Silvia ci spiega le caratteristiche e le proprietà di questi fiori
Fiori di San Francesco
Sono in compagnia di Silvia e con lei andiamo a parlare dei fiori di San Francesco.
- Ciao Silvia, puoi raccontarci cosa ti ha avvicinato a questi fiori?
“Nel 1992, spinta da una condizione di sofferenza esistenziale, ho cominciato un cammino di crescita evolutivo e spirituale. Ho deciso di fermarmi e, attraverso un’analisi psico-corporea personale, mi sono data l’opportunità di guardarmi dentro e ho iniziato la mia formazione individuale. Questo lavoro su me stessa ha fatto nascere in me il desiderio di aiutare altri a fare altrettanto e con passione ho iniziato ad ascoltare le persone, aiutandole a compiere il primo passo lungo il cammino della scoperta di sé stessi. Ogni essere possiede bellezza e amore; il mio scopo è cercare di aiutare le persone a prenderne coscienza per amarsi così come sono, ad assumersi la responsabilità della propria vita, a riconoscere l’energia e la saggezza che è in loro, rimuovendo limiti e giudizi che impediscono loro di volersi bene in qualsiasi situazione. Tutti vorremmo che il mondo fosse migliore; io credo che sia possibile cambiarlo, se ognuno di noi cambia la propria coscienza individuale. Cerco di dare il mio contributo e metto a disposizione la mia esperienza professionale, per collaborare alla realizzazione di un nuovo mondo fondato sul rispetto, sulla pace, sull’amore, sull’umiltà,sulla compassione, sulla comprensione.
Ogni essere possiede bellezza e amore; il mio scopo è cercare di aiutare le persone a prenderne coscienza per amarsi così come sono, ad assumersi la responsabilità della propria vita, a riconoscere l’energia e la saggezza che è in loro, rimuovendo limiti e giudizi che impediscono loro di volersi bene in qualsiasi situazione.
“Dall’Anima delle Piante all’Anima dell’Uomo Oggi” parliamo di un libro che narra la storia di 36 fiori, 36 racconti che ci portano a conoscere l’anima di ognuno di questi fiori e di come le loro essenze arrivino all’anima di noi uomini e donne in maniera dire?a, senza filtri, con infinito Amore, per riaccendere la nostra luce interiore. Il libro nasce da un viaggio intrapreso da due bambine, due sorelle, che in occasione dei loro compleanni, nel mese di maggio, furono portate dai loro genitori in Umbria, nella meravigliosa terra di San Francesco.
Qui, hanno avuto modo di scoprire, all’interno del convento in cui alloggiavano, i prati curatissimi ed i sentieri che le avrebbero condotte in mezzo alla bella Natura Umbra; le sorelle raccolsero alcuni fiori per comporre un mazze? o da regalare ai genitori, coloro che, senza saperlo, avevano appena piantato nelle figlie il seme di quella connessione con San Francesco e che le avrebbe portate, una volta adulte, all’ideazione del metodo La Floriterapia Oloenergetica® e alla creazione dei Fiori di San Francesco®
I fiori, nascosti nella terra, aspettano solo il momento giusto per venire alla luce ancora una volta, un po’ come noi, che passiamo dal buio del ventre materno alla luce della vita. “Non v’è erba, non v’è pianta quaggiù per la quale non esista una stella nel cielo che la inciti e le dica: Cresci!” Robert Fludd.
Ecco che il parallelismo ora ci appare chiaro, i fiori nascono e rinascono a nuova vita seguendo il loro ciclo vitale, non si fanno domande, rispondono semplicemente a quella che è la loro natura. Noi possiamo fare altrettanto se permettiamo ai fiori di mostrarci la strada e di vibrare insieme a loro e alla loro essenza, se permettiamo alla loro anima di risuonare insieme alla nostra, se permettiamo loro di accendere la nostra luce per fugare, in maniera sempre più potente, le nostre ombre. Con questi fiori molto speciali, per origine e preparazione, veniamo presi per mano da San Francesco, veniamo condotti dalle profondità rocciose dell’aspro Monte della Verna, dove sorge il suo Santuario, per condurci su verso il piazzale della Chiesa, dove si raccolgono i pellegrini, e ancora più su, fino ai boschi e agli spiazzi erbosi. Dalla terra al cielo, dal buio alla luce”.
- Ci dici qualcosa in più su questi fiori?
“Le storie di questi 36 fiori identificano le diverse caratteristiche dei fiori stessi, i quali sono stati divisi in tre gruppi: 12 Fiori peculiarmente terreni, legati alla Terra, alla parte fisica più densa del nostro corpo; 12 Fiori peculiarmente celesti, legati al Cielo, alla parte più so?le del nostro corpo ed infine 12 Fiori peculiarmente animici, legati alla parte centrale del nostro corpo, ovvero il Cuore, punto di unione delle due polarità.
Questo approccio permette un lavoro su più piani diversi contemporaneamente; è un lavoro straordinario che ci porta ad una vera trasformazione, visto che, al di là di ogni credenza, il fiore rappresenta la gioia di vivere, la fine dell’inverno e la vittoria sulla morte. “Se cerchi Dio, lo troverai che ti sorride in un fiore” (cit di K. Gibran ndr)
Soltanto attraverso la particolare formazione nel metodo di Armonizzazione Oloenergetica®, gli operatori professionisti possono offrire consulenze di Floriterapia Oloenergetica ® con i Fiori di San Francesco®, sia per uso personale, che per gli ambienti Trans-Formare cioe’ Assumere Una Nuova Forma e per farlo, occorre che tutti i passi siano seguiti……
Ora Et Labora …..qui sta il segreto della vita : Ora = Intento Labora = Azione
Se mettiamo l’intenzione poi possiamo avanzare, evolverci e trasformarci.
Che San Francesco e i suoi fiori, possa davvero accompagnare tutti in una splendida e luminosa trasformazione…”
- Che differenza c’è tra i fiori di Bach e i fiori di San Francesco?
“Secondo Bach le malattie non esistono; l’unica vera malattia è l’incapacità di amare.
La malattia dunque, è la relazione all’interferenza, essa si può definire un sintomo che ci dice che qualcosa non va così ci si può chiedere che cos’è che mi manca perché mi manca di che cosa ho bisogno.
Possiamo quindi dire che I fiori di Bach si centrano sul sintomo, mentre i Fiori di San Francesco trattano esclusivamente l’aspetto animico della persona, ovvero come accompagnare la persona nel suo compito di vita qui sulla terra oggi”.
Dei fiori di San Francesco non ne avevo mai sentito parlare, ringrazio quindi Silvia di cuore per queste informazioni e se volete, potete seguirla sul sito: www.comearoma.it
Barbara Balestrieri
Ad Anzio il problema dei gatti randagi seguito dalle volontarie
La favola del Parco dei Principi
La favola del Parco dei Principi: questo il post pubblicato da Valentina su Facebook.
“C’era una volta, in un paese lontano lontano sul mare, a ridosso della Nettunense, una gatta.
Non aveva una macchia sul muso, la vecchia soffitta vicino al mare l’avevano affittata a nero per millemila euro ai romani e quindi si era ritrovata per strada. In più si era fatta incastrare da un micione conosciuto su gattinder il quale, dopo aver fatto i comodi suoi, si era dato al gosthing, non prima di essersi assicurato di aver tramandato il suo patrimonio genetico di gatto comune del cacchio (avesse avuto almeno il pelo lungo, tacci sua).
Mamma gatta era orba come una talpa, sveglia come Flavia Vento e amava i libri di Stephen King. Così, quando arrivarono le contrazioni, visto che stava leggendo “IT” ebbe una bella pensata: “Ma sì, perchè no? Perchè non andare a partorire in un tombino di scolo sulla Nettunense in piena primavera, a ridosso dell’invasione barbarica da parte dei romani mentre Studio Aperto già si sfrega le mani pensando a quanta acqua, frutta e verdura dovremo consumare per fronteggiare l’estate più torrida degli ultimi x anni?”.
E così fece. A quel punto i Darwin Awards erano lì ad un passo, soprattutto perchè da questo tombino bisognava uscire per andare a cercare da mangiare per lei e la fortunata prole, quando ecco arrivare incredule le volontarie gattare (che stavano giustappunto chiedendosi quale situazione paradossale sarebbe toccata loro in sorte) sfidare il traffico sdraiandosi sulla Nettunense per capire come fare a salvare ‘sta famiglia de rimbambiti. E mentre le auto sfrecciavani e l’asfalto si faceva rovente, eccoli lì: sufficientemente vicini da porterli vedere e sentire, irraggiungibili da braccia umane.
(sospiro).
Ad Anzio non esiste la Asl veterinaria, così dopo aver denunciato la situazione sui social, partì quella che nei TG viene definita “la macchina della solidarietà”: ecco dunque sopraggiungere vigili del fuoco, guardie zoofile, vecchietti con le mani dietro la schiena nel ruolo di direttori dei lavori, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, cittadini in ansia, tutti a darsi un gran da fare per recuperare Mamma Tombina e i suoi cuccioli.
Per un giorno.
Il giorno dopo però c’era la sagra della cozza e così sul luogo rimasero solo le volontarie e un pompiere i quali, armati di gabbie trappola, infinita pazienza e bustine di cibo per gatti, riuscirono finalmente a recuperare quel fulmine di Mamma Gatta e due cuccioli. Leggenda narra che ce ne fosse un terzo, ma dopo ulteriori giorni di appostamenti e ricerche, ci si dà pace: evidentemente erano solo due.
Quel giorno nel paese fu festa grande: piogge di cuori su facebook, gif animate di ringraziamento e giubilo che manco sotto ai post dei figli dei Ferragnez che fanno il ruttino, lacrime di commozione e anime toccate nel profondo da questa storia di amore, coraggio e abnegazione. Mamma Tombina e i suoi cuccioli toccarono il cuore di tutti.
Per un giorno.
Il giorno dopo sti caz*i de mamma gatta e i gattini, finiranno in un metaverso inventato da Zuckerberg insieme ad MSN, il Festivalbar e le cartoline, no? Cioè, sono salvi, pace.
No, la Margherita Hack di tutti i felini con annessa prole composta ahimé da gattini manco bellissimi e oltretutto bianchi e neri, tra i più comuni e anonimi esistenti al mondo, finirono in stallo, poi in un altro stallo e tra un pò pijano la patente e li piazzamo, come dice Zerocalcare, col coso, lì... Col caz*o.
Come nelle migliori storie però c’è un meritato, splendente e luminoso lieto fine: nei giorni di appostamento che manco la Digos, nel parco antistante il tombino scelto, le volontarie trovarono un altro gattino, nero, bellissimo, dolcissimo e affettuoso, e lo chiamarono Nerone.
Poi ne arrivò uno biondo, bellissimo, dolcissimo e affettuoso, e lo chiamarono Champagne. Poi arrivò una squamina, bellissima, dolcissima e affettuosa e incinta, così chiamarono il veterinario.
Poi si trovò un gattino bianco e nero e si scoprì che era probabilmente il terzo cucciolo di mamma Tombina, così chiamarono la stallante e riunirono la famiglia (evviva, un altro cucciolo che nessuno se pija). Poi ne arrivarono tipo Tantissimi, decine e decine e decine, bellissimi, bruttissimi, dolcissimi, selvatici, affettuosi, indemoniati, piccoli, vecchi, pieni di zecche e tutti da sterilizzare, nutrire, stallare e magari far adottare e così chiamarono Dio e gli chiesero: “Aho, che avemo deciso?!”.
E fu così che, in attesa di una risposta, forti dell’assenza totale di fondi e sostegno da parte del Comune, le volontarie e le stallanti di Anzio vissero quella estate felici, contente e con più gatti da piazza’ che sentimenti. Fine”.
Valentina in modo ironico denuncia una realtà che è presente sul nostro territorio. E’ iniziata l’estate e con lei sono sbucate le cucciolate e il super lavoro per le volontarie. Purtroppo la situazione sul nostro territorio è critica e fino ad oggi nulla è stato fatto per arginare questo problema.
Non c’è giorno in cui non arrivino segnalazioni di recupero di mici, non c’è giorno in cui queste volontarie, nonostante il caldo e i vari impegni quotidiani, non siano impegnate nel recuperare gatti per strada evitando incidenti pericolosi.
Questo post di Valentina, accompagnato da queste mie parole non vogliono esprimere giudizi di alcun tipo, ma dare voce a un problema enorme che è presente sul nostro territorio e cui non si riesce a far fronte.
Se non potete adottare un micio, potete dare una mano alle volontarie con pappe e quanto necessario per sfamare i gatti di colonia, potete donare una sterilizzazione.
Le modalità le trovate sulle pagine Facebook: I gatti del colle di Anzio I Gatti Di Anzio Amici PER La CODA.
Con la speranza che i piccoli messi in stallo possano trovare una famiglia che li accolga (faccio presente che le adozioni sono aperte a chiunque in Italia voglia adottare un cucciolo o un gatto adulto) ringrazio di cuore le volontarie per il loro Amore che mettono ogni giorno nel salvare piccole vite.
Barbara Balestrieri