L’affossamento del disegno di legge Zan è stato voluto
Cercavano l’incidente
Il Paese del politically correct è di nuovo insorto, lo fa quotidianamente, per l’applauso liberatorio che si è levato dai banchi della destra al Senato della Repubblica per il voto di affossamento del DDL Zan. Dopo un anno esatto dalla sua provvisoria approvazione alla Camera il decreto, pensato per una migliore difesa di quelli che una volta si chiamavano i diversi, ha ottenuto il voto segreto del Senato con 131 voti a favore e 154 contro, che in termini relativi significa 40 franchi tiratori. Di chi la colpa? Beh, quando c’è Renzi di mezzo non si sa mai con chi prendersela ma forse, in questo caso, la cosa è piu complessa di quanto il voto può raccontare. Ho avuto occasione di scrivere in passato sul decreto che avrebbe dovuto fornire una soluzione contro l’omostranfobia che, diciamocelo con la dovuta onestà intellettuale, non rappresenta un problema numericamente e concettualmente emergenziale in Italia. Ma non sempre una certa politica cerca soluzioni, spesso cerca vittorie ideologiche da mettere sul piatto della trattativa specie se si condivide con l’avversario una tragitto di vita governativa. Che Enrico Letta abbia, dal suo insediamento a Segretario del PD, l’incomprensibile urgenza di inserire nei difficili equilibri di governo “zeppe” divisive come il ddl Zan, il voto ai sedicenni o lo jus soli, è noto a tutti ed è proprio lui che ha sollecitato lo scontro in aula, sfidando malumori e nicchiamenti vari da fuori ma anche da dentro l’alveo dei sostenitori del disegno di legge. Pensare che la difesa dei diritti degli omotrans in Italia debba essere una prerogativa della sinistra è stato il punto di partenza sbagliato in tutto questo pasticcio . Sono certo, che la tanto biasimata esultanza dei senatori, che ne hanno applaudito l’affossamento, è stato un atto liberatorio per aver battuto l’arroganza: ai senatori che hanno applaudito vanno aggiunti 40 che hanno gioito in silenzio per aver potuto votare contro protetti dal segreto delle urne. Il Disegno di Legge Zan era un pasticcio, scritto male e gestito peggio. Se alla legge, da tutti condivisibile, pensata per rafforzare le pene per i reati diretti contro una categoria “sensibile” si vogliono aggiungere il coinvolgimento dei bambini e della scuola, una definizione della sessualità speciosa e potenzialmente strumentale ed l’atteggiamento possibilmente lesivo dei diritti degli “altri”, allora non sono i diritti degli omotrans che si vogliono difendere ma quelli di parte che si vogliono far prevalere. E’ la solita becera ideologia che prevale. L’ho affermato quando il DDL Zan marciava verso una sicura approvazione. Ora lo afferma il padre nobile della sinistra italiana Romano Prodi “cercavano l’incidente, era facile fare piccole modifiche , ma si è voluto strumentalizzare tutto” così ha dichiarato il fondatore dell’Ulivo ed il riferimento ad Enrico Letta era evidente. Errore di valutazione? Mancanza di controllo dei propri senatori? Un pò di tutto ma principalmente arroganza di chi preferisce una vittoria strumentale a quella a cui dovrebbe tendere chi combatte le battaglie sui diritti e cioè la partecipazione e la condivisione di tutti.
Sergio Franchi
Mettere sullo stesso piano nazifascismo e comunismo è pericoloso
Si studi la storia
La rubrica de Il Granchio del 12 novembre in cui si attacca il consigliere nettunese Alicandri di non aver votato la mozione presentata dalla maggioranza di destra della città litoranea di equiparare fascismo e comunismo, suscita stupore e rabbia. Stupisce perché nelle città di Anzio e Nettuno, che assurdamente continuano ad annoverare Mussolini come cittadino onorario, che vedono membri autorevoli delle istituzioni esserne fieri, sarebbero ben altri coloro che si dovrebbero attaccare. Ma evidentemente si preferisce fungere da arma di distrazione di massa piuttosto che affrontare un tema che richiederebbe onestà intellettuale, rigore storico, studio e coraggio. Bisogna averne, e tanto, infatti di coraggio, per scontrarsi col senso comune tossico che negli ultimi anni ha permesso a fascisti e affini di rialzare la testa e occupare posizioni che un tempo neppure si sognavano. Ci vuole coraggio per ribadire che i principi costituzionali sono incompatibili con moltissime leggi, atti e scelte politiche che caratterizzano i rappresentanti istituzionali odierni a ogni livello. Si pesterebbero piedi intoccabili, quelli dei potenti locali. Ma l’attacco velenoso suscita soprattutto rabbia, la sana rabbia di chi si rende conto che l’indignazione di fronte al caso Bruck e Capolei è per certe persone solo ipocrisia. L’ipocrisia di chi evidentemente non si riconosce pienamente nella lotta partigiana ma che per decenni usò e appoggiò il fascismo per impedire l’emancipazione sociale di cui i comunisti si fecero interpreti nel nostro paese e nel mondo intero. Evidentemente quelle lotte non piacevano, perché ad esse vogliono sia assegnata lo stigma del totalitarismo. Considerare i comunisti come i nazisti, i partigiani come i repubblichini, la Shoà sullo stesso piano delle foibe, significa falsificare la storia precipitandola in una buia notte dove tutte le vacche sono nere. Il dibattito storiografico invece deve essere in grado di cogliere contesti, genesi, ispirazioni, riferimenti sociali in cui nascono movimenti, ideologie e atti politici. E la storia dimostra che il comunismo e il socialismo nascono e rimangono movimenti di lotta delle classi oppresse contro chi li opprime. Se ci sono state deviazioni o storture, errori e tragedie essi sono in contraddizione con l’ispirazione originale e gli obiettivi finali di tali movimenti. Gli orrori del nazifascismo invece sono iscritti nella natura criminale delle stesse idee che li hanno ispirati. Tanto è vero che a tutt’oggi chi si richiama al fascismo non rinnega Mussolini o Hitler, ma li rivendica, come dimostra la vicenda Mussolini ad Anzio. Mentre di comunisti nemici di Stalin ne sono morti a milioni.
Piuttosto che far riflettere i cittadini di Anzio e Nettuno che da decenni, grazie a clientelismo e leggi elettorali assurde danno il loro consenso a personaggi impresentabili, meglio prendersela con un coraggioso Consigliere comunale che non ha votato quella infame mozione, figlia di questi tempi oscuri, riscattando tra l’altro parzialmente il suo stesso partito, il Pd, che invece lo ha fatto al parlamento europeo. Ma forse questo è il punto: se oggi si scrivono tranquillamente simili semplificazioni è perché chi doveva difendere e rilanciare la lotta di classe, pur di fronte alle lezioni della storia, non lo ha fatto, ma ha assunto supinamente il punto di vista dei propri avversari, abbandonando a loro stesse le classi lavoratrici. Non lamentiamoci se poi queste votano Lega o Fratelli d’Italia.
Giulio De Angelis Umberto Spallotta
Rifondazione comunista Anzio e Nettuno
Vito Meloni Rifondazione Comunista
Ufficio stampa e comunicazione
PRC-FdS “E. Che Guevara” - Anzio