La competizione fra città per la biodiversità
City nature Challenge
E’ da poco passata la settimana della City Nature Challenge, ovvero la grande competizione internazionale in programma dal 27 aprile al primo maggio, che ha visto sfidarsi 450 città in tutto il mondo, con migliaia di Cittadini chiamati all’appello per andare a caccia di biodiversità urbana.
Quest’anno è di nuovo entrata in gara Roma, la città più verde d’Europa: grazie al vasto territorio e all’ampia disponibilità di aree verdi cittadine come ville, parchi e riserve naturali, è un candidato ideale per questa competizione amichevole, che coinvolge ricercatori e volontari nell’osservazione di piante e animali selvatici. Purtroppo Pomezia non è stata interessata da questa sfida, che invece si tenne presso la Riserva della Sughereta con ottimi risultati nel 2018.
La competizione, che si svolge in contemporanea in tutto il mondo, è un’occasione particolarmente importante di coinvolgimento della cittadinanza per far comprendere il significato ed il valore di una biodiversità sempre più a rischio, ma è fondamentale anche per il contributo che può dare all’avanzamento della conoscenza scientifica.
Dal 28 aprile al 1° maggio i volontari sono impegnati a fotografare piante e animali selvatici, grazie all’applicazione gratuita iNaturalist: successivamente, nella settimana tra il 2 ed il 7 maggio sono esaminate tutte le segnalazioni fatte e i risultati finali sono annunciati l’8 maggio.
L’importanza di una sfida del genere, nel nostro territorio, sarebbe primaria per due motivi: conoscere e conservare gli ambienti naturali residui, in particolar modo quelli dunali. Come è noto la Costa di Pomezia fino agli anni ‘50 dello scorso secolo era intatta sotto il profilo ambientale: poche case ai margini della litoranea e un ambiente dunale e di macchia mediterranea conservato per chilometri. La successiva approvazione della lottizzazione Marsicola, nel 1954, ha permesso la costruzione della località balneare, ma ha relegato gli ambienti naturali in vari frammenti, isolati e disgiunti. Da una parte le dune mobili, con piante erbacee annuali e perenni, schiacciate tra i muri e le recinzioni delle case e la fascia di arenile e di battigia, dall’altra parte limitati boschetti di macchia mediterranea, i quali scomparivano al progredire delle costruzioni.
Rimane allo stato odierno un patrimonio ambientale da preservare e far conoscere sia ai Pometini, che alle persone che vengono ogni anno sulle nostre coste. La tutela attiva, grazie alle norme e alle leggi (regolamento comunale del verde, leggi regionali di tutela, norme statali e comunitarie), spesso non riesce effettivamente a conservare limitati frammenti scampati alla passata urbanizzazione, e solamente una conoscenza diffusa dell’importanza di questi habitat limitati può far si che vengano percepiti come un valore unico. Se sul demanio marittimo, la tutela è più semplice, alla luce di tutte le leggi che sono vigenti, la stessa risulta più complicata nelle aree private, in cui per i proprietari il prezzo economico del lotto di terreno e la rendita che se ne può ottenere è l’unico valore che si considera.
E anche per far comprendere l’importanza delle piante erbacee che compongono una duna costiera e che contribuiscono alla sua crescita, nelle prossime settimane partirà un progetto importantissimo per Pomezia: il progetto “Habemus dune” che, grazie a fondi regionali veicolati tramite una apposita proposta approvata dalla giunta e dagli uffici comunali, restaurerà le parti di duna costiera che negli anni sono scomparse a causa dell’intervento dell’uomo e della sua cattiva gestione degli arenili.
In questo modo si avrà, nei prossimi anni, un litorale più sano che potrà reagire meglio anche alle future mareggiate. Un cordone dunale sano e in evoluzione dinamica sarà più resiliente e potrà assorbire meglio le future mareggiate, limitando i danni delle erosioni costiere. Nel prossimo articolo approfondiremo cosa è rimasto delle originarie dune a Torvaianica e quali sono le piante più importanti per la conservazione dell’ecosistema dunale.
Giovanni Mattias
Dal libro “Pomezia-Origini-genti-personaggi” del professor Antonio Sessa
Iniziano i primi bombardamenti
In questi primi anni in tutto il territorio comunale la vita era, tutto sommato, tranquilla, anche se le tessere annonarie e le partenze dei giovani per il fronte lasciavano intravvedere lo spauracchio della guerra. A Pomezia, zona di campagna, si faceva l’orto di guerra; i ragazzini coltivavano, sotto lo sguardo vigile ed esperto di Adriano Bassanetti, un campo di fronte all’edificio scolastico. Era solo propaganda: molti lo ricordano come un gioco. C’erano poi le disposizioni per l’oscuramento totale: si dovevano schermare le poche luci stradali e azzurrare tutti i vetri delle finestre. Da lontano, sopra l’aereoporto di Pratica, incominciavano a cadere le prime bombe; lo sbarco alleato e lo sfollamento interrompevano, intanto, lo scorrere della vita semplice di questo borgo rurale.