Polemica sulla relazione fra immigrazione clandestina e criminalità
Immigrazione violenta
Retoricamente ammetto che non riesco ha comprendere perché c’è chi sostiene sfacciatamente l’assunto evidentemente idiota per cui l’immigrazione clandestina in Italia non ha nessuna relazione con la criminalità; non riesco a trovare tra le ideologie che guidano o, a volte. semplicemente suggeriscono le mosse dei partiti politici, qualcosa che possa somigliare ad una congettura così ridicola.
L’unica “ideologia” a cui spetta di diritto, ma senza responsabilità, l’accoglienza sempre e comunque è quella Cristiana di cui il Santo Padre è attivo praticante. Se il 32% dei detenuti in Italia, senza contare quelli condannati in Italia ma che scontano la pena nel paese d’origine, sono di cittadinanza straniera a fronte dell’8% di stranieri in Italia significa indubbiamente che i cittadini non Italiani delinquono circa 4 volte di più dei cittadini italiani. Se poi, nel campo dei reati sessuali i colpevoli, che provengono in gran parte da paesi a religione islamica, risultano essere 8 volte comparativamente superiori ai cittadini italiani, non è un’opinione ma fatti tristemente vissuti. Ma la cosa è ancora più preoccupante se si considera che moltissimi immigrati specialmente clandestini stanno rendendo difficile la vita della gente di alcune periferie, delle stazioni centrali delle grandi città e di quartieri in cui vengono dislocati in attesa dell’esito della richiesta di asilo o di un improbabile rimpatrio, con scarsissime possibilità che essi possano essere intercettati da un sistema permissivo che troppo spesso si percepisce più vicino a Caino che ad Abele.
Molti sono gli atti delinquenziali commessi quotidianamente da immigrati clandestini che non vengono rilevati e puniti e che, quindi, non entrano nemmeno nelle statistiche. Il garantismo italiano giunge all’idiozia di trattare migliaia di immigrati ultraventenni come minorenni garantendo loro diritti che non hanno e spendendo giornalmente per ognuno di loro il doppio di quanto guadagna un operaio in fabbrica. Basta dichiararsi minorenni e non essere in possesso di documenti che sono stati distrutti per l’occasione, perché attempati ragazzotti imbroglioni, diventino bambini innocenti.
In cambio dell’accoglienza avviene quanto sette “bambini” egiziani, arrivati con i barconi da un paese in cui gli italiani vanno in vacanza, hanno perpetrato recentemente a Catania; in cambio di protezione, vitto alloggio e supporto didattico e psicologico, i “bambini” violentano una tredicenne italiana e massacrano di botte il suo giovane fidanzato. Fa effetto solo perché c’è lo stupro di gruppo ma non fanno più notizia le violenze, gli scippi, le molestie rivolte principalmente a donne giovani e non, che percorrono strade cittadine: violenze e stupri a Milano, Bologna, Firenze a Roma ed anche Anzio dove un cittadino Nigeriano, già condannato e mai espulso ha stuprato, tempo fa, una diciottenne della nostra città. Non fa più notizia vedere gruppi di cittadini quasi esclusivamente africani e tutti immigrati clandestini, che ti offrono droga in pieno giorno in strade trafficate.
Un’assuefazione che ferisce ogni persona libera di pensare ed una rassegnazione che suona come resa di fronte all’arroganza. Ma anche i ragazzi italiani fanno stupri di gruppo e violenze private di ogni genere, è vero che anche gli italiani occupano abitazioni e fanno scippi: è vero ma proprio per questo non è chiaro perché dovremmo permettere a stranieri senza nemmeno il diritto di vivere in Italia di aggiungersi ai delinquenti nostrani.
Le repliche a queste mie considerazioni sono sempre immutate in ogni dibattito: la responsabilità è dell’incapacità della nostra struttura statuale di fare accoglienza adeguata agli immigrati irregolari, di integrare efficacemente ecc. ecc. Ma resta il quesito fondamentale: perché il nostro sistema dovrebbe integrare chi è entrato in Italia contro la legge? Per quale ragione bisogna accogliere chi molto difficilmente potrà espletare una funzione positiva nel nostro tessuto sociale? Potrebbero sembrare quesiti retorici la cui risposta è però sempre la stessa: perché siamo incapaci di bloccarli o perché abbiamo timore di adottare metodi risolutivi per non rischiare l’isolamento internazionale.
Se sono i fatti quelli che contano, il governo ha fallito su questo dossier che era e resta uno di quelli più significativi e qualificanti anche se si rileva qualche segno di reazione, per la prima volta, dopo tanti anni di passività. Da un azzardato ma possibile blocco navale ad un banale e difficilissimo “aiutiamoli a casa loro” che resta un concetto trito e ritrito e che ricorda la risposta a Sant’Agostino del bambino che stava travasando il mare nella buca sulla spiaggia, ma che sembra stia dando qualche risultato.
Resta un problema immenso che sta lentamente ponendo in atto una vera e propria sostituzione etnica, si proprio di quelle che fanno sorridere con aria di compassione la Signora Boldrini ed altri suoi amici; quelli che vivono di concetti assurdi e di assurdità idelogiche ed a cui i numeri, quelli che non sono ne di sinistra e ne di destra, dicono cose che basterebbe un pizzico di onestà intellettuale per comprendere e condividere.
Se in un dibattito nella trasmissione Dritto e Rovescio di Rete Quattro un’avvocatessa ha avuto il coraggio di giustificare i sette stupratori perché “vivevano un disagio dovuto al fatto che il loro alloggio era inadeguato”; se una Consigliera Comunale del Comune di Milano, in un’altra trasmissione televisiva, attribuisce la colpa dei reati commessi da nord-africani che vivono, senza nessun diritto, nei parchi pubblici spacciando droga e scippando i passanti, al Governo perché non è capace di integrarli; se una nota giornalista italiana giustifica la delinquenza dilagante provocata da immigrati col fatto che anche gli italiani hanno portato la mafia negli Stati Uniti; se la segretaria del PD attacca duramente la Presidente del Consiglio perché ripete con l’Egitto l’accordo raggiunto con la Tunisia che ha notevolmente ridotto i flussi da quel paese, allora è malafede e la complicità è evidente.
La volontà di sfruttare politicamente comportamenti criminali fa perdere di vista a chi la pratica che il danno al Paese è strutturale e non potrà essere rimosso con i normali strumenti della democrazia occidentale.
Sergio Franchi
La comunità di Nettuno si è stretta attorno le vittime di violenza il 12 settembre
Contro la violenza di genere
La città di Nettuno, il 12 settembre, si è svegliata con un cuore più grande, avvolta in un abbraccio di coperte colorate. L’iniziativa, promossa dalla Sezione dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato di Nettuno e dal gruppo “Vivavittoria” di Isernia, è stata un successo oltre ogni aspettativa.
La piazza antistante la chiesa della Madonna delle Grazie, luogo simbolo della lotta contro la violenza, si è trasformata in un mare di colori, grazie alle coperte all’uncinetto realizzate a mano dalle donne dell’ANPS. Un’installazione artistica che ha commosso e sensibilizzato tutti i presenti.
Alla cerimonia di apertura hanno partecipato numerose autorità, tra cui l’Ispettrice della C.R.I. del comitato Anzio – Nettuno, Paola Lumaca, e il Commissario Straordinario del Comune di Nettuno, Prefetto Antonio Reppucci. Quest’ultimo, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa: “Solo uniti possiamo sradicare la violenza di genere. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a rendere questa giornata un successo. È un segnale forte che ci dà speranza per il futuro”.
Il Direttore dell’Istituto per Ispettori di Nettuno, Lorena Di Felice, ha inviato un drappello di allievi, per testimoniare l’impegno delle forze dell’ordine nella lotta alla violenza di genere.
Un ringraziamento speciale a tutti i cittadini che hanno partecipato all’iniziativa, dimostrando una grande sensibilità e solidarietà. La vostra presenza è stata fondamentale per rendere questa giornata un successo. Le coperte realizzate a Nettuno faranno ora parte di un progetto più ampio, coordinato dal gruppo “Vivavittoria”, che prevede la vendita dei manufatti e la devoluzione del ricavato ai centri antiviolenza.
“Siamo davvero soddisfatti del risultato ottenuto”, ha dichiarato Francesco Elviretti, Presidente della Sezione dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato di Nettuno. “La partecipazione dei cittadini è stata straordinaria e ci ha dato la forza di continuare a lottare contro la violenza sulle donne. Un grazie speciale alle donne dell’ANPS che con il loro impegno hanno reso possibile tutto questo”.
Nettuno ha dimostrato oggi di essere una città unita e solidale, pronta a dire basta alla violenza.
Segreteria A.N.P.S.-O.D.V. Nettuno
Ufficio Stampa
Plastica monouso al bando
E’ indubbio che le materie plastiche abbiano costituito la più utile scoperta del ventesimo secolo anche se la storia della plastica ha avuto inizio nel 1861, mentre l’Italia trovava la sua unità, con gli studi di Alexander Parkes. Ma il boom della divulgazione delle materie plastiche si ha negli anni 60 quando la grande parte di utensileria e di materiali per casa viene realizzata in pvc, polietilene, polipropilene, polistirolo ecc. La divulgazione della plastica e il suo cattivo impiego hanno portato, però, ad un grado di altissimo inquinamento dei terreni ma maggiormente dei mari, dei laghi e dei corsi d’acqua. Pensare di ridurre tale inquinamento attraverso l’abolizione della plastica è pura utopia ma, considerando che un bicchiere usato per bere una sola volta si biodegrada in 30 anni appare evidente che il suo uso è un piccolo crimine contro l’ambiente. Le norme sono poco chiare e non attuate e l’Europa bacchetta ancora una volta l’Italia, la discola di sempre. La Commissione Europea, nella consueta comunicazione periodica del 23 maggio 2024 ha reso noto di aver avviato procedura di infrazione INFR(2024)2053 contro l’Italia per il non corretto e non completo recepimento della Direttiva sulla plastica monouso Direttiva UE/2019/904, relativa al SUP, SingleUse Plastic. La Commissione ha inviato la lettera di costituzione in mora che da inizio alla procedura, invitando l’Italia a conformarsi alla Direttiva sulla plastica monouso e alle norme procedurali dell’UE sulla trasparenza del mercato interno, assegnano il termine di due mesi per rispondere alle carenze segnalate dall’esecutivo europeo, decorsi quali, in mancanza di risposta soddisfacente, potrà decidere di inviare un parere motivato. La Direttiva SUP è stata recepita dall’Italia col Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 196, recante “Attuazione della Direttiva (UE) 2019/904, del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”, costituisca un elemento essenziale della strategia europea per la plastica circolare e del Piano d’Azione per l’economia della Commissione, fondato sulla prevenzione e riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente e sulla salute umana, nonché diretta a promuovere la transizione verso un’Economia Circolare. Come già emerso nel corso delle interlocuzioni tra la Commissione e il Governo italiano e più volte segnalato da numerosi commentatori, la normativa di recepimento nell’ordinamento interno non ha tenuto pienamente conto dei principi posti dalla Direttiva, in particolare con riguardo ai requisiti tecnici per l’utilizzo delle bioplastiche e la commercializzazione dei prodotti monouso qualificati come «biodegradabili», come le stoviglie compostabili e gli imballaggi, così da incidere sull’ambito di applicazione di diverse norme della Direttiva europea e, di conseguenza, sulla sua corretta attuazione. Come spesso accaduto in passato il nostro Paese, il caso Bolkestein fa scuola, recepisce le direttive europee ma poi si dimentica di attuare la normativa esecutiva, specialmente di quelle che comportano decisioni limitative come nel caso degli operatori balneari o dei produttori di plastiche monouso. L’eliminazione della plastica nella produzione di utensili monouso è una decisione logica, troppo logica e che disturba l’industria ed è forse per questo che il nostro Governo è riluttante nell’adottarla.
Sergio Franchi