Il Litorale • 3/2019
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Ecco alcuni chiarimenti per meglio gustarsi il viaggio: le astronavi sono spinte da moto-
ri “a ioni”, il tunnel spazio-temporale è l’espediente con cui si entra nel regime della
Relatività di Einstein accorciando di molto i tempi del viaggio, dieci elevato alla meno
trentaquattro è il mondo della Quantistica di Plank, il “G” è l’accelerazione costante pa-
ri a quella terrestre. Sirio è una stella della costellazione del Cane Maggiore che si può
vedere benissimo, guardando verso Sud, a metà dicembre sotto la costellazione di Orio-
ne alle dieci della sera. E’ chiamata “canicula” perché appartiene al Cane Maggiore, ma,
poiché il Sole ci si proietta contro nei mesi più caldi dell’estate, proprio quel termine
“canicolare” è diventato, nella lingua italiana, sinonimo di caldo soffocante, cosa che
sapete benissimo. Data la sua luminosità gli antichi l’avevano eletta a Dea capace di
sciogliere e chiarire gli imbrogli e gli “intrichi”. Ella, assieme alle vicine stelle Procione
e Betalgeuse, forma il cosidetto Triangolo Invernale, bellissimo e facile da individuare.
Infine l’Orizzonte degli Eventi, caratteristico dei Buchi Neri, è lì che attende il “nostro
eroe” e i suoi grandi sogni.
Sergio Bedeschi
ANNO XIX - N° 3 - 1/15 FEBBRAIO 2019 Il Litorale Pag. 31
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
Isacco (1635, San Pietroburgo, Hermitage), una serie di straordinarie incisioni che ne ri-
percorrono i passi salienti: Abramo ripudia Agar ed Ismaele (acquaforte, 1637), Abramo
accarezza Isacco, (acquaforte, 1637), Abramo ed Isacco sul monte, (acquaforte e bulino,
1645), Il sacrificio di Abramo, (acquaforte e puntasecca, 1655), Abramo riceve gli ange-
li (acquaforte, 1656). Tra le pieghe della narrazione si comprende come l’artista non si
limiti alla semplice traduzione del testo biblico ma appaia interessato alla rappresenta-
zione dei “moti dell’animo”: Abramo accarezza Isacco appare pervasa da personalissi-
ma ricerca di quotidianità ed intima affettività famigliare; mentre il dramma un uomo
“diviso in due” da un intimo conflitto senza soluzione va in scena nell’intensa Abramo
ripudia Agar ed Ismaele. In Abramo ed Isacco sul monte Rembrandt sceglie di rappre-
sentare il momento del dialogo (doloroso) tra padre e figlio, che prelude all’estremo sa-
crificio del giovane. L’artista olandese abolisce ogni inserto paesaggistico, eccezion fat-
ta per la quinta arborea sulla sinistra, identica a quella presente nell’Abramo accarezza
Isacco. Ai grandi fondali scenici dei suoi contemporanei, sembra preferire una ambien-
tazione più intima. Concentra così l’attenzione interamente sui due personaggi: la ge-
stualità, la postura, i piccoli movimenti diventano elementi sostanziali del racconto, utili
per meglio comprendere la narrazione. Nell’estremo colloquio tra padre e figlio Abramo
china leggermente il capo, poggia la mano destra sul petto in segno di fedeltà e sotto-
missione, con l’altra indica il cielo e si fa obbediente interprete della imperscrutabile vo-
lontà divina; Isacco ascolta fiducioso le parole del padre e reca con sé la fascina per il
sacrificio dell’agnello sul monte Moria. Quello a cui Rembrandt ci fa assistere è un
dramma in nuce, parzialmente suggerito dal coltello indossato da Abramo e dalla legna
portata dal ragazzo. È un dramma all’insegna dell’inconsapevolezza: Abramo non sa
che un angelo inviato dal Signore impedirà la morte del figlio, così come Isacco è total-
mente ignaro di essere oggetto del sacrificio. Ma è anche la rappresentazione della co-
scienza di fede assoluta e di speranza che Abramo e Isacco nutrono in Dio. Un Dio “che
provvede” – impedendo la morte del giovane – e suggella il patto con l’umanità benedi-
cendo Abramo, la sua discendenza e “tutte le nazioni della terra”.
Non sarà un Simposio sotto le stelle in senso proprio: voglio dire che non staremo all’a-
perto in cima a una montagna o in aperta campagna a guardare il firmamento. D'altronde
col freddo che sta facendo sarebbe cosa poco raccomandabile e poco fattibile senza ri-
schiare tossi e bronchiti. No, vi assicuro: saremo al caldo nel salotto di via delle Orchi-
dee comodamente seduti a fianco del solito camino che d’inverno ci riscalda. E pur tut-
tavia vivremo un pomeriggio in mezzo alle stelle, ai pianeti, alle galassie e alle comete.
Osserveremo le costellazioni raccontando la loro storia. Sarà insomma una giornata de-
dicata all’Astronomia. E, neanche a dirlo: alle costellazioni dello Zodiaco dedicheremo
particolare attenzione, se non altro perché siamo legati a loro da antiche leggende.
ASTRONOMI DILETTANTI
A dire il vero, ci abbiamo provato altre volte con l’Astronomia, anche se vi assicuro che
questa volta sarà ancora più bello e interessante. Magari faremo un po’ di didattica, que-
sto sì, per forza, altrimenti risulterebbe troppo difficile orientarsi in mezzo a quella
quantità davvero sterminata di oggetti celesti. Insomma faremo un po’ di quello che in
gergo si chiama “Astronomia per dilettanti”, perché questo siamo in definitiva tutti noi,
nient’altro che semplici dilettanti, appassionati di conoscenza. Pertanto parleremo un
po’ di azimut, di altezza, di declinazione e di ascensione retta al fine di saperci trovare
nella condizione giusta per sentirci a nostro agio di fronte alla immensità del Cosmo.
Ma poi proietteremo mappe e volte celesti, nel nostro piccolo s’intende, quello che i
mezzi ci consentiranno. Ma
basterà, vedrete. Basterà per
trovarci lì in mezzo a navi-
gare, battezzando di volta in
volta le stelle e tutti i luoghi
del cielo.
LE MERAVIGLIE
DEL CIELO
E vedrete che le sorprese
non mancheranno, come per
esempio quando, parlando
proprio delle costellazioni
dello Zodiaco, voi stessi
scoprirete che, a causa della
Precessione degli Equinozi,
la costellazione zodiacale al-
la quale pensavate di appar-
tenere secondo la vostra da-
ta di nascita, non è più quel-
la che vi avevano racconta-
to, ma quella precedente. Tutti misteri che diventeranno realtà e verità scientifiche. Ed è
poi inutile che io vi dica di come, parlando di stelle e delle figure che esse sanno dise-
gnare nel cielo, saltino fuori antiche storie e leggende, pensate e concepite dalle fantasie
della mente umana fin dai tempi più antichi. Con tutti i loro nomi fantastici e fiabeschi
che risalgono addirittura al 300 avanti Cristo, quando dall’isoletta di Nicea, ovviamente
in Grecia, un certo Ipparco decise di chiamarle con tutti quegli stupendi nomi con i quali
ancora oggi le chiamiamo: Orsa Maggiore, Orsa Minore, Cassiopea, Corona boreale,
Croce del Sud ecc. ecc. nomi fiabeschi che richiamano alla memorie antiche storie che,
ovviamente, non mancheremo di raccontare.
UN PLANETARIO FATTO IN CASA
Come altre volte useremo un Computer per proiettare su uno schermo, ma questa volta
useremo anche un Planetario. Niente di grandioso ovviamente, poco più che un giocat-
tolo per ragazzi. Ma vedrete che suggestione! E allora sì che ne vedrete delle belle: tanto
per dirne una potrete contemplare il cielo così com’era (decisamente diverso da quello
di oggi) la notte che Gesù nacque a Betlemme o quando gli antichi Egizi costruivano le
grandi Piramidi. Cose impensabili solo qualche anno fa: come quella di farvi vedere do-
ve si trovi la Stazione Spaziale Internazionale (la ISS) e tutta la numerosissima schiera
dei satelliti artificiali che orbitano attorno al pianeta Terra in tempo reale, vale adire nel-
lo stesso istante in cui voi siete lì al Simposio. Potenza e prodigio della modernità. Pen-
sate che ce ne sia abbastanza?
“Unico, solitario e distante, senza possibi-
lità di confronti, sopra gli altri”. Ferdinan-
do Salamon è assoluto quanto efficace nel
pronunciarsi suo pare su Rembrandt inci-
sore. Pittore straordinario e “stravagantis-
simo”, l’artista olandese fu autore di centi-
naia di stampe che impressero una svolta
decisiva nello sviluppo della grafica. An-
cora oggi le sue acqueforti sono tra le più
ambite sul mercato antiquario e testimo-
niano come la stampa d’arte non fosse per
Rembrandt un semplice veicolo di promo-
zione per la sua produzione pittorica, ma
rappresentasse una nobile espressione arti-
stica a sé stante, attraverso la quale creare
nuove opere e sperimentare moderne tecni-
che come l’acquaforte). L’opera calcogra-
fica di Rembrandt riscosse subito un gran-
de successo di pubblico e di critica. Già
nel 1686 Filippo Baldinucci, nel suo Co-
minciamento e progresso dell’arte dell’in-
tagliare in rame, annotava come l’artista
“con questi suoi intagli giunse a posseder
gran ricchezza” e, ad imitazione dei grandi
maestri italiani, amasse firmare le sue opere soltanto con il nome di battesimo, apponen-
do “con mal composte, informi e strapazzate lettere, la parola Rembrandt”. Rembrandt
sembra trovare nell’acquaforte, forse ancor più che nella pittura, lo strumento ideale per
esprimere tutta la sua straordinaria capacità creativa. Eleva la luce a intangibile e vitale
fons vitae delle sue creazioni: ora attentamente calibrata attraverso misurati passaggi to-
nali, come nell’Autoritratto con Saskia (1636) e Abramo e Isacco sul monte (1645) - di
cui si conserva un esemplare nel Museo di Valvisciolo - ora intensamente contrastata in
suggestive ambientazioni notturne, alla ricerca delle tenebre più assolute (San Gerolamo
nello studio, 1642). La straordinaria padronanza del segno – libero e sottilissimo –, l’u-
tilizzo di bagni acidi interrotti e gli interventi con il bulino e la puntasecca, gli consento-
no di ottenere effetti chiaroscurali sino ad allora impensabili e fanno delle sue incisioni
autentici capolavori della grafica. Alla stampa d’arte Rembrandt si accosta intorno al
1626 con una serie di acqueforti ispirate alla Vita di Cristo, a cui faranno seguito, pochi
anni dopo, una lunga serie di ritratti ed autoritratti, saltuariamente intervallati da storie
tratte dalla Bibbia o dalla mitologia. All’inizio degli anni Quaranta la produzione sub-
isce un netto rallentamento: è un periodo in cui Rembrandt “chiuso in sè stesso a causa
delle sue sventure, produce le sue opere d’ispirazione più intima”. In questi anni Rem-
brandt realizza opere che molto spesso non gli vengono commissionate, ma rispondono
al suo bisogno interiore di interrogarsi sul destino e sulla salvezza. Riduce la composi-
zione a due soli protagonisti - Cristo e la samaritana, Padre e figliol prodigo, Abramo e
Isacco - facendo trasparire un dichiarato interesse per una lettura maggiormente intro-
spettiva dei suoi personaggi. Medita più volte sullo stesso soggetto, come ben si evince
dalla storia di Abramo e Isacco, a cui dedicherà, oltre al grande olio con Il sacrificio di
A GIANFRANCO CERRI,
IN VIAGGIO VERSO SIRIO
È tempo di partire. Tra le stelle, vi dico.
Dopo tanto pensare, dopo tanto studiare,
lascio il mio mondo col cosmo sullo sfondo.
Mi spingano gli ioni e plasmi di neutroni!
M’infilo nel mio tunnel: spazio-temporale, s’intende,
verso l’infinito tutto tende. Trentaquattro volte dieci
più piccolo di Plank mi feci, gli spazi ad accorciare,
i tempi a dilatare e, correndo con la luce
sul “G” che mi conduce, raggiungerò Sirio lontana.
Oh, canicula stella arcana del Cane grande amica
che sciogli ciò che intrica. Con Betalgeuse e Procioni
il magico triangolo componi: da Terra guardatelo d’inverno
tra le frontiere sperdute dell’eterno. Io varco l’Orizzonte degli Eventi
dove son giunto dopo tanti stenti. Ho trovato qui il mio nuovo Sole,
lascio la Terra e tutto ciò che duole.
UN SIMPOSIO SOTTO LE STELLE
di Sergio Bedeschi
Mercoledì 13 febbraio - ore 17.00
Domenica 10 febbraio - ore 17.00
I SIMBOLI NELL’ARTE SACRA
Rembrandt Abramo ed Isacco sul monte,1645
di Vincenzo Scozzarella
Acquaforte e bulino mm 157x130
Museo dell’Abbazia di Valvisciolo
Le stelle dello zodiaco raggruppate in costellazioni
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