Quando i giochi di potere sovrastano la logica politica
Alleanze per vincere non per governare
I giochi della politica e dei partiti sono sempre finalizzati al raggiungimento del potere; un potere che, in democrazia, dovrebbe esprimersi come servizio alla comunità. L’ambizione dei leader politici e la voglia di gestire il potere sono le molle che spingono i partiti a scalare i vertici del governo. La frammentazione ideologica e la voglia di avere un proprio orticello fanno in modo che i due blocchi storici, quello progressista e quello conservatore, si esprimano in tante piccole e grandi formazioni le cui differenziazioni sono labili e spesso mutano con le necessità di adattarsi alla circostanza che appare vincente. Insomma anche le ideologie si piegano alla necessità di scalare il potere. L’Italia fa scuola di camaleontismo politico a cominciare dal famigerato compromesso storico che, nonostante il suo tragico epilogo, rappresentò, però, una strategia strutturale e non uno strumentale momento di bieca tattica politica. La deriva della politica italiana si esprime oggi attraverso un impoverimento etico oltre che in una carenza di grossi interpreti: mancano i De Gasperi, i Berlinguer, i Lama, i Moro e gli Andreotti ed i personaggetti che li hanno sostituiti producono politica da personaggetti. Non c’è più coerenza, non c’è più logica e la credibilità è finita insieme alla necessità di fare gli interessi dei cittadini che è poi l’obiettivo della politica. A fronte di un’alleanza a volte litigiosa ma legata, da trenta anni, da principi liberali e conservatori, che guida il governo del Paese, si schierano di volta in volta coalizioni messe insieme per la sola necessità di prevalere nell’esito elettorale. Fatto che, quando si tratta amministrare servizi e strutture sociali a livello locale, può funzionare; anche se i componenti della coalizione, fino al giorno prima delle elezioni, se ne sono dette peste e corna.
Sui giudizi al vetriolo espressi da Vincenzo De Luca rispetto a Roberto Fico si potrebbe scrivere un trattato di trash, eppure è bastato qualche do ut des affinché un personaggetto come Fico potesse ricevere il suo supporto indispensabile in Campania mandando a farsi friggere l’intransigenza della leader del PD contro l’egemonia dei cacicchi. L’elezione di un nano come Fico in Campania, per rimpiazzare un gigante come De Luca, non ha offerto un buon servizio alla regione perché essa è figlia di uno sporco gioco di potere che ha barattato il ritiro di De Luca senior dalla competizione ed il suo appoggio a Fico, con l’elezione a segretario del PD regionale di De Luca Junior. L’infimo gioco delle parti e delle alchimie per vincere a prescindere ha portato all’elezione di un modestissimo personaggio, lontanissimo dalle capacità del suo predecessore, a presidente della più problematica regione italiana. Se le tornate elettorali che si susseguono rappresentano esibizioni di trasformismo, esse possono incidere in modo drammatico sulla stessa esistenza dell’Italia nel consesso mondiale quando coalizioni messe insieme con lo sputo si propongono per guidare il governo del Paese.
Situazioni analoghe hanno dato all’Italia presidenti del Consiglio come Giuseppe Conte, Ministri degli Esteri come Di Maio che di mestiere faceva il venditore di bibite allo stadio San Paolo. I tentativi di raffazzonare una coalizione per guidare il governo del Paese in un momento drammatico sul piano internazionale non sono certamente un modo per esprimere quella nobiltà della politica auspicata anche dalla nostra Costituzione. Mettere insieme il diavolo e l’acqua santa al solo scopo di “mandare a casa la Meloni” non è una strategia coerente ma forse non è nemmeno vincente. Costruire, da parte del Partito Democratico, un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, non significa solamente venire a patti con chi ti ha sputato in faccia fino a ieri e, quando può lo fa anche oggi, ma significa legarsi ad una struttura politica associata totalmente incoerente che ha rappresentato e rappresenta il peggiore malanno politico italiano dal dopoguerra ad oggi.La mancanza di storia politica, l’assenza di un disegno strategico, l’abbandono di tutti i sogni della rivoluzione grillina, relega il partito di Conte, rieletto a presidente come unico candidato alla presidenza, a rivenditore di populismo in cui il costo delle bollette, il prezzo della benzina, l’assistenzialismo fine a stesso ed un radicale ed oggi inopportuno antimilitarismo, dopo il catastrofico indebitamento voluto per restaurare ville e castelli privati a spese dello Stato, costituiscono oggi i pilastri della politica destinata alla bancarotta.
Un partito che ha contribuito, con le sue lotte, all’Italia democratica e moderna di oggi; un partito che ha una storia lunga un secolo, che ha una struttura politica ben delineata, che dispone di una classe politica di prim’ordine, non può fare alleanze con un partito privo di contenuti, con una dirigenza di scarsa levatura, e con una leadership che un vecchio comunista come Sansonetti insiste a ritenere come inesistente, “come un ectoplasma”. La sinistra, non quella dei partiti di sinistra, deve ritrovare l’orgoglio delle proprie radici, magari con una leadership capace di strategie vincenti e proporsi al Paese con alleanze che le condividano e che dispongano della struttura per attuarle. “ZohranMamdami (neo sindaco di New York) docet”.
Sergio Franchi
Una lettera aperta per il Sindaco di Anzio sulla questione delle strade di Lavinio
Chiarezza vuol dire legalità
Gentile Signor Sindaco, quando, dopo il Purgatorio del Commissariamento, si tornò a nuove elezioni i cittadini di Anzio si sono sentiti sollevati perché uscivano da una condizione umiliante. La scarsa partecipazione alla tornata elettorale è stata il segno di un pessimismo generalizzato ma l’elezione di una giunta di opposizione ha fatto sperare a molti che il Comune di Anzio sarebbe diventato quella casa di vetro che fa sentire i cittadini amministrati parte del governo della città. Non voglio affermare che il Comune di Anzio non agisca nella legalità ma sono convinto che la legalità è cosa politicamente buona quando essa è il sale dell’efficienza. Lascio a Lei di valutare quanto avviene nel contesto dell’annosa e controversa definizione dello stato legale delle strade di Lavinio, zona mare. Secondo quanto appare dallo stato dei fatti e quindi dalle risultanze che ne derivano, le tante, larghe ed asfaltate strade di Lavinio mare sono classificate “strade vicinali” e cioè “strade di proprietà privata, solitamente situate fuori dai centri abitati, che collegano diverse proprietà private”.
E’ come dire che sono sentieri che i proprietari dei vari lotti hanno formato, cedendo strisce della loro proprietà, per permettere l’accesso alle proprie quote di terreno acquisito con la partecipazione alle varie lottizzazioni. Lascio a Lei di valutare se sia accettabile questa definizione ma, se trova corretto considerare queste strade come private, dovrà anche spiegare perché il Comune di Anzio vi esercita attività impositive, fiscali e di controllo che non sarebbero dovute su proprietà private. Dopo solleciti e diatribe infinite, circa cinque anni orsono, la Prefettura e la Regione Lazio, Direzione Infrastrutture, sollecitarono la redazione del Piano Catastale Stradale Comunale e la Commissaria Straordinaria ottemperò facendo specifico riferimento all’area di Lavinio. L’incarico era naturalmente rivolto all’organo tecnico comunale preposto. Da allora sisono susseguiti i tentativi da parte di alcuni cittadini di conoscere lo stato di avanzamento e gli sviluppi dell’incarico, mai risultati sono stati decisamente deludenti. Accessi agli atti, dopo oltre un anno e mezzo, generano risposte insoddisfacenti ed offrono un quadro di sottovalutazione del problema. La risposta più recente (22/10/25), a riscontro dell’accesso agli atti di un lettore del Litorale che si è rivolto alla nostra redazione, parla di “riorganizzazione degli uffici e della ricostituzione del tavolo tecnico che dovrà affrontare tematiche del tipo di quella sollevata”. Questo è ridicolo: come se un anno e mezzo siapassato invano. Sulla complessità dell’incarico esistono seri dubbi da parte di chi di materia urbanistica ha profonda conoscenza, ma anche se si trattasse di materia complessa dei buoni tecnici sarebbero già giunti al compimento dell’incarico od almeno ad un forte stato di avanzamento.
Questo non è un buon segnale da parte di dovrebbe ricostruire la legalità in un comune che è stato sciolto perché ritenuto non legalmente amministrato. Perché è proprio di legalità che stiamo parlando; fare chiarezza sullo status delle strade comunali non è solo un fatto tecnico, perché essa può generare conseguenze legali ed amministrative in diversi contesti. Le assicuro che molti cittadini di Lavinio, che hanno votato per il cambiamento e che hanno condotto, in passato, battaglie di legalità, Le chiedono oggi solo di fare chiarezza, perché chiarezza vuol dire legalità. Se la chiarezza si deve fare attraverso l’apporto dei tecnici è la politica, quella sana, che deve sollecitarli affinché i loro ritardi e le loro eventuali negligenze non incidano sul dovere di un comportamento eticamente irreprensibile. Spero che Ella voglia, attraverso il nostro periodico, dare ai cittadini quelle precisazioni che gli organi tecnici comunali non riescono a dare: magari indicando la data di ultimazione dell’incarico che gli organi tecnici comunali stanno espletando. Vede, Signor Sindaco, queste sono risposte dovute, perché riferite a domande lecite ed opportune ed eluderle non sarebbe un segno di voler perseguire la legalità.
Sergio Franchi
Aliquote IMU
Il Consiglio comunale di Anzio ha approvato le aliquote Imu 2026 che restano le stesse dell’anno precedente, la variazione al piano triennale delle opere pubbliche (15 favorevoli e 5 contrari), quindi la variazione al bilancio di previsione triennale. Via libera anche alla sottoscrizione della convenzione di adesione e il regolamento della Stazione unica appaltante della Città metropolitana di Roma Capitale.
Approvato il riequilibrio del piano economico finanziario relativo al contratto di concessione dell’impianto natatorio del Comune di Anzio alla Anzio Waterpolis, dovuto all’incremento dell’aumento per l’energia, per un differenziale di 248.000 euro (relativo agli anni 2022 e 2023) con tre anni di prolungamento del contratto. “Siamo arrivati a questo risultato dopo una serie di verifiche – spiega l’assessore al bilancio, Antonino Buscemi – era una interlocuzione partita con la commissione straordinaria, c’è stato un confronto con il gestore e l’attività sia degli uffici, sia della commissione bilancio che dei revisori dei conti. In sostanza andiamo a riconoscere esclusivamente l’aumento di energia come dettato dal Nucleo di consulenza per l’Attuazione delle linee guida per la Regolazione dei Servizi di pubblica utilità della Presidenza del consiglio dei ministri (Nars). Rispetto alla richiesta iniziale della società, di un prolungamento rispettivamente di 6, 11 e 20 anni del contratto, ne abbiamo accordati 3 e non sono stati riconosciuti ulteriori ristori rispetto alla normativa emergenziale Covid, per i quali il concessionario aveva già percepito dei riconoscimenti non da parte del Comune”.
Approvata, infine, la modifica del regolamento per la gestione del porto turistico di Anzio con delle migliorie. Rivisti i limiti di tolleranza delle imbarcazioni in percentuale rispetto alle dimensioni e la procedura che consente di liberare con maggiore facilità i posti illecitamente occupati.
Segreteria del Sindaco di Anzio