Risulta essere funzionale per il consenso politico
Povertà, carità e assistenza
Con la legge n. 847 nel 1937, nascevano gli Enti comunali di Assistenza (E.C.A.), che prendevano il posto delle Congregazioni della Carità per l’Amministrazione dei beni destinati ai poveri. Enti che si articolavano comune per comune, amministrando sussidi, erogazioni una tantum, istituendo ospizi,mense, ricoveri per i poveri, ecc. voluti, dopo l’unità d’Italia, dal Ministro Rattazzi nel 1862. Misure che venivano confermate poi con la legge Crispi nel 1890. Prima l’assistenza ai poveri -sotto forma soprattutto sussidi alimentari e ricoveri, ospizi e bagni penali-era demandata agli organismi ecclesiastici (per un breve periodo anche napoleonici) o alle amministrazioni dei vari stati nei quali era divisa l’Italia.
I beni delle congregazioni nel 1937 passanoai neonati organismi, eil termine assistenza sostituisce il termine beneficenza. Un cambio di denominazione non un vero e proprio cambio di paradigma: la concezione caritatevole della povertà permane coniugato al concetto di assistenza.
Gli elenchi di assistiti, poveri, beneficiati e quant’altro vengono suppergiù mantenuti, quello che aumenta è semmai la discrezionalità localistica: conta la benevolenza del tale gerarca, notabileo del podestà, successivamente, dopo la guerra -durante gli anni della guerra fredda- la discrezionalità ‘locale’ passò di mano al tale assessore, notabile, consigliere ecc.
Va da sé che i poveri, per accedere ai benefici, dovevano (e devono) essere ‘meritevoli’, politicamente ben allineati e senza grilli per la testa (e sapersi dotare, all’occorrenza, di una giusta dose di umiltà). Uno degli esiti fu l’estrema frammentazione, disparità, discrezionalità soprattutto in quella parte legata all’erogazione dei beni alimentari e monetari ‘una tantum’, clientelismo e voto di scambio.
D’altra parte la povertà diventa sempre più una condizione famigliare: quasi scompare la figura del mendicante solitario, che era stato il prodotto definitivo dell’urbanizzazione e dell’abbandono-espulsione dalle campagne e piccoli centri; ultimo esito della tardiva rivoluzione industriale all’italiana.
Si allarga così la ‘funzionalità politica’ di consenso e controllo; i figli diventano sempre più centrali in tema di assistenza, anche perché in l’Italia, allora come adesso (ovviamente anche per ben altri motivi) i minori costituiscono la categoria a più elevato rischio di povertà.
La 847 venne ufficialmente e definitivamente abrogata nel 2008, ma già dal 1977 con il DPR 616 risultava sorpassata. La logica assistenzialistica, formalmente e sulla carta, viene superata, l’ECA soppressa (si parla di ex ECA), la categoria del povero-bisognosa viene sintetizzata e superata da ‘specifiche’ categorie sociali: i minori, disabili, anziani, disoccupati, ragazze madri, tanto che le misure di contrasto della povertà e di supporto si fanno più finalizzate, mirate per una riproduzione del consenso e del controllo sociale quasi specialistico e biopolitico.
Insomma -come sempre, anche nel ns avanzato sistema finazcapitalistico- la povertà risulta essere funzionale sul piano del consenso politico e sul piano della ‘costruzione’ dei salari, della divisione del lavoro e della sua precarizzazione permanente e tendenziale.
Con il Reddito di cittadinanza, nel bene e nel male, tale corredo socio antropologico inerente la povertà, veniva, se non altro, messo in discussione, circoscritto, mentre all’assistenzialismo si sostituiva la possibilità della dignità;ci si avviava verso un allineamento agli standard dei Welfare dei più evoluti paesi occidentali, cessavano le frammentazioni e le disparità localistiche. Ma si è preferito buttare via tutto: bambino e acqua sporca. Stesso discorso mutati mutandi vale per il salario minimo: ogni discorso di porre un argine, magari anche solo formale e tendenziale alla discriminazione, allo status di povero non va a goal: la povertà, la precarietà, l’esercito industriale di riserva (come lo definiva il vecchio Marx) fanno troppo comodo agliequilibri originari, liberistici e ora sovranistici del capitalismo finanziario post industriale e globalizzato.
Ora l’Ente Locale attraverso i servizi sociali consorziati a livello intercomunale o meno, sono chiamati a mettere in campo forme di integrazione e contenimento del frastagliato mondo delle povertà; con quali risorse materiali, umane, finanziarie?
Insomma questa nuova articolazione post RDC (che a me sembra un ridondante ritorno al passato) potrà essere efficace nel contrasto alle povertà (povertà al plurale) e alle sempre più vaste aree di desertificazione socio economica e relazionale, al crescere delle diseguaglianze, dell’inflazione, della degradazione progressiva del lavoro, scolarità esanità pubblica, all’avanzare dei ‘nuovi lavori’…
Giuseppe Chitarrini
Scalinata delle Ondine
Dai rilievi eseguiti dall’Ufficio Tecnico Comunale, settore lavori pubblici, su indirizzo della Commissione Straordinaria, alla luce dei numerosi tratti disconnessi, delle fratture del travertino, nonché dei cedimenti del corrimano tubolare, la Scalinata delle Ondine, posta al collegamento di Via Gramsci e Riviera Zanardelli, nei pressi del Paradiso sul Mare, è stata interdetta al transito, al fine di tutelare la pubblica incolumità e sicurezza dei passanti.
Subito al via le procedure necessarie per il recupero funzionale e la riqualificazione della scalinata stessa, con i lavori di risanamento integrale della pavimentazione, della soletta sottostante e con la realizzazione di un impianto di illuminazione pubblica adeguato.
L’intervento è in fase avanzata di progettazione da parte dei tecnici dell’UTC.
Nel frattempo ci si può avvalere di passaggi alternativi, in particolare, le scale di Via dello Speziale e di Via delle Sirene, che collegano Via Gramsci e Riviera Zanardelli.
Comune di Anzio
Tre tenori & un pianoforte allo spettacolo estivo allo stabilimento della Pro Loco
La canzone napoletana
La sera di domenica 13 agosto è stata magica allo stabilimento ‘Pro Loco’ di Nettuno, regalando al pubblico presente un ‘mare’ di grandi emozioni. Con l’organizzazione del Dott. Marcello Armocida, Presidente della Pro Loco e la direzione artistica del Patron Mimmo Pugliese i ‘Tre tenori & un Pianoforte’, specificatamente Antonio De Asmundis, Cristian Pietrosanti, Pasquale Faillaci (tre tenori) ed il M° Nicola Franco hanno dato vita ad uno spettacolo indimenticabile riproponendo i più famosi brani della canzone napoletana.
Iniziando con un omaggio al grande interprete Peppino Gagliardi, recentemente scomparso, i Tre tenori, fingendo di sedersi al celebre Bar Gambrinus di Napoli, hanno iniziato a ricordare la storia della canzone napoletana proprio nel locale simbolo dove sono nate le più belle arie di tutti i tempi che hanno travalicato i nostri confini e si sono diffuse in tutto il mondo.
Luci diffuse multicolori, il piano del M°, la vicinanza del mare, hanno reso incantevole lo spettacolo.
Quanti, scrittori, artisti, musicisti, si sono fermati al Gambrinus! Anche Gabriele D’Annunzio che vi scrisse ‘A vucchella’, Salvatore Di Giacomo ‘A Marechiaro’ e poi ‘A tazza e café’e ‘Reginella’, tutte cantate a tre voci. Il pubblico è andato in visibilio. A seguire ‘Tu ca nun chiagne’ (a due voci) di Bovio, De Curtis; ‘Anema e core’ cantata da Faillaci; ‘Maria, Marì’ da Pietrosanti e Faillaci; ‘Core ‘ngrato’ cantata da De Asmundis; ‘Dicitencello vuje’ (da Faillaci); ‘Munasterio ‘e Santa Chiara’ dedicata alla basilica distrutta dai bombardamenti nel 1943.
I Tre Tenori con il M° Franco hanno interpretato anche canzoni allegre tra cui ‘Come facette mammeta’, ‘Funiculì, funiculà’ e poi ‘O surdate ‘nnammurate’ (indimenticata interprete ne fu Anna Magnani); ‘O Marenariello’; ‘Tammuriata nera’; l’immortale ‘O sole mio’composta in un’alba sul mar Nero, cantata insieme al soprano Stefania Rosai; infine ‘Nessun dorma’ dalla Turandot di Puccini. Durante lo spettacolo la gente ha cantato, tenuto il tempo con le mani, le braccia, in un crescendo di applausi. Bravi tutti per aver regalato una notte ricca di musica meravigliosa che non tramonterà mai.
Rita Cerasani
Foto di Roberto Faccenda
Cinema in strada a Lavinio Stazione
Un successo la prima proiezione di Cinema in Strada a Lavinio Stazione: oltre 100 le persone sedute davanti al maxischermo installato nel parcheggio antistante alla sezione CGIL-FLAI.
Sono state due ore di spettacolo con la proiezione di “Corro da Te” di Riccardo Milani e il cortometraggio indiano “Thank You Riju” di SD Dey, vincitore della sezione AUT/IN del MEET Film Festival 2023 tenutosi ad Anzio e Aprilia.
Gli organizzatori (Associazione MEET, Alternativa Per Anzio e Cineclub La Dolce Vita) all’appuntamento, di venerdì 18 agosto alle ore 21.00, hanno presentato “La Cena Perfetta” (2022) di Davide Minnella, dove l’amore per la cucina fa incontrare un camorrista e una chef, interpretati da Salvatore Esposito e Greta Scarano; ha aperto la serata la proiezione del cortometraggio “Oltre il binario” (2023) realizzato da MEET con gli studenti dell’IC Anzio III di Lavinio Stazione.
Il progetto pilota Cinema in Strada sta sperimentando un nuovo modello di offerta culturale e ha l’obiettivo di permettere ai cittadini delle periferie di Anzio di riappropriarsi delle loro strade e piazze, attraverso la visione libera e gratuita di film e cortometraggi in un cinema itinerante all’aperto.
L’iniziativa gratuita è realizzata senza alcun fine di lucro, con l’apporto dei volontari delle tre associazioni proponenti e con il contributo dei commercianti della zona: Domenicucci-Materiali Edili - Lavasecco Quick Sec - Centro Estetico Belle - Supermercato Decò-Antica Macelleria Bova - Punjab Store Lavinio - Merceria Il Puntaspilli - Centro Ristoro Catuzza - Flai-Cgil Sede Lavinio - L’orto E La Dispensa - Piano Casa Polverini.
Contatti:
info@associazionemeet.eu – 3805991823
Alternativa per Anzio