture dei ragazzi della scuola media Maiorana, il sindaco Andrea Volpi ha ricordato le battaglie consumate a Campoleone, tra Lanuvio e Aprilia.
“Ci troviamo qui riuniti - ha detto il sindaco Lanfranco Principi - per celebrare l’ultima tappa del circuito storico-commemorativo legato all’80° Anniversario dallo Sbarco di Anzio e Nettuno. Un evento significativo per l’Italia, dal momento che l’Operazione Shingle rientrava nella più ampia strategia militare adottata dagli Alleati per liberare Roma dalle forze di occupazione, ma che rappresenta un tassello importante e drammatico anche per la storia della nostra città.
La Battaglia di Aprilia ha rappresentato l’ultimo atto dei combattimenti che si consumarono su tutto il nostro territorio, da Campo di Carne fino a Campoleone, portando paura, morte e devastazione, costringendo alla fuga centinaia e centinaia di famiglie.
Migliaia di giovani soldati persero la vita nel tentativo di liberare Roma nel più breve tempo possibile. Tra questi ricordiamo Eric Fletcher Waters, divenuto il simbolo per la nostra città di tutti i caduti rimasti senza sepoltura: a tutti i caduti dobbiamo la nostra gratitudine e il nostro rispetto, ma è impossibile non rivolgere un pensiero carico di un particolare affetto a coloro che, trovando la morte per liberare dall’oppressione un paese straniero, non hanno potuto trovare il conforto di una degna sepoltura nella loro terra natale, circondati dall’affetto dei propri cari.
Il centro storico della città di Fondazione fu quasi completamente raso al suolo dai bombardamenti, costringendo i cittadini di questa giovane città nell’immediato dopogurra a rimboccarsi le maniche durante la complicata opera di bonifica e ricostruzione. Teniamo stretto anche il ricordo dei civili, degli sminatori che persero la vita per rendere nuovamente vivile la città, cancellando i segni lasciati dalla guerra e le insidie per gli abitanti in tempo di pace.
Il 28 Maggio 1944 però, per la città di Aprilia, rappresentò anche il giorno della rinascita, la fine dell’occupazione, della guerra, dei conflitti e il giorno natale degli organismi democratici che la nostra città, sin dalla sua nascita, non aveva avuto modo di conoscere.
Per questo motivo, nel commemorare la battaglia e il sacrificio di migliaia di soldati che tra il 22 Gennaio e il 28 Maggio 1944, trovarono la morte sul nostro territorio per perseguire gli ideali di Giustizia, Libertà e Democrazia, il ricordo di quel giorno non può che legarsi a pensieri di una ritrovata pace.
Del resto, il significato stesso della memoria collettiva che come amministratori sentiamo il dovere di tener viva anno dopo anno attraverso il circuito celebrativo, è quello di spargere a larghe mani tra le nuove generazioni un messaggio di pace, che possa attecchire nei loro cuori e nelle loro coscienze, fortificando in loro il significato stesso di quei valori che trionfarono solo grazie al sacrificio di giovani donne e uomini, divisi dal colore delle bandiere ma uniti negli ideali che ancora oggi ci legano”.
Edoardo Capri