Indagine di polizia tributaria per emergere il reddito reale
Coniuge “Finto Povero”
Nei giudizi di separazione e di divorzio, analogamente a quanto accade nei giudizi per l’affidamento ed il mantenimento dei figli di coppie non coniugate, uno dei punti su cui si registrano maggiori scontri riguarda la debenza e l’importo dell’assegno di mantenimento, per i figli o per il coniuge. L’importo di questo assegno varia in funzione di diversi fattori tra i quali, come intuibile, la capacità reddituale del coniuge onerato; più sarà ricco maggiore sarà l’importo del mantenimento che dovrà elargire ai beneficiari.
Proprio per questa ragione i giudizi di cui sopra vengono sempre istruiti mediante il deposito di specifica documentazione, idonea a dare al giudice contezza della capacità economica delle parti. Ad esempio vengono depositate le dichiarazioni dei redditi, gli estratti conto bancari e finanziari, documentazione attestante la proprietà di beni immobili, di veicoli, di quote societarie etc..
Però può accadere che le parti siano reticenti e non producano la documentazione richiesta, oppure che dalla documentazione emergano incongruenze meritevoli di approfondimento o, ancora, che un coniuge contesti che la documentazione prodotta dall’altro non rifletta la sua reale capacità patrimoniale; il caso più frequente è quello in cui un coniuge contesti all’altro di percepire entrate “a nero”, non dichiarate al fisco.
In tutti questi casi, la legge riconosce al giudice del procedimento in corso la facoltà di disporre indagini di polizia tributaria, a carico del coniuge per il quale si sospetta una capacità reddituale superiore a quella dichiarata.
Questa facoltà, a tutela dei diritti della prole e del coniuge, deroga alla regola dell’onere probatorio di parte, in forza del quale spetta a chi affermi l’altrui maggiore possibilità economica l’onere di darne prova. Ma questo non significa che la parte, la quale affermi la maggior ricchezza dell’altra, sia totalmente sollevata da ogni onere e che possa richiedere al giudice l’intervento della polizia tributariaa “fini esplorativi”, ovvero per scoprire se l’altro ha redditi non dichiarati. Il coniuge che sollecita questo strumento, deve infatti allegare fatti specifici e circostanziati che ne legittimino l’uso, indicando, ad esempio,specifiche discrepanze tra il tenore di vita ed i redditi dichiarati oppure indicando eventuali terze persone cui, il coniuge onerato, ha fittiziamente trasferito i proprio beni e redditi.
La giurisprudenza ci ricorda, infatti, che il potere riconosciuto al giudice di disporre indagini tributarie“non può sopperire alla carenza probatoria della parte onerata, ma vale ad assumere, attraverso uno strumento a questa non consentito, informazioni integrative del “bagaglio istruttorio” già fornito, incompleto o non completabile attraverso gli ordinari mezzi di prova; tale potere non può essere attivato a fini meramente esplorativi, sicché la relativa istanza e la contestazione di parte dei fatti incidenti sulla posizione reddituale del coniuge tenuto al predetto mantenimento devono basarsi su fatti specifici e circostanziati” (Cass. Ord. 22734 del 12.08.2024).
Anche a fronte di un’istanza motivata e circostanziata proveniente da un coniuge, il giudice non sarà comunque obbligato a disporre indagini patrimoniali sull’altro se non le ritiene necessarie. Se, ad esempio, il giudice ritenga non sussistere il diritto alla percezione dell’assegno da parte del coniuge che lo richiede, non avrà senso neanche indagare le reali consistenze patrimoniali dell’altro. Ci ricorda infatti la giurisprudenza che “il giudice del merito, ove ritenga aliunde raggiunta la prova dell’insussistenza dei presupposti che condizionano il riconoscimento dell’assegno di divorzio, può direttamente procedere al rigetto della relativa istanza, anche senza aver prima disposto accertamenti d’ufficio attraverso la polizia tributaria, atteso che l’esercizio del potere officioso di disporre, per il detto tramite, indagini sui redditi e sui patrimoni dei coniugi e sul loro effettivo tenore di vita rientra nella sua discrezionalità, non trattandosi di un adempimento imposto dall’istanza di parte, purché esso sia correlabile anche per implicito ad una valutazione di superfluità dell’iniziativa e di sufficienza dei dati istruttori acquisiti” (Cass. Ord. 8744/2019). Allo stesso modo non servirà disporre indagini tributarie se il giudice ritiene di aver comunque raggiunto la prova, anche tramite CTU contabile, sulla reale capacità economica della parte.
In conclusione, l’indagine di polizia tributaria è uno strumento eccezionale, che la legge attribuisce al magistrato per la cura dei delicati interessi coinvolti nei giudizi di cui discorriamo, e che questo utilizza a sua discrezione, anche senza istanza di parte, quando lo ritiene necessario in base all’istruttoria svolta.
Avv. Alessandra Lupi
L’Avv. Alessandra Lupi riceve a Lido dei Pini e Roma, previo appuntamento telefonico ai numeri 06.9178201 – 349.6358027.
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Piazza Gulglielmo Marconi è diventata un palcoscenico di riflessione e confronto
La voce di Nettuno si alza
La piazza Guglielmo Marconi di Nettuno, nella serata di sabato 7 settembre si è animata, diventando un palcoscenico di riflessione e confronto su temi cruciali come la giustizia sociale, la legalità e il lavoro dignitoso. L’evento, L’evento, promosso dalla diocesi di Albano, in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Nettuno e diverse realtà locali, ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini, uniti dalla volontà di costruire un futuro più equo.
Il Vescovo della Diocesi di Albano, Vincenzo Viva, insieme al sociologo Marco Omizzolo e ai referenti della comunità Sikh, ha dipinto un quadro vivido delle condizioni di vita dei braccianti nell’Agro Pontino, denunciando la piaga del caporalato. Non si è trattato solo di una denuncia, ma anche di una proposta: unire le forze, superando le divisioni religiose e culturali, per tutelare i più deboli e costruire un futuro di speranza.
La serata è stata dedicata anche alla memoria di Satnam Singh, il bracciante indiano morto in condizioni disumane, un simbolo di tutte le vittime dello sfruttamento. La sua tragica storia ha toccato le coscienze dei presenti, diventando un monito per non dimenticare e per continuare a lottare.
L’atmosfera è stata resa ancora più intensa dalla musica della band femminile polistrumentista “Le note criminali”, che con le sue melodie ha accompagnato le riflessioni e i dibattiti, creando un clima di condivisione e solidarietà.
“Gli organizzatori, pur aspettandosi una buona partecipazione, sono rimasti piacevolmente sorpresi dalla vastità della folla che si è radunata”. Ha dichiarato Francesco Elviretti, Presidente della Sezione di Nettuno dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato, che ha concluso con parole di profonda gratitudine, ringraziando i volontari del-l’A.N.P.S.: “Il vostro impegno è stato importante per la buona riuscita dell’evento. Grazie di cuore!”
Il Vescovo Viva ha espresso la sua gratitudine a tutti coloro che hanno partecipato all’evento, sottolineando l’importanza del dialogo e della collaborazione per affrontare le sfide del presente. “Solo uniti possiamo dare risposte più concrete a chi soffre”, ha affermato il Vescovo.
La serata si è conclusa con un sentimento di speranza e di rinnovato impegno per costruire una società più giusta ed equa. Nettuno ha dimostrato di essere una comunità unita e solidale, pronta a fare la sua parte per un futuro migliore.
Questa manifestazione è stata un punto di partenza, un segnale chiaro che la società civile è viva e attenta ai temi della giustizia sociale. Invitiamo tutti a continuare a impegnarsi per un mondo più equo e inclusivo.
Elvio Vulcano
Comunicazioni ANPS-ODV
anpsodvnettuno@virgilio.it