Il Litorale • 18/2019
Pagina 28 di 48
La scoperta della novella
omonima di Mérimée
indusse subito G. Bizet
ad una serie di colloqui
con Meilhac e Halévy
per trarne un libretto, se-
condo la forma tradizio-
nale dell’opéra – comi-
que. Du Locle, direttore
dell’Opéra - Comique di
Parigi, informato del
progetto, rimase sbalor-
dito di tale scelta e di-
chiarò lo stesso impossi-
bile. La natura stessa del
racconto, l’ambientazio-
ne della storia d’amore
fra zingari, ladre, siga-
raie, contrabbandieri e lo
scioglimento sanguinoso
mal si armonizzavano a
un teatro dove si prepa-
ravano i fidanzamenti
dell’alta borghesia. Alla
fine, Halèvy prevalse su
tali travisamenti in modo significativo, mitigando la cruda
storia. La stesura dell’opera fu conclusa nell’estate del 1874:
in soli due mesi Bizet orchestrò l’intero lavoro. La prima rap-
presentazione all’Opéra – Comique il 3 marzo del 1875 fu
curata dallo stesso autore che seguì personalmente tutti gli
estenuanti tre mesi di prove, durante i quali apportò numerosi
tagli e modifiche alla partitura originaria, costruita, appunto,
nello stile comique, cioè con dialoghi recitati alternati alle
parti musicali. Fu un insuccesso, ma, nell’autunno dello stes-
so anno, Carmen fu inserita nella stagione viennese dove, per
consuetudine, non si davano opere del genere comique; si
rendeva perciò necessario proporre una nuova versione della
quale si occupò il musicista, amico Guiraud poiché Bizet
venne a mancare il 3 giugno. A questo si deve aggiungere il
fatto che per decenni, quasi ovunque, fu adottata la traduzio-
ne italiana del libretto in ossequio all’idea ottocentesca che il
teatro musicale è italiano per definizione. L’esecuzione ri-
scosse un enorme successo, accompagnato dal favore di
grandi musicisti tra cui Wagner. Il risultato è che, a tutt’oggi,
non esiste una vera Carmen ma varie ipotesi della stessa ope-
ra. In rapporto con la novella di Mérimée da cui la vicenda è
tratta, varie sono le modifiche apportate dai librettisti con il
contributo presumibile dello stesso autore: l’introduzione del
personaggio di Micaela, contraltare “buono” di Carmen; lo
spazio più ampio concesso a Escamillo, nella novella solo ac-
cennato mentre nell’opera è l’oggetto drammaticamente e
tragicamente necessario della gelosia di Josè; e infine l’ad-
Pag. 28 Il Litorale ANNO XIX - N° 18 - 16/31 OTTOBRE 2019
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
ANZIO
E-mail: ilsimposio@alice.it • aa amici del simposio di Lavinio
Giuliana Bellorini
è l’organizzatrice
del salotto sede del Simposio
LETTERATURA E MUSICA
Dopo il pomeriggio di domenica 13 ottobre, dedicato alla letteratura con il libro Il ragazzo del coro di Danilo
Sesti e alla musica di Laete Corda, il coro diretto da Cristian Alderete, che nello spazio raccolto del nostro sa-
lotto rende emozionante l’ascolto, lasciamoci alle spalle questi giorni così impegnativi e riprendiamo i nostri
appuntamenti con la consueta regolarità. La nostra tamburina è in vacanza e per questo nessuna mail ricevere-
te per un mese, ma grazie a Il Litorale sarete informati, come sempre, degli appuntamenti insieme alla presen-
tazione dei temi che vengono affrontati di volta in volta.
Vi aspettiamo
Giuliana
TRE GIORNI IMMERSI
NELL’INDIA
SILVIA D’AUGELLO
il pianoforte e l’anima
di Maria Grazia Vasta
L’OPERA LIRICA con il m° Carlo Liberatori
Tre giorni, dal 4 al 6 ottobre, per parlare di Uomo, di fede, di
“diversità” nella quale trovare gli aspetti che accomunano
ogni essere umano, attraverso una spiritualità che per molti
popoli diventa necessaria. Le foto e il libro di Valentina Gob-
bi ci hanno trasportato in una cultura molto lontana da noi,
non solo geograficamente. La presentazione del libro “Sorrisi
di fede”, commentata da Roberto Pedrona, e le immagini del-
la mostra fotografica unite alla proiezione curata da Renzo
Ridolfi, ci hanno aiutato a comprendere, almeno in parte, al
di là del nostro Credo o laicità. Mondi a confronto, nei quali
emerge chiara la differenza tra il l’Oriente e un Occidente nel
quale domina l’atteggiamento tutto materialistico della nostra
società dei consumi. Meditazioni importanti che ritroviamo
in questo percorso di approccio con il mondo indiano, dove
nonostante il sistema di caste sia ancora attuale, il peso della
gerarchia scompare per accogliere serenamente la condizione
del proprio stato sociale. Non come “castigo”, ma come ac-
cettazione di un ordine universale, nel quale la tolleranza di-
venta elemento essenziale di convivenza. Gli incontri si sono
chiusi domenica con Lia Bronzi, presidente emerita della sto-
rica Camerata dei poeti di Firenze, che ha voluto omaggiare
il Simposio di Lavinio con un metaforico percorso che unisce
Anzio e Firenze. Dalla lettura dei libri di Ettore Malosso,
eletto nostro padre spirituale, nei quali emergono pagine di
grande profondità umanistica cristiana, all’intervento
sull’“Umanesimo di Cristo e Buddha”, Lia Bronzi si fa porta-
trice di un messaggio universale. Cristo e Buddha divengono
rappresentanti dello spirito delle diverse geografie che posso-
no essere conosciute e comprese con il dialogo aperto e privo
di pregiudizi. Dialoghi già iniziati a Firenze con gli incontri
interreligiosi dei maggiori rappresentanti delle varie religioni
e ritrovati anche in questa occasione di incontro e di riflessio-
ne sulla ricerca spirituale dell’Uomo. Insieme alle parole di
Lia, abbiamo potuto apprezzare il percorso musicale di Silvia
D’Augello al pianoforte. Un viaggio che ci ha portati nel
mondo globalizzato, nel quale si fondono e convivono senti-
menti esistenziali contrastanti, interpretati da Silvia anche at-
traverso una personale composizione in musica che ci ha co-
involto in suoni non sempre melodiosi, ma che vorrebbero
esprimere la nostra attuale posizione nel mondo. Musica, dia-
loghi, immagini e racconti. Nella disponibilità all’ascolto il
messaggio è PER TUTTI. Giuliana
no alla cucina, che “dei popoli è arte”. Al Simposio del 6 ot-
tobre, la presenza carismatica di Lia Bronzi ha concretizzato
in tangibile spessore il concetto astratto di “cultura”. Lo ha
fatto con la voce, la scioltezza, i gesti, l’eleganza e la sicurez-
za tipici della persona solidamente colta che ogni giorno pra-
tica la conoscenza con adolescenziale, stupito entusiasmo.
Tutti noi, presenti al Simposio nell’elegante salotto di Giulia-
na, abbiamo recepito l’esclusivo dono di questa donna mera-
vigliosa, che non risparmia di sé neppure la fatica di un lungo
viaggio. Firenze è la sua città (non poteva essere altrimenti!),
e l’impronta rinascimentale è nel suo Dna, anche estetico.
Non può sfuggire la perfezione della sua esposizione nel tipi-
co accento toscano, a volte volutamente calcato per stempe-
rare la seriosità del momento. Perché Lia è anche simpatica!
Il 6 ottobre us. Silvia D’Augello, giovane pianista romana di
grande talento e professore di musica, non ancora trentenne,
ha tenuto un concerto privato presso “Il Simposio” di Anzio,
come più di una volta accade durante l’anno, a titolo di pre-
zioso regalo per gli spettatori. Quasi provocatoriamente, al fi-
ne generoso di allargare i nostri orizzonti culturali, ha propo-
sto a noi, facenti parte di una platea composta mediamente da
persone di mezz’età e oltre, brani di un repertorio recente o
inedito. Tre momenti di ostica musica contemporanea, seguiti
da un finale noto e familiare, il “Notturno” Op. 9 n. 2 di
Fryderyk Chopin. Molto diverso dalle tre opere che l’hanno
preceduto. Il primo della scaletta è stato “Ohne Worte, mit
Mendelssohn”, del compositore contemporaneo Gilberto Bo-
sco, in cui il tempo musicale non si presenta lineare e conse-
quenziale, seguendo una logica consueta, ma circolare e im-
prevedibile, per cui la musica è inframezzata da picchi im-
provvisi e cadute verticali di toni e semitoni, spiazzanti, di-
rompenti e altamente sperimentali, verosimilmente studiati
per stimolare a livello psicologico l’uditore, e che sembrano
echi di linguaggi sconosciuti e ti proiettano in un altrove me-
tafisico. Il secondo pezzo, “Farewell to Stromness”, di un
musicista britannico, Peter Maxwell Davies, s’inserisce deci-
samente nella più lineare e rilassante tradizione melodica no-
vecentesca, ricordando la ballata, e seguendo uno stile arioso
e gradevole, seppur incisivo, quasi da elegante colonna sono-
ra cinematografica. Il terzo momento, last but not least, è
stato davvero speciale: Silvia ci ha reso partecipi di una sua
nuovissima opera, “Variazioni su un tema di Fabritio Caro-
so”, la cui genesi risale appena allo scorso agosto. La musici-
sta parte da un tema molto noto del compositore cinquecente-
sco, originario di Sermoneta, maestro di ballo e coreografo,
presentandone alcune variazioni, opera a lei commissionata
dal Presidente del Festival Stefano Raponi e già eseguita al
Castello Caetani di Sermoneta per il “Caroso Festival 2019”.
Silvia dà spazio a tutta la sua creatività, derivante dallo spes-
sore del suo sentire, della sua cultura musicale e del suo ani-
mo, giocando con raffinatezza sulla sequenza di quelle note,
seguendole o stravolgendone l’ordine. Il tema è interpretato
in modi diversi e si presenta interrotto o stravolto da tocchi
più decisi sulla tastiera, che creano un’atmosfera drammatica.
Essi sono la trasposizione e traduzione di stati d’animo com-
plessi, di emozioni forti, echi di esperienze di vita magari dif-
ficili ed emotivamente impegnative. L’approccio di Silvia al
suo strumento è innovativo e originale: due tamburelli com-
paiono nelle sue mani all’inizio della prima variazione, per
poi essere posati sopra le corde all’interno del pianoforte.
L’effetto è straordinario: alla mente ci sovviene la musica
giullaresca e il caleidoscopio delle danze antiche; poi, tolti i
tamburelli, la musicista interagisce con il pianoforte, toccan-
do con le dita le corde in vario modo al punto da cavarne so-
norità più cupe, opache e stranianti o al contrario recuperan-
do con lentezza le note nella loro normale purezza e traspa-
renza. Fanno da contrappunto anche ripetizioni ossessive di
note incalzanti o suoni simili a gocce che cadendo risuonano
nella notte. Effetti speciali per una musica che nell’insieme
trasporta l’uditorio in un mondo parallelo, alieno, ma che in-
G. BIZET CARMEN
Commento musicale e storico
a cura di Carlo Liberatori
terpreta i sentimenti più sotterranei dell’animo umano o le
pulsioni della parte più misteriosa del nostro cervello o vice-
versa il fluttuare negli spazi siderali di altre realtà. Ma anche,
e non in contrapposizione, i forti moti del cuore che sente
rabbia, alienazione, solitudine, distacco nei confronti del no-
stro stesso mondo, a volte deludente ed oppressivo, e a cui
non è sempre facile o necessario e obbligatorio adattarsi. Chi
ascolta con un atteggiamento privo di preconcetti e pregiudi-
zi, di caparbio attaccamento alla rassicurante tradizione mu-
sicale, può cogliere almeno in parte l’alta tecnica e l’ispira-
zione artistica messe in atto da Silvia, che, coniugando la sua
vasta cultura, la mente, il cuore e la grande maestria delle sue
splendide mani, ci ha donato una parte importante di sé ed
emozioni inconsuete e straordinarie.
Domenica 6 ottobre, da Giuliana, in un pomeriggio d’inizio
autunno non ancora affrancato dall’estate, abbiamo respirato
la “Cultura” nella presenza di Lia Bronzi, figura di spicco nel
panorama letterario italiano e non. Lia Bronzi è da anni im-
pegnata in iniziative culturali da lei stessa sostenute in qualità
di presidentessa e organizzatrice, per non disperdere, soprat-
tutto tra i giovani, i talenti espressivi in ogni campo artistico:
dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica alla pittura e persi-
UNA DOMENICA SPECIALE
CON LIA BRONZI
di Ornella Ferrari Pavesi
Venerdì 18 e venerdì 25 ottobre - ore 17.00
La première
Leggi di più
Leggi di meno