E’ stato sindaco ininterrotamente dal 30 novembre 1966 al 21 marzo 1978 e poi dal 10 settembre 1983 al 25 febbraio 1984 e dal 10 agosto 1984 al 6 dicembre 1985
Caponetti, il sindaco di lungo corso
Il 14 e 15 maggio si voterà per eleggere il sindaco di Pomezia ed è la prima volta che mancherà alla competizione elettorale l’exSindaco Claudio Caponetti, deceduto il 17 dicembre del 2020. Ad ottobre del 2022 è deceduto anche il figlio di Claudio Caponetti, Marco che dopo la scomparsa del padre si era dedicato a valorizzarne il ricordo.
Caponetti è una figura storica della nostra città, eletto per la prima volta in consiglio comunale nel 1964 vi è rimasto quasi ininterrottamente fino al 2002 rivestendo la carica di sindaco dal 30 novembre 1966 fino al 21 marzo del 1978, successivamente dal 10 settembre 1983 al 25 febbraio 1984 e dal 10 agosto 1984 al 6 dicembre 1985. Caponetti si può sicuramente definire il più importante punto di riferimento amministrativo di tutte le fasi di sviluppo del polo industriale pometino. Come tutti quelli che hanno amministrato per lungo tempo, ricordiamo che oltre ad essere stato sindaco, Caponetti è stato più volte assessore e ed è stato in consiglio comunale quasi ininterrottamente per quasi quarant’anni, è una figura controversa. Per alcuni un grande Sindaco, per altri solo fortunato, perché si è trovato a fare il primo cittadino in un periodo di grande sviluppo economico.
Ma ecco un ricordo di Claudio Caponetti tratto dal mio libro “Pomezia città del lavoro”.
Il sindaco di lungo corso
“Caponetti – raccontò l’ indimenticabile giornalista Sergio Ercoli – chiamato poi semplicemente “Capo”, che i suoi avversari politici ricordavano il suo arrivo in lambretta a Pomezia, e poi la successiva attività imprenditoriale a cui il grande Claudio ribatteva con serafico cinismo “Viaggiavo in Lambretta quando ero ancora ragazzo e gli altri andavano a piedi a al massimo in bicicletta”, era stato programmato come Sindaco provvisorio, “di parcheggio”, per il tempo necessario a far maturare un’altra scelta più meditata e convincente. Ma il giovane Claudio, aveva solo 28 anni quando diventò primo cittadino, di genuina natura rampante, anche se insospettata, forse, da amici e nemici, sorprenderà un po’ tutti riuscendo a tenere i lombi sulla più ambita poltrona cittadina per 11 anni e quattro mesi filati stabilendo in loco un primato imbattuto e credo difficilmente raggiungibile se si tiene conto anche che il conto cresce se si aggiungono altri due successivi periodi da Sindaco”.
Claudio Caponetti entra in consiglio comunale la prima volta nel 1964 a soli 26 anni, eletto nelle liste della Dc. In quella occasione si vota per la prima volta con il sistema maggioritario e il giovanissimo Caponetti ha già alle spalle un curricolo di tutto rispetto. Nato a Roma nel 1939, si diploma nel 1959 perito industriale elettrotecnico presso l’istituto Galileo Galilei risultando uno dei migliori diplomati dell’anno e per questo premiato dalla Camera di Commercio. A Pomezia arriva grazie alla sua passione per il calcio, fondando nel 1957 la Unione Sportiva Virtus Pomezia, di cui ne fu il primo presidente, e vi rimane grazie all’amore per una ragazza del luogo Oretta Ventrone, che poi diventerà sua moglie. Il giovane Caponetti , appena diplomato, viene assunto dalla Bompini Parodi Delfino nel loro stabilimento di Colleferro, con l’incarico di capo ufficio di produzione della sezione caricamento e successivamente fu promosso e inviato dalla stessa azienda a fare il capo ufficio produzione allo stabilimento di Ceccano.
Nel febbraio del 1962 sposa Oretta e per stare vicino alla moglie accetta l’assunzione presso la Feal Sud: “Mi entusiasmò l’offerta di lavoro della Feal Sud - ricorda Caponetti - perché era una società nuova che stava applicando nuove tecnologie sui metodi costruttivi, realizzando dei fabbricati in ferro, cose che noi all’epoca vedevamo in alcuni film americani quando venivano costruiti dei grandi grattacieli , mentre in Italia di costruzioni in ferro ce ne erano ben poche. Si eseguivano i primi pannelli isolanti in alluminio, pareti mobili, cioè tutta una tecnologia che negli anni ’60 era una grande novità e per tutto ciò accettai quell’incarico offertomi dalla Feal. Presi parte in prima persona alla costruzione dello stabilimento che era per metà già costruito, mentre l’altra parte fu realizzata da noi. Come nuove maestranze di tecnici eravamo pochi e ricordo il dirigente che era l’ing. Renzo Gentilucci, poi vi era il capo officina che era il signor Zerbiani che proveniva dalle Officine Reggiane, importante azienda del nord, quindi c’ero io e un altro tecnico il signor Canterle, che era un vicentino e che curava i pannelli, mentre io curavo la parte delle strutture prefabbricate. Contemporaneamente facevo l’insegnante di materie tecniche in un istituto della Cisl agli apprendisti che lavoravano nelle fabbriche. Mi ero ormai inserito nel tessuto sociale della città ed essendomi iscritto sin dal 1957 alla Democrazia Cristiana Emilio Navisse, segretario di questo partito a Pomezia, mi convinse a trasferire la mia iscrizione da Roma nella sua sezione, dandomi l’incarico di vice segretario. Partecipai alle elezioni del 1964, dove fui eletto consigliere comunale, e nel 1966 fui nominato Sindaco, succedendo a Pietro Bassanetti. Nel frattempo, nel 1964, andai a lavorare per avere più tempo libero per l’attività politica e amministrativa presso il Consorzio Agrario, dove dirigevo le officine di riparazione e manutenzione del settore macchine, sia agricole che industriali. Al Consorzio nacque la mia passione per questo settore ed in particolare per quelle impiegate nel movimento terra e nel 66-67, insieme al mio compagno d’infanzia Gino Angeli, che già operava nel settore, creammo una azienda di movimenti terra, chiamata Pomezia Scavi. Ricordo che io e mia moglie firmammo un pacco di cambiali per comprare un FL 12 della Fiat, mentre il mio socio mise un Caterpillar 955 più altri macchinari e incominciammo a fare i movimenti terra, impegnandoci in grandi opere. Anche se ero Sindaco io lavoravo tutti i giorni facendo politica e seguendo la mia azienda, non sono mai stato uno che ha smesso di lavorare campando facendo il Sindaco. Anche perché all’epoca il Sindaco riceveva una indennità di carica talmente ridicola che non bastava neanche per pagare la bolletta della luce di qualche poveretto, il caffè che offrivo, e tutte quelle spese di ospitalità che erano sempre a mio carico. In seguito l’azienda è cresciuta e si era attrezzata con i più moderni macchinari, questo suscitava delle invidie ed ogni tanto arrivava la magistratura che mi accusava di interesse privato, ma io ho sempre dimostrato che non ho mai approfittato della mia carica, ma se prendevo un lavoro era sempre perché la mia azienda aveva fatto i prezzi migliori. Nel 1975 il mio socio si volle ritirare e continuai da solo fondando la SMAI”.
- Come è stata la sua esperienza da Sindaco?
“Quando nel novembre del 1966 fui nominato Sindaco tutti pensarono, data la mia giovane età, che ero un Sindaco di transizione destinato a governare per due, tre mesi. Invece ho governato ininterrottamente per quasi 12 anni. Ci sono riuscito perché avevo 28 anni e tanto entusiasmo e lavoravo 24 ore al giorno e fu merito anche della grande collaborazione che ho avuto dai funzionari del Comune. In quel periodo furono fondamentali gli aiuti che mi diede prima il segretario Pugliese e successivamente Giovanni Frosoni, che è stato fondamentale nella vita di questo Comune e soprattutto nella mia gestione politica. Poi i vari funzionari tra i quali il ragioniere Procopio e il vicesegretario Domenico Accettullo; i tecnici dell’epoca: Gentile, Loi, Celeste, Montanari, Anzellotti, Carbone e la signora Costantini; inoltre i ragionieri Petrucci, Le Rose e Favoccia; Menegoni all’ufficio tributi; all’ufficio anagrafe il cav. Marcello e successivamente Ezio Penna. Erano tutti dipendenti che avevano una grande voglia di lavorare, in più vi era l’avvocato Edoardo Marotta, un validissimo amico oltre che collaboratore, che curava la parte legale e sicuramente mi ha evitato di fare qualche fesseria grazie ai suoi preziosi consigli e difatti non ho avuto mai preoccupazioni di alcun genere, anche se non sono mancate le azioni di indagine che sono sempre terminate con assoluzioni. Quello era un periodo in cui bisognava costruire la città e con quegli uomini si gettarono poi le basi dell’attuale Pomezia”.
Quali furono le deliberazioni più significative di quel periodo?
“Iniziammo per prima cosa il programma scolastico, che oggi è la spina dorsale dell’attuale edilizia scolastica del nostro territorio e costruimmo le scuole su tutto i territorio comunale, gettando le basi per avere oggi quella tranquillità di acqua potabile. Infatti nel 1967 andai con l’allora ingegnere Ferrante al Ministero dei lavori Pubblici e ottenemmo 570 metri cubi di acqua al secondo. Fu un grande risultato se consideriamo che oggi tanti Comuni limitrofi in estate soffrono la sete, mentre noi abbiamo serenità e acqua a disposizione. Fu fatto il primo piano regolatore della storia del comune di Pomezia, primo ed unico fino ad oggi. Fu adottato nel dicembre del 1967 e in esso furono immessi tutti i concetti per la realizzazione della città: la 167, la zona industriale, la salvaguardia delle aree turistiche e archeologiche. Per i numerosi reperti trovati nel corso degli scavi nell’area archeologica ritenni logico che dovessero essere conservati qui anziché essere ammassati nei magazzini e negli scantinati dei musei romani, per cui, quando i carabinieri lasciarono la caserma di Pratica di Mare, stabilimmo fin da allora che quell’edificio doveva diventare un Museo dove esporre i reperti archeologici della zona di Pratica di Mare. Furono quindi gettate le basi per tante cose importanti, fu bloccato con il piano regolatore lo sviluppo rivoluzionario di Torvaianica che era sorta attraverso una lottizzazione approvata dal Ministero dei lavori Pubblici nel 1957 e di cui non mi sento assolutamente responsabile della cattiva visione che si ha oggi di questa zona e di questo litorale che sarebbe stato meraviglioso se fosse stato salvaguardato lo “ius aedificandi” al di sotto della strada litoranea. Furono realizzate tutte le strade e tutte le fognature e Pomezia è stata tra le prime città ad avere un acquedotto. Il gas metano nel 1976 era già in funzione nelle case di Pomezia, risultato che lo stesso comune di Roma ha ottenuto qualche decennio dopo”.