Cotone per sigarette
elettroniche, come si utilizza?
Gli atomizzatori di ultima generazione presentano resistenze con al loro interno del cotone utilizzato per lo svapo. Una tipologia di cotone maggiormente venduta in Italia ed in Europa viene definita Bocotton, cioè batuffoli ma anche pad caratterizzati da un colore bianchissimo e dall'aspetto crespo. Per scegliere il cotone più indicato per lo svapo bisogna tenere a mente determinate caratteristiche: la densità, la provenienza, il sapore e la tipologia. Più alta è la densità del cotone e più alto sarà il suo attrito durante l'assorbimento. Il sapore del cotone svapo inevitabilmente incide anche sul sapore del liquido svapato, per questo motivo va scelto in base ai propri gusti ed alle preferenze personali.
Una volta scelto il nostro cotone per rigenerare, non ci resta che prenderne un ciuffo e infilarlo nella nostra resistenza. Sì, ma la quantità? E quanto ne taglio? Prima di trovare la giusta misura qualche incidente sul percorso dobbiamo affrontarlo.
Il punto di partenza in ogni rigenerazione è avere ben chiaro che tipo di atomizzatore abbiamo tra le mani. Prendiamo il deck, osserviamolo e capiamo in che modo alimenterà il cotone. C’è un controllo del liquido? L’alimentazione avviene tramite fessure nel deck (By-Ka, ad esempio), per sgocciolamento (es. Flash-e-Vapor), per capillarità (es. Ripley)? E così via.
A seconda del sistema scelto, dovremo modulare la quantità di cotone per sigaretta elettronica affinché il trasporto del liquido sia assecondato e non ostacolato. Ad esempio nel caso di atomizzatori che si alimentano tramite cavetti, Xylema etc, quindi negli RDTA, il cotone dovrà essere sufficientemente lungo da adagiarsi in corrispondenza dei punti di alimentazione; diversamente, nel caso dei tank con deck ad immersione (vale a dire tutti quei sistemi in cui il liquido passa attraverso apposite fessure) è consigliabile non andare oltre un certa lunghezza (solitamente la lunghezza del deck, toccando quindi con le forbicine la parte esterna del deck, è un efficace punto di riferimento) così da non creare un tappo nei fori d’alimentazione.
Fatto questo, siamo già a metà del lavoro. Non resta che menzionare alcuni consigli generali, a prescindere dal sistema che andremo ad utilizzare.
Il cotone deve passare attraverso la coil senza opporre troppa resistenza; al tempo stesso non deve essere troppo "molle". In entrambi i casi il rischio è quello che l’alimentazione venga ostacolata e lo scarso passaggio di liquido finisca per far bruciare il cotone. Il cotone deve essere sempre morbido; sia quando lo arrotoliamo sia quando lo adagiamo nelle apposite vaschette, dobbiamo cercare di ottenere un cotone soffice ed uniforme. Se presenta punti in cui si addensa troppo, dobbiamo sfoltirlo e mantenerlo sempre “spumoso”. Lo stesso vale quando lo inseriamo negli alloggi. Se la camera di vaporizzazione e relative vaschette del cotone sono di piccole dimensioni, prediligiamo diametri appropriati su cui arrotolare il filo. Ne consegue che anche il cotone sarà minore e riusciremo a non ostacolare il flusso d’aria e l’alimentazione stessa. Ricordiamo sempre che il cotone una volta bagnato, e quindi anche durante il suo utilizzo, tende a gonfiarsi. Motivo in più per, dopo aver posizionato il cotone e averlo bagnato con qualche goccia di liquido, dare un’ultima ritoccatina. Nel caso di atomizzatori bottom-feeder, in cui il liquido risale dalla boccetta posta al di sotto all’interno della box, il cotone non deve ostruire il passaggio del liquido altrimenti rischieremo fuoriuscite di liquido ad ogni squonkata. Come visto sopra, quando non si ha ancora dimestichezza con un dato atomizzatore, tagliare il cotone a filo deck è un buon punto di partenza.
Questo articolo è stato riportato sul Pontino a cura dello staff di LineaSvapo, il negozio di Sigarette Elettroniche a Pomezia, Viale Manzoni 35, aperto dal Lunedì al Sabato 10:00-13:00 e 15:00-19:30, per informazioni è attiva anche l'assistenza telefonica e WhatsApp al 3880914144.
Su via Arno non è competente l’Ama e Pomezia
Scaricabarile
Non so se chiamarlo conflitto d’interesse o scaricabarile. Un cittadino a nome di alcuni volontari, che hanno svolto un lavoro che non gli spettava, ma per puro senso civico e di rispetto per il prossimo, avevano provveduto alla pulizia della pista ciclabile che, dalla rotonda di Via Arno in coincidenza con via di Pratica, e che raggiunge il lungomare di Torvaianica all’altezza del Villaggio Tognazzi, costeggiando il perimetro dell’Aeroporto di Pratica di Mare e la Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, si sono visti recapitare rispettivamente dall’AMA, la municipalizzata che ha in gestione la pulizia di Roma, e dal Comune di Pomezia, lettere di risposta nelle quali si evince che la pulizia non spetta a nessuna delle due amministrazioni. Per meglio capirci, Via Arno a chi appartiene: al Comune di Roma o al Comune di Pomezia. Se fa da limite di confine tra le due realtà, ci sarà sicuramente qualcuno che si dovrà interessare della pulizia di quella strada che costeggia su ambo i lati, due importanti istituzioni pubbliche e non certamente un condominio qualsiasi. Nella lettera inviata a tutti gli enti preposti, si faceva riferimento alla pulizia già avvenuta e che era stata reiterata con lo scarico di ulteriori rifiuti.
“Vincenzo del Vicario, in qualità di volontario e coordinatore dei gruppi che hanno partecipato attivamente alla pulitura della pista ciclabile di via Arno, strada che costeggia l’aeroporto di Pratica Di Mare – si legge nella lettera -, segnala quanto segue: con estremo rammarico, in data 18 e 19 marzo, mentre sono in corso eventi come la mostra aperta al pubblico presso la chiesa di Campo Ascolano e la mite temperatura invita alle passeggiate, ho constatato che qualche incivile ha nuovamente sversato rifiuti sul tratto della Bike Line e nel canale della raccolta acqua piovana. I rifiuti sono contenuti in grossi sacchi neri e tra essi si notano materiali come mattonelle, cestini di plastica, libri e registri, documenti, provvedimenti amministrativi e giudiziari, su alcuni dei quali erano contenuti elementi utili a identificare la possibile provenienza dei rifiuti stessi”.
Sabatino Mele