Preoccupati i cittadini che abitano a ridosso del parco
Al Manaresi si spaccia
Lo spaccio di droga ad Aprilia non è una prerogativa esclusiva di alcune zone lontane dal centro storico. Non esiste solo Toscanini, il più grande ed esteso quartiere popolare della città, dove si concentrano le maggiori attenzioni delle forze dell’ordine e che negli ultimi giorni è stato teatro di una importante operazione antidroga che ha portato, oltre all’arresto di un 40enne residente in via Londra, al sequestro di oltre tre chili e mezzo tra cocaina e crack ed al ritrovamento di un vero e proprio arsenale. Sette pistole, tutte rubate e perfettamente funzionanti, su cui i carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia continua ad indagare. Dicevamo, non c’è solo la 167. Negli ultimi tempi un’altra zona della città sembra essere diventata una piccola piazza di spaccio. Al parco Manaresi, nelle ore pomeridiane e serali, ci sono giri strani che, molto spesso, sono stati anche segnalati dai residenti. Al Manaresi si spaccia. In questi mesi i cittadini che vivono a ridosso del parco hanno visto e sentito ma, soprattutto, segnalato a chi di dovere le criticità presenti all’interno del parco Manaresi. Il parco è completamente al buio da settimane nonostante le diverse denunce inoltrate all’amministrazione comunale. I lampioni restano spenti nelle ore notturne, fatto che favorisce l’illegalità e lo spaccio. Alcuni residenti hanno provato a contattare il gestore del servizio Engie e gli operatori della società hanno scaricato la responsabilità sul Comune: per Engie l’illuminazione pubblica funziona regolarmente, se le luci restano spente è perché l’ente comunale di piazza Roma ha deciso di fare “risparmio energetico”. C’è poi la questione della telecamera di videosorveglianza che venne installata all’interno dell’area verde qualche anno fa tramite il progetto “Aprilia Sicura”. L’impianto era stato montato sopra ad un lampione. Evidentemente qualcuno, che non voleva essere ripreso ed osservato, ha pensato bene di tagliare i cavi della corrente, eliminando di fatto qualsiasi possibile “problema”. Tutte situazioni che vanno avanti da alcuni mesi ma a cui, finora, nessuno è riuscito a dare risposte concrete. Siamo a due passi dal centro storico della città e non in qualche lontana e nascosta periferia dello sterminato territorio apriliano. I residenti sperano che l’amministrazione comunale, dopo averli ricevuti, possa dare quelle risposte di sicurezza e di decoro, che attendono da tempo.
Ale.Pia.
In sei mesi ad Aprilia sono stati denunciati ben ventuno casi di violenza di genere
Violenza sulle donne
Ventuno casi di violenza sulle donne in quasi sei mesi. Sono numeri preoccupanti quelli che emergono ad Aprilia sulla violenza di genere. Più di tre donne al mese sono state oggetto di aggressioni fisiche, ma anche verbali, stalking, atti persecutori e maltrattamenti. Soprusi che spesso si consumano, a peggiorare il quadro generale, tra le mura domestiche e davanti a figli minorenni, talvolta di soli pochi anni.
Una situazione allarmante, una lunga scia di violenze che sembra non arrestarsi. E questo nonostante che dal 2019 sia in vigore l’ormai famosa legge sul “Codice Rosso” che introduce una corsia preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza e che, soprattutto, inasprisce le pene nei confronti degli aggressori. Dal 3 Aprile scorso, quando presso il Reparto Territoriale di via Tiberio venne inaugurato il punto di ascolto per le vittime di violenza e abusi, nel comune del nord pontino si sono registrati altri ventuno casi di codice rosso.
Per la metà di essi, è stata attivata la sala “Ti Ascolto” presente all’interno della caserma. In tutti gli episodi, gli aggressori sono stati poi raggiunti da varie misure cautelari. In questi casi, dipende dal tipo di reato commesso, si va dal divieto assoluto di avvicinamento dalla persona offesa, alla denuncia fino all’arresto.
In alcuni casi, chi si è macchiato di atti persecutori, si è mostrato nel tempo recidivo, continuando ad assumere atteggiamenti prevaricatori nei confronti della vittima. E questo nonostante fosse stato già raggiunto, in precedenza, da una misura cautelare. Insomma, un quadro sconfortante fatto di minacce, aggressioni e soprusi di ogni tipo. L’apertura della sala “Ti Ascolto” è però stato un segnale importante che le istituzioni hanno fornito alle vittime.
Qui possono essere denunciati e segnalati gli abusi in tutta sicurezza dal momento che le persone offese vengono prese in carico attraverso strutture ad hoc come le case protette, i centri antiviolenza ma anche con i servizi sociali e le associazioni che si occupano da sempre di questo triste fenomeno. Un intervento a trecentosessanta gradi per dare massima assistenza e sicurezza alle vittime di reati riguardanti il codice rosso.
Inoltre, il personale femminile dell’Arma dei Carabinieri è assolutamente formato per fornire questa particolare forma di aiuto, molto delicato, e che richiede, visto le situazioni spesso al limite, un rapporto di reciproca fiducia tra denunciate e forze dell’ordine. E, infine, bisogna evidenziare che questi tipi di reati non hanno bandiere né tantomeno colori. E’ un fenomeno, purtroppo, trasversale che si registra all’interno di famiglie italiane e straniere. Un triste fenomeno che attraversa mentalità, usi e costumi radicalmente diversi tra loro, e li unisce nella sopraffazione e nella violenza di genere.
Alessandro Piazzolla