Uniti Per l’Ambiente rivolge l’invito alle associazioni di fare fronte comune al di fuori dei partiti
Difendiamo il nostro territorio
Le grandi battaglie globali, le grandi strategie politiche, le normative e le leggi tendono in fondo allo scopo essenziale di una vita migliore per la gente; il riscaldamento globale chiama tutti i cittadini ad una consapevolezza concettuale generalizzata ma richiede, per diventare efficace, anche un meticoloso riscontro nelle mille piccole azioni quotidiane. Non esiste l’emergenza climatica di destra o quella di sinistra, ma possono esistere diversi approcci nell’affrontare il problema nella sua universalità ma, a livello di territorio, la validità delle responsabilità personali resta e si continua ad identificare con i tanti comportamenti virtuosi nella vita quotidiana. Per rendere efficace questo concetto gruppi di cittadini danno il loro contributo creando la necessaria sinergia, un consenso che è indispensabile per dare forza alle azioni ed ai progetti. Spesso, troppo spesso, gruppi, comitati ed associazioni socio-ambientali hanno lo scopo ultimo e non sempre manifesto di camuffarsi, quando serve, in liste civiche a supporto dei soliti noti, in occasione di tornate elettorali amministrative.
Gruppi strumentali che resteranno strumenti di supporto o di contrasto in base a chi sarà a prendere le decisioni. Altri gruppi nascondono, dietro la facciata dell’attività volontaristica, l’intento di ottenere finanziamenti e di lucrare guadagni personali.
Da qualche anno esiste ed opera ad Anzio un’entità che non è un’associazione e nemmeno un comitato, che non ha un presidente e nemmeno un tesoriere perché non ha un tesoro. Uniti Per l’Ambiente non è un gruppo registrato, non ha uno statuto, non ha cariche sociali ma costituisce l’unica presenza fortemente operativa in difesa del territorio.
Uniti Per l’Ambiente, che tutti chiamano UPA, non impone vincoli a chi vi prende parte se non di tipo etico, includendo nell’etica anche qualsiasi forma di attività di parte politica. UPA vuole essere una nuova concezione associativa che si autoregola nell’azione, che coinvolge chi vi partecipa esclusivamente per l’attività specifica che svolge: una scatola in cui far vivere idee ed attività, un’opportunità per associazioni, comitati o persone semplici di attuare un progetto di difesa territoriale. Vi aderiscono gruppi come il Comitato dei Cittadini della Sacida, il Comitato Per la Difesa del Territorio, il Comitato Per Lavinio, il Comitato Salviamo la Pineta; enti, come il Consorzio Lido dei Pini, ne condividono attività e progetti specifici: attività specifiche e collaborazioni vengono condivise con l’Associazione Guardie Zoofile Ecologiche Armellino 92, con il Rotary Costa Neroniana, con il WWF, con l’Università di Torino, con la Società Nazionale di Salvamento, con le Scuole Elementari di Anzio e di Nettuno, con l’Onlus Planet 2084, ecc. Purtroppo il Comune di Anzio sta passando il periodo più oscuro della sua storia recente. Ogni attività di confronto dell’Amministrazione con i cittadini sembra ridotta all’essenziale, progetti in itinere sono stati messi da parte, le critiche specifiche alla gestione contrattuale della raccolta dei rifiuti vengono ignorate, solleciti di attività dovute non ricevono riscontro, articoli di stampa riferiscono di disservizi ed anche la semplice sostituzione dei mastelli dei rifiuti diventa motivo di polemica e non trova attuazione.
Insomma il Comune di Anzio è stato soffocato da un’attività politica definita di basso livello al punto che il Capo dello Stato ha annullato il diritto dei cittadini di essere rappresentati dalle persone che essi avevano eletto ed ha inviato funzionari pubblici a risanare l’amministrazione malata. Che una parte dei rappresentanti dei cittadini non fosse di qualità eccellente era noto, che qualche assessore avesse forti lacune culturali e non solo, era anche noto, ma si chiama democrazia che nello specifico significa “ognuno ha il governo che si merita”.
Non è dato conoscere i dettagli dell’azione di risanamento ma sono evidenti le carenze operative che il sistema Anzio patisce nella sua vita quotidiana. I cittadini di Anzio vivono una specie di purgatorio non avendo chiari i peccati commessi ma con la certezza che il futuro non sarà il paradiso. Allora resta la vita quotidiana, quella per cui ci si rimbocca le maniche per fare in modo che sia vivibile.
Allora i cittadini, quelli che non si ritrovano negli intrighi della politichetta locale, quella che ha portato alla situazione attuale, hanno il dovere di fare azioni concrete per difendere la vita ed il territorio di Anzio, per fare in modo che i servizi ambientali funzionino, che la natura sia adeguatamente difesa, che gli animali siano trattati con dignità, insomma che vivere ad Anzio sia ciò che ogni cittadino si aspetta da una città con una storia illustre e dall’appartenenza ad una nazione moderna.
Qualsiasi associazione può farlo a prescindere dai propri obiettivi statutari specifici, può farlo semplicemente aderendo di fatto ad UPA che non comporta nessun impegno specifico di nessun genere e non impone nessuna limitazione se non quella di tipo etico e cioè legata a comportamenti basati sull’onestà, sul rispetto, sulla non discriminazione e sull’esclusione totale da intenti di parte politica. Chiunque, persona o gruppo, può far parte, oppure essere rappresentato nel Gruppo Operativo di UPA a cui sono demandate le decisioni ed azioni operative dei vari progetti. Ogni associazione, comitato o ente partecipa e risponde solo per e nel progetto a cui partecipa restando completamente libero di ogni altra attività statutaria. Chi ha un po’ di interesse per il posto in cui vive e che se ne sente responsabile può contattare UPA per proporre o per supportare. Vi sono stati tentativi di entrare in UPA con lo scopo di agirvi con intenti di parte politica ma sono stati subito annullati. Nessuno di Uniti Per l’Ambiente parteciperà a tornate elettorali perché se lo facesse non verrebbe escluso ma sarebbe escluso automaticamente.
Le tante persone che aderiscono ad UPA hanno simpatie politiche che vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra, ma chi vi opera crede seriamente che la plastica che inquina il mare non sia ne di destra e ne di sinistra ma che sia impellente combattere affinché essa non avveleni il mare. Farlo sempre e comunque è un modo di far parte di Uniti Per l’Ambiente.
Restare a guardare senza far niente rende complici del degrado. Aderire a gruppi e gruppetti strumentali o restare inutilmente inattivi in micro comitati che organizzano la sagra del cocomero, potrà essere anche divertente ma non produce difesa ambientale e non migliora la vita nel territorio.
Sergio Franchi
Ingiustificato aumento dei prezzi negli esercizi turistici di Anzio
Mare salato
Il covid è stato uno tsunami che ha travolto tutto e tutti, ha infranto certezze, ha messo in evidenza lacune organizzative, ha minato rapporti precari e fatto detonare rapporti minati; insomma, questo tempo verrà ricordato come “il tempo del covid”; proprio come i vecchi hanno ricordato per anni “il tempo della spagnola”. La pandemia ha dato un colpo durissimo all’economia e restano un ricordo plastico le grida di dolore che venivano lanciate in TV dagli operatori della ristorazione e dai proprietari di strutture ricettive in genere. Non sono pochi coloro che non ce l’hanno fatta ed hanno chiuso bottega per non riaprirla più.
Ora che tutto sembra passato o almeno reso ininfluente a livello delle limitazioni personali, i tanti operatori turistici che sono sopravvissuti sembra stiano cercando di vendicarsi e di recuperare il guadagno perduto. A questo punto però bisogna fare un distinguo perché non tutte le strutture ricettive hanno subito l’effetto Covid allo stesso modo. La sale cinematografiche, per esempio, sono state duramente danneggiate dalle limitazioni imposte dalla pandemia. Nella nostra zona la bella struttura del multicinema di Padiglione ha chiuso ma non ha riaperto; non hanno riaperto, o hannocambiato gestione un certo numero di ristoranti. Gli alberghi delle grandi città turistiche sono stati messi alle corde ed il turismo in zone intensamente popolate ha toccato livelli vicini allo zero, anche perché i turisti delle città d’arte provengono da altre città e dall’estero ed il blocco dei voli ha costituito un blocco delle attività. Sembra che ora, coloro che hanno riaperto e che sono la stragrande maggioranza, vogliano vendicarsi. Cavalcando un’inflazione, indotta dall’esterno della nostra economia, molti gestori di ristoranti, bar ed altre strutture di ricezione turistica, applicano prezzi non giustificati dall’incremento delle materie prime o degli strumenti funzionali.
Ma l’inaccettabile aumento dei prezzi viene rilevato anche in strutture, come quelle balneari della nostra zona, che nei due anni passati, in piena pandemia, hanno registrato un tutto esaurito:perché la vicinanza alla capitale e la limitazione dei movimenti e dei mezzi di trasporto, hanno portato anche clienti che normalmente passano parte delle loro vacanze all’estero o comunque lontano dalla zona. Gli anni del Covid sono stati un toccasana per gli stabilimenti balneari e per le strutture turistiche del litorale laziale al punto che la stagione estiva che si va chiudendo è stata, per numero di persone, inferiore a quella degli anni 2021 e 2022, ma certamente non per guadagni, considerando gli ingiustificati incrementi dei prezzi praticati.
A fronte di un’inflazione formale di circa l’8%, vi sono stabilimenti che hanno praticato prezzi incrementati anche del 30% ed oltre. Per quanto riguarda gli stabilimenti balneari, in particolare, questo aspetto si va ad inserire nell’annosa diatriba della “minaccia” Bolkestein, che impone a tutti i paesi UE di sottoporre a gara le concessioni pubbliche ed all’Italia di rivedere il metodo con cui, per anni, hadato in affidamento arenili demaniali per compensi spesso ridicoli. Quegli arenili su cui molti concessionari hanno costruito una fortuna forzando la normativa fino all’illegalità, come quando si impedisce all’utente dello stabilimento di consumare prodotti alimentari portati da fuori. Quegli arenili su cui molti conservano molto ed investono pochissimo, un aspetto che potrebbe costituire una discriminante nella determinazione di un nuova normativa di assegnazione delle concessioni. C’è un gran disordine nella materia e, anche se il problema costituisce una patata bollente per il Governo, prima o poi dovrà metterci le mani e lo farà, come sempre la politica fa, tastando il polso della gente per misurarne il consenso. La gente tartassata e delusa non sarà un buon alleato per gli operatori balneari che hanno esagerato con i prezzi.
Sergio Franchi