Stop alla liquidazione dei dipendenti pubblici
I soldi sono finiti
Il governo Meloni, tramite l’Inps, ha interrotto i pagamenti degli anticipi del trattamento di fine servizio per i dipendenti pubblici. E tutto questo nonostante le numerose promesse fatte finora. Gli statali quindi non hanno più alcuna possibilità di presentare nuove domande. L’ultimo giorno utile è stato il 24 aprile 2024, in seguito al quale si è rinviato tutto a “data da destinarsi”.
Il motivo di tutto ciò è rintracciabile nel quasi esaurimento delle risorse, che, nonostante i numerosi proclami del centrodestra, non sono state aumentate.
Quando si parla di Tfs, si fa riferimento alla cosiddetta liquidazione per i dipendenti pubblici, nel caso di assunzione prima del 2001. Uno stop che grava ulteriormente su quelli che sono già i termini cronologici per l’erogazione, che attualmente vanno da 105 giorni a 24 mesi, a seconda delle cause del rapporto di cessazione del lavoro.
Questo blocco è in netto contrasto con il chiaro messaggio lanciato dalla Consulta a giugno 2023. La Corte Costituzionale infatti vincolava lo Stato a mettere fine ai ritardi, tramutatisi in alcuni casi in anni d’attese, sul pagamento della liquidazione ai dipendenti statali. Un sistema che venne definito portatore di “lesioni delle garanzie costituzionali” del lavoratore. E invece il governo Meloni fa l’esatto contrario, con buona pace di chi ha creduto alle promesse elettorali del centrodestra.
Roberto Alicandri
Dal bilancio depositato emergono importanti perdite di esercizio nel 2022 e nel 2023
Capo d’Anzio: profondo rosso
È stato depositato in Camera di Commercio il bilancio 2023 della Capo d’Anzio SpA.
La situazione continua ad essere drammatica: dopo la perdita di esercizio del 2022 per 658 mila euro, adesso una ulteriore perdita di 150 mila. Dopo la chiusura del bilancio ci sono già ulteriori 356 mila euro di debito futuro per i dragaggi che nel corso dell’anno saranno eseguiti da comune o Regione.
Dalla nota integrativa apprendiamo dall’amministratore uscente che “la società è ferma nella realizzazione dell’oggetto sociale e con attività limitata alla mera sopravvivenza”.
Il Collegio sindacale esprime fortissimi dubbi sulla possibilità di continuità aziendale per:
“possibile decadenza della concessione sicuro aumento del canone demaniale del 25% difficile accesso al credito bancario” e ancora “la società è fortemente indebitata e incapace di fare fronte alle obbligazioni assunte. Non è possibile fare un piano di risanamento perché l’ ente non fornisce indicazioni, c’è inerzia nelle decisioni” “é elevato il rischio di impresa e non esistono piani operativi né di investimento né possibilità di finanziamenti”.
L’Assemblea dei Soci, dopo diversi rinvii, era prevista per il 9 Maggio quindi ci auguriamo di conoscere a breve le decisioni dei Commissari, decisioni che non possono essere più rinviate.
La Commissione è insediata ormai da un anno e mezzo, basta attendismo, non è pensabile che si allunghi l’agonia lasciando alla prossima amministrazione la decisione, perché il tempo sarebbe troppo lungo con evidente danno all’economia locale e ai cittadini che si troveranno sulle spalle un debito ancora maggiore
Gruppo territoriale
M5S Anzio