Il Comune viene braccato da tanti titolari di servizi e da proprietari di terreni espropriati per un importo totale che sfiora i 10 milioni
Aprilia: decreti ingiuntivi per 9 milioni
Ci sono fatture da poche migliaia di euro, altre che superano i quattro milioni di euro. Ad accomunare i creditori che bussano alle porte del Comune, l’aver dovuto far valere in Tribunale i propri diritti e per poi tornare con i decreti ingiuntivi alla mano a chiedere il pagamento di una somma cumulativa che si aggira intorno ai 9 milioni 741 mila euro. Non è stato facile per i consiglieri della lista Giusfredi, Davide Zingaretti e Giorgio Giusfredi ricostruire la spaventosa situazione debitoria che incombe sulle casse del Comune di Aprilia, un lavoro possibile grazie a una richiesta di accesso agli atti presentata a settembre ma evasa solo a metà gennaio. Sommando gli importi contenuti all’interno dei decreti ingiuntivi emessi dai tribunali e notificati tra la metà del 2019 e l’inizio del 2020 da fornitori di servizi o società di costruzione in possesso di titoli esecutivi, emerge che l’amministrazione deve pagare debiti per 9 milioni 741 mila euro. Della lista fanno parte due fatture da 1.019 e 5448 euro a favore di una struttura sanitaria; altre 2 mila 146 euro per la segnaletica stradale; 6 mila euro per l’onorario del geologo che ha redatto lo studio in funzione della variante del cimitero; 75 mila 711 euro per il ritardo nel pagamento in favore della ditta che ha realizzato le reti fognare a Le Salzare; altre 371 mila euro a favore della Banca Farmafactory Spa, credito ceduto da Eni Spa, Enel Energia Spa, Giomi Lazio srl e Exitone Spa; 600 mila euro già riconosciuti come debiti furi bilancio per l’incidente del 2005 che costò la vita a un ragazzo di 15 anni. L’unica transazione che risulta riguarda forniture per 109 mila euro di Unicoop Tirreno e pagate per 74 mila, ma restano in bilico i due maxi debiti per l’esproprio dei terreni riconvertiti a verde di via Di Vittorio per il quale Salini Costruzioni Spa e Società Iniziative Immobiliari Spa ha trasmesso un atto di precetto da 4 milioni 233 mila 923 euro più 445 mila euro di interessi, mentre Flavia 82 poche settimane fa ha trasmesso al tesoriere un decreto ingiuntivo da oltre 4 milioni di euro a titolo risarcitorio. Atti impugnati dall’ente, intanto i creditori hanno cercato di far valere le proprie ragioni in forza di sentenze provvisoriamente esecutive. Debiti che si aggiungono a 1 milione 600 mila euro che il Comune sta già pagando ogni anno per la rottamazione della cartella esattoriale relativa all’Asam sui contributi mai versati; 4 milioni per le fatture contestate su cui l’arbitro tra le parti deve decidere; i soldi per gli espropri mai perfezionati.
“Atti che completano il quadro della drammatica situazione in cui versano le casse dell’ente – spiegano i consiglieri Giusfredi e Zingaretti – di cui il ricorso alle anticipazioni di tesoreria per carenza di liquidità e le difficoltà a incassare riscontrante dall’ufficio tributi sono segnali eloquenti. Non è un caso poi che nella classifica dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani Aprilia ha conquistato la maglia nera per un tempo medio di pagamento di opere e forniture di 94 giorni e un ritardo ponderato di 67 giorni”.
I due esponenti di centrosinistra si interrogano sull’opportunità del settore finanze di effettuare una seria analisi per scongiurare lo spettro della bancarotta.
“L’amministrazione vanta crediti nei confronti di Rida Ambiente, che potrebbero non bastare a coprire per intero l’esposizione oltre a quelli solo virtuali di Aser – commentano Giusfredi e Zingaretti – i debiti sempre più corposi invece, che vanno a sommarsi a quanto già il Comune sta pagando (cartella esattoriale di Asam), prima o poi dovranno essere saldati e allora non basterà più far quadrare il bilancio. Continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto è fatica sprecata. Serve un piano di ricognizione, perché al debito derivante dalla somma dei decreti ingiuntivi si aggiungono oneri per mutui che sarebbe il caso di estinguere senza accenderne di nuovi, il continuo ricorso all’anticipazione di cassa e le storiche difficoltà ad incassare le imposte dai cittadini. Un forte sbilanciamento tra entrate e uscite che non può risolversi continuando ad amministrare senza un disegno chiaro”.
4 MESI DI DATI CANCELLATI
Gli oltre 9 milioni di euro che il Comune di Aprilia dovrà pagare rappresentano solo una cifra parziale e non includono tutti i decreti ingiuntivi pervenuti all’ente tra il 1 dicembre 2018 e il 19 marzo 2019, perché quei dati protocollati, al pari di tanti altri custoditi nei server del Comune di Aprilia, sono andati irrimediabilmente persi. Un dettaglio che emerge chiaramente dalla richiesta di accesso agli atti presentata dai consiglieri Giorgio Giusfredi e Davide Zingaretti. Nel rispondere all’istanza protocollata a settembre 2019, il responsabile del servizio avvocatura Massimo Sesselego dichiara di aver inoltrato tutta la documentazione in suo possesso relativa al periodo gennaio 2018 settembre 2019, a eccezione dei mesi tra dicembre 2018 e marzo 2019, specificando che ciò è dovuto alla “ perdita totale dei dati che ha colpito i sistemi informatici dell’ente” in maniera tale da rendere impossibile l’accesso ai dati protocollati in quel periodo e criptati in maniera tale da renderli illeggibili. Peccato che solo qualche mese fa, a luglio 2019, in risposta a una interrogazione scritta presentata sempre dai due consiglieri della lista Giusfredi e relativa all’attacco hacker, il sindaco nella sua risposta assicurava che il ramsonmware non aveva comportato alcuna perdita di dati in quanto “nonostante il virus abbia reso illeggibili dei dati utilizzati dai servizi demografici e protocollo, l’ente ha ripristinato un vecchio back up”, recuperando integralmente i dati resi illeggibili e relativi ai quattro mesi precedenti all’attacco e specificando che la Innovo, amministratore delle reti, procedeva con back up a cadenza giornaliera.
“Due versioni completamente diverse – commentano Giusfredi e Zingaretti – a fronte delle quali ci domandiamo quale sia la verità. I dati sono andati irrimediabilmente persi o manca della documentazione al nostro accesso agli atti? Di sicuro ci sono cittadini che hanno lamentato disagi compatibili con una perdita dei dati, ma se così fosse l’amministrazione ha cercato di tenere nascosta una notizia importante e che riguarda tutti, non solo chi amministra. Una città di oltre 70 mila abitanti non può mettersi una leggerezza simile: deve essere dotata di software all’avanguardia e sistemi in grado di eseguire quotidianamente back up dei dati. Virus informatici e hacker possono accedere anche nei sistemi più sicuri: solo la prevenzione può fare la differenza ed è proprio la carenza dei controlli preventivi ad aver generato questa incresciosa situazione”.
Francesca Cavallin