SIMPOSIO
ELVIRA PER TUTTE LE DONNE
Il 2 marzo 2014 Elvira Banotti se ne andava, proprio nel momento in cui tutto il mondo si apprestava a celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. Quei diritti che lei contribuì, con le sue lotte, a sostenere e difendere.
Ma, per noi del Simposio, Elvira era anche molto altro. Era un’amica e tutt’ora le siamo infinitamente affezionati per la partecipazione e la solidarietà alle nostre iniziative, per gli incoraggiamenti con i quali si prodigava perché avessimo visibilità e riconoscimento istituzionale. Non abbiamo conosciuto solo la donna combattiva e tenace. Elvira era per noi la donna affabile, gentile, affettuosa e generosa. Non possiamo dimenticarla.
Giuliana
ELVIRA BANOTTI
una guerriera della questione femminile
di Francesco Bonanni
Elvira nacque ad Asmara nel 1933. Suo nonno a fine ottocento per ragioni di lavoro si era trasferito in Eritrea ove conobbe e sposò una cittadina locale. Dalla nonna ereditò lo spirito fiero e ribelle della gente del Corno d’Africa. Al forte carattere associò una buona preparazione culturale che le permise di condurre le sue lotte a favore della condizione femminile, all’epoca oltremodo penalizzata. Le prime esperienze lavorative le ebbe prima presso il Consolato italiano ad Asmara e successivamente presso l’Ambasciata di Addis Abeba ove mostrò tuttala sua personalità indomita. Rivelò sin da subito un carattere battagliero e grintoso senza però rinunciare al suo lato profondamente femminile, espresso nell’attività di stilista come disegnatrice di modelli e organizzatrice di sfilate di moda presso il Circolo italiano “Juventus” di Addis Abeba.
Nel 1962 insieme alla famiglia si trasferì in Italia e grazie soprattutto alle sue conoscenze linguistiche venne assunta al Ministero degli Affari Esteri con il compito di curare la Rassegna Stampa.
Nel 1969 collaborò al programma di Gianni Bisiach “L’ora della verità”. La fine degli anni Sessanta rappresentò tra l’altro una sorta di “Primavera” della condizione della donna nell’ambito della Società. Fin’allora la donna, soprattutto nella veste di Madre, aveva un saldo riconoscimento esclusivamente nell’ambito familiare. Anche se penalizzata dal Diritto di Famiglia dell’epoca, in quello materno aveva un ruolo ben riconosciuto con una sua indiscussa dignità. È quello che lo scrittore e giornalista Luigi Barzini Junior nel suo libro “Gli Italiani” definì “Criptomatriarcato”. Un ulteriore esempio di quanto nel nostro Paese, appestato da tanti Legulei, Il Diritto sia sempre arretrato rispetto ai Costumi della maggior parte della Società. Ma era nell’ambito pubblico che la donna veniva penalizzata e per questo insieme a Carla Accardi e Carla Lonzi fondò l’agguerrito gruppo di “Rivolta Femminile”. Il merito della Banotti fu, non solo quello di promuovere un profondo cambiamento culturale, ma anche quello di sollecitare il necessario adeguamento legislativo alle richieste di gran parte della popolazione femminile. Lo fece con uno slancio ed una generosa partecipazione che talvolta sconfinò in atteggiamenti che apparvero estremistici ma che risultarono utili alla lotta che stava conducendo. Spesso interveniva con una certa violenza verbale in dibattiti ai quali non era stata nemmeno invitata, creando uno scompiglio tra i partecipanti fino a quando non veniva allontanata dalle Forze dell’Ordine chiamate dagli impauriti organizzatori. Nella difesa delle sue idee non ha mai risparmiato, nella sua grande onestà intellettuale, nessuna forza politica sia di Destra che di Sinistra. Infatti ebbe atteggiamenti molto duri contro la mentalità reazionaria di certa Destra ma non risparmiò nemmeno la Sinistra.
Nel giugno del 2013 sul “Foglio” di Giuliano Ferrara attaccò duramente Ilda Boccassini accusandola di rivelare “ossessioni inquisitorie” nel processo a carico di Silvio Berlusconi. Sullo stesso Foglio si scagliò contro quello che definì il “Totalitarismo Gay di Niki Vendola”.
In realtà fu una donna che, libera da ogni legame ideologico, con grande generosità si dedicò al conseguimento di quella che oggi definiamo “Parità di Genere”.
LA CHITARRA
strumento poco apprezzato
nel Romanticismo
di Federico Cirulli
Johann Kaspar MERTZ , “Elegie”
Questa composizione, scritta dall’autore slovacco si afferma come opera emblematica del romanticismo chitarristico. In essa sono racchiusi gli stilemi tipici del repertorio romantico.
Tuttavia, durante il romanticismo, la chitarra ha vissuto il periodo più buio della propria storia: le esigenze musicali dell’epoca non coincidevano con le caratteristiche dello strumento a sei corde che, di conseguenza, incontrò notevoli difficoltà ad inserirsi in un panorama musicale dominato dalle orchestre sinfoniche di Brahms e Mahler e dal pianismo di autori quali Liszt e Chopin. Mertz, (1806 - 1856) è uno dei tre grandi compositori-chitarristi dell’epoca romantica, assieme al francese Napoleon Coste 1805 -1883) e Giulio Regondi (1822 - 1872) italiano, ai quali va l’immenso merito di aver mantenuto vivo l’interesse per la chitarra attraverso le loro notevoli opere.
INSIEME A FORTE SANGALLO
Martedì 8 marzo 2022 dalle ore 16.30 - alle 19.30
Apertura con un Omaggio musicale
Federico Cirulli alla chitarra
J. Kaspar MERTZ (1806 - 1856) “Elegie”.
La composizione scritta dall’autore slovacco
che si afferma come opera emblematica
del romanticismo chitarristico.
Proiezione di 10 cortometraggi intervallati
da poesie o brevi prose
che saranno lette da Maria Grazia Vasta
L’evento sarà condotto da Giulia Furina
Con la partecipazione de “I Poeti Estinti”