SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
PRIMAVERA
Giorni alterni di pioggia violenta, raffiche fredde di vento, capricci di un cielo in tumulto, come a ricordare che l’inverno se ne sta andando, in un letargo pronto a risvegliarsi a nuova stagione. La primavera è nel suo culmine. Ombre si allungano seguendo il ritmo di un sole generoso, in un caleidoscopico scintillio di nuovi colori, come una danza rigogliosa e allegra: La primavera danza nell’aria / e la riempie / di profumi e colori. Le gemme si sono già schiuse e della loro fioritura si libra come sospesa una pioggia di petali, come farfalle in volo. Giovani e ancor tenere foglie nutrono i frutti della prossima estate. Tutto si muove, silenziosamente. La linfa scorre di feconda energia e la natura si apre a nuovi canti d’amore, tra i pigoli dei nuovi nascituri. Pino Pieri ce ne canterà l’incanto in uno degli ultimi incontri del Simposio. Fra non molto, il mare e le spiagge ci chiameranno e la stagione dei nostri incontri lascerà spazio alle vacanze.
Ci prepariamo a salutarci con le immagini più belle, quelle della poesia, insieme a Maria Grazia Vasta e Rita Salimbeni. Poesia che in questi lunghi anni abbiamo coltivato con tanta passione, insieme all’arte, alla musica e alle scienze, e che sicuramente ha stimolato l’osservazione introspettiva di ciò che ci circonda, angoli spesso ignorati della nostra terra: tra l’asfalto maligno, / innocente, / si schiude una viola: / e dentro l’inchiostro / più nero / già sale inatteso, / un profumo di cielo. Quelle immagini che Pino, nei versi riportati qui sopra, continua a cantare, come un invito ad inserirci nei ritmi della natura, per rallentare e trovare un’umanità che ci consenta di sintonizzarci con il Tutto intorno a noi.
Giuliana
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
LA MIA PASSIONE
PER LA CHITARRA CLASSICA
di Roberto Cardinali
Roland Dyens,
“il mago della chitarra”/2
«Un gigante della chitarra
Roland Dyens, di fama mondiale è morto il 29 ottobre 2016.
Egli rimane uno dei grandi nomi della chitarra classica, (ma) anche la chitarra di tutti gli stili, perché è riuscito ad andare oltre i confini dei paesi e degli stili musicali». Così scriveva in un editoriale J.P. Biskup il giorno dopo la sua prematura scomparsa. Aveva solo 61 anni.
Dyens aveva lasciato un grande ricordo di sé. Era aperto alle nuove generazioni di chitarristi e sempre disponibile a incontrarsi con loro: incontri informali, incentrati sulla qualità e sull’autenticità emotiva.
I ricordi dell’inizio
Amava raccontare della sua epoca quando, «i docenti di chitarra erano [...] una rarità; (e) grazie a mia mamma che mi ha aiutato molto a trovare qualcuno».
Proprio in seguito alle raccomandazioni della madre rispose Grazia, la futura moglie che suggerì:
«[...] un indirizzo solo, si chiama Alberto Ponce».
Alberto Ponce il maestro
Infatti è evidente che l’amore per i colori, per la minuziosa ricerca dei dettagli espressivi più sofisticati, gli sono stati trasmessi da Alberto Ponce, dato il secolo da cui proviene l’esperienza chitarristica di quest’ultimo che gli aprì un mondo nuovo.
A chi gli chiedeva di quest’esperienza, di come si svolgevano le lezioni e qual era il tipo di repertorio prescelto, Dyens rispondeva:
«un repertorio proprio ampio, veramente, perché a lui piaceva molto, i colori e tutto, quindi la musica moderna, contemporanea, [...] si si si, senza, senza problemi questo, anche, musica romantica... musica... tutto veramente tutto, si si, gli devo molto l’approccio del suono, l’approccio dei colori...».
I RACCONTI DAL FARO
UN MARE, MA SENZA SPONDE
VORTICE OCEANICO
Nell’Oceano Atlantico settentrionale vi è una zona d’acqua chiamata Mar dei Sargassi, che - per le sue caratteristiche - si differenzia dalla restante massa marinache interamente la circonda. È creata al centro di un vortice, dovuto all’incrocio di quattro correnti marine che provengono da quattro diverse direzioni: da Ovest, La Corrente del Golfo; da Nord, La Corrente del Nord Atlantico; da Est, La Corrente delle Canarie; da Sud, La Corrente Equatoriale del Nord Atlantico. Le sue acque sono di un colore blu intenso, di temperatura più calda, di più elevata salinità, di eccezionale trasparenza sino a circa 120 metri di profondità, e in esse prolifera una particolare alga che le dà il nome.
CRISTOFORO COLOMBO
Il primo europeo ad incrociare ufficialmente il Mar dei Sargassi fu Cristoforo Colombo, nel corso del viaggio che lo stava portando alla scoperta del Continente americano. Partito lo storico 3 Agosto 1492 dal Portogallo, con le sue caravelle si imbatté improvvisamente in pieno Oceano Atlantico in acque ferme, avvolte da un denso strato di alghe brune, appartenenti al genere sargassum (nome derivato dal portoghese sargaço, cioè “acino”), tenute galleggianti da piccole vescichette, simili appunto ad acini d’uva. Fu così che quel tratto di Oceano (compreso tra i 20° e i 35° di Latitudine Nord, e i 40° e i 75° di Longitudine Ovest) prese convenzionalmente il nome dal sargasso che ne copriva la superficie.
Ecco come Colombo descriveva nei suoi appunti l’incontro con lo sconosciuto e vasto addensamento di sargassi: “Domenica, 16 Settembre 1492 – Il naviglio continuò a dirigersi a ponente […] Incominciarono a vedere alcune manne (ndr, “fasci”) di erba verdissima, che sembrava da poco tempo divelta dal suolo, ciò che fece credere a tutti vicina qualche isola […]”. Ma non era così, perché le acque erano ancora profonde. Uno scandaglio di 200 braccia (ndr, 366 metri) non riuscì a trovare il fondale. Ancora Colombo: “Venerdì, 21 Settembre 1492 -[…] Il naviglio seguendo ognora la presa direzione (ndr, verso Ovest) […]al soprastare del giorno, i nostri navigli rinvennero tant’erba, che impediva di navigare, come se il mare fosse stato ghiacciato; e quest’erba veniva da ponente […]”.
CULLA DELLE ANGUILLE
Un secolo fa si è scoperto che, oltre che per l’aspetto botanico che tanto meravigliò Colombo, la regione dei sargassi è particolarmente importante dal punto di vista zoologico. Fin dall’antichità (da Aristotele a Freud) si era cercato di conoscere il ciclo vitale di un bizzarro pesce serpentiforme: l’anguilla. Senza successo. Solo nel 1922, infatti, un biologo danese, dopo diciotto anni di ricerche,condotte soprattutto in mare, scoprì che il luogo di origine della Anguilla Europea (specie Anguilla Anguilla) era proprio quel Mar dei Sargassi, di cui parliamo. Di tutte le anguille del nostro Continente, comprese dunque quelle che vivono e peschiamo nel delta del fiume Po, nel Mare Adriatico. Si arrivò così a ricostruire scientificamente che l’anguilla, asessuata per gran parte della sua vita (che giunge anche ad ottanta anni), attraversa quattro stadi di metamorfosi: nasce - come detto - nella zona sargassiana dell’Atlantico settentrionale come minuscola “larva”(1° fase); poi, trasportata dalla Corrente del Golfo e dalla deriva marina per circa 5.000 km, raggiunte le coste europee diviene “anguilla di vetro” perché trasparente (2° fase); passando dall’acqua salata a quella dolce, diviene “anguilla gialla” (3° fase); infine, quando sviluppa gli organi sessuali diviene “anguilla d’argento” (4° fase).
È nell’imminenza del passaggio a quest’ultima fase della sua metamorfosi che l’istinto le impone di “tornare a casa”, al Mar dei Sargassi dove è nata, per deporre le uova. Con quest’ultimo atto avrà termine il suo ciclo di vita.
È normale chiedersi: “Ma, perché le nostre anguille nascono proprio nel Mar dei Sargassi?”Alla domanda non è stata data ancor oggi una risposta scientifica. Come, a tutt’oggi, non è stata acquisita la tecnica necessaria per farle riprodurre in cattività, pur ricreando tutte le condizioni delle acque ove sono nate.
Il Guardiano del Faro
IL SURREALISMO
Anarchia della fantasia
di Vincenzo Corsi
1924, “Primo manifesto del Surrealismo”
Le concezioni artistiche in esso esposte, si pongono in un atteggiamento di rottura con l’estetica dell’epoca. Soprattutto, il manifesto, è estremamente critico nei confronti di tutti quei contenuti che non rappresentano un puro volo della fantasia.
Il surrealista critica molti aspetti del pensiero positivista: le analisi della realtà prettamente scientiste e i romanzi nei quali molto spazio è dato a descrizioni oggettive della realtà, che nulla danno allo slancio del pensiero creativo.
L’artista deve indagare tutto l’ignoto; le profondità inconsce della mente e deve relazionarsi con i meccanismi stessi del pensiero. La sua attività, è un pensare sul pensiero. Una presa di coscienza dei procedimenti della vita dell’anima. Tutto ciò che riguarda un momento morto nel muoversi con slancio nei meandri di un reale astratto superiore all’oggettività piatta di una razionalizzazione asettica delle informazioni sensoriali, è giudicato ininfluente per la vita artistica e la vita in genere.
Ciò che viene criticato, è il primato della logica. Quella logica che conferisce un ordine al reale e che viene vista come una castrazione della forza e della potenza del pensiero stesso. L’uomo esclusivamente razionalista, è considerato come un essere tristemente civilizzato.
Reazione al mondo reale
Probabilmente, il surrealista avrebbe sacrificato il concetto moderno di civiltà per inseguire e raggiungere degli stati mentali costituiti da praterie ignote di fantasia. I rapporti tra progresso e anti-progresso subiscono, in questo orizzonte culturale, un’inversione. Come anche un’inversione vorrebbe essere attuata nei rapporti d’importanza tra sonno e veglia. Freud, con “L’interpretazione dei sogni”, aveva preso in seria considerazione la vita psichica nell’attività onirica.
Così André Breton, in questo Primo Manifesto, critica quasi fosse un ostacolo, sia la memoria e con essa qualsiasi attività razionale, sia lo stato di veglia stesso. Ciò che interessa, nell’ottica di questa poetica, è il concetto di libertà che nel sogno è assolutamente rappresentato. Ancora una volta il realismo limita l’uomo che vuole fare arte.
Nel sogno tutto è facile: si può volare, vedere cose inimmaginabili e vivere qualsiasi desiderio senza censura o difficoltà. Ma tutto ciò che arriva ai sensi nello stato di veglia, non è assolutamente da scartare. Più che altro, si cerca la sintesi tra ciò che è realtà e ciò che è fantasia e sogno. Un continuum perfetto tra sonno e veglia: la surrealtà appunto. Quindi, in conclusione, l’uomo è chiamato ad essere poeta del bello. “Bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire con un ombrello su un tavolo operatorio” come diceva Comte de Lautréamont, ispirando gran parte dei surrealisti.