Una gestione dell’emergenza approssimativa con carenze colossali nella gestione della pandemia sta causando danni gravi al Paese
Si potrebbe scrivere un libro senza speranza
“Ricordiamo che il nemico è il COVID”, “In questo momento dobbiamo essere tutti d’accordo”: sono frasi ricorrenti che vengono sempre più spesso pronunciate dai rappresentanti di un Governo che sta reiterando carenze colossali nella gestione della pandemia di cui siamo stati i primi a pagare enorme prezzo di vite umane. Siamo stati i primi a soffrirne in Europa, i primi a vederne scemare gli effetti e quindi anche coloro a cui è stato concesso il maggiore lasso di tempo per correggere errori e deficienze che sono state rilevate durante la prima ondata. Penso che la sintesi di quanto accade sia fornita da un fatto passato abbastanza sotto silenzio e mi riferisco al libro scritto dal Ministro della Salute Speranza. L’uscita era prevista per giovedì 22 ottobre. Ma il libro scritto dal Ministro, dal titolo “Perché guariremo” ed edito da Feltrinelli, non si trova da nessuna parte, né sugli scaffali delle librerie, né tantomeno nella versione eBook. “Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”, riporta il sottotitolo del libro che avrebbe dovuto raccontare, secondo quando indicano le recensioni prodotte per il suo lancio, i giorni dell’emergenza della pandemia da Covid-19 e probabilmente il modo in cui l’Italia ha battuto il terribile patogeno e quindi le ragioni per cui l’Italia deve essere considerato, nel mondo, il modello da imitare. Questo quando la curva dei contagi camminava piatta in fondo al diagramma. Poi, dopo un’estate tranquilla, durante la quale nessun tour de force è stato posto in atto per prepararci alla seconda ondata, ci si accorge che il metodo Italia non è altro che il solito pastrocchio generato da una politica incapace di grandi progetti e di grandi soluzioni. Continuo a ripetere che il metodo di chiudere tutti in casa e di bloccare la produzione e le attività economiche non può essere una soluzione di cui vantarsi perché è la modalità più primordiale e rozza che esista, no contatto- no contagio, ma è anche quella più dannosa sul piano della struttura economica di una comunità. Se altri paesi, quelli a cui spesso guardiamo con occhi riverenti, hanno cercato di limitare il lockdown generalizzato, che l’Italia ha decretato nella fase uno, non è perché chi conduce quei paesi sia meno furbo o meno capace di Conte, Speranza, Di Maio o anche Azzolina, ma perché la sua visione è stata ed è quella politica e non quella quasi esclusivamente dettata da scienziati che hanno detto di tutto ed il suo contrario. Ora stiamo annaspando nell’incertezza più totale con la carenza di quell’autorità che non bastano i DCPM a creare e le chiacchierate in Parlamento a decretare. Uno scontro fra poteri che non basta la flebile voce del Capo dello Stato per calmare. La televisione ci porta in casa ogni sera ed in modo martellante una realtà che fa venire i brividi. I titoli dei giornali raccontano la storia di un fallimento annunciato “Morto in attesa di un medico che potesse salvargli la vita. Il telefono che squilla per due ore. Senza risposta”, “ Muore dopo una lunga agonia in autoambulanza”, “Positivo al test rapido attende ore in ambulanza, poi muore nell’ex pronto soccorso” “Covid, la sanità negata: muore per un’ischemia in attesa dell’ambulanza”. Si potrebbe scriverne un libro fatto dei mille drammi che la gente sta vivendo e certamente qualcuno lo farà; un libro che racconterà la vera verità di questo tragico episodio della nostra storia; un libro che certamente avrà una sorte migliore di quello del Ministro Speranza che è servito solo a ribadire che conteneva una visione politica sbagliata al punto da essere nascosta alla gente. Sono storie che mettono a nudo una realtà che sta producendo centinaia di morti ogni giorno per la perniciosità del virus e migliaia di decessi provocati da altre patologie che un sistema mobilitato per il Covid non riesce più a contrastare. Quando le bocce saranno ferme la storia dovrà essere riscritta da mani indipendenti e qualcuno dovrà giustificare con i fatti le ragioni per cui si può morire in un autoambulanza, o per cui si può vedere la fine dei propri giorni in un pronto soccorso improvvisato, o perché si può morire in casa dopo giorni che si chiama inutilmente un medico, o perché il 40% dei cittadini colpiti da infarto rifiutano di andare nel pronto soccorso, o perché migliaia di persone anziane sono morte e continuano a morire delle case di riposo. Non sono d’accordo che nell’emergenza si deve sempre supportare sempre coloro che l’emergenza stanno gestendo se questi non diano segno evidente di saperlo fare. La convinzione di questa incapacità va ben oltre il giudizio di parte perche entra nelle coscienze di gente delusa. La rabbia che sta salendo nel Paese e che ha sostituito la pazienza e la canzoncine, non può essere nemmeno sopita dalle mille piccole e pur necessarie elargizioni economiche, una rabbia che non so fino a quando questo modo di gestire l’emergenza e coloro che la stanno gestendo riusciranno a contenere nell’ambito del semplice dissenso sociale.
Sergio Franchi