Non è un fenomeno della rivoluzione industriale
Schiavismo moderno
Chi pensa che lo schiavismo e la riduzione in schiavitù fossero fenomeni ascrivibili alla globalizzazione avvenuta nella Prima e nella Seconda Rivoluzione industriale, esauritisi nei primi anni sessanta del novecento, sbaglia di grosso. La schiavitù come pratica politica economica non appartiene a fasi storiche superate, non è solo un residuo del vecchio colonialismo (o anche del nuovo neo colonialismo); .è invece, una pratica economica viva e vegeta e costituisce un processo in atto in questa fase della globalizzazione, del neo colonialismo in ascesa e intrecciato alle migrazioni, alle varie forme di deindustrializzazione (e avanzare delle tecnologie o anche dell’intelligenza artificiale) in atto in alcune nazioni dell’occidente. E’ legato alle vicende climatiche e alle più recenti forme del neo liberismo, dei mercati e del capitalismo finanziario. Oggi la schiavitù assume forme diversificate nelle diverse aree, soprattutto quelle emergenti legati alla gestione delle risorse energetiche naturali. Situazioni multiformi di sfruttamento intensivo di mano d’opera, alle minacce, violenza, coercizione, inganno, matrimoni forzati, situazioni debitorie, arruolamenti forzati (minori, bambini ed adulti), forme di tratte di esseri umani per i mercati trans nazionali degli organi e della prostituzione ecc. Vanno poi annoverate le variecondizioni di soggezione schiavistiche, domestiche (ma non solo domestiche) derivanti da disparità di genere e di dominio ‘familistico’-patriarcale, oppure forme di lavoro talmente pauperizzato, degradato, precarizzato tali da costituire una condizioni di vulnerabilità, di borderline fra ‘lavoro’ e, appunto, schiavitù. Probabilmente non siamo più alle navi negriere del 7 – 800 e alle piantagioni di cotone, di caffè e cacao ma le forme di sfruttamento e sopraffazione in determinate condizioni migratorie,presentano più di qualche analogia conle deportazioni schiavistiche di due o tre secoli fa: non partono più le navi negrierema file di uomini, carovane, donne e bambini, barconi e barchini dal sud al nord, dall’est all’ovest del mondo. L’orientamento restrittivo alla mobilità umana planetaria imposta dagli ‘Sati Nazione’ del nord del globo (basato sugli arcaici principi dello ius soli e dello ius sanguinis) produce ineluttabilmente clandestinità, e con questa, annullamento di culture, lingue producendo e riproducendo antiche e inedite forme di schiavismo. Insomma credo possibile l’ipotesi di un rapporto causa effetto o conseguenziale fra l’essere clandestino (illegale) e la condizione di schiavitù.
Si stima che 6 milioni di esseri umani nel mondo sono in condizioni di schiavitù, con un trend di crescita, in questo ultimo quarto di secolo, del 10 o 15 %; una situazione diffusa in maniera quasi omogenea a nord e sud del pianeta, anche se poi le persone che possono definirsi schiavizzate provengono, al 60% circa, dalle aree sud del mondo. L’Italia non è esente…anzi…da questo fenomeno che, come vediamo non è affatto residuale. Nel nostro paese quasi 200.000 persone sono riconducibili a una condizione di schiavitù, per un giro d’affari stimato attorno ai 10 miliardi di dollari. Un universo che non riguarda solo la popolazione straniera e ‘clandestina’ e non riguarda solo le aree agricole magari interessate dalle agromafie del mezzogiorno, ma anche zone del centro e del nord coinvolgendo anche attività ‘insospettabili’ e di ‘eccellenza’ produttiva come p. es. il settore artigianale legato, magari indirettamente, al cosiddetto made in Italy o alle tecnologie avanzate o produzione connesse all’enogastronomia. Insomma lo schiavismo e la schiavitù costituiscono costanti antropologiche e metastoriche, sono stati i pilastridelle società e delle economie schiavistiche dell’antichità, del medioevo feudale e delle rivoluzioni industriali al centro dell’occidente e nelle sue colonie ‘d’oltre mare’; oggi costituiscono forme socio economiche perfettamente adeguate, corroborando i diversi modi di produzione, i moderni mercati transnazionali, le economie della deindustrializzazione e della finanza.
Giuseppe Chitarrini
(Fonti: “Il Manifesto” del 2 gennaio 2024, p. 10)
PIA UNIONE - Intervista e racconto sulla festa di S. Antonio Abate
Enzo Leggi nuovo priore
Nel mese scorso a Nettuno si è svolta la festa in onore di S. Antonio Abate, per l’occasione ho voluto chiedere al vice presidente Antonio Filomena, di parlarci e ricordarci, della nascita della loro associazione Pia Unione e di altre cose in merito ai festeggiamenti, così da far conoscere meglio la storia di questa tradizione. Inizia col raccontare “La nascita di questa associazione, al tempo congrega, risale al 1729, e venne aggregata con quella di Roma che pagava con 25 denari all’anno, ma poi molti documenti durante l’ultimo conflitto vennero persi. Il 10 Marzo del 1940 l’associazione fu ricostruita come società Pia Unione S. Antonio Nettuno, mentre nel 1993 fu fatto il primo statuto davanti al notaio e subito dopo l’elezione di un presidente, di un direttivo di 10 confratelli più il Priore in carica della durata di un anno”.
Parlando della festa che si rinnova oramai da tantissimi anni gli domando: rispetto all’antica tradizione, oltre all’ingresso delle consorelle quali altri cambiamenti sono stati apportati?
“Prima di tutto - dice - riguardano le doti che adesso non si usano più, che venivano assegnati il pomeriggio della festa prima dei giochi popolari. - e spiega - che quando nasceva un bambino iscritto all’anagrafe prendeva 4 biglietti e il giorno di S. Antonio venivano sorteggiati e davano queste doti che consistevano in un paio di lenzuoli, vari oggetti, vestiario - poi prosegue - È stato sospeso e deciso poi dal direttivo di non fare più l’albero della cuccagna a seguito di un infortunio di un partecipante, per evitare spese di risarcimento che sarebbero andate sempre a carico della Pia Unione. È rimasta invece la gara degli spaghetti e per i ragazzini lo scoccio dei pile nel quale poi si dà loro un regalino, un giocattolo”.
Uno degli eventi centrali della festa come sappiamo è la benedizione del bestiame, al termine viene fatta una premiazione e a riguardo dice “questa avviene tramite una scelta come una trovata caratteristica particolare dell’animale, al più bello e ai primi tre, così come anche al bambino/na più piccola che abbia il suo animale al seguito viene consegnato un diploma di partecipazione. I diplomi vengono dati anche all’investitura dei confratelli per l’accoglienza nella fratellanza della Pia Unione”.
Gli domando poi, per chi volesse entrare a fare parte della loro congrega, come deve fare e cosa si richiede “Basta recarsi nella segreteria dell’ufficio che si trova al lato della chiesa di S. Francesco, e ci sarà un foglio precompilato e si fa la domanda, poi va in vaglio al direttivo e la persona in questione per un anno deve partecipare in tutte le attività e il 17 gennaio dell’anno successivo viene fatta la sua investitura, che da tre anni come abbiamo detto sopra prevede anche le donne”.
E proprio nel 2022 è stata nominata anche la prima Priora, la signora Elisa Sodi, sua moglie, ma ricordiamo che anche il signor Antonio è nell’albo dei Priori con la sua elezione nel 2014 e racconta “Essere Priore l’emozione è tanta, ti lascia qualcosa al cuore che resta per tutta la vita e mai si cancella. Sul vessillo raffigurante il Santo dice, ne è stato fatto un altro per comodità per partecipare ai vari appuntamenti ecclesiastici e anche per via dell’usura del tempo di quello precedente che viene conservato in una teca e dato al nuovo Priore estratto che terrà nella proprio abitazione per un anno e potrà esporlo nei vari eventi, a Pasqua ecc. L’estrazione è uno dei momenti più attesi e avviene nel pomeriggio della domenica dopo la messa a conclusione dei festeggiamenti, si inizia con l’estrarre i biglietti e nel momento in cui esce la scritta col nome S. Antonio Abate, il nome successivo diventa Priore”.
Quest’anno ad essere eletto è stato il signor Enzo Leggi. Di seguito il racconto della giornata principale dei festeggiamenti che lo ha visto al termine ricevere questa nomina.
“Domenica 28 gennaio si è svolta la festa in onore di S. Antonio Abate che come sempre è stata molto partecipata. La mattina si è tenuta con l’accompagnamento della Banda Musicale A. Castellani la sfilata e la Benedizione del bestiame nel piazzale di San Francesco a seguire la solenne messa presieduta dal rettore Don Marco Romano e animata dalla Corale città di Nettuno. Nel pomeriggio nel piazzale, nel retro in via della Vittoria, dove era stata allestita anche una fiera, come da tradizione lo svolgimento dei giochi popolari, mentre la sera l’attesissimo e anche emozione momento, dopo la Santa Messa presieduta dal Vicario Don Carlo Rota, l’imbussolo e l’estrazione del nuovo priore, che dopo aver visto negli ultimi due anni l’investitura di due donne, ricordo anche l’uscente la signora Fiorella Riggi, quest’anno è andata, come annunciato prima al signor Leggi Enzo al quale è stata conferita la medaglia e consegnato l’ambito vessillo. A lui vanno le congratulazioni e gli auguri per questa nomina”.
Annalisa Rodo