Gli alunni del Santa Lucia Filippini hanno incontrato la Guardia di Finanza
A scuola di legalità
Giovedì 9 febbraio 2023 gli studenti dell’Istituto Paritario Comprensivo Santa Lucia Filippini di Nettuno (RM) hanno incontrato il capitano Cristiano Simonetti, Comandante della Guardia di Finanza di Nettuno, nell’ambito di una conferenza sulla legalità ospitata dall’Istituto scolastico medesimo, volta a evidenziare il ruolo della Guardia di Finanza nella tutela della legalità e dello sviluppo del senso civico all’interno di un progetto educativo.
Un incontro organizzato e fortemente voluto dalla prof.ssa Stefania Valenza, Coordinatrice di istituto per il progetto di Educazione Civica, grazie al prezioso sostegno dalla preside, Suor Fabiana Zivacudis e alla fondamentale collaborazione del capitano Simonetti.
L’evento, dal titolo “Scuola e legalità”, ha coinvolto tutti gli studenti del Liceo Scienze Umane Interculturale Quadriennale ed è stato finalizzato a sottolineare non solo il ruolo della Guardia di Finanza nella tutela della legalità medesima (con un particolare approfondimento sulle problematiche attuali legate alla digitalizzazione e al web), ma anche a dare voce all’esigenza che la scuola, in ambito civico, debba essere inserita in un progetto di formazione non solo della singola persona, ma anche del cittadino, per forgiare ed educare civicamente i giovani al rispetto e alla condivisione della legalità come valore fondamentale di ognuno.
Il capitano Simonetti, inoltre, ha illustrato anche il lavoro di tutela dei confini nazionali da parte della Guardia di Finanza che, nonostante l’assenza ormai delle dogane, è sempre fortemente in fermento, nonché le modalità di accesso all’Accademia, concentrandosi anche sulla possibilità di laurearsi all’interno in Giurisprudenza, rendendo così l’evento fruibile anche come orientamento in uscita per gli studenti.
Rispetto della legalità, senso civico, collaborazione tra le istituzioni, scuola come formatrice ed educatrice del cittadino, non solo come persona: tutto questo è stato alla base della conferenza che ha rappresentato un modo per avvicinare i giovani alle istituzioni, in un confronto e arricchimento reciproci sicuramente da coltivare per il futuro.
Istituto Comprensivo
Paritario S. Lucia Filippini
Nettuno
Vediamo i fatti delle affermazioni di Donzelli
Stato o mafia
Partiamo dai fatti, cioè da ciò che è avvenuto dal quale bisogna necessariamente risalire per trovare le ragioni e giustificare o condannare i comportamenti: Alfredo Cospito è un terrorista del tipo di quelli che spadroneggiavano negli anni 70 e lasciavano stelle a quattro punte disegnate sui muri. Può definirsi come si vuole, ma così si chiama chi butta bombe in una scuola per allievi Carabinieri o costringe sulla sedia a rotelle un povero Cristo, colpevole di essere un dirigente di azienda.
E’ stato condannato all’ergastolo e sta scontando la pena in regime carcerario di massimo isolamento, come stabilito dalla Magistratura, perché è la Magistratura che, di fatto, definisce l’applicazione di questo tipo di pena comunemente chiamato 41bis, non il Governo.
Alfredo Cospito inizia lo sciopero della fame perché ritiene che il regime carcerario definito dal 41bis sia da abolire e, precisiamolo, perché è lui che lo ha dichiarato, Cospito non chiede che il 41bis gli venga revocato ma che il 41bis venga abolito “in toto”. Potremmo dibattere sull’utilità di questo provvedimento oggi ma ci allontaneremmo dalla materia del contendere.
Il giorno 31 gennaio durante un intervento alla Camera il Capogruppo di FdI Donzelli ha accusato il PD di sostenere la causa dell’anarchico Alfredo Cospito e quindi gli obiettivi della mafia, perché 4 deputati di quel partito erano andati ad incontrare il prigioniero e nel farlo ha riferito notizie di contatti fra Cospito e mafiosi che, per il fatto che sono riferite a detenuti in 41bis, sono da considerasi sensibili. Ne nasce un casus belli, una gran gazzarra, anche perché il deputato Donzelli è vice presidente del Copasir, la Commissione parlamentare che sovraintende i Servizi Segreti. Torniamo ai fatti quindi: Il quotidiano Repubblica del giorno prima aveva già dato un ampio resoconto dei rapporti fra Cospito e rappresentati di Cosa Nostra, che da anni si battono per l’eliminazione del cosiddetto “regime di carcere duro”, che ha fortemente ostacolato l’attività criminogena della malavita organizzata.
A due ore di distanza dal contestato intervento dell’On Donzelli alla Camera, Domani-online riporta i dettagli dei dialoghi che sono intercosi nel carcere di Sassari dove Cospito era detenuto. Non è chiaro come può essere definita materia riservata ciò che è stato pubblicato in modo dettagliato dalla stampa. Sempre restando ai fatti: il più rappresentativo dei quattro deputati del PD, che hanno visitato Cospito nella sua cella del carcere di Sassari, è certamente Andrea Orlando, il più influente visto che è stato Ministro della Giustizia il quale, come già fatto in precedenza, in un tweet del 31 gennaio, scrive “ho detto in tutti i modi che il 41 bis va revocato proprio in ossequio allo stato di diritto”.
Sempre restando ai fatti: la prassi e le regole prevedono il diritto/dovere dei Parlamentari di visitare gli istituti carcerari con lo scopo di verificare se i diritti di questi siano rispettati. Non è previsto, però anzi è proibito, che i Parlamentari visitino un singolo detenuto; ed è quanto meno inopportuno che visitino quel detenuto che è, evidentemente, in contatto con altri detenuti in regime di 41 bis in quanto condannati per mafia e che sta facendo lo sciopero della fame per abolire il regime carcerario che le mafie odiano. Sono i fatti che dicono questo e dicono anche che, per non guardare alla trave nel proprio occhio si va a guardare la pagliuzza nell’occhio dell’avversario, il dito ma non la luna. Non so se la frase “state con lo Stato o con la Mafia?” sia la frase più opportuna da rivolgere a parlamentari dell’opposizione, anche se ricordo questi ultimi dare dei fascisti e degli assassini ai primi; ma non è questo il punto.
Il punto è: se in base ai fatti, agli attentati che oggi avvengono in Italia, alle dimostrazioni violente in cui i soliti centri sociali ed i gruppi della sinistra estrema rimpolpano le fila dei pochi anarchici, in un contesto storico drammatico di guerra e di crisi, sia opportuno alimentare una gazzarra politica fatta di nulla. Assolutamente di nulla. Forse la ragione la offre la psicologia sociale che codifica la reazione violenta come reazione compensativa della frustrazione.
L’impiegato o l’operaio della catena di montaggio accumulano frustrazioni durante la propria attività lavorativa che compensano diventando violenti e provocatori guidando l’auto nel traffico. Alla stessa stregua un partito nel caos più completo, che spende mesi per fare un congresso, dilaniato da dissidi interni e da una continua perdita di consenso, dopo una sconfitta elettorale e di fronte ai successi ed alla persistente crescita dell’avversario, sfoga la propria frustrazione reagendo in modo del tutto spropositato ad una provocazione; dimenticandosi per di più di analizzare le ragioni della provocazione. Rifiuto il benaltrismo e non amo eludere i problemi piccoli perché esistono problemi più grandi, ma non ritengo nemmeno utile a chi lo fa, gonfiare di consistenza ciò che consistenza non ha.
Il partito di Donzelli, non la Presidente del Consiglio che non c’entra niente con gli eventi parlamentari, si interroghi sul comportamento dell’on Donzelli.
La Magistratura verifichi se sono stati commessi reati. Il Partito Democratico faccia uno sforzo e si interroghi sul comportamento dei suoi parlamentari, sulle ragioni di una visita anomala, sulla posizione dell’ex ministro Orlando sul 41bis e sulla linea del partito rispetto al 41 bis. Ma quello che è più importante si ponga la domanda sull’opportunità politica di trovare alcuni importanti rappresentati che combattono dalla stessa parte di quei delinquenti che buttano bombe e di quegli studenti che nell’aula magna di Lettere, in una riunione del 3 febbraio, hanno inneggiato alle Brigate Rosse ed ai tempi eroici in cui imperversavano facendo stragi. Poi sarà un giurì d’onore, costituito dal presidente Fontana e con un presidente della stessa parte politica che si ritiene offesa, a decidere ed a prendere provvedimenti. Ma si torni a fare politica, a discutere dei problemi del Paese, all’inflazione, al costo dell’energia, alla guerra, alla pandemia e... anche a dare una guida forte ed autorevole ad una forza politica che, anche se in altre forme, ha scritto la storia di questo Paese . Polemiche del genere non giovano mai a chi le crea, ma spesso giovano all’avversario. I sondaggi lo provano.
Sergio Franchi