Il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Ardea in quanto i dossi realizzati dal Consorzio non erano a norma
Dossi a Colle Romito: bocciato il Consorzio
Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato del Consorzio di Colle Romito, sull’installazione dei dossi. E non si sprecano le polemiche per una vicenda che ancora una volta ha tenuto banco nell’opinione pubblica.
“Oltre alla folle spesa dei dossi e delle varie sentenze viene spontaneo chiedere: la messa in opera degli attuali dossi era palesemente sbagliata. Per fare qualsiasi opera ci si deve affidare da un tecnico specializzato, quindi è chiaro che sono dossi fatti in casa poiché è specificato anche in sentenza che per le strade con velocità massima di 30 km orari debbono essere max di 7 cm e lunghi 1,2 metri. Ora... questi soldi spesi con «errore grave» (inadempienza del codice della strada), multe, cause, demolizione e rifacimento chi lo paga...?
Quindi, per riassumere: il consorzio istalla dei dossi palesemente fuori norma – ha commentato Eliana Peperoni -, il Comune ordina la rimozione, il consorzio impugna l’ordinanza e perde ma non ci sta e ricorre al Consiglio di Stato e riperde! Perciò, soldi per fare i dossi, soldi per il primo grado, soldi per il secondo grado, soldi per la rimozione! Questo scempio lo hanno pagato tutti i cittadini di Ardea, quelli di Colle Romito lo hanno pagato due volte! “L’originario ricorso n. 8150/09 R.G. aveva ad oggetto l’annullamento dell’ordinanza n. 327/09 del 22/07/09 con cui il Comune di Ardea aveva ordinato al Consorzio la rimozione dei sistemi di rallentamento della velocità, ivi indicati, e ha individuato la disciplina della circolazione necessaria per l’esecuzione dei lavori di rimozione di tali dispositivi e della relativa segnaletica – si legge nel dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato -. Il Comune di Ardea, costituitosi in giudizio con comparsa depositata il 02/02/22, ha concluso per la reiezione del gravame. Con sentenza n. 11925/24 il TAR Lazio ha rigettato il ricorso. Avverso tale statuizione giudiziale il Consorzio ha interposto appello. Costituitosi in giudizio, il Comune di Ardea ha chiesto il rigetto dell’appello, con vittoria delle spese di lite.
All’udienza pubblica del 19.12.2024 l’appello è stato trattenuto in decisione. L’appello, in relazione ai dedotti profili di gravame, è infondato.
Emerge dalla documentazione in atti che:
- con nota e allegato progetto del 16.12.2008, e successiva integrazione dell’8.1.2009 il Consorzio ha chiesto l’autorizzazione alla installazione di: “rallentatori di velocità-dossi in Ardea viale Corona Australe civici 29, 51, 56, 88, 101, 108, viale Perseo civici 9, 53, 57, 68, viale Colle Romito civici 48, 133, 179, 185, 198, 215, Viale Corona Boreale civici 6, 28, 42, 75, 113, 118, via Andromeda civici 4, 29”;
- con ordinanza prot. n. 151 del 27.3.2009 il Comune ha autorizzato: “l’installazione del sistema di rallentatori di velocità (che) dovrà avvenire così come disposto dal comma 1 dell’art. 179 del Regolamento emanato con DPR 30 aprile n. 495”, disponendo altresì che “i dossi artificiali uguali visibili sia di giorno che di notte, nel rispetto dei limiti e delle condizioni prescritte dai commi 5, 6, 7, 8 e 9 dell’art. 179 del regolamento d’esecuzione del Nuovo Codice della Strada”.
All’evidenza, oggetto dell’autorizzazione era costituito dall’installazione di dossi/rallentatori di velocità, e non già di attraversamenti pedonali, come invece sostenuto dall’appellante nei vari motivi di gravame, che risultano pertanto ex se avvinti da tale ineliminabile errore fattuale, che minano alla base la loro fondatezza.
Ciò detto, rileva altresì il Collegio che in data 21 giugno 2009 agenti del Corpo di Polizia Locale effettuavano una relazione di Servizio, nella quale rilevavano che: “in data 16.06.2009 alle ore 16.00 circa gli agenti, su disposizioni del Comando di appartenenza, si recavano presso la località Colle Romito per verificare i dossi e attraversamenti pedonali e ciclabili rialzati collocati in via Corona Australe, viale Perseo, viale Colle Romito, via Corona Boreale e via Andromeda che da segnalazione da parte dei cittadini residenti risulterebbero pericolosi alla circolazione veicolare e pedonale. Sul posto gli scriventi provvedevano a misurare come qui meglio si descrive:
- via Corona Australe civico 1 nei pressi dell’intersezione via Aldebaran altezza variabile 14/17 cm;
- via Corona Australe civico 31 altezza variabile 10/12 cm;
- via Corona Australe civico 51 altezza variabile 10/11 cm;
- via Colle Romito civico 176 altezza variabile 10/12 cm;
- via Colle Romito civico 215 altezza variabile 12/15 cm;
- via Andromeda civico 16 altezza variabile 12/14 cm lunghezza dosso 4.60 m;
- via Corona Boreale civico 124 altezza variabile 12/14.5 cm lunghezza 4.90 m;
- via Corona Boreale civico 115 altezza variabile 14 cm lunghezza 5.20 m.
Si precisa che la sagoma dei dossi essendo irregolare e lunga circa 5 metri ed avendo a disposizione un regolo di circa 2 metri le misure sono state eseguite in difetto”.
Pertanto, poiché i dossi/rallentatori di velocità installati dal Consorzio superavano in altezza la misura massima consentita, del tutto correttamente il Comune ne ha ordinato la rimozione.
7. In questo contesto, del tutto inconferenti sono le censure di parte appellante riguardanti le altezze prescritte in tema di attraversamenti pedonali, essendo questi ultimi del tutto estranei al thema decidendum oggetto dell’impugnata ordinanza, la quale aveva autorizzato unicamente l’installazione di dossi/rallentatori di velocità, e non anche di attraversamenti pedonali”. S.Me.
Informazione per i consorziati
Gentili Soci, come alcuni di voi avranno appreso dai social, il Consorzio ha perso il ricorso al Consiglio di Stato inerente alla problematica dei dossi (attraversamenti pedonali rialzati). Per evitare che contenuti in chat “spazzatura”, pseudo autoproclamati esperti, pseudo giornalisti e ignoranti della materia di che trattasi possano fuorviarvi sulle motivazioni che sono state alla base del ricorso per difendere le opere realizzate su richiesta di centinaia di consorziati atte a prevenire gli incidenti da parte di coloro che non rispettavano il limite di velocità di 30 km orari. Il progetto è stato redatto dal Consorzio nel 2006 e presentato e approvato sia all’ufficio tecnico del Comune di Ardea dall’allora dirigente , sia al comando dei Vigili Urbani e fu licenziato anche con i complimenti dell’allora Tenente del Comando. Detto progetto era corredato dalle linee guida del ministero dei trasporti ove si leggeva che per strade private con velocità di 30 km orari, le dimensioni dovevano essere di 5 mt. di lunghezza per 14 cm. di altezza, (tale progetto può essere visionato da tutti corredato dai vari protocolli comunali negli uffici consortili). Quindi cominciamo a sfatare la diceria che questi dossi erano del tutto illegali. La ditta allora incaricata, di fiducia anche del Comune di Ardea, esecutrice si attenne sia alla lunghezza che all’altezza degli stessi (salvo sei di questi la cui altezza superava di due centimetri quella prevista dalla legislazione, ma non la sagoma cioè non piatti nella parte sopraelevata ma leggermente arrotondati; motivo per il quale il consorzio dopo il primo acconto di 750,00 euro bloccò i pagamenti con la promessa che appena fossero stati corretti e conformi anche come sagoma si sarebbe proseguito con il saldo. Quattro giorni dopo un socio del consorzio famoso per le sue continue denunce (quasi tutte perse e per le sue velleità politiche anche queste con scarso scarsissimo risultato elettorale ottenuto), denunciava l’opera come non conforme innestando una serie di denunce poco tecniche ma molto politiche, trovando qualche appoggio da parte di chi nel Comune di Ardea si era caratterizzato contro i Consorzi. È chiaro che le continue denunce ci hanno per anni impedito di provvedere ad intervenire sui Dossi per correggerne le forme (difformità peraltro modeste), in attesa del pronunciamento della magistratura. Sul frontespizio del progetto la dicitura era “dossi rallentatori”, ma nella relazione tecnica erano evidenziati come attraversamenti pedonali rialzati quali effettivamente erano. Comunque, le sentenze anche se discutibili si debbono rispettare, ma siamo fieri ed orgogliosi di aver resistito alle consorterie di coloro che contestano e denunciano aprioristicamente ogni nostra attività, come fatto per i sensi unici, le fontanelle, la realizzazione degli Ecoparchi e per ultimo anche la rotatoria realizzata con i fondi di uno Sponsor per porre fine alle uscite contromano e ai continui incidenti uno anche mortale. Ma tanto siamo nel giusto, che prima ancora che si pronunciasse il Consiglio di Stato, il Consorzio aveva già provveduto a eliminare i cinque attraversamenti pedonali rialzati che non rispettavano le altezze. Però, nel frattempo, anche su richiesta pressante di centinaia di consorziati, il Comune ha approvato altri nove attraversamenti pedonali rialzati e dodici rallentatori di velocità in gomma, che non appeno avremo le possibilità economiche saranno realizzati contemporaneamente alla correzione delle sagome di quelli restanti.
Il Presidente
Romano Catini
Assistenti bagnanti
La gestione statale del sistema di salvataggio in mare potrebbe essere una valida soluzione per garantire la sicurezza a mare dei bagnanti, grazie al servizio degli assistenti bagnanti che oggi lo svolgono in modo privato attraverso i gestori degli stabilimenti balneari. Potrebbe essere questa una svolta e liberare i balneari di un’incombenza che in alcune occasioni non è facile da gestire, anche a causa della carenza di personale. Anche se la presenza degli assistenti bagnanti, che attraverso la loro professionalità e competenza, nel corso degli anni si è consolidata e, per i turisti che affollano i nostri litorali, sono una garanzia di sicurezza per tutto l’arco della giornata. Alla proposta è naturalmente interessato anche il litorale di Tor San Lorenzo, Torvaianica, Anzio e Nettuno. Lo scrive in una lettera al Premier Meloni ed al vicepremier Salvini il presidente dell’A.N.A.B. (Associazione Nazionale Assistenti Bagnanti), Guido Ballarin.
“Il sistema di salvataggio in mare attualmente è gestito da una pluralità di concessionari – ha scritto Guido Ballarin, Presidente Nazionale A.N.A.B. (Associazione Nazionale Assistenti Bagnanti) -, una situazione che determina una frammentazione delle risorse e delle attrezzature disponibili. Tale frammentazione non solo genera inefficienze operative, ma compromette anche l’uniformità del livello di sicurezza lungo il territorio nazionale. Per tali ragioni, proponiamo che il sistema di salvataggio in mare venga gestito direttamente dallo Stato Italiano”.
“Riteniamo che una gestione statale – ha sottolineato ancora il presidente Ballarin - consentirebbe di: Centralizzare le risorse, garantendo una distribuzione più equa ed efficace delle attrezzature di sicurezza lungo tutte le coste italiane. Standardizzare le procedure operative, assicurando formazione uniforme e riconosciuta a livello nazionale. Valorizzare il ruolo degli assistenti bagnanti, migliorando le condizioni contrattuali, incentivando l’ingresso nella professione e garantendo una presenza costante di personale qualificato. Negli ultimi anni, la categoria degli assistenti bagnanti ha affrontato una crescente carenza di personale, principalmente a causa di condizioni lavorative poco favorevoli. Una gestione statale potrebbe rappresentare una soluzione strutturale, migliorando non solo la sicurezza dei bagnanti, ma anche le prospettive professionali di chi opera in questo settore essenziale. Siamo fermamente convinti che questa proposta rappresenti un passo significativo verso un sistema più efficiente e sicuro”.
Sabatino Mele