La zona tra piazza Indipendenza e la scuola primaria San Giovanni Bosco dedicata al primo Sindaco di Pomezia
Un’area intitolata all’ex sindaco Dario Blancodini
Sabato 6 dicembre è stata intitolata una area della nostra città a Dario Blancodini.
Ma ecco il comunicato del sindaco Veronica Felici: “Ieri è stato un giorno speciale per la nostra comunità. Con grande orgoglio, abbiamo intitolato l’area tra Piazza Indipendenza e la scuola primaria San Giovanni Bosco al nostro primo Sindaco, Dario Blancodini. Come primo Sindaco donna della nostra città, è per me un onore inaugurare questa intitolazione al primo Sindaco della città, un uomo che ha segnato in modo indelebile la crescita e lo sviluppo di Pomezia.
La “Passeggiata Dario Blancodini” non è solo un tributo alla sua figura, ma anche un simbolo della nostra memoria collettiva, un luogo che ricorda la forza delle radici che ci legano a Pomezia e ci spingono a guardare avanti. È un gesto che unisce il passato e il futuro, dando valore a chi ha contribuito a costruire la città che oggi conosciamo.
Questo spazio diventa ora un luogo di incontro e di vita quotidiana, ma anche un punto di riferimento per tutte le generazioni, un luogo dove la cultura, la solidarietà e il senso di comunità continuano a crescere e a prosperare. Insieme a me, oltre l’assessore Roberto Mambelli e il consigliere Maria Russo, erano presenti anche i figli, i nipoti e la famiglia Blancodini, che ringrazio per condividere con me questo momento speciale”.
Dal libro “Pomezia Origini Genti e Personaggi” del prof. Antonio Sessa edito nel 1990 da Angelo Capriotti Editore. Le prime elezioni libere, con una intervista inedita a Dario Blancondini.
“In quell’estate del 1944 - ricorda Dario Blancodini - si formò spontaneamente un Comitato di Liberazione, espressione di tutti i partiti democratici”.
Il farmacista Giuseppe Natale, ancora Commissario Prefettizio del Comune, era rientrato in sede alla fine di giugno e aveva i suoi uffici sistemati alla meno peggio nell’exGIL; che oggi ospita la scuola elementare; si trattava di locali non occupati dagli sfollati che si erano insediati ovunque, perfino nell’aula consiliare. Il prefetto di Roma, su segnalazione del Comitato di Liberazione - che vide fra i suoi esponenti Antonio Terrinoni, Adelio Boattini, i fratelli Antonio e Mario Locatelli, Giacomo Soldati, Salvatore Ventrone, Rocco Santinelli, Cesare Brina, Federico Attenni, Metello Monti, Giuseppe Mugnaini, Poliuto Carnosi- indicò in Dario Blancodini il primo Sindaco di Pomezia.
La giunta era così composta: Dario Blancodini, Sindaco; Giacomo Soldati, Assessore effettivo; Giuseppe Mugnaini, Assessore effettivo; Francesco Tenti, Assessore supplente. Era il 23 maggio 1945 e questa giunta rimase in carica fino al 18 marzo 1946.
“Fu un anno terribile - ricorda Dario Blancodini - per me e tutta la popolazione. Io contemporaneamente facevo il Sindaco e l’insegnante elementare; i problemi che dovevo risolvere insieme alla giunta erano enormi. La scuola venne aperta subito; avevamo cinque classi miste con pochi alunni. Ricordo di quel periodo la bravissima insegnante Isolina Camosi De Giorgio e la bidella di Pratica Elena Foco Navisse. Dipendevamo dal Circolo Didattico di Nettuno; la scuola era alloggiata al piano terra dell’ex-GIL. All’inizio non avevamo i banchi; li costruimmo in classe in maniera rudimentale, con le relative sedie, utilizzando i mattoni delle macerie della torre. Il paese era rimasto quello inaugurato dal Duce in quanto, a causa della guerra, non aveva avuto il tempo di crescere. Via Virgilio si fermava all’angolo di via Palladio Rutilio e anche in via Roma vi erano poche case. In tutto, l’abitato era contenuto nel raggio di cento metri dalla piazza.
Il Comune fu sistemato al piano superiore dell’ex-Cl L. Avevamo tre vigili urbani: Visani, De Franceschi e Porcelli di Ardea. Gli edifici pubblici erano pieni di sfollati; nel centro gli abitanti superavano a stento le duecento persone. Tutto il territorio comunale, compresa naturalmente Ardea, superava appena i 4.000 abitanti. Il Comune non aveva mezzi propri e io, per visitare il territorio comunale, mi facevo accompagnare dal maresciallo dei carabinieri di Pomezia Silla Tommassini, con la camionetta in loro dotazione. Nella caserma di via Roma la forza dell’Arma era formata dal maresciallo e da quattro carabinieri a cavallo. Appena nominato Sindaco feci sgombrare la piazza dalle macerie della torre e per il relativo trasporto fu noleggiato un carro di Alessandro Giovannelli. Resi funzionali le scuole, dotandole dei banchi; feci costruire un pozzo per rifornire d’acqua la popolazione, che con la distruzione della torre cisterna comunale ne era rimasta senza. Il pozzo, profondo 33 metri circa, si trovava dove adesso è il distretto scolastico, dietro il Comune. Feci il Sindaco più per una scelta morale, data la grave situazione in cui si trovava Pomezia, che per una effettiva valutazione politica. Infatti, dopo questa esperienza non ho svolto alcuna attività politica attiva; mi sentivo, insomma, più insegnante che politico. Nella mia qualità di maestro elementare sono andato in pensione nel 1981 e posso dire di avere educato più di una generazione di nostri cittadini”.
T.S.