La denuncia dei residenti per i rifiuti abbandonati
Degrado in via Farina
“La situazione è questa - ha scritto una residente di Via Farina a Pomezia -: si vive nel completo abbandono e degrado di un’area al centro della città, vicino alla fermata dei bus e si registra un enorme traffico di veicoli di pendolari che si spostano lungo le arterie come Via Roma, Via del Mare e Via dei Castelli Romani, per raggiungere i posti di lavoro. Ma quello che si vede in questo giardino di Via Farina è fuori da qualsiasi logica e meriterebbe maggiore attenzione da parte dell’amministrazione comunale. Poi un altro problema che rende ancora più pesante la situazione che viviamo ed è quella della presenza di negozi degli extracomunitari, tutti concentrati nella stessa zona. Questi negozi che rimangono aperti fino a tarda notte, facendo sì che vengano utilizzati come bar da loro stessi, generando poi tutto questo degrado. Ho chiesto anche alla sindaca di far chiudere i negozi come quelli, ma la Prima Cittadina mi ha risposto che c’è una legge regionale che regola questo tipo di esercizi commerciali e non può adottare provvedimenti in merito”.
(s.me.)
Il Circolo Didattico Trilussa ha realizzato un ambizioso progetto di riqualificazione
Nuova era educativa
Veronica Felici, sindaco di Pomezia, ha recentemente sottolineato l’importanza di migliorare il futuro delle nuove generazioni, partendo da un luogo fondamentale: la scuola. Il sindaco ha affermato che una scuola deve guardare al futuro, abbracciare l’innovazione e garantire inclusività, prestando attenzione ai bisogni di ogni singolo alunno.
Un esempio concreto di questa visione è il Circolo Didattico Trilussa di Pomezia, che ha realizzato un ambizioso progetto di riqualificazione delle aule, grazie ai fondi PNRR 4.0 e alla guida del Dirigente Scolastico, Dott.ssa Antonella Ciarbelli. I ragazzi di questa scuola possono ora beneficiare di 21 nuove aule, progettate per attività diverse e dotate di tecnologie all’avanguardia.
Tra le innovazioni introdotte spiccano l’aula STEM, equipaggiata con una stampante 3D, l’aula multisensoriale, l’aula grafico-espressiva, quella podcast e l’aula digital linguistica. Queste strutture non solo arricchiscono l’offerta formativa, ma si pongono come modello virtuoso per altre istituzioni scolastiche. Con questa iniziativa, Pomezia dimostra come l’istruzione possa essere al passo con i tempi e attenta alle esigenze dei giovani, promuovendo un ambiente educativo stimolante e inclusivo.
Latino e poesie nella scuola
Tutta la Stampa di giovedì 16 gennaio 2025 ha dato giustamente risalto alla decisione del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara di ripristinare, attraverso la sua riforma, lo studio del Latino nelle Medie a partire dall’anno scolastico 2026 – 2027.
Opinione divisa, ma la maggioranza sembra essere favorevole. Lo studio di questa lingua, che non è per niente morta come si blatera da anni in Italia - viene studiata, per esempio, anche in alcune scuole della lontana Cina -, è fondamentale per la formazione mentale e culturale della persona; educa alla logica e alla grammatica; sviluppa le cognizioni ragionative non solo in coloro che poi intraprendono studi classici, ma anche in tutti i campi scientifici e lo dimostrano molti studiosi e premi Nobel. Per la sua struttura, la sua eleganza, la capacità d’esprimere il tutto - cioè, la sua flessibilità -, avrebbe potuto aspirare a lingua mondiale al posto dell’Inglese, se gli Italiani fossero stati più orgogliosi e tenaci nel difenderlo e la Chiesa non si fosse rilassata verso un improduttivo modernismo. Anche a noi, che abbiamo fatto studi commerciali, lo studio del Latino nelle medie ha enormemente giovato.
Un errore è stato toglierlo, dunque, come errore - ripetiamo - è stato anche quello della Chiesa cattolica ad abolirlo nelle celebrazioni, perché, s’è detto, la maggioranza non lo comprendeva. Logica sarebbe stata usare e potenziare risorse, mezzi e strumenti per renderne a tutti l’apprendimento, non eliminare l’ostacolo e agevolare l’abbassamento culturale di massa.
Le chiese non si sono riempite con l’eliminazione del latino (e, aggiungiamo, di certi canti e della musica classica e gregoriana, facendo spazio a chitarre elettriche, tamburelli e batterie), si sono, invece, progressivamente svuotate, perché tutto banalizzato e la gente, che non è stupida, s’è demotivata.
Altro punto della riforma Valditara è il ripristino dello studio della poesia a memoria per esercitare la mente e l’orecchio alla metrica, al ritmo, all’armonia, alla musicalità.
Naturalmente, si dovranno adeguare i libri di testo e fare una scelta oculata dei brani poetici da inserire.
È indubbio che se si costringessero gli allievi a studiare e mandare a memoria pezzi come questi di Antonio Porta: “…mia risentita io/se tu sei donna partorirai vetriolo/come un papa cinguettando in tedesco/masticando piume nei cunicoli rantola Hitler…”; o questi di Massimo Ferretti: “…il mio occhio ancora non era/il vaso smaltato d’un cesso/dove galleggia acqua cristallina,/come a gennaio il ghiaccio nel secchio,/e se la intorbidi per fartene uno specchio/svuotando la vescica dell’urina/e ti scopri stupido e imperfetto/per svanire in un mondo più corretto/basta tirare la catenina”; o questi, infine, di Edoardo Sanguineti: “…poi portarono su la lavagna,/con le idiozie dei nomi deformi (e leggevano, tutti insieme,/a voce alta); poi io dissi a Olier/che sembrava, lui, uno dei preti del Chien andalou;/…/ (e Hoche diceva/ma bisogna spegnere la luce, qui):/e spegnevo la luce, e la riaccendevo, e ancora la spegnevo,/di nuovo…”; se si selezionassero – ripetiamo – brani come questi o altri (perché ce ne sono di peggio!), è certo che il risultato non sarebbe quello di amare e dilettare, ma di odiare ed esecrare in eterno metrica e versi!
Domenico Defelice