Intervista al neo consigliere regionale del M5S Adriano Zuccalà
No al termovalorizzatore
La realizzazione del Termovalorizzatore a Santa Palomba è diventata una enorme preoccupazione per chi abita nelle vicinanze ma anche un caso politico nazionale con posizioni spesso ambigue.
Ne discutiamo con il consigliere regionale del Lazio del M5S Adriano Zuccalà vicePresidente della Commissione Tutela del territorio, Erosione costiera, Emergenze e grandi rischi, Protezione civile, Ricostruzione. Membro nelle commissioni Bilancio, Urbanistica e Rifiuti.
- Consigliere Zuccalà lei quando era sindaco di Pomezia si è battuto contro il termovalorizzatore a Santa Palomba. Ma tutti lo hanno fatto? Penso anche all’allora governo regionale Pd - M5S.
“Indubbiamente l’unica forza politica che si è opposta senza compromessi alla realizzazione dell’impianto è il Movimento 5 Stelle. Di questo ne vado fiero, perché non c’è alleanza o compromesso che possa superare l’interesse primario dei cittadini, soprattutto quando si parla di salute. Secondo il mio parere, anche quando ricoprivo ancora la carica di Sindaco di Pomezia, la posizione della Regione è stata troppo tiepida nel farsi rispettare come Governo Regionale e far rispettare il piano rifiuti del Lazio che non prevede l’utilizzo degli inceneritori. Oggi ci troviamo con una destra che vuole modificare questo piano e realizzare diversi impianti, non solo quello di Santa Palomba, quindi la situazione è ancora più critica e complessa”.
- Può spiegare, anche a chi nella nostra città è favorevole, perché il termovalorizzatore sarebbe una sciagura per il nostro territorio?
“Oltre ai possibili danni sulla salute, che possiamo andare a leggere sui diversi rapporti pubblicati dalle ASL del Nord ad esempio, dovremmo affrontare un vero e proprio disastro logistico-economico per la nostra città.
Portare i rifiuti tramite ferrovia è pura utopia visto che già oggi la stazione di Santa Palomba non è adeguata nei servizi offerti ai pendolari, figuriamoci per il trasporto massivo dei rifiuti, questo porterà inevitabilmente a riempire le strade di mezzi pesanti che andranno a congestionare il traffico in ogni ora del giorno. Anche perché è evidente che l’impianto non è pensato per trattare solo i rifiuti di Roma, ma i mezzi arriveranno da ogni parte d’Italia e probabilmente dal resto d’Europa. Qualcuno evidentemente ha annusato un business che va oltre la gestione del problema rifiuti.
Questi disagi si ripercuoteranno anche sulle aziende e sulle aree residenziali dei comuni interessati. La logistica verrà azzerata e le persone vivranno all’ombra delle ceneri che, anche se invisibili agli occhi, ricopriranno case, uffici e aziende agricole. Le aziende chiuderanno, le case si svaluteranno e pagheremo per almeno 30\40 anni questa scelta sulla nostra pelle”.
- In alternativa come fare per smaltire i rifiuti della Capitale?
“Partiamo dal fatto che parliamo di una visione che vuole risolvere un problema, senza intervenire sulla causa del problema, che in questo caso è la produzione dei rifiuti indifferenziabili.
Parliamo inoltre di una metodologia obsoleta, che prevede la realizzazione di discariche di servizio, quindi anche la narrativa che l’inceneritore è alternativo alle discariche è semplicemente falsa.
Detto questo, si deve intervenire alla radice del problema e va fatto in maniera sistemica e non casuale. A livello regionale ci deve essere l’obbligo, pena il commissariamento, di portare la raccolta differenziata al 65% in tutti i comuni.
A livello nazionale, magari supportati da una normativa europea, ci deve essere una legge in grado di favorire le aziende che producono in maniera eco-compatibile, riducendo a monte la produzione degli scarti come imballaggi, prodotti compositi o, più in generale, materiali non riciclabili.Vanno realizzati impianti in grado di recuperare le materie prime seconde dagli scarti indifferenziabili. Da questi impianti, che hanno un tempo di realizzazione molto contenuto, entro i 12 mesi, si può recuperare circa il 30/40% di materia. In questo modo si diminuisce sia la produzione di indifferenziato che deve essere gestito, e si guadagnano nuove materie prime seconde da riutilizzare.
Una volta fatti questi passi, un nuovo impianto di incenerimento diventerebbe completamente superfluo ma ci obbligherebbe a bruciare rifiuti per i prossimi 30 anni con la finalità di recuperare l’investimento economico. In parole povere, oggi dovremmo puntare a spegnere gli inceneritori, non a crearne di nuovi”.
- Vi sono continue manifestazioni dei Comitati e delle associazioni ed anche azioni legali per contrastare questo insediamento. Come consigliere regionale quale sarà il suo contributo?
“Io, insieme ai miei colleghi in Regione, continueremo a stare al fianco dei cittadini, dei comitati e delle associazioni cercando di far riflettere le altre forze politiche sull’esistenza di alternative valide, che possono risolvere il problema dei rifiuti in tempi estremamente più brevi rispetto alla realizzazione di un inceneritore. Oggi il problema è Roma, domani saranno tutti gli altri comuni se non prendiamo subito provvedimenti concreti e coraggiosi”.
- Pomezia è in campagna elettorale e non mi sembra quello del termovalorizzatore un argomento molto dibattuto. E’ solo una mia impressione?
“È un tema che viene nascosto da tutte le forze politiche sotto il tappeto. Il motivo è che sono tutti favorevoli, tranne il Movimento 5 Stelle, quindi meno se ne parla meglio è, ma noi non nascondiamo la testa sotto la sabbia e cerchiamo di far comprendere alle persone che è in gioco il loro futuro e che, se non ci muoviamo adesso che l’idea è ancora in fase embrionale, non avremo più tempo di farlo in futuro”.
A.S.
Nella foto: Manifestazione di Roma del 19 aprile contro il termovalorizzatore: da sx Roberta Della Casa (capogruppo 5 Stelle Regione Lazio), Adriano Zuccalà (consigliere regionale 5 Stelle)