L’ultimo romanzo dello scrittore Claudio Vannuccini
Tieni lontana la notte
Sta riscuotendo un discreto successo l’ultimo romanzo di Claudio Vannuccini,Tieni lontana la notte, pubblicato da Porto Seguro.
Protagonista è la storia d’amore tra Mario e Alessandra, due ragazzi che si ritrovano uno accanto all’altra, spinti da un sentimento vero e sincero.
Il romanzo è ambientato nei quartieri di Roma, dove vengono descritte le abitudini della gioventù romana, spesso annoiata dalla routine quotidiana e che s’incontra dopo la scuola nelle discoteche e nei locali.
Purtroppo, però, gli strani comportamenti di Alessandra, con collere improvvise, continue fughe e soprattutto, con silenzi pesanti,porteranno Mario ad una verità molto più grande della loro età.
Tra un passato traumatico e un presente precario, infatti, si dipana la trama che coinvolge il lettore tenendolo con il fiato sospeso sino alla fine, per scoprire, poi, l’epilogo della storia d’amore.
L’autore, dopo Una Figlia di Nome Speranza, pubblicato nel 2008 da Il Calamaio eTerra Amara nel 2012 da Vertigo Edizioni,si ripresenta al suo pubblico con una trama delicata e attualissima, che è quella della violenza sessuale e delle sue conseguenze nella vita di chi l’ha subita.
“La violenza porta dolore fisico e mentale. Il fisico guarisce, ma la mente ne porta i segni per molto tempo e forse talvolta sono indelebili. Esiste solo una possibilità, credo, quella del coraggio di aprirsi con chi abbiamo vicino e che ci vuole bene. Solo in questo modo abbiamo la speranza di superare tali momenti”, così ha detto Vannuccini in una recente intervista su Radio L’Aquila1.
Anche in questo lavoro, lo stile dello scrittore è dinamico e mai noioso, grazie alla scorrevolezza del testo, dei dialoghi enel sapiente intreccio di capitoli ambientati nel presente e altri nel passato.
Manuela Mazzola
Viva gli sposi
Viva gli sposi!
Domenica 26 settembre parcheggiata in via Orazio una grossa motrice camion infiocchettata. Mi è stato riferito che è stato il mezzo di trasporto con cui due sposini hanno raggiunto il centro città per poi sposarsi in Comune. Mi è stato anche sottolineato che la motrice è l’abituale mezzo di lavoro dello sposo, un camionista che ha pensato bene di farlo diventare anche il simpatico mezzo di trasporto per condurre in Comune la sua amata. Viva gli sposi!
Preghiere per il sindaco Zuccalà
Cara redazione,
vorrei fare due preghiere al sindaco Zuccalà ed alla sua amministrazione; nell’era Fucci si usava Decoro Urbano, nell’era Zuccalà c’è Municipium ma nonostante le segnalazioni via Singen viene lasciata al suo disastroso destino, ogni segnalazione viene chiusa senza risoluzione. Nella parte finale via Singen è dissestata dagli alberi, dall’altezza della palestra della Margherita Hack sino alla discesa verso la Sughereta, nei due sensi di marcia, le macchine si danneggiano, pur andando a meno di 20Kmh si rischia di lasciarci il semiasse. Possibile che non si riesca in ormai 8 anni di amministrazione 5S a sistemarla? Sindaco ma lei un giro da quelle parti lo ha mai fatto? Mi sa manco per le elezioni. Non si fa mai vedere nessuno. Complimenti.
Seconda preghiera; aiutate i vigili e noi poveri cittadini. E’ possibile chiamare la Polizia locale e sentirsi dire “la macchina è impegnata in altro intervento”? La macchina? Per Pomezia UNA macchina? E’ la stessa risposta di dieci anni fa, poi passi in via Roma e ne vedi tre parcheggiate a fare nulla. Chiedi allora, ma come non era una? E ti dicono che ce n’è una per Pomezia centro, una per Martin Pescatore e così via. Ma gestiamo il centro città (con decine di migliaia di persone) come un quartiere periferico e sicuramente molto più piccolo? Mettiamo qualche auto in più e magari aumentiamo le unità dei vigili perché possano girare. Per intervenire in piazza Indipendenza non serve l’auto, ma ci sono vandali e ragazzacci che liberamente la attraversano impennando in bici o a tutta velocità coi monopattini elettrici. Anche in piazza San Benedetto da Norcia si vedono le stesse scene senza controllo, se sistemate le brutture poi sorvegliatele i miglioramenti perché c’è chi fa danno e poi le riparazioni si pagano coi nostri soldi. Ma perché la sicurezza attiva del territorio non ha alcuna valenza per i 5S? Dateci un po’ di difesa dai vandali e maleducati che ormai hanno la città in mano. Non parliamo delle auto in seconda fila nelle vie secondarie davanti a bar e pub della città perché abbiamo capito che non esiste soluzione con questa amministrazione.
Cordiali saluti.
Garp1997
Continua la pubblicazione del libro “Pomezia Origini-Genti-Personaggi” del prof. Sessa
I primi passi nella storia
Continuiamo la pubblicazione del libro “Pomezia Origini- Genti –Personaggi” realizzato dal prof. Antonio Sessa ed edito dalla Angelo Capriotti Editore riportando il capitolo dedicato alla Fondazione di Pomezia nella parte riguardante “I primi passi nella storia”
“La massima autorità locale era il commissario Leone.
Dopo quel 25 aprile 1938, giorno della fondazione, i lavori - appena iniziati - proseguirono alacremente. Il nuovo Comune venne costituito con il Regio Decreto del 3 giugno 1938- XVI n. 935, che abbiamo appena riportato, su una superficie di 15.980 ettari; fu prevista una popolazione iniziale di 12.000 abitanti, dei quali 3.000 residenti nel centro urbano. Il nuovo Comune assorbì parte del territorio del comune di Roma e inglobò anche Ardea; i confini vennero posti con i comuni di Roma, Albano, Ariccia, Aprilia, Anzio e con il mar Tirreno. In attesa della costruzione degli edifici nel capoluogo, i suoi due nuclei abitativi di una certa consistenza furono Ardea e il borgo di Pratica che diventa, in via provvisoria, il centro operativo del nuovo comune. Appena fuori del borgo, nell’ex caserma, vennero sistemati gli uffici comunali. Massima autorità del Comune fu il Commissario Prefettizio, dr. Aurelio Leone, che provvide a organizzare tutta la struttura amministrativa. Il tempo incalzava e il Commissario provvide personalmente ad assumere, in via provvisoria, il personale necessario.
“Leone era fisicamente basso di statura - ricorda De Giorgio, primo medico condotto di Pomezia - sposato e con una numerosa prole. Vice-prefetto di Roma, gli fu affidato questo delicato incarico anche perché aveva notevole esperienza in quanto era stato già a Littoria, Commissario. Cerca subito personale adatto e fra questi un medico che si intendesse di malaria. Fui interpellato, perché ero un esperto, avendo frequentato corsi di specializzazione in materia tenuti dal prof. Castellani, un luminare in materia. Leone mi chiamò a casa sua in via Gioberti a Roma; avevo 26 anni. Tra noi si stabilì una corrente di simpatia, anche perché scoprimmo che era amico di mio padre. Venni con Leone la prima volta a Pomezia nell’estate del 1938. La situazione era allo stato iniziale e, venendo da Roma, mi sembrava di essere entrato in un nuovo mondo. Superai il momento di grande sconforto solo perché mi piacquero subito il mare limpido e la campagna meravigliosa. A Pratica visitammo la stazione sanitaria del governatorato di Roma, diretta dal dott. Grillo; anche ad Ardea c’era una stazione sanitaria, diretta dal dott. Fegatelli. Queste due stazioni furono rilevate dal nuovo Comune e sanitariamente da me. Presi possesso subito della stazione di Pratica, che era situata nel casale fuori dalle mura. Al primo piano vi erano gli uffici comunali, al secondo l’abitazione del medico. La condotta era formata da circa 15.000 ettari di terreno e due centri abitati.
Mi spostavo prevalentemente con una motocicletta su strade appena praticabili. Con l’arrivo dei coloni la condotta fu divisa in due: a Pratica fu assegnato un nuovo medico, il dott. Musumeci, che aveva una famiglia numerosa e a cui competeva di conseguenza un appartamento più grande. Io fui mandato ad Ardea e abitai in un appartamento del Comune, dove sono rimasto fino allo sbarco alleato di Anzio”.
Il borgo di Pratica era il punto di riferimento dello staff dirigenziale dell’Opera e delle ditte appaltatrici. In quel periodo operavano sul territorio la Coop. Muratori di Molinella, la Velia e Mercuri, la Carboli, la Carena e la Tesei, che eressero gli edifici della città nuova e i casali. La ditta Alessandri costruì le strade. La Del Tosto lavorava invece con il Consorzio di Pratica di Mare. Il numero dei dipendenti era enorme e lo dimostra un rapido confronto di cifre. La popolazione residente nel Comune alla fine del 1938 era di 1.483 unità. Con l’arrivo dei primi coloni, alla fine del 1939, la popolazione sale a 2.852 unità. Sempre nello stesso periodo, gli operai erano circa 2.300 unità, quindi di poco inferiore alla popolazione residente totale.
Sistemarsi a Pratica divenne una scelta obbligata, poiché era il nucleo abitativo più vicino ai cantieri; inoltre nel borgo si trovavano la posta, i carabinieri e gli altri servizi, che la rendevano in qualche modo autosufficiente. Le ditte lavoravano rapidamente nella costruzione degli edifici del centro e nel realizzare le case coloniche; ma obiettivamente il tempo risultava scarso. Da giugno del 1939, con le prime 40 famiglie di romagnoli, iniziò l’arrivo dei coloni. Bisogna subito sistemarli nei nuovi poderi e inserirli nella nuova realtà comunale. Intanto l’amministrazione muoveva i primi passi.
Conosciamo il Pigneto
Domenica 17 ottobre 2021 l’Associazione Tyrrhenum dedica una giornata alla pulizia e alla conoscenza del Pigneto, un piccolo angolo di bosco nel quartiere di Campo Ascolano testimonianza di come era la natura delle nostre coste prima dell’avvento dell’abusivismo edilizio.
Il paesaggio è molto vario e mostra le fasi di formazione della macchia mediterranea, dalle prime fragili piantine sulle dune fino ai grandi alberi tipici della nostra zona.
Per informazioni su come partecipare è possibile contattare il numero 388/7776269.