COMPRENDERE
FUORI DAI CONFINI
Béla Bartòk e la ricerca
del patrimonio musicale popolare/7
di Antonio D’Augello
Mikrokosmos: Trascrizione o creatività?
Quali brani appartengono davvero alla tradizione contadina, e quali invece frutto della creatività di Bartok. È un falso problema: Bartok studia “sul campo” partecipando a feste, balli, matrimoni, funerali, ponendo l’accento sulla contestualizzazione dei momenti musicali in quelle società. Non si a a “riportare” melodie, vuole appropriarsi di quel linguaggio facendone suo lo stile. Questa è l’innovazione: ogni sua melodia appartiene ad uno stile musicale nuovo ed omogeneo.
Una grande opera didattica sottovalutata e mortificata, dai docenti criticata molto spesso come “esotica” per rompere con la monotonia dei metodi tradizionali e nel migliore dei casi, utile ad avvicinare l’allievo ad una superficiale idea del nuovo.
Anche i concertisti, spesso ignorano del tutto le potenzialità performative e la valenza artistica particolarmente presente negli ultimi volumi dell’opera.
MIKROKOSMOS: Manifesto di libertà pedagogica
La Prefazione, prezioso punto di partenza vero e proprio manifesto delle convinzioni pedagogiche di Bartok.
Si opera in un contesto di estrema libertà. La mancanza di spiegazioni tecniche demanda al docente il compito di far luce su eventuali problemi. La responsabilità delle scelte è una prerogativa di libertà della quale bisogna imparare a usufruire fin da piccoli.
L’esempio dell’operato del docente è importantissimo.
Libero è anche l’atteggiamento che docente e allievo devono avere nei confronti del testo: si potrà suonare più o meno velocemente rispetto alle sue indicazioni, si potrà trascrivere, trasportare in altra tonalità, si potrà suonare lo stesso pezzo in molte versioni differenti.
Poi, però, da un certo punto in poi, quando lo studente avrà trovato un proprio linguaggio espressivo e avrà introiettato la possibilità creativa insita nel concerto di interpretazione, la fedeltà al testo e il rigore nella lettura dovranno essere assoluti.
Interessante e significativo è anche l’importanza che viene data ad una certa dose di agilità mentale necessaria per adeguarsi ai possibili adattamenti di alcuni brani.
È l’intelligenza a guidare le mani e non viceversa. Bartok sembra porre più fiducia nei discenti che nei docenti.
Il canto e il suonare con gli altri.
Importantissima risulta l’affermazione della centralità primaria di due esperienze: 1- le modalità operative attivate attraverso il canto, 2 - la pratica d’insieme favoriscono un affinamento delle capacità espressive dello studente, e il superamento costante delle criticità tecnico-strumentali. Esse favoriscono un affinamento delle capacità espressive dello studente e il superamento costante delle criticità tecnico-strumentali.
Il principio della gradualità si pone in maniera trasversale in tutto il Mikrokosmos, coinvolgendo gli aspetti tecnici, interpretativi e formali. Basti pensare alla progressività rigorosa con la quale Bartok introduce l’uso dei simboli della scrittura musicale.
Questo decorso è guidato dalla logica di senso globale, dalla percezione chiara dell’unità e inscindibilità di tutti gli elementi che concorrono alla definizione di ciascun brano, dall’impossibilità, in ogni momento, di separare la necessità musicale da quella strumentale.
Bartok ha profuso nelle sue opere didattiche la stessa ricchezza ideale, espressiva e fantastica che caratterizza le sue opere maggiori. Cosa, non solo assai rara, ma una prova di serietà, impegno e generosità: un’immensa risorsa pedagogica da valorizzare e utilizzare quanto più possibile.
«Il denaro dei contribuenti
deve essere sacro»
RICORDO DI
UN VERO E
GRANDE
LIBERALE
di Francesco Bonanni
Quest’anno ricorre il 150° Anniversario della nascita di Luigi Einaudi: 24 marzo del 1874.
In tempi in cui molti si dichiarano liberali, usurpandone non solo il nome ma soprattutto i valori dell’autentico Pensiero Liberale, è utile ricordare un “Uomo” che, in un Paese come il nostro storicamente statalista in chiave assistenzialista e dotato di scarso senso dello Stato, condusse per tutta la sua lunga esistenza una strenua battaglia non solo a favore della Libertà Civile e Politica, ma anche e soprattutto a difesa della Libertà di Mercato che giustamente considerava indispensabile premessa alle altre.
Ostile ad ogni spreco del Pubblico denaro.
Condanna la demagogia ispirata più a motivazioni elettorali che a beneficio dell’Economia Nazionale.
Per queste ragioni i suoi denigratori lo consideravano un “superato conservatore”.
Quando morì ipocritamente ne elogiarono la Figura ed il Pensiero. Al riguardo vale la pena ricordare una sua famosa “Predica della Domenica” che pubblicò il 1° ottobre 1961, pochi giorni prima di morire:
«Solo i “superati” i quali conoscono e ricordano le esperienze passate, gli errori in cui caddero, conoscono le maniere più atte a rinverdire il tronco apparentemente destinato a morire ed in realtà pronto a gittare nuovi rami e nuove fronde.
Non si scoraggino i superati; se essi hanno meditato sulla esperienza passata saranno sempre in grado di operare bene; laddove gli impronti novatori vedranno miseramente fallire i loro frustri programmi».
Il suo Pensiero si collega a quello Liberare Europeo:
una illustre schiera di Economisti europei quali Ludwig von Mises, Friederich von Hayek, Wilhelm Roepke, Jacques Rueff, Henry Hazlitt e Ludwig Erhard.
Anche nella vita privata era coerente col suo pensiero.
Il noto scrittore Ezio Flaiano raccontò che, invitato a pranzo al Quirinale insieme alla Redazione del giornale “Il Mondo” di Marco Pannunzio, quando arrivò il vassoio pieno di grandi frutti il Presidente Einaudi chiese ai commensali: “io prenderei una pera ma per me sono troppo grandi.
C’è nessuno disposto a dividerla con me?». Un bell’esempio per l’attuale Classe politica!
“Apostolo della Libertà”. Così è giustamente ricordato: Einaudi concepiva la libertà politica come una condizione necessaria al Progresso Sociale ed Economico. Proprio per amore della libertà si dedicò allo studio dei Fenomeni Economici e della vita dello Stato.
Da Governatore della Banca d’Italia difese la stabilità della Lira proprio in funzione della difesa della Libertà in quanto considerava la Libertà economica premessa essenziale per quella Politica.
Nemico implacabile del “Monopolio”, sia pubblico che privato, in che considerava il “Tiranno della Vita Economica” con le conseguenti ricadute su quella Politica. Se il Sistema Economico fosse crollato l’Italia sarebbe stata preda di disastrose Rivoluzioni e di nuove Tirannie.
È nel Libero Mercato che concepiva l’unica possibilità di realizzare il Progresso nella Libertà.
Da Presidente della Repubblica interpretò con molta discrezione il suo ruolo come un puro “Notaio dello Stato” intervenendo solo quando doveva firmare Decreti che contenevano spese senza l’indicazione della necessaria copertura finanziaria.
Convinto Europeista nella forma Federalista.
Ammonisce la Classe Politica Europea a rinunciare ad ogni velleitario e ottuso Nazionalismo.
Le sue “indicazioni” (Le Prediche inutili) purtroppo sono rimaste in gran parte inascoltate con il risultato che ne stiamo tutt’oggi pagando le conseguenze.
SUL PRINCIPIO
DELLE COSE
Spazio aperto alle
riflessioni di tutti.
IL TEMPO CICLICO
Diverse interpretazioni
Quando si parla di ciclicità si pensa alla concezione di tempo ciclico, periodico e ricorrente e subito vengono in mente le stagioni che si susseguono. Basta pensare all’antica Grecia e i relativi culti misterici Eleusini, ove la notte della stagione invernale personificata da Proserpina, si contrappone alla madre Demetra, la dispensatrice di messi che garantiva della luce della primavera. Questa è una concezione del tempo ciclico in senso “naturale”. Ma la ciclicità non è intesa solo nello svolgersi del tempo. Nelle dottrine orientali, esiste una ciclicità religiosa legata alle vicende dell’anima del defunto condizionata da i comportamenti negativi delle vite precedenti come per esempio il Karma indiano.
Similmente in Grecia si parla di reincarnazione per le colpe legate all’ignoranza; l’umanità ha molte esistenze nelle quali tentare di riconciliarsi con l’universo-dio.
Nella religione cristiana c’è la resurrezione dopo l’espiazione dal peccato originale. In questi casi sussiste la responsabilità umana per la sua salvezza.
Esiste una visione circolare a carattere ierofanica di Mircea Eliade, per cui la vita è un continuo superamento di ostacoli, una continua tensione verso la ri-creazione del Tutto. La via dell’uomo verso la realizzazione passa per la dimensione del “sacro”in una continua ciclica ri-generazione nel divino.
Poi c’è una ciclicità morale relativa alle vicende ed al destino dell’umanità legata ai suoi comportamenti e all’uomo libero di decidere. Il libero arbitrio è però condizionato dalle colpe dei propri discendenti che obbliga l’uomo, suo malgrado attraversare “fasi” di esistenza che vanno da un periodo aureo alla catastrofe finale che prelude ad un nuovo inizio.
In India l’umanità passa attraverso 4 fasi chiamate Yuga che compongono la storia di un ciclo chiamato Kalpa dal massimo splendore spirituale al deterioramento di ogni costume e la perdizione umana.
René Guénon (1886-1951) il pensatore franco-egiziano va nella stessa direzione con la teoria del Perennialismo, un “tradizionalismo integrale”. È una nuova che vede la fine della storia quando giunge al massimo della decadenza per l’incapacità dell’uomo di rintracciare le ataviche tradizioni, espressione di una sapienza non umana.
Esiste una ciclicità fatale, quella rappresentata dalle vicende norrene di Odino e della fine del mondo nel Ragnarǫk, la finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’ e quindi rigenerato. È il preludio al nuovo inizio che fatalmente seguirà le stesse sorti delle fasi precedenti senza possibilità di mutare né il principio né la fine, ma solo accadimenti insignificanti, dettagli dell’esistenza umana al loro interno.
Con Vico (1668-1744) vi è una ciclicità storica dal sapore divino guidata dalla provvidenza. Sono i corsi e ricorsi della storia. Gli uomini da un periodo primitivo e divino: «nel quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana» subentra un’età poetica ed eroica. Infine c’è l’età civile ed umana in cui «Gli uomini si trastullano nel piacere e si dissolvono nel lusso». Tuttavia l’uomo reagisce, può rialzarsi grazie all’ausilio della provvidenza divina che lo sostiene e lo porta ad un nuovo inizio.
Nietzsche (1844-1900) è il più originale. Teorizza «l’eterno ritorno dell’uguale». L’uomo presa coscienza delle remore create da lui stesso nel corso dei tempi: la religione, la morale, dio, se ne libera al pari di pregiudizi pervenendo ad una dimensione interiore, quella appunto dell’«oltre uomo», erroneamente interpretata nella traduzione con «superuomo». È grazie alla liberazione di queste remore che può liberare la propria volontà di potenza scatenata dall’impulso dello «spirito dionisiaco» che sopito ciascuno ha dentro di sé. È l’«oltreuomo» che accetta e ama il proprio destino per realizzarsi in esso con l’Amor Fati, l’accettazione gioiosa di ogni qualsivoglia evento inevitabile nella storia che si ripete e ritorna: un «eterno ritorno dell’uguale».
Conclusione
Personalmente credo che il Tempo sia una dimensione creata convenzionalmente dagli uomini come fittizio punto di riferimento dello scorrere dell’esistenza allo scopo di misurare gli eventi storici. Ma, nel contempo è un ambito che permea la nostra vita condizionandone ogni grande emozione così in passato, nel presente e nel futuro a prescindere da come si interpreti il suo evolversi.