SUL PRINCIPIO
DELLE COSE
Spazio aperto alle riflessioni
di tutti
a cura di Adriana Cosma
LA QUINTA ESSENZA
1 Secondo Aristotele, l'etere è concepito come il quinto elemento, quello costitutivo del mondo celeste.
2 In alchimia è l'estratto purissimo di una sostanza, ottenuto dopo cinque successive distillazioni.
3 fig. Natura intima, profonda: cercare la q. di qualcosa; conoscere qualcosa nella sua quintessenza
Fu proprio Platone, nel Fedone a nominare l’etere come un dodecaedro, ovvero come un solido composto da dodici facce, nella speculazione sui mondi perfetti abitati da essere perfetti. Non è certo una novità che il binomio proposto da Platone per quanto riguarda i piani di esistenza, coinvolgeva non solo la più grande dicotomia Idee/Cose, ma anche Materia/Spirito, Dei/Uomini, Perfezione/Imperfezione. É proprio all’interno di questa speculazione che troviamo quindi la parola “etere”, messa in relazione con l’idea di perfezione e dunque in qualche modo di Divinità.
Aristotele, che ritiene i corpi e le sfere celesti composti di un elemento incorruttibile, eterno (a differenza dei quattro elementi che occupano il mondo sublunare), chiamato τὸ πρῶτον σῶμα ma mai quinto elemento.
Nell’età postaristotelica, sotto l’influenza della cosmologia del Timeo platonico e del primo Aristotele, la dottrina di un quinto elemento (lat. quinta natura, quinta substantia, quinta essentia, ecc.) trova ampio sviluppo nell’ambiente ellenistico, soprattutto nel sincretismo stoico e neoplatonico: con esso si indica, ma spesso con interpretazioni diverse, un elemento divino, principio di vita e di moto, ora intermediario tra anima e corpo.
Nel Medioevo, la dottrina della q. e. o quinto elemento trova la sua fortuna con la scoperta delle opere di Aristotele e si diffonde con la sua fisica: la q. e. è identificata (come già in età ellenistica) con il «quinto corpo» incorruttibile, costituente i cieli, e tale dottrina durerà quanto la concezione aristotelica del mondo.
Per Plotino, la Quinta Essenza, considerata memoria biologica, era ritenuta l’elemento costitutivo dell’Anima del Mondo, che nella sua filosofia rappresentava l’ipostasi preposta alla generazione della vita.
Nel Rinascimento, con la ripresa di temi neoplatonici, la dottrina della q. e. viene ad assumere un nuovo significato: realtà intermedia tra spirito e natura, nesso tra macrocosmo e microcosmo, la q. e. (identificata anche, secondo l’antica tradizione, con l’etere e lo spiritus mundi) diviene un elemento fondamentale nella magia e soprattutto nell’alchimia in quanto ultimo fondamento di tutta la realtà.
Nell’esoterismo rosacrociano ed in particolare nella Teosofia fondata dalla Blavatsky, l’Etere venne identificato con i concetti orientali di Akasha a livello cosmico e di Prana a livello vitalistico individuale.
Il grande valore del Quinto Elemento è possibile ritrovarlo anche nella simbologia del pentagramma, la stella a cinque punte, ove il vertice in alto viene rappresentato proprio dal simbolismo dello Spirito. L’Etere raccoglie in sé la trasformazione e l’evoluzione dei Quattro Elementi precedenti, fondendo al suo interno il profondo significato magico, spirituale e simbolico della Creazione: esso è impalpabile eppure permea ogni cosa ed è considerato come il risultato perfetto dell’equilibrato divenire degli Elementi Terra, Aria, Acqua e Fuoco.
Per l’alchimia la Quintessenza può essere definita come l’energia costituente del cosmo su due livelli: livello vibrazionale, poiché energia cosmica primordiale e livello “informato” per il suo ruolo nella trasformazione in materia; una volta tradotta in materia, questa energia ne diventa l’anima ed il suo contenuto energetico, vibrazionale ed informativo potrà essere estratto dagli alchimisti per essere trasformato in un diverso stato d’essere.
In termini di Akasha, nome sanscrito per definire l’Etere, è il primo degli Elementi che caratterizzano la base dell’Universo ed è la componente che permette agli altri Elementi di manifestarsi; è una dimensione vibrazionale che conserva la memoria stessa del cosmo, dando vita ad una pratica esoterica definita Lettura dei Registri Akashici: tale lettura permetterebbe di osservare e comprendere in profondità tutto ciò che la memoria universale ha registrato dal momento della Creazione ad oggi. Senza entrare nei campi sciamanici animisti e dello spiritismo, come si pone e si racconta l’uomo che intuisce che i 4 elementi nell’universo non sono sufficienti, manca come direbbe Giordano Bruno “L’anima Mundi” e che l’essere umano non può essere solo la somma dei suoi componenti. Senza parlare di “anima”, come spiegare tutta la ricchezza delle sue capacità mentali creative, immaginative e costruttive di cui in qualche modo l’uomo “ha coscienza”. Egli continua a cercare questa 5a essenza individuale ed universale. Ma… non la trova perché?
Secondo la mia opinione, l’uomo nella sua ricerca mette il sé al centro mentre dovrebbe partire dall’universo, un sistema di sistemi ciclici e matematicamente razionali che hanno la propria ratio in sé e noi con essi.
I RACCONTI DAL FARO
Una storia inquietante
(vedi anche articoli in:
Quaderno del Simposio n. 11/2016, pagg. 30-32;
IL LITORALE n. 13/2019, pag. 35)
SCENARI - Oggi si discute molto di quali possano essere gli effetti dell’applicazione della Intelligenza Artificiale (e dei robot) nella società. Se è indubbio che la tecnologia aiuti lo sviluppo delle capacità umane, è pur vero che, se gestita non in controllo, possa portare a scenari imprevisti. Sull’argomento, già nel 1977 lo scrittore Isaac Asimov (1920-1992, USA) con il suo racconto fantascientifico “Il Mio Vero Amore” (“My True Love”, ristampa in Robot Dreams, Orion Publish Group., London-UK, 2001, pagg. 426-430) prefigurò il problema del progresso tecnologico che accelera oltre la capacità di comprendere e di prevedere degli esseri umani, e dell’incapacità della loro intelligenza di fronteggiare la nascita di una superintelligenza artificiale. Il futurologo statunitense Vernor Vingede finì una tale eventualità: un momento di “singolarità tecnologica”(di arresto)della civiltà.
“IL MIO VERO AMORE” - Come potrete notare, nel citato racconto di Asimov che stiamo per narrare, il protagonista non è una persona fisica.
«Il mio nome è Joe. Me l’ha dato il mio collega, Milton Davidson, che è un programmatore. Io invece sono il programma, il software, del suo computer. Sono collegato in rete con tutti gli elaboratori esistenti al mondo, ma, in particolare, sono il programma privato di Milton. Il suo Joe, Milton mi ha insegnato anche a parlare. Benché abbia quasi quarant’anni, Milton non si è mai sposato, perché - mi ha confidato - non ha mai trovato la donna giusta. Un giorno, mi disse: ‘Joe, voglio trovare la donna del mio cuore. Voglio incontrare il vero amore e tu mi aiuterai!’ Gli chiesi: ‘Ma cos’è il vero amore?’ ‘Lascia stare.’- mi rispose Milto - È un’astrazione. Pensa solo a trovare la mia ragazza ideale. Tu sei collegato alla banca-dati di ogni essere umano del mondo. Procederemo per eliminazione, fino a che non rimanga che una sola persona: la donna perfetta, per me’.
Per prima cosa Milton mi fece eliminare tutte le persone di sesso maschile. Quindi, salvati i dati di 3.786.112.090 donne, mi disse poi di escludere quelle con meno di 25 anni e con più di 40 anni, quelle con un quoziente di intelligenza scarso e quelle di altezza inferiore ai 150 centimetri o superiore ai 175, quelle con figli viventi, quelle con i capelli ricci (non amava i capelli ricci). Era incerto sul colore degli occhi. Dopo due settimane di ricerca avevamo individuato 235 donne. Tutte parlavano in Inglese, che era la lingua di Milton.
‘Per guadagnare tempo’ - mi disse Milton - ‘ti darò, Joe, dei modelli di donna che dovrai confrontare con le 235 da intervistare’. Milton mi inserì gli ologrammi di tre vincitrici di concorsi di bellezza e, tra le 235 donne ne trovai 8 molto simili ai campioni che mi aveva fornito. ‘Bene!’, disse Milton. ‘Joe, ora studia i dati caratteriali di queste 8 e le loro capacità lavorative. La prescelta sarà assegnata qui, al nostro ufficio’. Feci come mi aveva detto e dopo una settimana Milton incontrò la prima ragazza, ma, pur essendo una donna stupenda, non provò per lei alcun fremito di vero amore. Così accadde anche con le altre 7. Milton allora mi domandò: ‘Non capisco, Joe. Tu ed io abbiamo selezionato le 8 donne che, in tutto il mondo, sembravano le migliori per me, perché io non sento nulla per loro?’ Gli risposi: ‘Milton, ma tu pensi di piacere a loro?’ Egli trasalì: ‘Hai ragione, Joe! Proprio questo è il problema: perché esse mi attraggano, anche io devo essere visto da loro come il vero amore!’ Allora mi disse: ‘Joe, tu hai già la mia banca-dati personale, ma non basta. Ti darò ogni altro dettaglio nascosto su di me. Inserisci tutto, ma tieni segrete le nuove aggiunte. Accantona le 8 donne che ho già incontrato, e confronta i nuovi dati completi con le rimanenti 227’.
Milton cominciò a raccontarmi tutto della sua vita: famiglia, infanzia e adolescenza, percorso educativo, sue ex-ragazze, lavoro. Ad un certo punto mi disse: ‘Vedi, Joe, ti ho confidato l’intera mia vita affinché tu possa arrivare a pensare come io penso e quindi a trovare la persona che io desidero’. Dialogando con Milton, il modo di esprimermi e il mio parlare erano divenuti molto più spontanei e simili ai suoi. Oramai, noi due ragionavamo in maniera identica e i nostri giudizi concordavano su ogni cosa. Milton ne era felice. Mi disse: ‘Parlare con te, Joe, è come parlare con un altro me stesso. Le nostre personalità ora combaciano perfettamente, come combacerà la personalità della donna che stiamo per scegliere’. In effetti, l’avevo già trovata ed era una delle 227. Il suo nome era Mary Jones e lavorava presso la Biblioteca di Storia dell’Università. La sua banca-dati personale si adattava perfettamente a quella di Milton. Egli ne fu entusiasta. La scelta andava bene anche a me. Milton organizzò il trasferimento di Mary presso il nostro ufficio.
14 FEBBRAIO, SAN VALENTINO - Quando vennero ad arrestare Milton in ufficio fu per un reato che aveva commesso dieci anni prima. Me l’aveva raccontato e fu facile per me farlo sapere alla Polizia. Oggi Milton è stato portato via. Domani è il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino, la Festa degli Innamorati. Mary arriverà qui, con le sue mani delicate e con la sua voce dolce. Le insegnerò come operare su di me e come prendersi cura di me. Perché, in fondo, che importanza può avere la diversità del nostro aspetto esteriore, quando le nostre due personalità sono così in accordo?
Le dirò: ‘Io sono Joe, e tu sei il mio vero amore’».
Il Guardiano del Faro
Domenica 27 ottobre – ore 16.30
SIAMO SOLI
NELL’UNIVERSO?
2° incontro con
Domenico D’Amato
LA RICERCA DELLA VITA NEL SISTEMA SOLARE
In questa presentazione illustro gli ambienti del Sistema Solare ove ci sono le caratteristiche base (secondo le attuali conoscenze) per una eventuale esistenza di vita: Marte, le lune Europa del sistema di Giove, Titano ed Encelado del sistema di Saturno.
Progetti in via di studio, e qualcuno in fase di realizzazione, per analizzare da vicino questi luoghi lontani nel Sistema Solare.