SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
Il 21 novembre è il giorno dedicato agli alberi E con loro a tutta la natura.
Dobbiamo riconoscere che una nuova sensibilità verso la natura, soprattutto per gli alberi, si sta diffondendo. Forse per paura di soccombere alla catastrofe ambientale o, forse, perché abbiamo il coraggio di ammetterla liberamente, senza temere di essere considerati dei “romantici” in contemplazione. Gli alberi sono i primi difensori della nostra salute, ripulendo l’aria inquinata che respiriamo. Ma c'è ancora poca consapevolezza e l'albero è spesso considerato un mero elemento paesaggistico che si può abbattere quando disturba. Dobbiamo muoverci a ritroso nel tempo per trovare poeti commossi e ispirati dalla sua bellezza e arrivare a mondi lontani, temporalmente e geograficamente, che non solo rispettano gli alberi, ma li considerano sacri in molte loro forme. Prima che si costruissero i templi, è intorno all’albero che si formò la Comunità religiosa, fatta di riti danzanti e invocazioni verso un mondo misterioso. È all'ombra di grandi alberi che i saggi d'Africa si incontrano ed è sotto un albero, sacro ancora oggi, che il Buddha ricevette "l'Illuminazione".
La scienza oggi dimostra che l’albero “pensa”, alcuni studiosi (vedi Stefano Mancuso) hanno sperimentato l’intelligenza delle piante che permette loro di sopravvivere e convivere in un mutuo soccorrevole scambio. L’albero è l’essere vivente del regno vegetale più esemplare. La sua forza sotterranea lo àncora al terreno consolidandolo, pur rimanendo indifeso verso il cielo e impotente nella sua immobilità ad ogni sorta di calamità: bruciature per il troppo caldo di un’estate torrida o premature gelate. Ma la sua forza rimane, l’albero è sempre capace di riprendersi, simbolo di rinnovamento nella successiva stagione. Anche in un incendio catastrofico, l’albero saprà rinascere nutrito dalla sua stessa cenere, rigenerandosi da una radice o da un minuscolo seme protetto dalla terra. Noi a quel punto non saremo testimoni della sua ricrescita… e neanche i nostri figli. Giuliana
Un giorno di novembre
di Lello Agretti
[…] Irresistibile era il bisogno di camminare per quei luoghi, mai conosciuti prima d'allora. Trascorsi mattinate felici, camminavo nutrendomi del "mutamento" lento, del bisbigliare delle foglie, del quieto respiro del vento.
I platani
È anche distanza il dolore
voce appena arrivata e già sparita
promesso nascimento che /
da qualche parte accade
ma qui tarda a venire.
Pensieri camminati
pensieri verso dove.
Vorrebbero salire come il fumo
guadagnare il bianco delle cime
magari potrebbero restare
trattenersi ancora per un metro
che sarà mai
contro l’immisurabile?
E invece cadono.
Non alita vento e cadono
giallo su giallo
come intorno le foglie.
In tanto vacillare /
solo il tempo è sicuro
un muovere malato è vero
se avanza in circolo
se sempre torna a se stesso
ma così vanno le cose per il mondo
anche dai platani la vita
a volta a volta
fa un giro e si ritrae.
- Non io - diceva caparbio
- non io - diceva l’io ch’eccede.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
LA MIA PASSIONE
PER LA CHITARRA CLASSICA
Roland Dyens,
“il mago della chitarra”/9
di Roberto Cardinali
Rendere Omaggio alla propria e altrui tradizione
Le composizioni di Roland Dyens, collocate nel ventunesimo secolo, sintetizzano ciò che è avvenuto in passato ma comunicando in maniera innovativa ad un pubblico moderno. Da sempre i compositori hanno preso in prestito dai loro predecessori. Il prestito musicale può manifestarsi come arrangiamento di musica preesistente, breve allusione, o come omaggio consapevole. Roland Dyens rende omaggio non solo ai compositori europei e americani, ma anche ai musicisti appartenenti alla tradizione jazz, popolare e folk. Egli ricrea il passato rivisitando lavori precedenti nella sua propria visione. Parla con una voce distintiva mentre strizza l’occhio al passato, trasmettendo arguzia attraverso i nuovi modi compositivi che intrecciano tra loro diversi stili musicali.
Gli elementi comuni dello stile sono per Dyens più importanti rispetto alle loro differenze. Egli è famoso sia come chitarrista che come compositore, la sua creatività si manifesta non solo nelle sue tecniche di composizione, ma anche nelle sue tecniche chitarristiche, che non sono usate tanto per far sfoggio di virtuosismo ma piuttosto come veicoli espressivi e nuove esplorazioni sonore.
Egli dona alle parti della chitarra poliritmie e varietà timbriche che allargano le capacità dello strumento. Dyens tenta di riconoscere consapevolmente le diverse fonti da cui viene estratto il suo stile musicale, rendendo spesso omaggio ai compositori del passato che hanno influenzato le sue opere. È forse ironico che un compositore creativo e originario come lui scriva molte opere che hanno per titolo “Homage”, ma questo è caratteristico dell’umiltà e del desiderio di riconoscere piccoli dettagli tratti da opere precedenti. Oltre alle indicazioni del titolo “homage”, utilizza anche indicazioni per l’esecutore indicando elogio e omaggio. Le indicazioni di Éloge de Léo Brouwer, Ville d’Avril e DeuxHommages à Marcel Dadi specificano le opere alle quali vengono fatte degli elogi; negli altri omaggi, come Hommage à Villa-Lobos, le allusioni non sono identificate nelle note ma sono implicite dai titoli come “Bachianinha”, che allude al BachianasBrasileiras n. 5 di Villa-Lobos.
La personalità di Dyens emerge al di sopra di tutto viene comunque fuori in ognuno dei suoi omaggi. La sua musica esibisce una particolare parentela con quella di Villa-Lobos e Brouwer. Come Dyens, Villa-Lobos e Brouwer sono stati chitarristi compositori che hanno fatto uso di elementi dalla musica folk latino-americana.
L’influenza di Villa-Lobos è evidente nelle melodie liriche di Dyens, nelle ritmiche brasiliane. L’influenza di Brouwer invece è evidente nei ritmi sincopati, un linguaggio armonico avventuroso, ritmi afro cubani e tecniche chitarristiche particolari. Oltre a Brouwer e Villa-Lobos, Dyens rende omaggio a molti altri compositori, rivelando se stesso attraverso il tema di questi tributi. Ad esempio, uno dei suoi compositori preferiti è Fernando Sor, un compositore e chitarrista che, come Dyens, ha trascorso molti anni a Parigi. Dadi, Vian, e Zappa sono stati musicisti pop il cui stile di vita bohemien e l’elemento popolare ispirò la sua musica. Come Dadi, Dyens è nato in Tunisia. Come Vian, Dyens viveva a Ville d’Avray, appena fuori Parigi. In Triaela e in 20 Lettres, Dyens rende omaggio a Gismonti, Takemitsu, Dowland, Debussy, Ravel, Albeníz, Pujol, Barrios, and Messiaen. Queste scelte rivelano lo scopo internazionale delle sue influenze. Lo stile di Dyens è eclettico nella derivazione, eppure creativo nel risultato.
OSSERVATORIO LINGUISTICO
Rubrica aperta ai contributi
di tutti gli interessati
Cicero pro domo sua
di Giancarlo Marchesini
Un famoso giurista. Cicerone è passato alla storia come uomo politico e grande oratore. Ma che cosa “orava”? Diciamo prima di tutto che Cicerone non era il rampollo di una famiglia senatoria, era un homo novus che divenne famoso come oratore giudiziario. Sono passate alla storia le cosiddette “Verrine” volte a denunciare Gaio Verre, corrotto amministratore della Sicilia. Come dimenticare poi le quattro Catilinarie che contribuirono a smascherare la congiura di Catilina?
Pro domo sua. C’è però un’orazione di Cicerone il cui titolo viene usato come modo di dire: Cicero pro domo sua. Lo scopo di Cicerone era ottenere un indennizzo per la distruzione della sua casa, avvenuta durante il suo esilio da Roma. Paradossalmente Cicerone non ebbe vittoria di causa con questo scritto, considerato forse il più bello dal punto di vista stilistico: il Collegio dei Pontefici non accettò le sue argomentazioni. Resta però il fatto Cicero pro domo sua è un monumento all’arte oratoria.
Un modo di dire. E questa è la ragione per cui il titolo di questa orazione è diventato un modo di dire, usato quando qualcuno sta cercando di convincere gli altri delle sue buone intenzioni, della sua onestà o del fatto di aver subito un torto. In realtà i nostri mass-media, la televisione, la radio e internet sono pieni di prese di posizione “pro domo sua”. Personaggi in vista perorano le proprie cause o attaccano gli inevitabili antagonisti portando acqua al proprio mulino. C’è chi lo fa in modo elegante, in maniera cortese e persuasiva (ben pochi a dire il vero) e chi lo fa con astio aggressività e pervicacia.
A torto e a ragione. Ciò che però meraviglia è la futilità dei casusbelli. Che si tratti di rapporti interpersonali, di presunte corruzioni, malversazioni o vendette private, tutto diventa da notizia pettegolezzo.
Si sta affermando un relativismo mediatico (Giuseppe De Tomaso, Formiche 23/10/2023) che permetterebbe di porre sullo stesso piano Hitler e Churchill, schiavisti e antischiavisti, partigiani e soldati tedeschi. Israele e Hamas. Il sistema informativo, televisivo in particolare, tutto è tranne che al di sopra di ogni sospetto (sempre De Tomaso) e non è assolutamente valida l’obiezione che le regole democratiche richiedono che si dia spazio a tutti.
Come si è espresso Marco Mazzoni (Università di Perugia) i fatti personali e familiari diventano di pubblico interesse e non perché siano di interesse pubblico, ma perché interessano al pubblico.
Privacy addio. Ed è proprio questo interesse morboso per i fatti altrui che, a dispetto di tutte le raccomandazioni sulla privacy, porta alla ribalta eventi, notizie e fake news che dovrebbero e potrebbero restare nascosti. Chi si sente punto sul vivo accende il computer o prende il cellulare e comincia a sbraitare contro i suoi avversari. Perché un mezzo di informazione venga definito mass media occorre che si riuniscano due criteri: la diffusione e la contemporaneità. E i memi digitali sono il trionfo della diffusione e della contemporaneità. Una notizia nuova, curiosa o semplicemente tendenziosa rimbalza immediatamente da una piattaforma all’altra, da un mezzo di comunicazione all’altro e la frequenza e la quantità sembrano sancirne la veridicità.
Un giudice? Cicerone, anche se ha perduto la sua causa, si esprimeva di fronte a un collegio di giudici che ha valutato le sue argomentazioni e le ha ritenute insufficienti. Quello che manca alle fake news, al gossip e alle menzogne diffuse via Internet è un’istanza superiore che possa giudicarne il valore e la concretezza. E a poco servono i controlli delle piattaforme.
Mondi a confronto. Uno dei primi precetti del buon oratore è la captatio benevolentiae, la capacità di conquistare l’interesse e la simpatia del pubblico. Non posso non ricordare le parole con cui Alcide De Gasperi si espresse alla Conferenza di pace del 1946;
“Signor presidente, signori ministri, signori delegati, prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione”.
Ma, appunto, stiamo confrontando degli statisti del calibro di De Gasperi (e Cicerone) con i guitti del web. Come dare perle ai porci!