Il Litorale • 21/2019
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Pag. 14 Il Litorale ANNO XIX - N° 21- 1/15 DICEMBRE 2019
Venerdì 22 novembre è stata con-
segnata e collaudata la nuova co-
lonna laparoscopica al blocco
operatorio dell’Ospedale Riuniti
di Anzio e Nettuno. Si tratta di
uno strumento di ultimissima ge-
nerazione, che garantisce il mi-
glior standard di qualità delle im-
magini attualmente a disposizio-
ne, grazie alla tecnologia 4K. Già
da lunedì prossimo la macchina
sarà operativa, con il primo inter-
vento di asportazione di tumore
del colon retto.
La colonna consente di eseguire
interventi mini-invasivi avanzati
in estrema sicurezza, principal-
mente nell’ambito della chirurgia
oncologica del colon, ma anche
nella chirurgia benigna (divertico-
losi, diverticolite e patologie a ca-
rico della colecisti e dello stoma-
co), nonché di effettuare diagnosi
estremamente precise, grazie alle
elevatissime performance delle
ottiche: l’alta risoluzione delle
immagini permette un monitorag-
gio estremamente accurato, quin-
di l’elaborazione di un trattamen-
to terapeutico ancora più persona-
lizzato.
L’utilizzo abbinato della colonna
e della verde-indocianina (un
mezzo di contrasto fluorescente
che differenzia i tessuti anatomici
sani da quelli malati) permette di
identificare in modo estremamen-
te preciso i tessuti nobili. Ciò
consente una maggiore sicurezza
oncologica e riduce al minimo il
rischio di lesioni (ciò è cruciale,
ad esempio, negli interventi di co-
lecistectomia). La verde-indocia-
nina, inoltre, è utile per eviden-
ziare la microcapillarità dell’inte-
stino negli interventi di tumore
del colon, riducendo ulteriormen-
te il rischio di complicanze post
operatorie.
La nuova colonna laparoscopica
verrà utilizzata anche in Chirurgia
d’urgenza, garantendo interventi
mini-invasivi anche ai pazienti in
fase acuta che si recano al Pronto
soccorso.
“Il cronoprogramma volto a mi-
gliorare l’attività dell’Ospedale
Riuniti di Anzio-Nettuno, sia per
quanto riguarda le dotazioni tec-
nologiche che per le risorse di
personale, marcia a pieno ritmo”,
dice Narciso Mostarda, Direttore
generale della Asl Roma 6.
“La nuova colonna laparoscopica
da oggi in dotazione alla struttu-
ra è uno strumento all’avanguar-
dia, dalle alte potenzialità dia-
gnostiche e terapeutiche, e rap-
presenta un fattore di forte acce-
lerazione verso standard di cure
ancora più elevati, sia per l’area
di Anzio che per l’intera azien-
da”.
Cristiana Rizzo
Responsabile ufficio stampa
Asl Roma 6
In occasione della presentazione
del libro “Nettuno e chiandri net-
tunesi”, che si terrà domenica 1
dicembre all’Astura Palace Hotel
– viale Matteotti, 57 – a Nettuno,
che fa seguito al precedente lavo-
ro uscito a giugno scorso: “Nettu-
no e i nettunesi”, pubblichiamo
l’introduzione dell’autore Silvano
Casaldi, impiegato comunale in
pensione e storico appassionato.
di Silvano Casaldi
Non poteva restare un viaggio
breve quello di Nettuno e i nettu-
nesi - Memorie, aneddoti e curio-
sità, pubblicato a giugno del
2019, perché altre vicende e altri
personaggi, o caratteristi, degli
abitanti di Nettuno, nettunesi e
nettunesi d’adozione, meritano
una menzione particolare e vanno
ricordati e “fotografati” nelle lo-
ro espressioni e con i tratti delle
loro personalità. Così nasce que-
st’altra raccolta, Nettuno e
chiandri nettunesi (il titolo del li-
bro è in dialetto spicciolo e
chiandri sta per gli altri), in un
via vai di ricordi e di storie più o
meno contemporanee, come in un
film le cui scene si alternano e si
sovrappongono. Anche qui ogni
capitolo è un lungo articolo o un
racconto breve, su una serie di fi-
gure legate al passato ma anche
al presente e questo ci sembra
importante perché se leggendo il
passato si prova nostalgia, il pre-
sente ci porta alla stagione più
bella, quella che stiamo vivendo.
Molti dei racconti sono stati tra-
mandati dalle stesse persone, al-
tri sono ricordi personali che
sento il dovere di dover racconta-
re. Seminare per raccogliere, dice
il detto, e nella lunga esperienza
maturata nel lavoro e nella vita
di ogni giorno, anche se conside-
ro anch’io che non si finisce mai
d’imparare, tanto per usare un
altro modo di dire, scrivere e rac-
contare di storie e personaggi di
cui sono a conoscenza è una cosa
spontanea, naturale, anzi penso
di essere un predestinato, perché
sin da bambino, all’età di due o
tre anni, raccontavo sempre ciò
che accadeva a casa mia alla no-
stra vicina Giacinta Ricci. Io po-
sizionavo un sedia sotto la fine-
stra della cucina, salivo su e mi
affacciavo sulla via Forno a Soc-
cio. Giacinta uscendo di casa
cercava mia madre ed io le ri-
spondevo «Non c’è, è andata a
comprare i fagioli, perché oggi
mangiamo la pasta con i fagioli».
E così tutti i giorni Giacinta sa-
peva il pasto che mangiavamo
quel giorno.
Appena mia madre rientrava a
casa, Giacinta le raccontava tutto
e naturalmente ricevevo i suoi
rimproveri. A proposito, con Gia-
cinta Ricci è nato il mio sopran-
nome Saso derivato dal miscuglio
delle esse che non riuscivo a met-
tere in ordine: «Come ti chia-
mi?», mi chiedeva, ed io «Sa – so
– si…». Altri, invece, sono artico-
li- inchieste, prendendo informa-
zioni da chi li ha conosciuti. Una
di queste inchieste, è stata la soli-
darietà dei nettunesi nei confronti
degli alluvionati del Polesine nel
1951. I nettunesi non avevano di-
menticato gli aiuti ricevuti dalla
città di Modena e dai paesi della
sua provincia quando, all’inizio
del 1949, tantissimi ragazzi di
Nettuno furono ospitati dalle fa-
miglie del posto. Piero Cavalieri,
il cugino Franco Raffaelli e Gior-
gio Schirò, tra i tantissimi, furono
mandati a Medolla, a circa trenta
chilometri da Modena, e per la
prima volta videro la neve. Dopo
sei mesi tornarono a casa e in
piazza la corriera li fermò davan-
L’ultimo libro di Silvano Casaldi verrà presentato domenica 1° dicembreApparecchio di ultima generazione agli Ospedali Riuniti
Nettuno e chiandri nettunesiColonna laparoscopica
ti la statua del dio Nettuno, da po-
co trasferita da piazza del Merca-
to, e anche questo per loro fu una
novità. Il racconto tratta in parti-
colare la storia di due famiglie di
Nettuno che hanno ospitato ognu-
na una bambina, ossia una signo-
rina di sedici anni, Marisa, e una
bambina di tre, Maria Pia. Di
bambini però ce n’erano quaran-
ta, alcuni maschi, ma soprattutto
femmine, perciò quaranta fami-
glie si sono prodigate ad acco-
glierli nelle loro case. La storia di
queste due famiglie e delle due
bambine – a tratti commovente -
non sono tanto diverse dalle sto-
rie delle altre famiglie, e cioè: di
Rosi e la famiglia di Cesira Perci
già vedova di Romolo Pernafelli;
Maria Teresa Antiquario e la fa-
miglia di Ruggero Bagialemani;
Ofelia e la famiglia di Augusta e
Bruno Belleudi; Arturo Forte,
detto Igli, e la famiglia di Lola e
Giovanni Romani; Alfonso Bolo-
gnese e la famiglia di Alberto
Cicco, il quale trovandosi a Ra-
venna non esitò a percorrere i
cento chilometri che lo separava-
no da Stienta, in provincia di Ro-
vigo, di Giuliano Bolognesi e Or-
lando Alessandrini e del bambino
ospitato da Ugo Bizzarri, e di al-
tri dei quali non siamo a cono-
scenza dei nettunesi che li hanno
ospitati.
In questo volume i lettori trove-
ranno una breve biografia del be-
niamino nettunese Gianni Capo-
bianco e tante altri piccole storie,
tra queste: il comico d’avanspet-
tacolo Gustavo Cacini, il fabbro
Romeo Rossetti, il postino Franco
Simone, l’avventuroso Giacomino
Zaino, il ristoratore Pino Farao-
ne. Tra le figure “fotografate” si
trovano anche quelle di Steno
Borghese, il principe, che voleva i
migliori alberghi per i giocatori
del Nettuno Baseball, di cui era
presidente e quella del campione
di baseball, Alfredo Lauri, il lan-
ciatore del Nettuno, che per noi
ragazzi, appassionati di baseball,
valeva da solo il costo del bigliet-
to d’entrata allo stadio. A riguar-
do del baseball, pure nel declino,
non sembra che il loro tempo sia
finito, poiché i viaggiatori, arri-
vando da Roma o da Velletri, an-
cora vengono accolti da cartelli
in tre lingue diverse: Nettuno –
Città del Baseball, City of Base-
ball, Ciutad de Béisbol. La stessa
scritta è stata riproposta que-
st’anno, nel mese di aprile, sotto
la figura del lanciatore, nella ro-
tonda spartitraffico, alla biforca-
zione di viale Mencacci e via
Gramsci. Di notte la figura si illu-
mina di bianco mentre due fasce
alle base di questa specie di mo-
numento, si accendono con i colo-
ri del Nettuno: blu e verde. Infine,
proprio nell’istante in cui pensavo
di mandare in stampa questo la-
voro, non prima però di aver con-
trollato un nome di battesimo di
un artigiano nettunese, deceduto
qualche anno fa, ho cercato nel
mio scaffale un vecchio libricino
dal titolo “Nettuno – guida prati-
ca” del 1979, nel quale ricordavo
che c’erano delle pubblicità, oltre
all’elenco telefonico. Ho comin-
ciato a sfogliarlo anche dopo
aver trovato scritto il nome e sono
rimasto seduto alla sedia per più
di mezz’ora a leggere tutte quelle
pubblicità che vi sono inserite.
Molte attività e i titolari me li ero
dimenticati, ma a leggerli sono
tornati subito alla mente e li ho
ricordati con stupore e tanta no-
stalgia.
Spero che faccia lo stesso effetto a
chi li leggerà. Si dice spesso sulle
vicende di venti anni fa «è passa-
ta una vita», come potrebbe defi-
nirsi invece qualcosa di quaranta
anni fa? Ai più giovani perciò
queste pagine sembreranno di po-
co conto, o forse saranno curiosi
di vedere soltanto come si realiz-
zava la pubblicità prima dell’av-
vento della computerizzazione,
con poche foto in bianco e nero,
un disegno fatto a mano, o più
semplicemente un marchio. Tutta-
via anche in questo – come nei
racconti – si rivive l’atmosfera di
tranquillità di Nettuno, una città
laboriosa, non come oggi che cor-
re verso il futuro universale, con
una confusione in testa che stordi-
sce e nello stordimento il ricordo
corre il rischio di dissolversi.
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