Vasta operazione della DIA contro un’associazione mafiosa dedita alla droga, usura e reati contro la pubblica amministrazione
Operazione antimafia ad Aprilia
Episodi di ordinaria violenza e criminalità, che nulla hanno da invidiare a “Suburra” e “Romanzo Criminale”, tanto da chiamare in causa direttamente anche il tesoriere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti.
Oltre alle responsabilità degli amministratori e politici locali a partire dal Primo Cittadino, l’ordinanza di 425 pagine a firma del Giudice per le indagini preliminari Francesco Patrone, nata dalle indagini portate avanti tra il 2018 e il 2021 dalla Dda di Roma e dai Carabinieri di Aprilia, racconta 40 anni di storia della criminalità organizzata ad Aprilia, delle infiltrazione delle ndrine nei primi anni ‘80 fino all’ascesa e al consolidamento del potere di esponenti di Aprilia, la “mafia apriliana come è stata definita dalla Procura romana, tanto potente da tenere a bada addirittura le mire espansionistiche di Francesco Schiavone detto Sandokan, a capo del gruppo camorrista casalese e confinare ad Anzio e Nettuno la criminalità organizzata calabrese. Perché i problemi di un apriliano sono problemi degli apriliani, come si evince nell’ordinanza. E così, nell’ascolto dalla voce dei protagonisti di questo nostrano racconto criminale, gli investigatori hanno potuto trovare risposte anche a 20 anni di crimini irrisolti, dagli atti minatori ai danni di politici e amministratori fino alle intimidazioni dirette agli imprenditori locali, dalle aggressioni alle spedizioni punitive a chi non rispettava le regole del gruppo criminale che aveva creato un comune nel comune dentro la città di Aprilia, tanto da controllare non solo il tessuto economico e sociale ma anche la pubblica amministrazione.
L’ordinanza
“Si tratta di un territorio già noto agli investigatori come meta privilegiata di cosche mafiose di matrice soprattutto calabrese - si legge all’interno dell’ordinanza- che nel tempo ivi si sono radicate infiltrandone il tessuto sociale ed economico. Ci si riferisce, in particolare, alle ‘ndrine di Sinopoli (RC) e Cosoleto (RC), nelle quali operano le famiglie Alvaro, Palamara, Cutri e Forgione, in rapporti con cosche già presenti in quelle aree come i Gallace. Nel territorio di Aprilia è presente una delle più famose famiglie di ‘ndrangheta, quella degli Alvaro, il cui insediamento originario risale agli inizi degli anni ‘80, come emerso da indagini svolte da più direzioni distrettuali antimafia. Da un’indagine condotta dalla DDA di Reggio Calabria nel 2015 era emerso che la cosca di Sinopoli era attiva in un traffico internazionale di stupefacenti che aveva condotto al sequestro di quattro tonnellate di cocaina; in quel contesto, particolarmente rilevante appariva il ruolo di Francesco Forgione, imprenditore edile residente ad Aprilia, stabilmente inserito nel clan Alvaro e in contatto con la famiglia Gangemi. Il ruolo del Forgione e la sua collaborazione con le cosche calabresi, operanti in collaborazione con esponenti qualificati della criminalità romana, sono stati confermati dagli esiti dell’indagine denominata “Romana-Fireman”, che nell’ottobre del 2017 ha consentito l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti di numerosi personaggi legati alla cosca Alvaro, fra cui lo stesso Forgione. La DIA ha evidenziato come negli ultimi anni il territorio di Aprilia sia stato interessato da una forte recrudescenza dei fenomeni criminali, diretti sia nei confronti della cittadinanza comune che nei confronti di appartenenti all’amministrazione comunale.
La richiesta del PM riporta - come si vedrà più approfonditamente - una dettagliata sintesi degli atti intimidatori diretti contro realtà commerciali e imprenditoriali e amministratori pubblici del territorio. Tali atti delittuosi dimostrano come il territorio in esame sia stato oggetto nel tempo di pericolose infiltrazioni da parte della criminalità organizzata comune, che ha stretto alleanze operative con numerose cosche che detengono il controllo economico del territorio in cui insistono, trovando un punto di incontro negli ingenti capitali provenienti dalle attività illecite di natura “convenzionale”, che riescono ad essere agevolmente riciclati grazie alla fitta rete di attività commerciali e imprenditoriali apparentemente legali. Un’ulteriore caratteristica che connota l’attività criminale consiste nella omertà e nella condizione di assoggettamento ai più alti livelli criminali di cui sono permeati i livelli istituzionali territoriali che, di fatto, consentono alle organizzazioni criminali di controllare anche l’amministrazione comunale di Aprilia. Come rilevato dal PM, il traffico di sostanze stupefacenti - oggetto di contestazione specifica che sarà approfondita in altra parte della presente ordinanza - rappresenta il core-business del sodalizio e risulta gestito da una articolazione dello stesso, ma il compleso degli elementi probatori acquisiti consente di delineare una organizzazione strutturata di stampo mafioso, ben radicata in Aprilia, “in grado di condizionare il tessuto imprenditoriale e politico amministrativo di quel centro, di intessere relazioni e ricevere protezione da rappresentanti delle forze dell’ordine locali, di imporre la propria autorità su cittadinanza ed istituzioni trasformandosi di fatto in un altro potere del quale avere timore ovvero invocare aiuto e soccorso”. La capacità di intimidazione del sodalizio apriliano garantisce inoltre una situazione di dominio territoriale che, da un lato, impedisce l’infiltrazione nel medesimo luogo di altre organizzazioni criminali e, dall’altro, marca il territorio rispetto alle altre associazioni analoghe operanti in territori limitrofi, con le quali il clan interagisce, confrontandosi o entrando in conflitto. Si crea in tal modo una situazione nella quale l’organizzazione può perseguire tranquillamente i propri interessi nel settore del traffico di stupefacenti e, al contempo, può rendersi protagonista di reati di usura, estorsione, in tema di armi, di esercizio abusivo dell’attività finanziaria, di scambio elettorale politico mafioso, delitti tutti capaci di generare profitti per gli appartenenti alla consorteria criminale e di consolidarne il predominio sul territorio”. È in simile contesto che si sviluppa l’ascesa della famiglia Gangemi, che vantava contatti diretti proprio con il tesoriere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti, poi sono i componenti del gruppo Apriliano di Patrizio Forniti, Luca De Luca, Ivan Casentini e Marco Antolini a prendere forza e difendere il territorio da infiltrazioni esterne.
Edoardo Capri