Non sempre le disfunzioni ed i disservizi sono stati creati dalla pandemia, ma da sgangherati rappresentanti politici
Di Covid se ne parlerà e si scriverà molto
E’ vero che le osservazioni di un fenomeno sociale hanno bisogno di un necessario distacco temporale affinchè perdano la provvisorietà della cronaca ma alcuni aspetti relativi ad un fenomeno cosi violento e cosi complesso, come quello del covid 19, possono essere valutati già nel contesto, perchè essi sono di carattere funzionale e quindi direttamente misurabili. Si parlerà di Covid per decenni proprio come si parla ancora di “spagnola”, che è di un secolo fa, ma nel caso del Covid potranno anche essere analizzati fatti ed avvenimenti in modo molto più scientifico perche immensamente piu grande è la documentazione che la comunicazione di oggi sta via via producendo e molto ci sarà da leggere in relazione ad un mondo estremamente piu complesso ed evoluto come quello di oggi.
La pandemia ha stravolto la nostra società in modo da lasciare un segno indelebile; ne ha cambiato l’atmosfera, ne ha modificato i termini di riferimento e gli stessi obiettivi esistenziali, o quanto meno il modo di perseguirli. Insomma per due anni e non sappiamo per quanto ancora, miliardi di persone hanno vissuto il rischio di una presenza occulta a forma di sfera rossastra ornata di fiorellini: un invisibile mostriciattolo che ha fatto tremare il mondo e ha portato con se milioni di vite. La nostra società ha cercato di rispondere adattandosi alle circostanze con modalità a volte efficaci e spesso incomprensibili ma, specialmente durante il precedente governo, in modo del tutto inadeguato se il risultato è quello che pone l’Italia al primo posto in Europa per numero di decessi. La macchina organizzativa sanitaria si è rivelata decisamente inadeguata come inadeguato è apparso il tanto decantato Sistema Sanitario Nazionale la cui territorialità non ha costituito quella prima ed efficace linea del fronte che avrebbe dovuto essere. Il sistema organizzativo dei servizi ha reagito, nel periodo, in modo del tutto differenziato come accade in carenza di forti capacità apicali ed il regionalismo sanitario ha mostrato tutti i suoi limiti. La didattica a distanza è stata ed è un disastro ed è servita principalmente per mettere in evidenza differenze sociali e l’inadeguatezza della rete di trasmissione dati, mentre personaggi del tutto inadatti a decidere, impiegavano centinaia di milioni di Euro nell’acquisto di banchetti di scuola con le ruote. L’aver ignorato sin dall’inizio le lacune del sistema è servito a prolungare una situazione di danno sociale e didattico in particolare nella nostra scuola primaria. Addirittura sociologi della domenica si sono sperticati nell’elogiare quello che non si sa perchè viene chiamato “smart working” come se fosse la scoperta dell’acqua calda. Altri studiosi, successivamente, però, hanno rivelato i forti cali di produttività ribadendo quello che la logica avrebbe dovuto suggerire sin dall’inizio e cioè che il lavoro a distanza è possibile e produttivo quando inserito in un contesto di funzionalità e se supportato da una tecnologia e da piattaforme adeguate. Il lavoro a distanza, perchè possa essere ritenuto funzionale, deve essere praticato perchè richiesto dal sistema in cui è inserito e non perchè deve servire ad evitare la trasmissione del contagio del virus. Poi nel nome del Covid se ne sono viste e se ne vedono di tutti i colori e l’interpretazione dei vari responsabili dei servizi l’ha fatta da padrona. Mentre nell’area privata le esigenze della produzione e dell’erogazione di servizi hanno indotto comportamenti funzionali, in quella dei pubblici servizi si assiste, sempre nel nome del Covid, a ritardi di ogni genere, spesso giustificati da eccessiva cautela e non di rado da lassismo. Uffici comunali praticamente bloccati per mesi, uffici pubblici praticamente inaccessibili. Gli uffici postali, senza piu sale di attesa, hanno costretto tutti i clienti, senza eccezione di età o condizione, ad estenuanti file sotto le intemperie e lo stesso è accaduto per la grande maggioranza degli studi dei medici dei famiglia. Molto raramente sistemi informatici hanno sopperito a fornire alternative e, quando lo hanno fatto, esse si sono rivelate discriminatorie proprio come la didattica a distanza per la difficoltà per molti di accedere ai servizi telematici. Poi non sempre il servizio fornito in rete è riuscito a sopperire alla carenza di presenza. Personalmente ho sempre provveduto, nella mia vita, a rinnovare, alla scadenza, il mio documento di identità, in modo immediato, semplicemente portando tre foto, compilando un modulo e versando una modesta somma. Ho chiesto il rinnovo della mia carta d’identità in ottobre e mi è stato fissato un appuntamento il 1 aprile, ma credo che la data sia solo un caso e non voglia essere uno scherzo. Dire che molti hanno cavalcato il Covid è forse eccessivo ma certamente è mancata la chiarezza delle regole e la loro uniformità. Insomma nel nome del Covid ed in assenza di una forte ed uniforme organizzazione istituzionale è stata la sagra dei protagonismi che è servita a diversificare uno sforzo che invece sarebbe dovuto essere concentrato ed univocamente indirizzato.
Se ne parlerà e se scriverà tanto. I libri già fioccano ma non serviranno a niente se non se ne ricaverà una lezione forte e condivisa e se non se ne trarrà la convinzione che il nostro sistema amministrativo e, quindi anche sanitario, hanno bisogno di nuove regole e nuovi strumenti per essere al passo con un progresso sociale indispensabile a soddisfare la comunità e non gli interessi di sgangherati rappresentanti politici.
Sergio Franchi