Anzio: la gestione della raccolta dei rifiuti resta molto carente
Si concerta, si verifica e si valuta
Sono ormai oltre due anni che il contratto con la ditta AET è in funzione e la situazione della raccolta dei rifiutiad Anzio e la gestione dei servizi connessi restano del tutto insufficienti; dopo una lunga e penosa gestione Camassa, dopo la scelta di una public company, dopo il notevole aumento della TARI,i cittadini di Anzio avevano il diritto di ricevere un servizio, così essenziale al decoro ed all’igiene pubblica, prestato ai livelli di una città moderna. Così non è. Mi è stato riferito che il Dirigente responsabile abbia, di recente, invitato i cittadini a collaborare alla difesa dell’ambiente. Collaborare però non significa fare sterili incontri che somigliano tanto alla pacca sulla spalla che si da al cretino di turno; collaborare significa: conoscere, proporre e concorrere. Ho dovuto ricorrere ad un accesso agli atti, con relativo sollecito dalla responsabile della trasparenza, per ottenere il riscontro alla mia pecprot 0022192/23 del 22 marzo del 2023. La risposta del Dirigente era sembrata più una presa in giro, forse dovuta alla obbligatorietà di rispondermi, chela risposta ad alcuni dei quesiti posti in modo preciso ed a nome di tanti cittadini.
Ho sperato in successivi chiarimenti nella speranza di ricevere qualche segno incoraggiante. Nessun segno: ho però avuto personale contezza ulteriore di inefficienza quanto mi sono azzardato a richiedere per via formale la sostituzione dei mastelli dei rifiuti del tutto inutilizzabili: sono mesi che attendo inutilmente. Il servizio di raccolta non funziona non tanto nella sua componente essenziale che è quella del prelievo porta a porta, ma principalmente nella componente dei servizi ambientali.
Ne riporto uno stralcio: Chi circola per Anzio si avvede, fuori ai cancelli di ville e villini, della presenza di sgangheratissimi mastelli usati per la raccolta dei rifiuti e spesso di improbabili soluzioni alternative. Da contratto il Comune dispone dei circa 20.000 contenitori familiari necessari per ogni frazione. Resta impellente il quesito:cosa si aspetta a sostituire quelli scassatissimi in modo rapido e semplice? Ho anche chiesto al Comune quando verranno distribuite le compostiere che, in numero 5 volte maggiore del necessario, sono state incluse nel contratto e la risposta è stata che “sono in corso di predisposizione valutazioni finalizzate ad attivare un progetto specifico”. Non è chiaro quali valutazioni occorrano e quanti anni siano necessari per distribuire compostiere e premiare i compostatori, come previsto nel regolamento apposito, con una riduzione della TARI.
Un progetto di compostaggio familiare è stato iniziato dal Comitato per la difesa del territorio al quale il Comune non consegna le compostiere necessarie per portare avanti il suo lavoro.Sono anni che si discute della necessità di realizzare due piccole piattaforme attrezzate e controllate da costruire sull’Ardeatina a Lido dei Pini e sulla Nettunense zona Zodiaco, necessarie anche per intercettare i rifiuti di coloro che rientrano verso Roma. Erano, in questa configurazione, già previste nel vecchio contratto. Nella mia notaho chiesto al Comune quando verranno realizzate e mi viene risposto che è stato attivato il servizio porta a porta (?) e che quindi “l’Ente sta valutando dove ubicare le strutture attualmente posizionate in appositi depositi”. Non comprendo il nesso ma se per “isole ecologiche sorvegliate ed informatizzate” si intendono quegli inutili cassettoni che ho visto spesso ricoperti di rifiuti, allora parliamo due lingue diverse. Alcune zone pedonali sono infestate da erbacce mentre ne è contrattualmente prevista la rimozione; Il Comune ribadisce che i cittadini debbono segnalare l’anomalia per eliminare ciò che è già è previsto come normale onere contrattuale.
La ditta è responsabile di “mantenere in perfetta efficienza i marciapiedi” e non di rimuovere il disagio ed il pericolo su richiesta dei cittadini. Analogo concetto vale per il servizio che tende a tenere pulite le caditoie stradali per evitare allagamenti e non è chiaro perché un servizio di manutenzione ordinaria debba essere attivato su richiesta dell’utenza. Per quanto riguarda la richiesta di mantenere le strade pulite mi viene risposto che la “pulizia dipende dall’organizzazione”. Il contratto prevede una specifica tempistica e varie modalità per evitare l’accumulo dei rifiuti nelle strade. Fermo restando che i rifiuti spesso arrivano in strada perché non vengono raccolti presso chi li produce e che ciò avviene sempre perché il servizio di raccolta è carente, le esigenze organizzative si devono adeguare alle strade pulite e non viceversa. Se si ha la pazienza di leggere il contratto si nota un forte onere da parte della ditta nel coinvolgimento e nel lavoro di educazione di un’utenza tutt’altro che educata. Ciò non avviene nei termini previsti e non è chiaro che cosa significhi ciò che il Dirigente micomunica e cioè si sta “verificando l’ottemperanza”, come se chi deve verificare vivesse su un altro pianeta. Comprendo che passare alla tariffa puntuale, altramodalità prevista in contratto, non è ne immediato e ne semplice, partendo da una situazione in cui quasi metà dei cittadini non paga la TARI, ma non capisco perché, come mi comunica il Dirigente, si stia “concertando sulle modalità”. La Ditta disquisisce a lungo, nella sua presentazione, sulla propria preparazione anche tecnologica ad effettuare il servizio. Faccia una proposta.
Forse più che con la Ditta l’approfondimento dovrebbe avvenire presso l’Ufficio Imposte del Comune di Anzio dove si verifica una defezione del 43% di coloro che non contribuiscono al finanziamento del servizio, denunciando quindi una gestione fallimentare da cui è difficile passare ad una tariffa puntuale.
Appare evidente che ad una gestione non soddisfacente non si fa fronte con la riluttanza a fornire i chiarimenti ai cittadini utenti, come l’Ufficio Ambiente è uso fare; come appare evidente che non si sta provvedendo a quell’azione professionalmente risoluta che si ritiene indispensabile dopo anni di gestione disastrosa. Continuare a rincorrere gli “incivili” per raccogliere i rifiuti che essi abbandonano in strada significa essere incapaci di intercettarli, prima che lo facciano, presso le loro abitazioni; cosa abbastanza agevole visto che una buona parte di essi si identifica con chi non paga la TARI e trovare chi non paga la TARI è facile, basta volerlo. Credere di debellare il fenomeno con metodi coercitivi a valle e con le videocamere significa non avere capito che si tratta di un servizio pubblico per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Insomma la situazione, per quanto è concesso verificare, appare congelata, non si apprezzano sviluppi per quanto attiene alle azioni con cui si concertava, si verificava e si valutava. Si resta in attesa che si passi alla fase del fare, del dare seguito a quanto necessario: da una drastica azione per far pagare chi non paga a quella attuare quel salto di qualità che Anzio merita.
Sergio Franchi
L’Europa continua a fare chiacchiere inconcludenti e l’Italia cerca una soluzione
Uno spiraglio per fermare l’invasione
Ormai dibattere del fenomeno migratorio e dei danni che esso sta provocando al nostro Paese equivale ad alimentareun dibattito fra sordi, uno scambio arido di frasi fatte e di luoghi comuni come “noi italiani siamo stati migranti in America ed in Belgio” e “la migrazione dei popoli è un fenomeno ineluttabile ed incontrollabile.” Cominciamo intanto riportare queste due considerazioni nel loro giusto alveo. Noi siamo stati migranti in quei posti in cui eravamo richiesti e dove eravamo funzionali allo sviluppo di quei paesi. Col Belgio ci fu addirittura un protocollo firmato tra i due governi, il 23 giugno 1946, con cui l’Italia si impegnava ad inviare in Belgio 50.000 minatori in cambio della cessione da parte belga di 2500 tonnellate di carbone ogni 1000 minatori immigrati. In America e negli Stati Uniti in particolare la richiesta era ancora più impellente anche se meno codificata, ma le lunghe soste dei nostri poveri connazionali nell’isoletta di Ellis Island, gli imbarazzanti controlli sanitari, il rigetto di coloro che non erano fisicamente adatti e la marchiatura di quelli ammessi, circa 12 milioni dal 1892 al 1954, invita a riflettere sull’accoglienza e sui suoi significati. Coloro che parlano di immigrazione dovrebbero passare una giornata in quei grandi saloni del centro di raccolta e controllo dell’isoletta nata per l’allevamento di ostriche e trasformata in una strettoia, a volte crudele, per accedere al sogno americano. Altro che ineluttabilità ed incontrollabilità del flusso immigratorio.
Che un popolo povero tenda, per fenomeno naturale, a spostarsi nel territorio di uno piu ricco è uno dei fondamenti della Sociologia delle Migrazioni ma questo concetto primordiale prescinde dalla storia, dalla politica e dalla legislazione internazionali. Si, perché l’evoluzione storica ha visto, violazioni, violenze e sfruttamento di popoli su altri popoli fino all’odierno, anche se in più luoghi contestato, equilibrio di legalità ead un assetto che, in alcuni casi però oggi reclama vendetta. Che l’immigrazione sia oggi un ciclone non c’è dubbio e come contro un ciclone c’è chi si protegge e chi ne subisce tutta la violenza e ne riceve tutti i danni. Che il fenomeno si possa arginare lo dimostrano gli stati che hanno fortemente ridotto il flusso immigratorio; basta volerlo senza dare troppo ascolto a coloro che sull’immigrazione lucrano a livello interno e ricevono vantaggi a livello internazionale. Non è chiara la politica di coloro che nel nostro Paese ritengono che i confini non esistano più mentre negli ultimi anni migliaia di chilometri di muri sono stati costruiti, anche con il placet europeo.Solidarietà? Niente di più ipocrita perché la solidarietà può essere richiesta e non imposta, essa viene concessa e non estorta con l’inganno e l’illegalità. Non si è solidali solo perché non si è capaci di non esserlo.
Un altro luogo comune che appare più ipocrita della solidarietà fasulla, è quello per cui si vuole negare che vi sia una diretta relazione fra migrazione e la criminalità. Circa il 30% dei crimini denunciati del 2022 sono attribuiti a immigrati clandestini e buona parte di essi sono recidivi o con precedenti per altri reati. I difensori del libero accesso non autorizzato di cittadini stranieri nel nostro Paese devono sapere che essi sostengono l’importazione di una criminalità di cui non abbiamo certamente bisogno. Le notizie di accoltellamenti, di assalti, di rapine e di stupri sono cronaca quotidiana in buona parte attribuibile a coloro che qualcuno, moralmente complice, era andato ad applaudire a Lampedusa. Francamente non riesco a comprendere le ragioni di chi, pur di mettere in difficoltà l’esecutivo, è pronto a difendere l’illegalità ed il disagio diffusi specialmente nelle grandi città. Poi c’è l’ennesima ipocrisia “dobbiamo far crescere l’accoglienza”. Non mi è chiara la ragione per cui si debbano accogliere migliaia di giovanotti che non chiedono di essere accolti ma che lo impongono, che provengono spesso da classi abbienti nel paese di provenienza, che non hanno, per la quasi totalità, nessuna competenza lavorativa, che mentono alle autorità e che nessuna normativa o trattato ci impone di accogliere se non provengano da situazioni critiche ben definite. Possibile che non si riesca a comprendere che l’accoglienza costa carissimo? Ogni persona che approda in Italia in modo irregolare costa 350 appena sbarcata, tanto costa il kit di accoglienza. Poi il costo per ogni persona adulta accolta arriva a 1050 euro al mese. Una grande parte degli immigrati irregolari si dichiarano o sono minorenni non accompagnati ed il prezzo che il Governo spende per ogni minore è di 105 Euro al giorno che equivale ad un costo mensile di circa 3000 Euro cioè due volte lo stipendio di uno operaio.
Il costo annuo di questa drammatica emorragia supera i cinque miliardi. Cinque miliardi per importare disagio e delinquenza. Se non è più possibile transitare nelle vicinanze delle stazioni di Roma, di Milano, di Firenze, di Genova, di Bologna ecc. bisogna chiederne ragione a coloro che pretendono che questa Italia, che denuncia una povertà che la Caritas quantifica nel 2023 in 5 milioni e 571mila cittadini, debba subire l’illegalità di un’invasione da cui altri paesi si difendono anche con le maniere forti. L’ipocrisia dei difensori della sostituzione etnica va lontano ed arriva anche a criticare quello che sembra un altro buon risultato del governo e della sua Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quando la passata estate qualcuno l’ha criticata perché era andata in vacanza in Albania l’instancabile figlia del Quarticciolo stava imbastendo quello che potrebbe rivelarsi un asso nella manica.
Ha infatti raggiunto un accordo per spostare la nazione di primo approdo dall’Italia ad un paese non comunitario e non ricadente quindi nel cappio del trattato di Dublino. Alle navi italiane che salveranno migranti in mare verrà assegnato il porto sicuro di Valona e non più di Lampedusa. In Albania verrà istituito quel campo di sosta temporanea in cui fare richiesta di asilo in Italia. Un campo da cui se i migranti fuggiranno e si presenteranno in un’altra nazione europea non potranno più essere rimandati in Italia, perché l’Albania non aderisce al trattato di Dublino. L’Europa sta prendendo in giro l’Italia da almeno un decennio e l’Italia cerca di fare da se. I soliti “oppositori” di professione stanno già facendo rumore perché loro preferiscono l’invasione ma se ne dovranno fare una ragione perché gli Italiani capiranno che si sta facendo il possibile per arginare il flusso di clandestini.
Sergio Franchi