Il presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi sta cercando di correggere una gestione della pandemia disastrosa
Si cambia passo nella lotta contro la pandemia da Covid-19
Che il COVID 19 risulterà essere la piu grande catastrofe sanitaria dell’ultimo secolo non sembra sia in dubbio, che esso abbia colpito con pari intensità tutti i paesi d’Europa è anche indiscutibile. Quello che cambia è il modo con cui i vari stati hanno cercato di contrastarlo e le modalità utilizzate dal Governo presieduto da Conte sono state senza alcun dubbio confuse, basate sull’improvvisazione, in totale assenza di una visione globale e, la cronaca ha dimostrato, con un piano operativo di emergenza “farlocco”, perché datato 2017 mentre era stato redatto nel 2006. L’affermazione con cui l’ex presidente del Consiglio ha sempre voluto gestire l’emergenza e cioè “con provvedimenti gradualmente proporzionati all’evolversi della pandemia” denota la sua incapacità a fronteggiare un problema complesso come quello di una grave emergenza sanitaria e denota anche la scarsa capacità di dotarsi di consulenza tecnica adeguata. L’utilizzo schizofrenico di provvedimenti limitativi della libertà senza che molti di essi fossero basati su basi logiche e pertanto condivisibili ha contribuito ad alimentare lo scontento e quindi la propensione al rifiuto della regola. Pretendere di gestire un fenomeno complesso attraverso personaggi come il Commissario Arcuri ha decretato il fallimento del sistema nella sua globalità.
L’approccio tanto decantato della proporzionalità degli interventi ha significato affrontare il problema dal verso sbagliato perché ai fenomeni gravi, complessi ed in evoluzione si va incontro e non si va dietro; tutta l’esperienza che la scienza mette a disposizione della politica deve servire a prevedere lo sviluppo del fenomeno ed a predisporne argini ed antidoti nelle varie fasi evolutive. Imporre provvedimenti restrittivi al sistema turistico e della ristorazione “a tradimento” con 9 ore di anticipo e dopo che il sistema aveva investito ed organizzato per la riapertura è da pericolosi dilettanti. Come non è comprensibile , nella pratica, perché un negozio di scarpe debba essere chiuso di sabato se è in un centro commerciale e può essere aperto se è al fuori di esso, oppure perché il virus colpisca gli avventori di un ristorante dopo le ore 18 e li risparmi prima delle 18. Se ne potrebbe scrivere un libro delle sciocchezze pericolose. La gestione della Pandemia in Italia è stata tale da far guadagnare al nostro Paese il triste primato mondiale per morti da Covid calcolato sulla popolazione (111,23 su 100 mila abitanti, seguita dalla Spagna con 104,39, il Regno Unito con 99,49 e gli Stati Uniti con 94,97). Se le percentuali riferite ai malati possono variare in base ai parametri di riferimento, il numero dei decessi ha pochi motivi di opinabilità. Catastrofi di questo genere vanno affrontate innanzi tutto con l’organizzazione e con adeguati piani logistici e il modo con cui la “logistica” ha risposto, sotto l’assoluta egemonia del Commissario Arcuri, è stato decisamente penoso. Mentre in Italia si pensava a finanziare progetti piuttosto ridicoli come quello delle agevolazioni sull’acquisto dei monopattini e si era giunti a concepire banchi di scuola con le ruote, ci si dimenticava di approvvigionare presidi sanitari complessi e reclutare operatori sanitari per la prevista seconda ondata. Mentre l’estate si consumava in un’euforia da fuori dal tunnel e mentre era scontato, per ogni persona dotata di qualche neurone, che vi eravamo appena entrati, il Commissarissimo, a cui erano demandate anche molte altre funzioni operative del Paese, non si preoccupava del fatto che le malattie da virus non si curano ma si contrastano attraverso la vaccinazione. La possente organizzazione di tecnici ed esperti non ha pensato che per vaccinare 60.000.000 di cittadini occorre un piano dinamico e flessibile di approvvigionamento delle dosi, un’organizzazione capillare sul territorio per somministrarle e la predisposizione di soluzioni alternative, come si fa quando si opera in emergenza: il piano B. Il Commissario Arcuri, solo a dicembre si è messo a cercare medici ed infermieri e, invece di rivolgersi agli ordini che li organizzano, si è rivolto a 5 agenzie per il lavoro spendendo 25 milioni di Euro e con risultati, per quanto riguarda infermieri ed assistenti sanitari, del tutto deludenti. Il reclutamento era solo per effettuare la vaccinazione. E, siccome paga Pantalone, il Commissario decide di non farsi mancare niente e di fare un bando per la fornitura di grandi padiglioni a tenda con forma di primula del costo di 400.000 Euro l’uno dove le vaccinazioni avrebbero dovuto essere somministrate. Siamo quasi in primavera ma nessuna primula è ancora sbocciata. Se non fosse tragico sarebbe comico. Ma possibile che in un Paese occidentale avanzato con un sistema sanitario di base di circa 50,000 medici pagati dallo Stato, assistito da circa 20.000 farmacie, con la presenza di centinaia di palestre chiuse per Covid e di caserme militari presidiate e non e con un sistema di protezione civile di circa 400.000 volontari, si pensi di organizzare un piano di vaccinazione dando in gara di appalto il servizio a medici reclutati ad hoc che operano in costosissime strutture tutte da reperire sul mercato con gare pubbliche? Non vorrei semplificare, ma vaccinare non consiste nell’ effettuare un intervento chirurgico a cuore aperto ma equivale a fare una puntura intramuscolare per inoculare una dose di medicinale. E per questo non occorre essere un docente universitario. Ma dove ha imparato a gestire l’emergenza il Commissario Arcuri? E, siccome il Commissario è struttura del Governo, dove hanno imparato a nominare e gestire i commissari speciali l’ex Presidente del Consiglio ed il Ministro della Sanità, che resta incomprensibilmente al suo posto? Ma il fatto più grave è certamente quello di non aver previsto nessun piano alternativo nel caso che la prevedibile logica del mercato facesse mancare le dosi di vaccino. L’Italia è il maggiore produttore di medicinali d’Europa con 32 miliardi di fatturato, seguono la Germania, il Regno Unito e la Francia; possibile che un Governo che deve gestire questa terribile emergenza nel nostro Paese e che dovrà farlo per anni, in termini di somministrazione vaccinale, non riesca a concepire un piano che tenda all’indipendenza ed all’autosufficienza? Possibile che chi si assume responsabilità da cui dipende la vita di milioni di persone non ritenga opportuno mettere in atto tutte le alternative necessarie per raggiungere lo scopo che è quello di rendere disponibili vaccini con un ritmo adeguato alle capacità di somministrarli, visto che tali alternative sono disponibili e che altri le utilizzano? Purtroppo è tragicamente possibile. Dopo tanti danni dei quali i responsabili dovranno prima o poi rendere conto al Paese e, in qualche caso, alla Magistratura, l’avvento di Draghi sembra riportare il corso degli eventi su basi raziocinanti e, si spera, con risultati diversi, e l’aver sostituito il Capo della Protezione Civile, ed aver letteralmente cacciato ad un mese della scadenza dell’incarico il Commissario Arcuri, sono certamente elementi che depongono per una svolta operativa che non potrà che portare beneficio. L’incarico ad un logistico di razza come il Generale Figliuolo era quello che stiamo auspicando da mesi da queste pagine e ciò non perché siamo favorevoli alla militarizzazione del Paese, a cui un politico di LEU alludeva giorni fa su un talk televisivo, ma solo perché la guerra contro il Covid è un conflitto che si può vincere solo con un forte supporto logistico e la Logistica, come supporto complesso alle operazioni, è una scienza militare che va attuata in condizioni di emergenza. I professionisti di questa scienza sono i militari. Non è per caso che nelle situazioni emergenziali del Paese si ricorre alla struttura operativa e logistica delle Forze Armate. Detto questo, non si può assistere, senza un senso di ripulsa, al fatto che il Ministro responsabile della Sanità e quindi non estraneo al disastro causato, continui a propinare al popolo Italiano le sue banali filippiche sulle ragioni del pericolo Covid. Non si può assistere, senza incredulità, al fatto che l’ex Presidente del Consiglio che del disastro è stato il leader si appresti a godere del suo successo con la leadership del partito che lo ha espresso e sostenuto nelle sue decisioni. Una leadership che, data la dimostrazione di capacità manifestate dall’”avvocato degli Italiani,” potrebbe essere fatale per quel partito, già dilaniato dalle sue mille contraddizioni. Non sarà accettabile che il Dott. Domenico Arcuri resti a dirigere una qualsiasi struttura dello Stato dopo questa sua esperienza e dopo i suoi insuccessi accumulati negli anni come Amministratore Delegato di INVITALIA. Sarà mai capace questo Paese di fare una severa analisi dei fatti, quando gli stessi sono ancora cronaca, e punire duramente, almeno in modo politico, i responsabili di errori che hanno causato la morte di migliaia di persone e che comportamenti e decisioni diverse avrebbero potuto evitare? Ora Draghi faccia sentire all’Europa che l’Italia resta fedele all’europeismo ma non agli errori dei suoi burocrati e tratti in proprio sul mercato per vaccinare gli Italiani.
Sergio Franchi