Un emendamento che crea una reazione incomprensibile
Non toccate la 194
Ricordo l’atmosfera di quel tempo, le manifestazioni di Pannella e dei Radicali. Era il 1978, i contraccettivi erano di difficile reperimento, l’assistenza socio-sanitaria allargata era ancora un progetto lontano da essere realizzato, internet non appariva nemmeno nei film Star Wars che imperversavano nei cinema in quegli anni; la pillola del giorno dopo era uno strumento inimmaginabile, i figli dell’incoscienza e dell’ignoranza finivano spesso sui tavoli delle mammane e, qualche volta si portavano dietro anche le povere disgraziate che erano costrette ad abortire clandestinamente. Poi la proposta dal socialista Balsamo che doveva mettere fine alla barbarie che toccava le donne in un momento drammatico della loro esistenza e nacque la legge 194. Una norma fondamentale che ha per titolo “Norme per la tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” e nacquero anche i consultori, come strumento operativo per la sua corretta attuazione. I consultori hanno come “core business” quello di “informare la donna sui propri diritti e sui servizi sociali, sanitari, e assistenziali offerti dalle strutture che operano sul territorio, informare la donna sulle norme che tutelano le gestanti nel luogo di lavoro”.
Nel consultorio la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza, se rientra nei termini di legge ed il consultorio assicurerà l’assistenza fino al contatto con la struttura sanitaria che eseguirà l’aborto. Periodicamente, da anni, sussulti vittimistici si levano da frange della sinistra al grido “non toccate la 194”, perché sembra che qualcuno intenda interferire nell’attività dei consultori e dei diritti derivanti dalla legge 194 intesa strumentalmente come “la legge che concede alla donna il diritto di abortire in modo legale e gratuito”. Ho la mia personale convinzione sul diritto libero ed illimitato della donna di eliminare un inizio di vita che, se non interrotto, diventerebbe una persona; oggi in cui è nota ed alla portata di tutti la possibilità di evitare che quella vita venga concepita. Ma questo è un aspetto morale e di coscienza che non si può imporre. Quello che non capisco è però l’ennesima alzata di scudi delle femministe e dei “femministi” all’acqua minerale che gridano oggi: “attacco alla legge 194”, “la donna torna al medio evo”, “la violenza sulle donne da parte delle associazioni pro-life”, “vogliono portarci nell’Ungheria di Orban”, “attacco feroce ai diritti della donna” e tutto ciò non accade perché hanno abolita la legge 194, ma solo perché si propone di attuarla nella sua interezza. L’emendamento del governo che, secondo il deputato del PD Alessandro Zan, evoca i presupposti di un attacco fascista, è il seguente ”senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica le Regioni possono avvalersi di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” .
Ritengo del tutto inutile ribattere alle urla demenziali che provengono da chi strumentalizza l’aborto, perché esso è una cosa molto, ma molto seria, specialmente per le donne e mi vorrei rivolgere a coloro che sanno di che cosa stiamo parlando e che mantengono la lucidità necessaria per giudicare dai fatti e dalla realtà, per chiedere: dove è l’attacco alle donne? Il fatto stesso di considerare l’ingresso di associazioni “pro-vita” come un elemento estremamente lesivo dei diritti della donna, che della riproduzione della vita è l’artefice, da il senso dell’arroganza con cui si vuole togliere un significato positivo per privilegiare quello più negativo che resta, sempre per la donna, l’interruzione di una gravidanza. La legge 194 definisce le norme per la “tutela della maternità” non dell’obbligo all’ interruzione della gravidanza. Dove vengono lesi i diritti delle donne che si rivolgono al consultorio se, oltre alla procedura per liberarsi del feto che hanno in grembo, si prospetta loro anche la possibilità di farlo diventare una persona? E magari anche aiutarle in questa scelta? Non mi si venga a raccontare delle difficoltà esistenti, dei medici obiettori di coscienza, perché questi sono elementi che persistono in ogni caso e che non variano con l’emendamento proposto da governo. Non mi si venga a raccontare delle giunte di destra che incoraggiano l’obiezione perché questa è una libera ed insindacabile scelta deontologica del medico.
Non mi si venga a raccontare della necessità di inserire il diritto di abortire nella Costituzione perché nessuno si sogna di abolirlo e perché il diritto all’aborto più che un diritto è una triste e dolorosa evenienza nella vita di una donna con grossi risvolti etici e morali. Non è chiaro perché si voglia negare un altro diritto fondamentale, il più fondamentale di tutti che è il diritto, anche se solo ipotetico, alla nascita di una vita.
Si dice: “ma la donna che va al consultorio lo fa perché vuole abortire….bene se così è nessuno potrà mai impedirle di farlo!”. L’atteggiamento contro la possibilità di procreare e di evitare il trauma dell’aborto, anche in presenza di una gravissima crisi demografica, non solo è inopportuno ma è anche decisamente condannabile. Nessuno tocchi la libertà della donna di decidere, Nessuno tocchi la 194! Tutti concorrano ad applicarla nella sua interezza e nello spirito con cui fu concepita.
Sergio Franchi
Anche quest’anno il teatro dell’assurdo in occasione del 25 aprile
La Liberazione negata
Anche quest’anno, come ogni anno, il 25 aprile è stato motivo di uno scontro ideologico indecente. Per essere certo di non cadere nella diatriba fra le parti, anche perché non è chiaro quali siano le parti e quali sia la commemorazione che viene celebrata vorrei ricostruire i fatti storici. Andiamo per ordine con definizioni e dati rilevati da testi pubblicati. Che cosa è e che cosa dovrebbe significare il 25 aprile?
“ Il 25 aprile è l’anniversario della liberazione o festa della liberazione. si celebra ogni anno , per ricordare la liberazione d’Italia dal governo fascista e dall’occupazione nazista del Paese”. Chi ha liberato l’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista? “la guerra di liberazione fu un complesso di operazioni militari e di azioni di guerriglia condotte durante la campagna d’Italia delle truppe alleate, dall’esercito cobelligerante italiano e dalle brigate partigiane della resistenza italiana contro la Germania”. Per avere la dimensione delle forze in campo e dei caduti delle truppe di liberazione i dati disponibili danno una stima 65.900 fra morti, scomparsi o feriti fra i partigiani e di circa 350.000 morti accertati, scomparsi o feriti fra le truppe alleate. Circa 450.000 sono i tedeschi morti, scomparsi o feriti in Italia. Chi erano i partigiani? I partigiani rappresentavano l’antifascismo nella varietà delle sue componenti e cioè quella comunista (Brigate Garibaldi), quella del Partito d’Azione (Brigate Giustizia e Libertà), quella del Partito Socialista (Brigate Matteotti) e quella della componente cattolica, spesso sottovalutata ma numerosa e determinante (Brigate Fiamme Verdi, Squadre Bianche, Volontari della Libertà), che annoverò nomi come Mattei, Zaccagnini, Taviani, Dossetti, Rumor, Anselmi ed anche un santo, Teresio Olivelli. E poi gruppi e brigate minori ma, in alcune zone molto attive come la Brigata Ebraica e quella Monarchica.
La monumentale opera di Gianni Donno “Liberazione alleata dell’Italia 43-45” documenta le dimensioni del dramma con 6882 partigiani deceduti contro 90.000 soldati americani (solo americani) che hanno lasciato la vita nel nostro Paese e che lo ricordano, agli smemorati, dai 42 cimiteri in cui riposano in Italia. Il 25 1945 aprile le forze alleate sfondarono la linea gotica dando il via alla ritirata ed alla sconfitta delle truppe tedesche e della Repubblica di Salò. Dopo il crollo delle truppe germaniche, il comando partigiano dichiarò la sollevazione popolare. Siccome distorsioni ideologiche e di parte fanno a pezzi la storia e raccontano a chi ci vuol credere una realtà distorta dobbiamo quindi sintetizzare che ingenti forze alleate, formate da Americani, Inglesi, Francesi, Canadesi, Australiani, Polacchi, Sudafricani ecc. con centinaia di aerei e di navi, migliaia di carri armati, di mezzi bellici e subendo centinaia di migliaia di morti, supportati da formazioni partigiane italiane, hanno liberato il nostro Paese dal dramma Nazi-Fascista. La realtà dei fatti storici ci dice che le imponenti e ben equipaggiate truppe alleate avrebbero vinto la guerra anche senza l’apporto militare dei partigiani. Il resto è noia. Una noia che resta materia viva per l’ANPI, l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia, composta dai nipoti di chi fece la guerriglia sulle montagne, che invita oggi ad “essere uniti per contrastare il rischio sempre piu incalzante di una deriva autoritaria nel nostro Paese”.
Il merito delle forze partigiane resta importante più per il suo significato politico che per il suo reale apporto militare, ma è nella univocità di quel significato che l’importanza resta integra. Ma se nelle rievocazioni di quegli eventi c’è chi invita ad essere uniti e poi si arroga il diritto di escludere ed attaccare apertamente componenti partigiane fortemente significative sul piano storico, come la Brigata Ebraica, allora squalifica se stesso e l’associazione di cui fa parte. Se poi ammette, nelle stesse manifestazioni, che rievocano la liberazione del nostro Paese, chi manifesta contro un popolo che ha subito sei milioni di morti, da parte degli stessi nazisti che i partigiani combattevano in Italia e se nelle manifestazioni si sentono slogan contro gli americani che sono coloro che ci hanno liberati, allora l’incoerenza diventa demenziale; se infine quelle rievocazioni diventano strumento di parte, perché da quella parte vengono strumentalizzate, allora esse perdono il loro valore unificante e diventano banale strumento di lotta politica. La storia ci dice, e non sarà l’ANPI a modificarne il significato, che il ricordo della lotta partigiana ha significato solo se esso sarà unificante di tutto quello che fu la lotta al fascismo. Finché una parte di quella storia, che allora rappresentò poco più di un terzo dei sui protagonisti, vorrà continuare ad usare il suo ricordo per difendere storie e fatti che con esso non hanno niente in comune, continueremo ad avere 25 aprile di polemica e di divisione. Non esiste analista politico abitante fuori dagli ospedali psichiatrici che possa oggi pensare ad un pericolo di ritorno del Fascismo in Italia. Il Fascismo è morto anche grazie alla lotta partigiana, ma se c’è chi vuole continuare a far vivere l’antifascismo per ragioni di parte allora la ferita di quella brutta storia d’Italia non si potrà mai rimarginare.
Sergio Franchi