Attacchi ed offese alla Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni per il comizio di Vox tenuto a Marbella in Spagna il 15 giugno
La coerenza e la credibilità di Giorgia
Si può dire ciò che si vuole, si può essere in accordo o in disaccordo con quello che predica ma una cosa è certa: in un mondo politico di voltagabbana, rappresentato da un Parlamento infarcito di scilipotismo galoppante e di grillini, Giorgia Meloni ha messo in banca un bel patrimonio di moneta preziosissima: la coerenza e quindi la credibilità. Non so se funziona ancora, anche se ha funzionato in passato, tacciare di fascista una quarantenne che ha letto di Mussolini sui libri di scuola, ma è quello che si continua a fare ogni volta che, figlia di una tradizione enfatica dell’intervento oratorio, la Meloni si rivolge alle folla in un comizio.
Era successo con la tiritera “Sono Giorgia, sono Italiana” ecc. che era diventata anche una canzoncina sincopata. Ma alla fine è acqua per il suo mulino perchè molta gente è stanca di un politically correct improntato ideologicamente, come è stanca degli stereotipi imposti a tutti per far contento il Primate Ortodosso russo Kyrill. Le cose di buon senso, quelle che esistono in natura, quelle che soddisfano l’esigenza primaria del vivere normale non possono sempre essere sacrificate al contorsionismo politico. Viver normale non è una bestemmia, e nemmeno un dogma, è un modo per stabilire un punto di riferimento generalmente condiviso spesso per motivazioni naturali.
Ci risiamo, Giorgia è straripata ancora e, apriti cielo, con la Boldrini in testa: “fascista”, “ridicola”, “buffona” e addirittura “prende soldi dalla Russia” per la quale certamente prenderà soldi, non da Putin, ma dalla signora Lia Quartapelle, per risarcimento da diffamazione. Ha fatto un intervento non in un convegno dell’Accademia della Crusca bensì in un comizio di nazionalisti spagnoli a Marbella. Scandalo? Ma di che cosa ha parlato la Meloni? Quali principi ha difeso? che cause ha perorato?
Era un comizio elettorale e certamente non era un omelia funebre, era un invito a votare per un partito della destra spagnola. Giorgia Meloni ha impostato il suo intervento sul “lento e rock” e cioè sulla chiarezza di una scelta perchè in alcune cose esistenziali bisogna fare una scelta di campo e lo ha fatto nel modo piu elementare per indicare una via: quello del si e quello del no.
Ma che cosa ha detto? Ha detto “si alla famiglia naturale, no alla lobby LGBT”. Che esista una lobby gay ed lgbt non c’è dubbio, anche perchè è quella che si è subito mobilitata per attaccare Giorgia Meloni, come non c’è dubbio che il termine lobby non abbia la valenza negativa che impropriamente gli si attribuisce. Basta mettere “lobby lgbt” su un motore di ricerca per leggere “La lobby gay è un’organizzazione che è infiltrata nella politica e nelle istituzioni e costituita da gruppi di pressione a favore dei diritti lgbt...”.
Che si possa non aderire o non simpatizzare per questa lobby e difendere la famiglia fatta da un uomo, una donna e possibilmente dei figli può creare scandalo solo per coloro che hanno perso il senso delle cose e che non riescono nemmeno più a vedere che il genere umano continua a riprodursi solo grazie alla opzione difesa da Giorgia Meloni e che, si badi bene, non preclude affatto la scelta avversa ma, forse, ne critica l’ideologizzazione.
“Si alla identità sessuale, no all’ideologia di genere” che ricalca lo stesso tema in difesa dell’appartenenza ad un genere e alla valenza che la natura, non Giorgia Meloni, ha dato a questa appartenenza. Non è chiara quale sia la colpa grave nell’aver detto di rispettare e difendere i ruoli naturali delle persone quando viviamo in un Paese in cui ognuno può vivere l’identità che crede.
“Si alla cultura della vita, no a quella della morte”, non riesco a vedere la ragione dello scandalo nel difendere la vita anche prima che essa diventi vita anagrafica se la legge permette ad altri di non farlo.
“Si ai valori universali cristiani, no alla violenza islamista”. E’ il si che condivido senza remore in un mondo in cui ogni giorno 16 cristiani vengono assassinati nel nome dell’Islam: di un credo che incita all’odio ed all’eliminazione dell’infedele cristiano e che relega la donna alla schiavitu sociale.
“Si alle frontiere sicure e non alla immigrazione massiva”, solo un ideologo dello sfascio sociale, che non sia mosso da un ecumenismo pastorale, può difendere un’ immigrazione incontrollata.
“Si al lavoro dei nostri cittadini, no alla finanza internazionale”. Non vedo il contrasto fra lavoro dei cittadini con la finanza internazionale; anzi è la finanza internazionale che spesso permette ai cittadini di lavorare.
“Si alla sovranità del popolo, no ai burocrati di Bruxelles”, è una frase ad effetto che contiene del vero nei confronti di un’organizzazione che è spesso succube di poteri economici, che interviene quasi sempre in modo burocratico e non riesce ad intervenire in modo compatto sui grandi temi della coesione europea.
C’è la posizione di un europeismo con riserva, con l’idea di un Europa da rifondare che certamente è comune anche con molte forze progressiste ma che non mette in dubbio l’appartenenza alla comunità europea.
“Si alla nostra Civiltà, no a chi vuole distruggerla”. Non credere in un disegno globale, anche se frammentariamente implementato, di un Islam che, con la violenza e con l’arma subdola di un’immigrazione imposta, stia lentamente occupando l’Europa è un errore grave. Una visionaria come Oriana Fallaci lo ha delineato in quei dettagli che ogni giorno diventano realtà. Bernard Lewis, il più grande islamologo ed arabista occidentale, ha per anni teorizzato l’ islamizzazione dell’Europa “la terza invasione islamica dell’Europa (quella che sta avvenendo attraverso l’immigrazione incontrollata n.d.r.) avrà maggior successo della prima e della seconda”.
L’espansionismo turco, che ha cacciato l’Italia dalla Libia e lo stillicidio di un immigrazione per il 90% islamica, stanno gradualmente inquinando la civiltà occidentale a partire proprio dai paesi mediterranei. Lo dicono e lo hanno detto Imam importanti e pensatori islamici che “la conquista religiosa dell’Europa da parte dell’Islam sta avvenendo pacificamente ogni giorno con l’immigrazione” e lo ribadisce il celebre islamista italiano Giulio Meotti “ci conquisteranno facendo figli”. Solo chi non crede che i valori giudaico-cristiani della civiltà occidentale esistano e che, quindi, vadano difesi, può criticare questa ultima affermazione di Giorgia Meloni nel discorso del 14 giugno a Marbella oppure chi, pur condividendone il contenuto, non ha il coraggio di contestare il politically correct imposto per dogma. Quello che mi lascia sconcertato è l’acredine per quanto viene liberamente detto in un comizio che, di per se, resta comunque uno strumento di politica gridata. In un contesto sociale in cui sfilano tranquillamente i 900.000 del Gay Pride, senza che nessuno rivolga critiche; si fanno aborti liberamente senza che nessuno ci faccia caso; uno stillicidio di immigrati clandestini sta impunemente alimentando la delinquenza e le periferie delle grandi città; il decremento demografico sta depauperando il sistema economico; l’Europa è qualcosa di cui tutti sono contenti perchè ci presta soldi che dovremo restituire; si attacchi duramente chi esprime un opinione divergente.
Democrazia di stampo leninista di chi non è insorto, però, contro una banda di delinquenti nordafricani islamici che hanno molestato un gruppo di ragazze italiane, in Italia.
Il comizio termina con “Viva L’Italia”.
Nutro molti dubbi nel credere che questa espressione, di chiaro stampo fascista, possa essere accettata dalle voci critiche che hanno attaccato Giorgia Meloni, certamente non da Laura Boldrini che, da portavoce dell’UNHCR ha sempre sputato sull’Italia. Ma vivaddio, non si può vivere un’epoca di anti-melonismo dopo quella dell’anti-berlusconismo. Solo partiti e personaggi senza proposte politiche possono perdere tempo a criticare chi fa proposte e le sottopone al giudizio dei cittadini, sono attacchi che fanno solo guadagnare consensi a chi si vorrebbe danneggiare.
Sergio Franchi