Nell’ambito dell’indagine che ha portato all’arresto di 65 persone
Ciclone ad Anzio e Nettuno
Il permanente turbinio endogeno che ha caratterizzato la politica di Anzio in questa consiliatura si è trasformato in un ciclone, una tempesta con cui la Magistratura ha voluto mettere le mani in un contesto che dall’esterno è sempre apparso tutt’altro che coerente. Ne ho viste, però, tante di manifestazioni cosi eclatanti della Magistratura ma ho anche visti tanti afflosciamenti e tanti ritorni vittoriosi di personaggi che il tritacarne giudiziario non è riuscito a distruggere spesso perché non aveva le prove provate della loro colpevolezza ma, ancor più spesso, perché il meccanismo scassatissimo della macchina della giustizia non ha nemmeno permesso di completare l’iter giudiziario. Quello che trapela è ciò che viene diramato degli scarni comunicati di polizia con qualche arrotondamento sensazionalista aggiunto da una stampa curiosa di sapere. Vedremo i fatti. Anzio e Nettuno infiltrate dalla malavita organizzata; si potrebbe scriverlo di tante altre città italiane. La malavita organizzata è come una grande multinazionale, apre succursali dove trova clienti e mercato.
A Nettuno, che è contiguo ad Anzio, atti formali ne avevano già decretata la presenza attiva ma qualcuno ha creduto, perché gli conveniva crederlo , che la malavita organizzata si fosse fermata in via Gramsci e non è riuscito o non ha voluto vedere la presenza del malaffare in attività ed in comportamenti che hanno caratterizzato la vita sociale ed economica dei due comuni. Colpi di pistola sparati sul cancello di un assessore o proiettili recapitati ad un Consigliera di opposizione non sono certo segni che lasciano adito a voli pindarici. In una recente conferenza, organizzata da Luca Brignone, Enzo Giconte, un professore calabrese, che la malavita mafiosa la “insegna” all’università di Torino, presentò il libro “l’Assedio” con cui racconta, con dovizia di riscontri documentali, la lenta e graduale penetrazione delle varie “mafie” nei gangli della vita economica di Roma e dell’hinterland romano, citando proprio la nostra zona in cui la presenza di elementi di malavita organizzata data già dal dopoguerra. Il film, che rievoca le gesta del Capitano Ultimo, è un resoconto di malavita mafiosa nella pianura pontina. Sono garantista perché credo nella Giustizia ma non nell’infallibilità della Magistratura, tanto meno di questa magistratura, sono garantista perché credo che la responsabilità penale sia individuale e quindi attendo di conoscere se e chi, delle persone che sono state chiamate a rappresentare i cittadini, siano colluse col malaffare e, al contrario di chi si erge a giustiziere e si rivela sciacallo, spero che coloro che ho criticato e critico duramente per i loro comportamenti politici, siano del tutti estranei a questa brutta vicenda. Poi vorrei fare una riflessione.
Le persone elette a rappresentare i cittadini di Anzio sono state votate attraverso un sistema democratico che ha visto un’offerta elettorale a senso unico. Quasi tutti gli eletti sono molto noti ad Anzio ed i cittadini che li hanno votati sanno che alcuni di loro sono da decenni nella vita politica della città neroniana e, nemesi indiscutibile, una seconda fila di ritorni “riciclati” si sta già riorganizzando per poter prendere il posto di quelli attuali. A prescindere dalle eventuali responsabilità penali, che solo un giudice giudicante dovrà ripetere ben tre volte prima che si possano considerare vere, mai proverbio fu più appropriato come quello che recita: “ognuno ha il governo che si merita”. E chi avrebbe dovuto offrire un menu di alternative ad un sistema che si rigenera ad ogni elezione per restare sempre lo stesso, che cosa ha fatto? Purtroppo la democrazia richiede la costruzione del consenso ed il consenso, specialmente in un contesto statico come quello di Anzio, formato da gruppi e famiglie storiche, deve essere particolarmente sollecitato e ricercato da team di persone capaci, di specchiata onestà e di grande spessore morale. Dove sono i team di persone di grandi capacità messe in campo per contrastare l’egemonia politica dei padroni di Anzio? Quali i programmi politici ambiziosi e credibili che sono stati proposti? Abbiamo assistito a topolini che hanno generato topolini e, non di rado, qualche personaggio di gran spessore, che avrebbe potuto costituire alternativa, è stato costretto a lasciare l’agone politico, altri non sono stati adeguatamente supportati dal loro stesso partito; tutto nel nome di frammentazioni, di personalismi, di immaturità e di mancanza di visione.
Ora c’è chi crede che la Magistratura sarà capace di costruire un’alternativa per Anzio: pura illusione. Coloro che gioiscono per quanto succede o che ne sono colpite si facciano la domanda che JFK invitò gli americani a farsi “ che cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Molti dovrebbero vederci un po’ si se stessi nel marasma che ha colpito Anzio. Malaffare organizzato e corruzione politica sono fenomeni molto complessi e perché si consolidino e si radicalizzino necessitano di partecipazione, connivenza, omertà, convenienza e corruzione da parte di molte persone e non solo a livello politico ma anche nei vari strati socio-economici; affermare che un contesto sia “mafioso” equivale a dire che il tessuto sociale è penetrato da una mentalità prevalente che ne costituisce bagno di coltura. Io non gioirò mai se il nome della mia città verrà legato a fenomeni mafiosi. La strumentalizzazione politica fa solo rumore inutile perché il contrasto al fenomeno mafioso non può essere di una sola parte e se si cerca di farlo diventare di una sola parte se ne indebolisce la spinta. Se pulizia deve essere fatta la si faccia nel modo più radicale.
Serve una fredda riflessione sul nostro contesto sociale basata sui fatti provati e poi una reazione dovrà essere conseguente ai quei fatti accertati che portino al definitivo allontanamento dalla vita amministrativa chi in essa non merita di stare. Nella speranza che emergano uomini e donne nuove e capaci che vedano nella politica lo strumento di servizio sociale di cui essa dovrebbe essere essenza e non altri quaquaraquà incapaci che cercano realizzazioni e convenienze nella cosa pubblica. Ci sono?
Sergio Franchi