Il Litorale • 18/2019
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Pag. 10 Il Litorale ANNO XIX - N° 18 - 16/31 OTTOBRE 2019
Quello che si era messo da parte per fare il
padre nobile del Movimento 5 Stelle ha di-
mostrato che è sempre lui il padrone. Un
padrone che, nell’esercizio della sua fun-
zione, si avvale di un aiutante, Casaleggio
Junior, che cura gli aspetti amministrativi e
di marketing della ditta. Chi aveva dubbi
ha avuto la possibilità di convincersi in oc-
casione della crisi di governo, che ha visto
Beppe Grillo trovare l’accordo con Matteo
Renzi (giuro che è andata così n.d.r.) per
dare vita al governo tra chi ha sempre con-
siderato l’altro come il male assoluto.
Sembra proprio che in politica tutto sia
ammesso al punto che quello che dichiara
un capo di partito, un ministro o un deputa-
to è ormai privo di qualsiasi credibilità per-
chè può essere contraddetto il giorno suc-
cessivo, se emerge una ragione di opportu-
nismo per farlo.
Per dare una parvenza di ufficializzazione
all’obbrobrio politico che si andava intes-
sendo si è posto in atto il teatrino Rous-
seau; con cui un gruppo non significativo
di cittadini, controllati sistematicamente,
utilizzando un sistema che il garante ha ri-
tenuto inaffidabile, senza alcun controllo
indipendente, ha benedetto il matrimonio
contro natura. Per la cronaca: solo il 50%
degli aventi diritto ha votato per il SI. E
così il partito anti-sistema, che era andato
in Parlamento per aprirlo come una scato-
letta di sardine, ci si è così attaccato e per
rimanervi ha ritenuto di far decidere le sor-
ti del nostro Paese da 60 mila persone per
evitare che a decidere fossero 60 milioni di
italiani. E Beppe Grillo ha convocato il
Consiglio di Amministrazione del Movi-
mento nella sua villa sulla duna di Bibbona
ed a deciso proprio come si fa quando
ognuno vale un voto: si fa come dico io!
Ed il cosiddetto Capo Politico, che si tra-
stullava fra incarichi di governo e di partito
nel precedente governo, è stato messo a ta-
cere; ed a farlo è stato proprio il “Garante”;
il quale ha capito che per reggere un partito
bisogna anche saper declinare i congiuntivi
ed lo ha “ipso facto” sostituito con uno che
di politica non ne sa niente ma sa come
porsi nei confronti del prossimo, senza fare
una gaffe al giorno: Giuseppe Conte. Molti
della base hanno cercato di richiamare ai
cento valori tanto sbandierati e, pian piano,
tutti traditi ma poi, tranne qualcuno corag-
gioso che fuori dal Parlamento può conti-
nuare a guadagnarsi il pane, la gran parte
ha preferito adattarsi ad una scatola di sar-
dine nonostante il cattivo odore di pesce
marcio.
Ed in che modo è stato ripagato il Masa-
niello di Pomigliano d’Arco? Siccome non
sa le lingue straniere e non può quindi fare
gaffe quando si trova in contesti interna-
zionali, è stato nominato capo della diplo-
mazia e cioè Ministro degli Affari Esteri.
A conferma di quanto fosse ipocrita l’affer-
mazione “faremo un governo andando alla
ricerca della migliori competenze”. La
preparazione formale ed accademica non
deve certamente essere annoverata tra le
migliori competenze se un’altra ministra,
quella dell’Agricoltura, a parte le sue dis-
cutibili mise, può vantare un curriculum
vitae che parte da “titolo di studio: scuola
dell’obbligo”.
Non è certamente un atteggiamento snob-
bistico di chi scrive se per un governo lan-
ciato a riconquistare un posto fra le Nazio-
ni affidiamo le responsabilità internaziona-
li a persone del tutto prive di un’educazio-
ne formale e di titoli che si andranno a
confrontare con chi si presenta ai tavoli
delle decisioni con un bagaglio di cono-
scenza notevole e con un pacco di titoli ac-
cademici. Il fatto è ancora più grave se, per
farlo, si rimuove Moavero Milanesi che
quello del Ministro degli esteri è un incari-
co che gli calza a pennello e che, non es-
sendo politicamente compromesso, sarebbe
certamente stato il caso di riconfermare.
Ma si doveva far contento “Giggino” per
cui: fuori Maovero. Non parliamo della
Ministra dell’Agricoltura la cui esperienza
“professionale”, al di fuori della politica, è
quella di bracciante agricolo che, sembra la
renda quindi idonea, sempre secondo il
concetto di “ricercare le migliori compe-
tenze”, a ricoprire un incarico di importan-
za strategica della nostra economia. Senza
dimenticare che Teresa Bellanova è stata
criticata dalle RSU di Almaviva per il suo
ruolo all’interno della vertenza Almaviva
ed è infine stata denunciata nel giugno
2017 per tentata estorsione in merito al
tentativo di convincere i lavoratori a sotto-
scrivere l’accordo che prevedeva 1666 li-
cenziamenti.
La denuncia penale nei confronti di Bella-
nova rimane depositata ma a settembre
2019 non risultano ulteriori avanzamenti
nel procedimento. Parlo per la decennale
esperienza internazionale all’estero dove
ho vissuto, con profondo disagio, tante si-
tuazioni di ridicolo che vedevano coinvolti
rappresentanti politici italiani che si muo-
vevano goffamente in contesti in cui la
classe, la cultura e lo stile non sono forma
ma sostanza. Dopo avere telecomandato le
operazioni per mesi, il giullare di Genova
ha ritenuto opportuno di dare una strigliata
ed ai pochi e timorosi puristi che gli ricor-
davano perchè era nato il Movimento 5
Stelle. Beppe Grillo ha certamente rivolta
loro la stessa frase che un marchese della
sua stessa casata, quella del Grillo, rivolse
alla plebe romana che lo contestava: “io
sono io e voi...”
Sergio Franchi
Era della banda della Magliana, oggi è motivo di disagio e pericolo
Abbattere Villa Marcella
Da governo di cambiamento a governo della svolta
Io sono Io e voi...
Sembra il relitto di un disco volante, il ru-
dere che in fondo alla via del Tridente a
Lavinio ricorda i fasti di un tempo passato
e l’inefficienza di quello presente.
E’ una vecchia storia che la prosa brillante
di una cara amica di tante battaglie nel Co-
mitato per Lavinio, Paola Leoncini, ha rac-
contato tante volte nella pagine della stam-
pa locale.
“Fatta costruire da un architetto estroso,
negli anni ‘60, con accorgimenti particola-
ri per venire incontro ai gravi disagi di
una figlia handicappata (infatti, nel retro
della casa si può notare il cilindro ospitan-
te una sorta di ascensore che serviva alla
ragazza per spostarsi da un piano all’altro
della casa), la villa viene poi rivenduta
dallo stesso architetto, vittima di un rove-
scio di fortuna, e passa attraverso vari
proprietari finché non è acquistata da un
compratore molto abbiente il quale si rive-
lerà poi membro della famosa Banda della
Magliana, organizzazione di delinquenti
che imperversa ed infesta Roma e provin-
cia per tutto il decennio ‘70. Lavinio ricor-
da la villa per le feste faraoniche che ave-
vano luogo all’interno della casa, addob-
bata ed illuminata meglio delle ville holly-
woodiane, nel corso delle cui serate, scor-
reva alcool ma, soprattutto, droga, a fiumi.
Durante uno di questi party, qualcuno ci
lascia le penne in circostanze mai chiarite.
Malore da consumo di stupefacenti, o omi-
cidio? L’arcano non è mai stato risolto.
Morale della favola: chiamata da fuori a
causa del chiasso dei festanti, la Polizia fa
irruzione nella villa, arresta tutti, la villa
viene chiusa, sigillata, sequestrata e resa
pertanto inutilizzabile ed inabitabile per
25 anni e anche di più. Ai primi anni del
nuovo millennio, scaduti i tempi giudiziari,
la villa è dissequestrata, ma oltre 30 anni
di silenzio, disinteresse (la costruzione è in
fondo ad un vialetto non molto visibile e
frequentato) e completo abbandono sono
ostentati agli occhi di chi passa davanti ad
essa in termini di muri scrostati e macchia-
ti di umidità, vetri rotti, tetto spiovente non
solo per capricci artistici, giungla verde
costituita da piante nate spontaneamente
nella piscina, non si sa se tutte originarie
del luogo, così come si sa poco sulla fau-
na, che circola fra quelle fronde, a parte i
topi e le zanzare che vi si trovano in quan-
tità industriali. Le scale congiungenti i due
piani della casa hanno un aspetto per
niente rassicurante che non incoraggia di
certo un’ispezione accurata anche fra i
possibili coraggiosi “addetti ai lavori”.
E non ispirerebbe fiducia neppure al fanta-
sma di Nosferatu. Insomma, un panorama
deprimente che, rammentando i fasti di 40
anni prima, stringe il cuore a chi, appunto,
li ricorda” Lo stato di abbandono e di de-
grado in cui versa la magione è serio moti-
vo di allarme per il vicinato. E’ da citare,
infatti, che l’immediato circondario della
villa è abitato: ad un lato da una simpatica
signora vivente in una graziosa villetta dai
muri dipinti di rosa, che cozza in maniera
terribile contro il grigio squallore della ca-
sa semi-distrutta; e di fronte, da un signore
nordico (lombardo), artista del marmo. In-
somma il relitto della Villa Marcella sta
causando da anni un disagio non più soste-
nibile da parte del vicinato. C’è un limite a
tutto e, pur con le restrizioni imposte da un
bilancio asfittico, bisogna intervenire. Se
ne è parlato di nuovo nell’ambito del Co-
mitato Per Lavinio e nelle riunioni di Uniti
Per l’Ambiente e si è deciso che è l’ora di
tornare alla carica con il Comune per tro-
vare una soluzione. Certamente la villa non
è tecnicamente recuperabile e quindi deve
essere abbattuta per ricavarne uno spazio
che il Comune potrà destinare per qualche
attività socialmente apprezzabile. La solu-
zione del problema è stata rimandata per
anni e non può essere rimandata in eterno.
Riprendendo da una richiesta dell’Associa-
zione Città Insieme, ho segnalato, anche se
in maniera del tutto informale, al Sindaco
di Anzio la possibilità di attingere ai fondi
regionali messi a disposizione per il recu-
pero dei beni sequestrati alla delinquenza
organizzata (con determina n. G12058 del
13/9/2019). Verrà coinvolta l’autorità sani-
taria per ribadire la situazione di pericolo e
verrà formulata una richiesta formale al
Comune di intervenire. Lo abbiamo fatto
per il mostro a forma rotonda sulla spiag-
gia vicino a Tor Caldara. Ora tocca a Villa
Marcella.
Sergio Franchi
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