Il Comune condannato a pagare 9 milioni più interessi di 40 anni. Chiamato in causa il legale incaricato di difendere l’Ente
Parco via dei Mille: una sentenza che porta al dissesto
“Abbiamo messo in mora e diffidato l’avvocato esterno che venne incaricato nel 2008 di difendere il Comune di Aprilia, davanti alla Corte di Cassazione, relativamente alla vicenda dell’esproprio del parco di via dei Mille”.
Lo ha detto in aula consiliare, durante la commissione bilancio e finanze, il sindaco dell’ente di piazza Roma Lanfranco Principi. Quella dell’esproprio dell’area verde, oggi intitolata a Falcone e Borsellino, è una storia delicata e che, dopo ben 44 anni, è giunta al termine. Un finale, però, sfavorevole al Comune di Aprilia che si ritrova a fare i conti con una sentenza che dà ragione alla società “Costruzioni Civili Aprilia srl” e lo condanna al pagamento di oltre 9 milioni di euro, più interessi e rivalutazioni Istat, per un totale di oltre 20 milioni di euro. Una enormità. Una montagna di soldi che spaventa e che rischia di mandare a gambe all’aria le finanze dell’ente.
Il timore, un po’ di tutti, è quello di dover dichiarare dissesto se non si riuscirà a trovare un accordo sostenibile con la parte privata. Nel frattempo però, l’amministrazione comunale ha deciso di avviare una procedura di messa in mora nei confronti del legale che seguì per il Comune la vicenda. Questo perché la sentenza conclusiva del giudizio del 2023 ha riconosciuto l’improcedibilità per l’impossibilità dichiarata dalla Corte di Cassazione di valutare la tempestività del ricorso in assenza della prova di notifica all’interno del fascicolo depositato.
“Ci siamo ritrovati a dover gestire una vicenda risalente a oltre 40 anni fa – ha sottolineato il sindaco Lanfranco Principi – un iter giudiziario lungo e intricato che si è concluso nel 2023. Rispetto alla responsabilità del legale, ho ritenuto non ci fosse dolo ma colpa grave da parte dell’avvocato incaricato dal Comune di Aprilia, pertanto ho provveduto alla messa in mora, a rivalerci sulla polizza assicurativa per un valore di circa 5 milioni di euro. Attualmente stiamo cerchiamo una soluzione attraverso una trattativa con la società che soddisfi l’interesse delle parti in causa. Confidiamo si riesca a trovare un accordo, per risparmiare alla città l’ipotesi di un lungo dissesto”.
Il tempo però stringe. C’è un bilancio da chiudere entro metà marzo, ma il documento deve essere comunque pronto entro la fine di febbraio. Gli spazi di manovra per una trattativa con la società privata non sono così ampi.
“Forse è il caso di iniziare a pensare anche di fare causa allo Stato – ha affermato il consigliere d’opposizione Antonio Terra – se siamo a questo punto è anche colpa dei tempi eccessivamente lenti della giustizia. Non è possibile essere costretti a pagare questa abnormità per un fatto avvenuto 44 anni fa e che rischia seriamente di divorare un comune. Da un punto di vista amministrativo tutto questo è insostenibile e intollerabile”.
“Leggendo le carte abbiamo notato un aspetto importante - ha sottolineato durante i lavori l’assessore all’urbanistica Roberto Boi - la destinazione d’uso del terreno non era e non è affatto dedicata all’edilizia residenziale ma al verde pubblico”.
Ne discenderebbe da questo assunto un valore molto più basso rispetto alle cifre che girano. Un intervento che in commissione ha trovato sponde politiche sia tra i membri della maggioranza che quelli di opposizione. Forse, ha sottolineato qualcuno, questo aspetto è tardivo. L’unica strada resta la trattativa con la parte privata per evitare un esborso così grande e così impattante per le casse comunali. Per evitare il baratro economico finanziario.
Alessandro Piazzolla