Il Pontino Aprilia • 19/2023
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Il “non lo so” di Gesù
Chi avrebbe mai detto che perfino la guerra, coi suoi
feriti, sfollati e morti, sarebbe diventata oggetto di
spettacolo, propaganda e chiacchiera televisiva men-
tre famiglie israeliane non dormono per la minaccia
dei razzi o per il pensiero dei propri cari in ostaggio e
famiglie palestinesi sono sotto le bombe. Quanto è fa-
cile, e anche un po’ miserabile, chiacchierare e discet-
tare sulla guerra standone ben lontani geograficamen-
te! E quanto è facile pregare
per la pace quando si è lonta-
ni dalle cannonate! Un’altra
facile abitudine è citare ver-
setti della Scrittura per soste-
nere la solita tesi apocalitti-
ca, torcendo a destra e a sini-
stra, di sotto e di sopra, il fa-
moso e bistrattato discorso di
Gesù sulla distruzione di Ge-
rusalemme. In questo discor-
so, riportato secondo versio-
ni diverse in tre evangeli,
Gesù esprime pure il suo
umile “non lo so” a proposi-
to della fine. A fronte di tan-
ta umiltà sta la presunzione
dei molti che sulla fine dico-
no invece di sapere tutto.
Questi usi delle Scritture so-
no certo impropri, fallaci,
frutto di mancanza di cono-
scenza che produce sicura-
mente cattivi frutti, eppure sono, per così dire, peccati
veniali, resi tali dalle assurdità che presentano.
C’è invece un altro uso molto grave delle Scritture (e
della religione in genere) che si riscontra in occasione
di guerre: è l’uso politico della sapiente Parola di Dio.
Un bell’esempio di ciò lo ha offerto recentemente il
capo del governo israeliano, Netanyahu, che ha detto:
«Noi siamo il popolo della luce, loro sono il popolo
delle tenebre. È giunto il momento per noi di unirci
per un unico scopo, di andare avanti e ottenere la vit-
toria con le forze unite in una fede profonda nella no-
stra giustizia, una fede profonda nell’eternità del po-
polo ebraico. Adempiremo la profezia di Isaia. Non ci
saranno più furti ai tuoi confini e le tue porte saranno
di gloria. Insieme combatteremo, insieme vincere-
mo». Il brano di Isaia qui evocato da Netanyahu è un
testo messianico in cui la gloria del Signore risplende
in Gerusalemme, il Signore viene onorato e lodato, e
si anticipa che anche le nazioni (cioè, i popoli pagani)
cammineranno alla luce del Signore (Isaia, 60)…
Il mostruoso matrimonio fra politica e
religione
… Subito dopo questo brano si legge: «Lo spirito del
Signore, dell’Eterno, è su di me, perché l’Eterno mi ha
unto per recare una buona novella agli umili; mi ha
inviato per fasciare quelli che hanno il cuore rotto,
per proclamare la libertà a quelli che sono oppressi,
l’apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare
l’anno di grazia dell’Eterno». Gesù legge queste paro-
le nella sinagoga di Nazaret e le riferisce a sé stesso
(Is 61; Luca 4). Si può dun-
que dire che anche la profe-
zia di Isaia 60 si riferisce al
Messia/Cristo Gesù di Naza-
ret, e non alle glorie militari
di una qualche nazione mo-
derna. Gesù è guidato dallo
Spirito del Signore, non dal-
lo spirito delle malvage logi-
che del mondo. Gesù dichia-
ra aperto l’anno della «gra-
zia» del Signore, non dichia-
ra una guerra. Gesù parla
agli umili della terra, non ai
ricchissimi che hanno accu-
mulato beni strozzando le
economie delle nazioni. Ge-
sù parla a quelli che hanno il
cuore spezzato dai lutti e dai
traumi delle guerre perpetra-
te dalle potenze di questo
mondo. Gesù non mostra al-
cuna simpatia verso quelli
che spezzano i cuori degli altri. Gesù proclama la li-
bertà degli oppressi, e non simpatizza con gli oppres-
sori.
Quando i politici agitano simboli religiosi o versetti
della Bibbia spesso lo fanno non spinti dalla fede, che
è umile, mite, frutto di grazia, amante della libertà.
Simboli religiosi e versetti sono citati (= contorti) solo
per fini politici. Qualcuno ebbe a dire che Dio e Cesa-
re avrebbero dovuto percorrere strade parallele (= che
non s’incontrano mai). Per fini politici Costantino fece
apporre il segno della croce sugli stendardi dell’eserci-
to. Da lì nacque il mostruoso matrimonio fra politica e
religione cristiana (e non solo). E le cose continuano
tutt’oggi, in luoghi e nazioni varie, come si è visto.
L’umile Gesù, guardando Gerusalemme che sta per
ucciderlo, dice: «Ah, se tu comprendessi in questo
giorno ciò che giova alla tua pace! Ma esso è ora ve-
lato ai tuoi occhi» (Luca 21). Il Signore aiuti, se è pos-
sibile, i governi delle nazioni a procurare ciò che gio-
va alla pace dei popoli!
FEDE
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RAGIONE
RAGIONE
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«AH, SE TU
COMPRENDESSI!»
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La fede
come
esercizio
della
mente
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