SIMPOSIO
21 MARZO PUNTUALE ARRIVA LA PRIMAVERA
Si è già annunciata vestendo di fiori i prati, schiudendo le gemme degli alberi che ospitano già miriadi d’insetti raccoglitori e impollinatori per garantire oggi e domani il prezioso cibo degli dei. E le chiome fiorite di rosa e di bianco si confondono con le nuvole del cielo e l’aria accoglie della vita i voli e i canti d’amore. Odi, inni, poemi o semplici versi esprimono la gratitudine per la natura che si rinnova in questo giorno a lei dedicato. Abbiamo aspettato anche noi il suo arrivo per iniziare il nostro viaggio che tutt’ora continua dopo 18 anni. Nonostante il momento difficile, la primavera arriva puntuale. Scacciamo la tristezza e spalanchiamo le finestre per festeggiare tutti insieme, come gli antichi padri il rito propiziatorio per la terra che è tornata a sorridere.
Giuliana
21 marzo
Giornata
internazionale
della Poesia
Chi sei tu, lettore?
Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie
poesie tra cent’anni?
Non posso inviarti neanche un fiore
di questa rigogliosa primavera,
non una sola stria dorata dalle lontane
nuvole lassù.
Apri le tue porte e guarda intorno a te.
Dal tuo fiorito giardino raccogli le
fresche memorie
dei fiori appassiti cent’anni fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire la gioia vivente
che cantò una mattina di primavera,
facendo giungere la sua lieta voce
attraverso cent’anni.
Rabindranath Tagore
Rabindranath Tagore (1861-1941), tra i più grandi poeti indiani a cavallo tra XIX e XX secolo, è uno di quei poeti che riescono a parlare un linguaggio universale, e, trascendendo luogo di nascita, colore della pelle, lingua, cultura e religione di ogni popolo, appare sempre di una modernità sorprendente. In questa poesia si rivolge direttamente al lettore di cento anni dopo, come a tutti gli esseri umani, ma, salendo ad un livello superiore e più profondo, parla direttamente al suo cuore, ricordandogli di godere della ricchezza e bellezza della natura, evocata con poche raffinate e sapienti pennellate, esortandolo ad amarla e a sentirsene parte integrante, difendendola e instaurando un rapporto diretto con essa, per ricavarne energia e nutrimento per lo spirito. La primavera diventa così paladina di una rinascita interiore e ispiratrice di speranza, gioia e fiducia nel futuro e nell’umanità.
Trad. e commento di Maria Grazia Vasta
SUL PRINCIPIO
DELLE COSE
Spazio aperto alle riflessioni di tutti
I SIMBOLI
DELLA PRIMAVERA
di Adriana Cosma
La Primavera simboleggia l’inizio di ogni vita e con il suo rincorrere l’inverno, la circolarità continua dell’esistenza. La più antica festa di primavera pare sia avvenuta in Egitto 4700 anni orsono. La Sham El-Nessim, letteralmente “fiutare il vento”. Anche l’usanza di dipingere le uova pare sia egiziana. La leggenda vuole che la fenice “Uccello di fuoco”, prima di morire faccia un nido a forma di uovo (simbolo cosmico universale) dal quale rinascere. Si narra anche che al solstizio di primavera, il sole, simbolo del fuoco, e la luna, si sposino. Questo è il motivo per il quale durante le relative feste si accendono “falò” propiziatori di celtica memoria, ma presenti in moltissime civiltà
In tutti i tempi l’uomo ha ricercato e celebrato le energie universali e ha indagato quali dovevano essere i percorsi per riuscire a collegarsi con esse. Tali aspirazioni hanno portato alla nascita di veri e propri culti detti “misterici” (orientali ed occidentali), volti a osannare le energie cosmiche impersonate da divinità, e, nello stesso tempo, cercando di riproporre i fenomeni naturali ad esse connessi, simulando le condizioni delle manifestazioni creative. Tali culti si manifestavano in grandiose cerimonie che si sviluppavano in vere processioni e feste in cui si inducevano stati di “follia” estatica e mistica che permettevano l’identificazione col dio e il passaggio dei suoi poteri all’uomo.
Demetra, la dea madre
Tra i più famosi culti misterici si annoverano quelli Eleusini (dalla località Eleusi in Grecia) incentrati sulla figura di Demetra, archetipo per eccellenza della dea madre. Demetra rappresenta non solo la terra, la fertilità ma anche l’amore per la figlia Persefone rapita da Ade e portata con lui nell’oltretomba. Il mito racconta della madre che si adopera con ogni mezzo per riavere la figlia commuovendo Zeus che infine concede a Persefone (Proserpina per i latini) di ritornare sulla terra per sei mesi all’anno (primavera ed estate) divenendo così il simbolo del risveglio della natura e della creazione. I simboli e gli archetipi sono due tipi di strumenti che l’uomo ha per riconoscere il profondo collegamento ancestrale fra gli esseri umani in riferimento all‘universale in una relazione indissolubile. Il rapporto fra madre e figlia rappresenta al meglio l’essenza vitale il ciclo della nascita-morte-rinascita incarnato proprio nel viaggio effettuato da Demetra per ritrovare la figlia. Un percorso iniziatico che si evolve nelle tre fasi di discesa-ricerca-risalita nell’enfasi creativa della riproposizione insita nella ciclicità. Anche nell’abbraccio con Persefone si svelano archetipi di alternanza della gioventù che si allaccia alla maturità e che rafforza l’essenza vitale rappresentata anche nel susseguirsi di gioia e sofferenza: i sentimenti che insieme connotano l’evolversi dell’esistenza umana. Demetra aveva avuto il permesso da Zeus di riportare la figlia sulla terra a patto che la figlia non avesse mangiato nulla fino al ritorno. Invece Persefone mangia sei semi di melograno, disubbidendo a Zeus che la punisce consentendole di ritornare alla superficie solo per sei mesi all’anno. Quest’episodio che potrebbe apparire un arricchimento letterario invece appare anche esso profondamente simbolico. Infatti nel proprio evolversi, l’energia vitale sembra seguire leggi sistemiche, ma, la primavera “disubbidisce”, pur mantenendosi nell’alveo di questo processo, infatti essa rappresenta l’esplosione della vita in tutte le direzione e senza remore. Così avviene sul palcoscenico cosmico in tutte le creature, animali e vegetali che si alternano con variegati aspetti di forme, colori e melodie infinite. Anche l’uomo partecipa di questa evoluzione “regolare” che viene superata dall’emergere di un impulso creativo, la “fantasia” che manifesta nella sua esistenza la duplicità delle spinte vitali, quelle onde multiformi che sprigiona la natura all’inizio della principale stagione: la Primavera.
ROMA CAPITALE D’ITALIA
Fine del potere temporale papale
12ª parte
di Francesco Bonanni
Fino al XIII secolo il Papato non aveva ancora un progetto preciso per la costituzione di un suo proprio Stato. Infatti fino allora il controllo del territorio aveva l’unico scopo di fornire al Papato le necessarie risorse economiche e finanziarie per garantire la sua autonomia, onde non essere considerato un semplice Vescovo nell’ambito dei domini dei Longobardi e dei Franchi. A questo fine fu usata la “la falsa Donazione di Costantino”.
Serviva ad attestare in forma solenne che il Papa fosse il vero successore dell’Imperatore in Occidente. Infatti essere gli autentici eredi dell’Impero Romano per i Pontefici era importante quasi quanto essere i successori di Pietro.