Il Litorale • 18/2019
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Pag. 12 Il Litorale ANNO XIX - N° 18 - 16/31 OTTOBRE 2019
Continua senza solu-
zione di continuità l’a-
zione cialtronesca di un
certo modo di fare poli-
tica: quella di spararle
grosse con la speranza
che la gente poi se ne
dimenticherà. Chi ha
dimenticato il balletto
sul balcone di Palazzo
Chigi quanto fu annun-
ciato “urbi et orbi” che
il Consiglio dei Mini-
stri aveva abolito la po-
vertà, mentre aveva so-
lamente deciso di fare
più debito pubblico?
Aveva deciso di portare
il coefficiente del defi-
cit di bilancio al 2,4% e
poi, incapace nemmeno
di mantenere questo
obiettivo davanti ai cer-
beri europei, lo abbas-
sava al 2,04%. Baste-
rebbe un fatto di questa
portata a squalificare
un Governo; ma come
tutti sappiamo non fu
questo a farlo cadere.
L’abolizione della po-
vertà, che si chiamava
reddito di cittadinanza,
è stato uno dei falli-
menti più vistosi e me-
no divulgati della poli-
tica degli ultimi decen-
ni. Poi il riciclo, un go-
verno senza il benchè
minimo programma,
senza un straccio di visione politica, un go-
verno “contro” al solo scopo di sopravvi-
vere, l’ammucchiata di democristiana me-
moria e lo scimmiottamento populistico
per recuperare consensi senza speranza di
recuperare credibilità. E l’ennesimo frazio-
namento del PD, che non manca mai. Certo
che non è facile, anche per inveterati con-
taballe, rinnegare quanto fatto con l’aman-
te di ieri per soddisfare l’amante di oggi.
Ci si prova. Si organizza con un paio di
partner europei, che gioiscono per l’Italia
ritrovata, un incontro a Malta e si cerca di
accontentare uno dei partner essenziali, o
forse due, del Governo guidati anche da
quei personaggi che erano sulla nave che
ha speronato una motovedetta della Guar-
dia di Finanza. E si racconta alla gente che,
dopo la povertà, si è risolto il problema
dell’immigrazione e, a chi contesta questa
affermazione, si risponde che è “un primo
importante passo” Vediamolo il passo,
quello che molti romani chiamano la “sola
di Malta”. Innanzi tutto non si tratta di un
accordo europeo ma di un “protocollo in-
formale” fra gli Stati Membri di Germania
e Francia, proprio quelli che ci rimandano
indietro decine di clandestini al giorno, con
Malta ed Italia che dovrebbe esserne i be-
neficiari. A questo punto si possono fare
due cose: credere all’ennesima balla oppu-
re andare a leggere il contenuto dell’accor-
do che sembra tanto una ciliegina europea
per screditare i sovranisti italiani tempora-
neamente defenestrati. L’accordo prevede
che tutti i migranti clandestini che arrivano
il Italia vengano registrati dalle autorità ita-
liane (Dublino incombe). Dopo che essi sa-
ranno stati registrati verrà fatta la selezione
tra quelli che potrebbero essere re-distri-
buiti verso quei paesi che liberamente deci-
deranno di accettarli. Verranno considerati
per la redistribuzione solo i migranti che
sono stati salvati da una nave statale. Per
dare un peso a questa, che è un vera e pro-
pria presa in giro, basta rendere in cifre il
contenuto dell’accordo. Su cento migranti
che clandestinamente entrano nel territorio
italiano si stima che circa il 96% vi arrivi
in modo autonomo via mare o via terra
(rotta balcanica) e che solo il 4% vi giunga
attraverso una nave “ufficiale”. Ne deriva
che solo 4 persone su 100 potranno essere
re-distribuite ove trovino Paesi disposti a
riceverle ma, si badi bene, ove questo nu-
mero cresca in modo eccessivo, il trattato
verrà sospeso. Solo gli imbecilli o gli ideo-
logi dell’accoglienza posso definire questo
come un accordo favorevole all’Italia e ca-
Un Governo che le spara grosse con la speranza che la gente dimentichi
La “sola” di Malta
UPA incontra il presidente della Commissione regionale all’ambiente
Chiarezza e legalità
pace di concorrere a risolvere il problema
dell’immigrazione. Questo accordo farà
aumentare rapidamente il numero dei clan-
destini nel nostro Paese. Un accordo che
diventa una vera e propria tragedia se con-
sideriamo che copre e serve a giustificare
la “riapertura” dei porti e la ripresa di flus-
si immigratori ai livelli dei tempi di Alfa-
no. “Non si terranno piu imbarcazioni in
ostaggio”, viene divulgato con enfasi e,
non si terranno in ostaggio, perchè potran-
no direttamente transitare nei porti italiani
in cui team di “soccorritori” ed organizza-
zioni si prenderanno cura dei disgraziati
che sono andati a raccogliere presso le ac-
que libiche. Alla “sola” di Malta si aggiun-
ge la balla di Di Maio che, siccome gli
hanno raccontato che deve scimmiottare il
suo ex partner di governo che gli ha sot-
tratto milioni di voti, si alza al mattino e
annuncia che ha risolto il problema dei
rimpatri “il rimpatrio dei clandestini av-
verrà in 4 mesi”. Facendo credere che ri-
solverà il problema lasciato insoluto. E co-
me lo fa? Abbassando il termine di identi-
ficazione e definizione della pratica di ri-
chiesta di asilo e portandola a 4 mesi. Altra
balla stratosferica perchè il sistema legale
riconosce al richiedente asilo diritti di cor-
si e ricorsi che il provvedimento di Di
Maio non può annullare. E poi anche se il
tempo di identificazione e definizione del-
la richiesta fosse ridotto ad una settimana,
come farebbe il solerte Ministro degli
Esteri a rimandare al casa loro i circa
80.000 nigeriani che imperversano nel no-
stro Paese o i circa 90.000 Tunisini con un
Governo che ne accetta 10 alla settimana
mentre ne arrivano 100 di nuovi? E per da-
re forza a questo progetto viene data noti-
zia che sono stati previsti fino a 40 milioni
di Euro per finanziare i rimpatri. Ammesso
che i paesi di origine decidessero di ripren-
dersi i migranti per bene ed i delinquenti
che sono nel nostro Paese, qualcuno do-
vrebbe dire al Ministro degli Esteri che
rimpatriare un migrante costa circa 5000
Euro e che per rimpatriare quei 600.000
che sono in Italia ci vorrebbero circa 3 mi-
liardi di Euro, l’equivalente di una mano-
vrina e che, con gli spiccioli allocati può
mandarne al massimo 8.000 che sono, po-
co di più di quelli rimpatriati nel 2018.
Intanto i flussi sono ripresi e, purtroppo,
anche la lista di coloro che pagano il prez-
zo più grande e cioè quei poveri disgraziati
a cui hanno fatto credere che questo è il
paese di Bengodi.
Sergio Franchi
Non ha sosta l’azio-
ne delle associazio-
ni e dei cittadini per
cercare di far valere
i principi della le-
galità e per com-
prendere perchè un
fatto decisamente
anti democratico
possa essere avve-
nuto nel nostro Co-
mune. Mi riferisco
alla concessione,
senza il benchè mi-
nimo coinvolgi-
mento degli abitan-
ti, di un’autorizza-
zione da parte della
Regione Lazio per
la realizzazione di
un impianto forte-
mente impattante e
potenzialmente pe-
ricoloso, la centrale
biogas di via della
Spadellata, in un si-
to del tutto inadat-
to. Un’azione totale
è in atto per percor-
rere tutte le possibili vie per cercare di
bloccare uno scempio. All’azione rivolta
alla Procura Penale, si affianca un ricorso
alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è
previsto un dibattito pubblico in Commis-
sione Speciale ed in Consiglio, sono previ-
ste assemblee pubbliche, con coinvolgi-
mento dei media ed azioni presso la Regio-
ne ed il Parlamento della Repubblica. Il
giorno 14 ottobre una delegazione di Uniti
Per l’Ambiente ha incontrato il Presidente
della Commissione Ambiente della Regio-
ne Lazio Marco Cacciatore per discutere
quanto riportato nella lettera che ha prece-
duto l’incontro.
Al Presidente della
Commissione Ambiente
Della Regione Lazio Marco Cacciatore
Gentile Presidente,
Mi lasci, innanzi tutto, darLe atto di una
disponibilità al confronto con i cittadini
che non è molto usuale nell’habitat politi-
co in cui viviamo. Come forse avrà avuto
occasione di desumere dai documenti che
Le sono stati forniti, il nostro Coordina-
mento si muove, sul piano della mera dife-
sa dei diritti degli abitanti, con l’obiettivo
di ottenere il rispetto delle norme e l’affer-
mazione della legalità. Siamo perfettamen-
te coscienti del fatto che lo smaltimento dei
rifiuti costituisca il problema da risolvere
del nostro tempo, ma siano anche convinti
del fatto che ogni iniziativa debba sempre
essere intrapresa nel rispetto primario del-
la sicurezza e dell’interesse della comuni-
tà, specialmente quando l’iniziativa stessa
è basata sull’esclusivo scopo del guada-
gno. Un pur legittimo guadagno dell’im-
presa non deve mai corrispondere ad una
drammatica perdita per i cittadini in termi-
ni di sicurezza, di salute e di risorsa eco-
nomica. Come avrà desunto dai documenti
che Le sono stati anticipati una centrale
per la produzione di Biogas è in corso di
realizzazione in località Sacida del Comu-
ne di Anzio. La Regione Lazio, nel maggio
del 2012, vigente il presente Piano gestio-
ne rifiuti (che fissa, per tali impianti, in
500 metri la distanza minima dagli obietti-
vi sensibili), autorizzò il progetto allora
COGEC, oggi Asja ambiente Italia, a rea-
lizzare la centrale, ubicata a circa 290 me-
tri dall’obiettivo sensibile costituito da una
scuola per l’infanzia e da un gruppo di pa-
lazzine costruite dallo IACP negli anni 50.
Ciò avvenne anche perché l’allora assesso-
re e l’allora dirigente dell’ufficio ambiente
del Comune di Anzio, successivamente at-
tenzionati dalla Magistratura per ipotesi di
reato inerenti alle loro funzioni, non fecero
menzione dell’esistenza di ostacoli alla
realizzazione della centrale. Tale distanza
di sicurezza appare sia stata portata a
1000 metri dal nuovo Piano Regionale Ri-
fiuti. Anche i progettisti evitarono di men-
zionare nel loro elaborato grafico l’esi-
stenza di una scuola e degli altri obiettivi
sensibili. Il parere fu espresso inoltre dal
Comune di Anzio senza che i cittadini ve-
nissero nemmeno informati della realizza-
zione di un impianto di tali dimensioni e di
forte impatto sul territorio. I cittadini di
Anzio sono venuti a conoscenza dell’ap-
provazione dell’impianto, oggi in costru-
zione, per puro caso e molto successiva-
mente alla data della sua approvazione.
A confermare la sua irregolarità, giova ri-
cordare che durante la sua costruzione,
da parte di Asja Ambiente, la Regione La-
zio ha trattato la concessione dell’AIA
(Autorizzazione di Impatto Ambientale che
equivale all’autorizzazione) di altri due
impianti soggetti alla stessa normativa,
posti nelle stessa località ed a condizioni
simili.
Per quanto concerne l’impianto di selezio-
ne e stoccaggio dei rifiuti normali e peri-
colosi della ditta Eco-Transport, per il
quale la Città Metropolitana è competente
al rilascio dell’A.I.A., la Regione Lazio
cosi si esprime:
PARERE UNICO CONTRARIO “Moti-
vato dal fatto che si tratta di un nuovo
impianto di rifiuti ed è in contrasto con le
previsioni della DCR14/2012 per la pre-
senza di edifici sensibili ed abitazioni a
distanza inferiore da quella prevista”
Per quanto concerne l’impianto per la
produzione di Biogas GREEN FUTURE
2015 la Regione Lazio, che è direttamente
competente al rilascio della A.I.A., così si
esprime:
“il procedimento di V.I.A., effettuata la
relativa istruttoria e svoltasi la conferen-
za di servizi ai sensi del comma 3 dell’art.
25 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., si conclu-
de negativamente per la presenza di una
scuola nel raggio di 320 metri dall’area
oggetto di intervento, non segnalata dal
proponente (come risulta al punto 2.6
dello studio di V.I.A.)”.
Appare evidente che l’impianto in via di
realizzazione ha ottenuto un’ autorizzazio-
ne non dovuta come è evidente che dovrà
essere la Magistratura, a cui ci siamo ri-
volti, a stabilire le modalità, le ragioni e le
eventuali deviazioni che hanno portato a
tale autorizzazione. Infine non è possibile
esimersi dalla considerazione che, se la
distanza di sicurezza viene applicata in
modo escludente, significa che la sua man-
cata applicazione rappresenta un pericolo
per gli abitanti e questo fatto non si può
tollerare. Poichè l’autorizzazione ed il
controllo di tali manufatti ricade sotto la
responsabilità degli Uffici Regionali pre-
posti, logica, legalità ed opportunità im-
pongono che tali uffici provvedano a rive-
dere l’iter autorizzativo per verificarne la
liceità e la persistenza di ragioni di peri-
colo. La invitiamo, pertanto, a fare in mo-
do che l’autorizzazione concessa venga ri-
considerata e che l’iter, che a tale autoriz-
zazione ha portato, venga ripercorso al fi-
ne di verificare se sussista un pericolo per
la popolazione”.
Il Coordinatore
(Dr. Sergio Franchi)
Anzio 10/10/19
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