Il libro-intervista al sociologo Giuseppe De Rita
Il popolo della sabbia
Giuseppe De Rita, (a cura di G. Bottos, R. Danna, L. Mesini), “Il popolo della sabbia”, Ediz. Castelvecchi, Roma 2017, pp. 45, Euro 5,00.
Dopo “Il popolo degli dei” , scritto insieme al giornalista A. Galdo, che ho recensito la volta scorsa, sul n. 2 de “Il Litorale” del 16-31 gennaio 2020 a p. 34) ecco un altro libro-intervista al sociologo Giuseppe De Rita; un libriccino -che è poco più di un opuscolo- costituito da un’intervista realizzata da un gruppo di studiosi (sociologi, economisti e giuristi) che fanno capo al cosiddetto “Progetto Pandora”, che è essenzialmente un’esperienza di studio e riflessione, oltre che di intervento sociale, che ha il suo spazio nella rivista “Pandora” e nel sito www.pandorarivista.it. Un capitolo di queste esperienze è quello che riguarda una serie di interviste con eminenti osservatori e studiosi della realtà italiana, fra questi Giuseppe De Rita, già direttore del Censis, il quale, fra le altre cose si è molto interessato, nel corso dei suoi studi della formazione delle classi in Italia, in particolare del ceto medio, individuando gli anni 70 come gli anni clou di quel processo che De Rita stesso definisce di ‘cetomeditizzazione’ (cfr. pp. 18 a 21). Un processo che già dai suoi inizi si andava articolando ”con peculiarità che non erano riassumibili nelle caratteristiche delle tradizionali classi sociali” (introduz. p. 10), e che non hanno dato vita a un ceto medio distinto e con caratteristiche proprie di una grande classe sociale, ma piuttosto a un gruppo distinto di elitès (cfr. p. 26) di poteri e interessi particolari.
Lo svolgimento dell’intervista tocca, oltre la tematica dei ceti medi, anche altri argomenti sempre al centro della riflessione e della ricerca che De Rita va conducendo fin dai tempi dello Svimez, poco meno di sessant’anni fa, cioè ancora prima che assumesse la direzione del Censis: un centro di ricerca che costituisce una eccellenza italiana nel campo della ricerca sociale, politica ed economica (io stesso ai tempi della mia tesi di laurea in sociologia, mi sono rivolto al Censis per ottenere alcuni dati ed informazioni), che però per qualche tempo è stato –molto ingiustamente- annoverato fra gli enti ritenuti inutili. Ciò è a testimonianza –ammesso ve ne fosse stato bisogno- dell’ignoranza e dell’improvvisazione che contraddistingue la politica a livello centrale e periferico, da parte di gruppi politici che da tempo hanno smesso di essere classe dirigente. Una improvvisazione che, probabilmente, nasce proprio dalla mancanza di indirizzi certi che dovrebbero essere desunti ed elaborati in sede di ricerca, segnalando così anche “un declino della cultura della ricerca sociale…connessa al declino degli individui”(p.6). Una ricerca non più utilizzata per finalità di programmazione economico-sociale e politica, non più indirizzata all’analisi delle stratificazioni e delle classi sociali sempre più impoverite, disarticolate, frammentate dalla crisi, dalla globalizzazione e dalla finanziarizzazione del capitale, non più utilizzata per comprendere le nuove forme del lavoro post industriale (cfr. da p. 26 a 28). Non più impiegata per l’analisi delle differenziazioni etniche ed identitarie, delle appartenenze o delle nuove forme di religiosità, o sugli effetti della crisi sui singoli territori ecc. ecc. Oggi si effettuano rilevazioni (sociali?) dallo statuto scientifico dubbio: il ‘sondaggismo’ la fa da padrone, facendo da filo conduttore di un marketing politico pedante e pervasivo, mediaticamente orientato, immediatamente utilizzabile e finalizzato alla politica più grossolana, del giorno dopo giorno, votata all’organizzazione e ‘giustificazione’ del consenso più becero; tutt’altra cosa rispetto a un’analisi sociale volta a una politica di intervento e programmazione, di riforme e di progetto, capace cioè di dinamicizzare e guardare in prospettiva le diverse realtà sociali, territoriali, economiche, lavorative. Questo tipo ricerca di mera superfice doxica, basata sulle opinioni più effimere è limitata e capace solo di fotografare e anche male staticamente e in maniera omologante le cose, facendo sì che la politica somigli e si adegui sempre più agli aspetti più esteriori e ‘volubili’ della società, incapace di intraprendere una motivata ed elaborata azione di indirizzo o una serie di coraggiose (anche impopolari) riforme (cfr.pp. 23 e 24).
‘Popolo della sabbia’ è una vecchia dizione, addirittura pre-risorgimentale, per indicare la frammentazione e molecolarizzazione: “ogni granello per sé e Dio per tutti” (p. 29); una sorte di ammonimento anche per quelle realtà sociali più delocalizzate e periferiche, affinché trovino, al loro stesso interno, le risorse e le capacità, per fare impresa e fare rete, costituendo quello che si dice ‘un tessuto produttivo e relazionale’ anche a livello locale.
Giuseppe Chitarrini
Uno dei “Poeti dè Borgo” ha declamato in rima le avventure di Enea
“Lereide” di Antognarelli
Un gruppo di amici, quattro per l’esattezza, si sono incontrati in un’osteria di Nettuno per la cosiddetta ‘passatella’, già nota ai tempi di Catone ed Orazio, ossia passarsi una damigiana di vino per berla a turno, che oggi, al tempo del Coronavirus andrebbe vietata ed uno di loro ha declamato “Lereide”, ossia un componimento, tutto in rima, sulle avventure dell’eroe Enea in fuga da Troia data alle fiamme dai Greci. Già il titolo ci fa capire chiaramente che lo spunto glielo ha dato la lettura dell’Eneide di Virgilio. Ma chi è questo autore, questo poeta così fervido, buontempone, amicone? E’ il maestro Giacomo Antognarelli, uno dei ‘Poeti dè Borgo’ che ha composto “Lereide” in quartine, con rima alternata, precisamente 400 quartine ricche di ironia, boutades, riferimenti al mondo attuale, spiritosaggini, doppi sensi, senza mai cadere nella volgarità, o nella banalità. Pittore, ex pugile, restauratore di mobili antichi, poeta dialettale, musicista (strimpella la chitarra basso), autore di musica popolare, Antognarelli è sul procinto di pubblicare la sua opera, a cui si diletta nei momenti in cui è libero dal lavoro. Attualmente sta restaurando il baldacchino della statua della Madonna delle Grazie di Nettuno. Il lavoro gli è stato commissionato dalla Confraternita di San Rocco e consiste nel ridorare il baldacchino, portarlo a nuovo splendore, quando la Sacra statua verrà portata in processione durante la festa di maggio.
Rita Cerasani
Si chiama Vittoria...
Molto impegnata la dottoressa Assunta Gneo, tanti i suoi hobbies: cucina, canoa, sci, equitazione, bici, soprattutto ammirevole nel rimettersi in gioco a 38 anni, conseguendo altre tre Lauree, oltre che in Ostetricia, in Comunicazione Tecnologica, Pubblica e Sociologia. Un fiume in piena il suo parlare nel presentarci l’ultima ultima fatica, il suo secondo romanzo: “Si chiama Vittoria…”, seguito all’esordio come scrittrice: “Tira fuori l’anima” incentrato sulla donna analizzata nelle fibre più intime. Pubblicato nel 2019 “Si chiama Vittoria…” deve il titolo non solo al nome di una delle figlie della protagonista, ma alle conquiste che Lucrezia riesce a raggiungere con la maturità. Dopo una vita di sofferenze, di rinunce, di duro lavoro per sbarcare il lunario, ecco che riprende una sua antica passione: la pittura, che la porta a considerare l’esistenza in modo diverso, meno drammatico, più autentico, più sereno, anche se vissuta con l’ultimo dei lutti in famiglia. E’ una ragazza-madre Lucrezia negli anni ’70 del secolo scorso, epoca di grandi travagli in Europa ed in Italia, attraversata dalla stagione dei diritti civili, iniziata con le ribellioni sessantottine, le rivolte studentesche ed operaie, gli scioperi, i figli dei fiori, le minigonne, i calzoni a zampa di elefante, proseguita con i cosiddetti ‘anni di piombo’ delle stragi e degli attentati, delle BR. Lucrezia si sveglia dal ‘torpore provincialista’ a seguito di un trasloco forzato insieme alla famiglia ed arrivata a Roma, viene dall’oggi al domani a conoscenza delle tante problematiche del suo tempo, soprattutto dei diritti rivendicati dalle donne, entrando a far parte dell’UDI.
Proprio questo sindacato fa da filo conduttore a tutta la vicenda, fino al suo riscatto, alla sua “vittoria” come donna, madre, nonna, moglie, artista. Da questo lavoro c’è da trarre tanti insegnamenti da parte dell’attuale mondo femminile, tutto teso, secondo l’Autrice, a lamentarsi, senza sapersi rimboccare le maniche per cambiare i soprusi, combattere le violenze, le ingiustizie anche in ambito lavorativo (vedi la disparità di trattamento economico tra i due sessi), come invece avvenne negli anni ’70.
“Si chiama Vittoria …” è una storia romanzata che prende spunto da un fatto realmente accaduto, con riferimenti autobiografici e pennellate descrittive di luoghi ed incontri che ce la fanno apparire del tutto autentica, dove domina la figura della donna, delle donne (Lucrezia, le amiche, la mamma, la nonna, le figlie), ma in cui anche gli uomini (Giorgio-unico amore, Angelo-ripiego, il padre padrone, il nonno comprensivo) rappresentano un protagonismo imprescindibile e determinano, fino all’ultimo, il finale, non scontato e quindi più convincente. Assunta Gneo fa parte dell’Associazione Culturale “Beethoven” che si riunisce ogni prima domenica del mese a Latina, in occasione di presentazioni di libri, convegni, presso il Museo della Terra Pontina. Questo suo romanzo è stato apprezzato in tanti ambienti culturali: a Bari, Roma, Firenze, Treviso, Torino. Visto il successo, si auspica che continui a coinvolgerci con altre sue opere.
Rita Cerasani
Cimitero USA
Inoltriamo Comunicazione del Sicily - Rome American Cemetery che rimarrà aperto, in seguito alle misure adottate dalle autorità statunitensi e italiane legate al contenimento della diffusione del Covid-19, esclusivamente ai cittadini statunitensi sino a data da destinarsi. Per i parenti che volessero commemorare un sepolto dovranno contattare, comunque, la direzione del cimitero americano al numero +393357259968 o all’indirizzo email sicilyrome@abmc.gov per concordare una visita. “La salute e la sicurezza del nostro personale e dei nostri visitatori sono di estrema importanza - fanno sapere dalla direzione Sicily - Rome American Cemetery di Nettuno - vi invitiamo a controllare il nostro sito www.abmc.gov e le nostre piattaforme di social media per aggiornamenti”.
Comune di Nettuno
Lavinio Stazione
“In riferimento alla Riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, si rappresenta l’urgenza di intraprendere ogni iniziativa utile, a tutela della sicurezza dei residenti al Quartiere Zodiaco - Lavinio Stazione, anche in questi giorni al centro di gravi fatti di cronaca. Si fa, pertanto, cortese richiesta di attivare azioni concrete, con la piena collaborazione dell’Amministrazione scrivente, finalizzate a tutelare i cittadini residenti, ormai esasperati a causa della continua esposizione a fatti pregiudizievoli per la pubblica incolumità”.
E’ parte della nota urgente inviata dal Sindaco di Anzio, Candido De Angelis, al Prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, in riferimento alle problematiche di sicurezza pubblica al Quartiere di Zodiaco ed a Lavinio Stazione.
Comune di Anzio
Emergenza Covid-19
Il Comune di Nettuno, a tutela della salute pubblica e per far fronte all’emergenza Coronavirus, comunica che a partire da venerdì 06/03/2020 sarà possibile accedere agli uffici Anagrafe e Stato Civile per chiedere certificati e prestazioni solo ed esclusivamente previo appuntamento telefonico, chiamando dalle 8.30 alle 13.30, dal lunedì al venerdì, martedì e giovedì anche il pomeriggio dalle 15.30 alle 17.00, i numeri telefonici sotto indicati in relazione alla tipologia di richiesta:
Anagrafe (cert. anagrafici/C.I.E. autentiche copie/firme) 0698889240
Anagrafe (variazioni anagrafiche, residenza, etc) 0698889215
Stato Civile (certificati e pratiche di stato civile) 0698889282
Comune di Nettuno