Il Litorale • 1/2019
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Questa volta non è stata una scoperta. Di
Adriana Cosma già conoscevamo la sua
profonda cultura, ma ogni volta ci lascia
stupefatti per la ricchezza delle argomen-
tazioni e la precisione di ogni riferimento.
Un racconto incredibile senza interruzioni
di quella storia dell’umanità di cui condi-
vidiamo un identica origine. La cultura di
cui vantiamo il primato rispetto a quella di
altri ha la sua sorgente in uno stesso luogo
che solo diramandosi nelle varie regioni
assume caratteri particolari nei costumi so-
ciali e religiosi. Cambia l’iconografia di
uno stesso simbolismo ove originariamen-
te solo lo sciamano poteva penetrarlo e
che sotto forme differenti si manifestava
un’unica necessità interpretativa delle for-
ze cosmiche. La forma animistica, quel
rapporto vitale con quanto ci avvolge è
tutt’ora la nostra forma mentis di un retag-
gio primitivo. Lo stesso per l’organizza-
ANNO XIX - N° 1 - 1/15 GENNAIO 2019 Il Litorale Pag. 27
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
TALENTI
I SIMBOLI NELL’ARTE SACRA
Emilio Savonanzi
La Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovannino
di Vincenzo Scozzarella
zione sociale e giuridica anch’essi eredità di popoli antichi in movimento alla ricer-
ca di uno spazio che andava legiferato per la pacifica coesistenza e necessità per
sopravvivere.
La chiarezza e l’esemplificazione nel sottolineare quei simboli sottostanti alle ritua-
lità che giustificano l’identica origine fanno degli incontri con Adriana un’illumina-
zione per la nostra mente
Questa volta la sua approfondita ricerca è stata riservato ai Norreni, o Popoli del
Nord, quel ramo indoeuropeo che svolgendosi verso ovest (rispetto all’altro ramo
che porta verso l’India) risale a nord. Quelle migrazioni di gente che la nostra sto-
ria indicava come i ‘barbari distruttori’ ignorandone le peculiarità che hanno condi-
zionato la nostra stessa cultura e della quale condividiamo un patrimonio di identici
valori. Questo è quanto successo dalla nostra formazione scolastica che ha privile-
giato un solo percorso agevolato dai testi scritti che greci e latini ci hanno traman-
dato. Assenza di essi in queste popolazioni del nord che anteponevano la tradizione
orale ad ogni altra forma. Ogni scoperta, per noi, è diventata fonte di leggende che
non si adatta ad un approfondimento socio-culturale e tantomeno filosofico. Com-
promesso da una visita delle religioni istituzionali.
I Druidi vietarono la scrittura considerata un mezzo rigido e incapace di descrivere
la grandezza dell’assoluto e della sua continua evoluzione che poteva essere inter-
pretato tramite i segni delle Rune, (il sussurro di dio), l’antico alfabeto norrenico
che deriva dal latino per cercare di comprendere il fato. Infatti da Fato = fantastico
derivano tutte quelle creature che rappresentano le energie minori della natura, ma
in parte anche qualità interiori dell’animo dalle mille sfaccettature e della magia
della natura erroneamente interpretate nei tempi con un valore addirittura di sem-
plice favola.
Il folletto = folle, nel senso d’infinite potenzialità. I nani = la nostra magia interio-
re. Gli gnomi =
le intelligenze
minori: la fur-
bizia l’astuzia.
Belle favole
che abbiamo
ascoltato fin da
bambini. Mito-
logia che ha
ispirato poeti e
musicisti. Però,
i Norreni sono
tutti da scoprire
e ringraziamo
Adriana che ci
ha aperto que-
sta porta per
condurci in una
nuova avventu-
ra umana.
La Sacra Famiglia è un olio su tela
centinata, dipinto da Savonanzi verso il
1626, portato in dono all’Abbazia di
Valvisciolo da papa Pio IX nel 863.
La grande opera riprende i canonici
modelli delle rinascimentali Sacre Con-
versazioni, in cui di solito la Vergine ed
il Bambino compaiono al centro dell’o-
pera e i santi collocati simmetricamente
sui lati. È un dipinto in cui il “naturali-
smo emiliano più stretto” dal Correggio
all’Anselmi, da Dosso Dossi sino a
Giovanni Lanfranco, si coniuga con
quello di matrice romana di Orazio
Gentileschi e di Bartolomeo Cavarozzi.
È concepito secondo uno schema pira-
midale marcatamente sviluppato in al-
tezza, al cui apice compare la Vergine
con il Bambino, seduta su di un alto
monumento funebre, ben riconoscibile
dalla grande ghirlanda scolpita sul fron-
tale. Poggiato su di un basso cuscino, si
scorge il piede destro della Madre: è an-
ch’esso un esplicito rimando alla fune-
raria romana e all’auspicio di un “buon
cammino nell’aldilà”.
In basso, sulla sinistra, San Giuseppe
porge a Gesù (o prende da Lui?) una ro-
sa rossa, “cresciuta dalle gocce del san-
gue di Cristo sul Calvario”, la cui simbologia nell’ambito funerario affonda le radi-
ci nella Roma antica, quando la festa delle rose - Rosalia - celebrava il culto dei
morti. Da destra, protesi verso il piccolo Gesù, irrompono in scena Santa Elisabetta
con San Giovannino. Quest’ultimo, precursore del Salvatore, è profeta della Pas-
sione annunciata nelle Scritture: reca con sé il tradizionale simbolo della Passio
Christi, la piccola croce attorno alla quale è arrotolato il filatterio, tipico attributo
dei profeti, che reca la scritta “Ecce Agnus Dei”. Alle spalle del sacro gruppo lo
scenario è concluso da una quinta architettonica con un’alta balaustra e dalla gran-
de chioma di una quercia, ulteriore richiamo alla morte di Gesù: dal legno di una
quercia sarà stata ricavata la Vera Croce, luogo dell’estremo sacrificio del Figlio
dell’Uomo, simbolo di immortalità e di rinascita in quanto rinnovamento, inizio di
una nuova Era.
Sul fondo è la grande cupola di S. Maria della Rotonda, più nota come Pantheon,
dove, secondo la tradizione recentemente ripristinata, nel giorno della Pentecoste
una pioggia di petali di rose rosse - come quella che compare nella mano del Bam-
bino - accoglieva i fedeli nella basilica. Accanto, l’alto obelisco, monumentale axis
mundi, unisce cielo e terra, è Albero della vita.
I costanti rimandi alla morte e alla resurrezione non debbono sorprendere: le Sacre
Conversazioni altro non sono che composizione allegoriche, prefigurazioni dell’e-
stremo sacrificio a cui Cristo è destinato, di cui la Vergine è ben consapevole sin
dal momento del suo concepimento.
Nella Sacra Famiglia di Valvisciolo vita e morte si intrecciano, complementari l’u-
na all’altra. L’opera di Savonanzi si delinea così come una cristiana riflessione sul
sacrificio del Messia, sulla fine della vita intesa quale transito, necessario passag-
gio verso una nuova esistenza. Per l’umanità intera. Perché Dio “come ha risuscita-
to il Signore, così risusciterà anche noi mediante la sua potenza”.
lando in questo modo a se stesso di essere per sempre, per dirla con il titolo del mio
libro, “dalla parte del tempo”.
Questo incontro era stato programmato precedentemente.
Vedi articolo su Il Litorale N°17
I NORRENI Stanziamento dall’VIII all’XI secolo
VIII (rosso scuro) / IX (rosso) / X (arancione) / XI (giallo)
Il verde aree frequentemente colpite da razzie vichinghe.
Adriana Cosma Riprenderemo i nostri incontri mercoledì 9 gennaio alle ore 17.00
Un sorriso per tutti
e… arrivederci al prossimo 2019
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