Il Litorale • 21/2019
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ANNO XIX - N° 21- 1/15 DICEMBRE 2019 Il Litorale Pag. 11
Siamo alle comiche finali. Chi
aveva dubbi su chi fosse l’unico
proprietario del Movimento Cin-
que Stelle, dopo l’intervento di
Grillo a fianco di Luigi Di Maio
il 23 novembre, non ne ha più.
Giggino ne ha fatta un’altra delle
sue: ha sottoposto al giudizio del-
la rete il suo caldo invito a non
concorrere alle elezioni di gen-
naio in Emilia Romagna e Cala-
bria ed è stato sonoramente basto-
nato. La tanto agognata alleanza
col PD può entrare in crisi e con
essa incombe lo spettro delle ele-
zioni che possono mandare a casa
la gran parte degli eletti ed il mo-
vimento è in subbuglio. Giggino
ostenta la sicurezza dell’inco-
scienza, si dimentica di andare al
G 20 in Giappone per incontrare
il suo datore di lavoro in un alber-
go romano. Un breve dialogo fra i
due, che non viene mandato in
streaming, e poi la scena madre:
Beppe Grillo fa una dichiarazione
che rappresenta la sintesi di quel-
la condizione di sbando che molti
annunciavano da tempo e che si
sta concretizzando “Non possia-
mo essere gli stessi di prima,
dobbiamo guardare avanti con
grande entusiasmo. È un momen-
to magico. Noi non possiamo
continuare a fare dei Facebook in
cui si dice questo qua non va be-
ne. Adesso le cose devono essere
chiare, il capo politico è lui, io
gli starò più vicino, quindi non
rompete i c... perché sennò ci ri-
mettiamo tutti”. E Giggino, come
un bambinetto che ha subito una
ramanzina in privato ed un pacca
sulla spalla in pubblico, si gongo-
la poco convinto perché sa bene
che il suo bagno di potere è agli
sgoccioli e che da oggi sarà di
fatto commissariato. “Io gli starò
Dopo il capitombollo sulla piattaforma è dovuto intervenire GrilloGiulia Tartaglia venne stuprata e uccisa nel 1944
Giggino commissariatoUna rosa per Giulia
più vicino” pesa come un maci-
gno e “senno ci rimettiamo tutti”
suona come l’esito della storia
grillina. Tralascio il valore politi-
co di quella dichiarazione e del-
l’intera situazione e mi soffermo
sull’aspetto etico. Quella era l’im-
magine del Ministro, ruolo rico-
perto da De Gasperi ed Andreotti,
a cui è delegata la responsabilità
della politica estera di uno dei
Paesi del G7 che, come un ragaz-
zino delle scuole elementari, ne
ha commessa un’altra delle sue ed
è stato accompagnato in classe
dal genitore. Il genitore è un si-
gnore che crede di poter trattare le
delicatissime trame della politica
a suon di battute paradossali e di
scurrilità. Questo è l’aspetto sin-
tomatico. Si continua a considera-
re solo la contingenza dei fatti
che si susseguono irrisolti e si tra-
lascia di considerare che le azioni,
piccole o grandi, camminano
sempre con le gambe delle perso-
ne e se le persone sono come quel
“padre” e quel “figlio” non c’è
speranza. Si continua a voler but-
tare l’acqua con il bambino. La
politica italiana del dopo-guerra è
stata sempre utilizzata da chi la
praticava anche come strumento
di potere, di prevaricazione e
troppo spesso di arricchimento
personale illegale; ma essa è stata
e resta l’unico mezzo indispensa-
bile per praticare il meno peggio
dei regimi e cioè quello democra-
tico. Per esercitare il potere della
rappresentanza e quindi del go-
verno occorrono persone capaci
di gestire sistemi sociali comples-
si e la conoscenza dei meccanismi
del management. Questo si ap-
prende attraverso l’esercizio per
anni ed anni del potere politico ed
amministrativo a vari livelli pri-
ma di poterlo fare al livello del
Governo del Paese. Il dissenso e
lo scontento politico può generare
“vaffa” e può esprimere centinaia
di rappresentanti ma se quei rap-
presentanti sono stati selezionati
con metodi “populisti” e non deri-
vano da una selezione “professio-
nale” i risultati sono quelli pro-
dotti da Di Maio, Conte e la Rag-
gi. Ci si domanda se il partito di
Grillo sia finito. Il partito di Gril-
lo non è mai esistito anche perché
un partito è una cosa diversa dal
movimento che raccoglieva solo
dissenso. L’Italia ha bisogno di
programmi ambiziosi, di grandi
decisioni, di grandi opere e que-
sto non si può fare con piccoli uo-
mini imbrigliati in un sistema ir-
razionale e privo di vera demo-
crazia. Sergio Franchi
Il suo nome contro la violenza
sulle donne
Il 25 novembre 2019, Giornata
internazionale per l’eliminazione
della violenza contro le donne,
una delegazione dell’Associazio-
ne Nazionale Vittime Marocchi-
nate ha deposto una rosa sulla
tomba di Giulia Tartaglia nel ci-
mitero civile di Nettuno. Presenti
all’iniziativa anche l’ex-consi-
gliere comunale Ermanno Stam-
peggioni, il C.te Bruno Sacchi, il
prof. Alberto Sulpizi e l’ex-consi-
gliere comunale Rodolfo Turano.
La diciassettenne Giulia venne
stuprata ed uccisa il 22 febbraio
1944 da un soldato statunitense e
per 60 anni la sua storia, sebbene
conosciuta da alcuni anziani, fu
tenuta accuratamente nascosta. Si
dovette attendere il gennaio 2004,
grazie agli studi del dott. Pietro
Cappellari, perché un giornale ci-
tasse per la prima volta il suo no-
me; come si dovette aspettare il
2010, con la pubblicazione del
volume Lo sbarco di Nettunia,
sempre di Cappellari, perché que-
sto tragico evento potesse essere
fissato in un libro. Da allora di
passi ne sono stati fatti davvero
pochi e Tartaglia è tornata nel
“limbo”. Questa Estate, il Presi-
dente dell’A.N.V.M. Emiliano
Ciotti ha reso omaggio alla giova-
ne nettunese ed inserito la custo-
dia della memoria di questa
drammatica storia nell’agenda
dell’Associazione.
“In questa importante giornata –
ha dichiarato Cappellari – voglia-
mo fare una riflessione e ricorda-
re Giulia, uccisa due volte, una
prima fisicamente, una seconda
cancellando la sua memoria. Tar-
taglia è il simbolo nettunese della
violenza contro le donne e ci bat-
teremo perché l’Amministrazione
possa ricordarne il martirio dedi-
cando a lei uno spazio pubblico.
Siamo certi che il Sindaco di Net-
tuno e l’Assessore ai Servizi So-
ciali non saranno insensibili alla
nostra richiesta, come stanno fa-
cendo i Sindaci di Terni e di Poli-
no per analoghi casi, città in cui
la memoria non è più ostaggio di
associazioni che hanno fatto
dell’odio politico e della mistifi-
cazione della storia un lavoro
ben remunerato, accampando
inesistenti “superiorità morali” e
richiami ad altrettanto strumen-
tali “valori”“.
Ufficio Stampa A.N.V.M.
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