SIMPOSIO
INIZIO DI UNA AVVENTURA
Finite le vacanze…? Per qualcuno ancora no, ma si tratta sicuramente ancora per poco.
Ci sta aspettando tutto quello che avevamo lasciato senza rimpianti, ma ora ritrovare la nostra casa, incontrare gli amici proviamo sicuramente un’emozione nuova.
Purtroppo per il Simposio, dopo18 anni di vita, per la prima volta la pausa, causa virus è stata prolungata e lo sarà ancora finché non ci si potrà incontrare in completa sicurezza. Nel frattempo non ci siamo fermati, molti i programmi per il futuro. Ma, la novità assolta è l’entrata di Silvia D’Augello che vi accoglierà al posto mio insieme al suo compagno Alessandro Marini nella sede del simposio. Sono due giovani straordinari e per di più musicisti: lei pianoforte, lui violino, concertisti e insegnanti e il loro entusiasmo sarà benefico per tutti.
Si continuerà mantenendo lo stesso principio che da sempre ha caratterizzato il Simposio come libero incontro aperto a tutti i pensieri. Collaboreremo insieme per il coordinamento dei programmi: Silvia come organizzatrice degli incontri; io come corrispondente per garantire la continuità dell’informazione e le varie pubblicazioni promosse dal Simposio delle nostre attività culturali.
E, come abbiamo già sperimentato durante quest’anno d’isolamento… state tranquilli: saremo sempre INSIEME!
Giuliana
CURIOSITÀ NELLA POESIA/2
di Sergio Bedeschi
ANCHE IL LEOPARDI
Sport, Scienza e Tecnica nel mondo della poesia: questa è la strana vicenda nella quale Ci siamo imbarcati con lo scopo almeno di incuriosirci. E, infatti, eccoci qui per la 2a puntata. Magari per parlare ancora di Sport già che ci siamo. P
er la Scienza e la Tecnica ci sarà tempo, direi. Ce ne occuperemo più avanti. Per ora, parlando di Sport, abbiamo ancora parecchie cosette da dirci. Intanto segnaliamo subito che siamo in buona compagnia. Voglio dire che già nel passato, sia remoto che prossimo, illustri personaggi, poeti e intellettuali (che proprio non avresti detto) si sono “lasciati andare” a verseggiare sullo sport.
Di Pindaro e i suoi Giochi Olimpici abbiamo già detto nella nostra precedente puntata. Venendo a tempi più vicini a noi, impossibile non citare il Leopardi col suo A un vincitore nel pallone dedicato ad uno specifico giocatore di calcio (il calcio di allora, s’intende), un certo Carlo Didini da lui conosciuto personalmente. Non sarà di certo il suo poetare più ispirato, ma resta un’ulteriore testimonianza di come lo sport sappia “insinuarsi” nel mondo della poesia. Inutile dire di come i suoi versi, superando la contingenza del racconto, sappiano elevarsi alle solite accorate riflessioni sull’esistenza.
Per ragioni di spazio, scriviamo qui soltanto la prima strofa sicuri di compiacervi, se ci fate passare il discutibile terzo verso sull’ozio femminile sul quale magari ci sarebbe più di una cosetta da ridire. D’altronde si tratta d’altri tempi.
Ode ad un vincitore nel pallone
Di gloria il viso e la gioconda voce,
Garzon bennato, apprendi,
E quanto al femminile ozio sovrasti
La sudata virtude. Attendi attendi,
Magnanimo campion (s’alla veloce
Piena degli anni il tuo valor contrasti
La spoglia di tuo nome), attendi e il core
Movi ad alto desio. Te l’echeggiante
Arena e il circo, e te fremendo appella
Ai fatti illustri il popolar favore;
Te rigoglioso dell’età novella
Oggi la patria cara
Gli antichi esempi a rinnovar prepara.
[…]
NOMI DA FAVOLA
Con un piccolo salto in avanti troviamo roba del calibro di Umberto Saba, Primo Levi, Giovanni Arpino, Eugenio Montale e Giovanni Sanguineti (l’avresti detto mai?). Mentre manca all’appello, stranamente, quel D’Annunzio che, invece di poetare sullo sport, divenne egli stesso appassionato atleta dilettante in moltissime discipline. Intanto, per questa volta, mettiamo in campo qualcosa di nostro, così che non si dica che parliamo o sparliamo soltanto degli altri, mentre noi ci nascondiamo dietro un dito. Eccomi allora in prima persona che scrivo sul Calcio, qualcosa di non recentissimo, ma di sicuro sempre attuale nel descrivere sentimenti ed emozioni che insorgono in molti di noi quando ci troviamo con un pallone tra i piedi sia che ci si ritrovi nel campetto dietro casa sia che si assista ad un incontro tra grandi squadre dentro ad uno stadio. E mi riferisco a quella emozione primitiva, primordiale, infantile, irrazionale, direi spesso anche ingenua e pura a dispetto di esecrabili e esagerate esaltazioni o cattivi costumi che purtroppo le passioni sportive talvolta si portano dietro con degenerazioni o violenze.
COSE NOSTRE
Per questa volta perciò “vi propino” una mia composizione. E lo faccio anche con l’intento di invitare gli amici del Simposio a trasmettermi quel che voi stessi avete scritto in proposito, così che, tramite questo mio spazio, lo si possa condividere tra tutti. Naturalmente non è che con questo ci siamo dimenticati di quei personaggi più famosi citati prima, anzi prossimamente non mancheremo di chiamarli in causa, ve lo prometto. Per intanto “gustiamoci” queste più modeste cose.
(Il fascino di una passione di bassi profili)
Allo stadio di San Siro
Tappeto verde in salotto quadrato
ove i rumori ovattati sull’erba mi gonfiano
il cuore di felicità.
Infanzia e adolescenza dei miei piedi
che si ridestano d’incanto.
Mi sembra di correre
e centomila mi guardano.
Ho percorso il viale alberato
tra migliaia di formiche
che camminano in fretta
accelerando il passo verso la gioia.
Perché avvicinando S. Siro la gente è più brutta
in viso e nei gesti?
Aumentati il riso e le grida,
il sorriso si spegne guadagnando l’entrata.
Fronti basse, sguardi sospetti
e ancora grida e tumulti, bandiere e tamburi.
Io che leggo di filosofia son qui seduto tra loro?
Tra scimmie mal erette (evoluzione a rovescio)
su colline di cemento.
Ventidue sono entrati, ognuno strilla qualcosa
ed è giorno di festa, come alla fine della scuola
quand’ero bambino.
Riflettori come il sole ci splendono in faccia,
babbuini ululanti in grande gabbia.
Buttatemi le noccioline!
Che ne dite? Vi è piaciuto? Dai… allora, appuntamento alla prossima volta, vedrete ne diremo delle belle, magari parleremo dei calciatori dei tempi nostri. E naturalmente, non dimenticate, di mandarmi del vostro! Al bando i pudori! Chi ha detto che non c’è posto per tutti?
OSSERVATORIO LINGUISTICO
Rubrica aperta ai contributi di tutti gli interessati
ESPRESSIONI IDIOMATICHE A CONFRONTO
“Un bel tacer non fu mai scritto”
“La parola è d’argento
ma il silenzio è d’oro”
di Giancarlo Marchesini
Esamineremo oggi due proverbi che si riferiscono alla stessa tematica esprimendo la stessa raccomandazione ma in modo diverso.
1°- Un bel tacer non fu mai scritto
indica in modo concettoso la superiorità del silenzio rispetto alla parola. La parafrasi del vocabolario Treccani è la seguente: “la bellezza del saper tacere non è mai stata lodata abbastanza”. Il fatto di tacere (o piuttosto di saper tacere) è dunque immensamente superiore all’esprimere la propria opinione in modo talvolta avventato. Invito tutti voi a riflettere alla miriade di opinioni, illazioni, affermazioni e smentite che abbiamo dovuto sorbirci in relazione alla recente pandemia. I nostri mezzi di comunicazione sono afflitti da un protagonismo che altro non fa che confondere gli animi, alimentare false speranze o veicolare diatribe personali. Il divertente ossimoro “un silenzio assordante” resta evidentemente lettera morta sui social.
2° - La parola è d’argento ma il silenzio è d’oro
è molto più esplicito: la parola ha evidentemente un suo valore ma in molti casi è preferibile tacere.
I proverbi sono degli stralci di buon senso e saggezza popolare ed esprimono consuetudini e modi di essere più o meno sanciti dall’esperienza e dalla storia culturale e linguistica di un paese. In quanto tali sono soggetti a varianti e cristallizzazioni diatopiche e diastratiche: con il primo termine si intende la collocazione geografica e storica del detto popolare, con il secondo si fa riferimento alla classe sociale in cui esso è in uso. Ed è appunto quest’ultima categoria che spiega la coesistenza dei due modi di dire, l’uno allusivo, l’altro diretto. Ma c’è sempre chi cerca scappatoie, io primo fra tutti, per esprimere la propria opinione. Ci sono dei casi in cui non si riesce a fare a meno di dire quello che si